Capitolo 2

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Dopo aver chiuso la telefonata con Ryan, mi do l'ultima occhiata allo specchio.

Per la festa, ho deciso di indossare un abito argento con le spalle scoperte, che mi arriva a metà coscia, abbinandoli agli orecchini pendenti a forma di cerchio e agli stivaletti dello stesso colore. Ho piastrato i capelli biondi e li ho lasciati sciolti; per il make-up, invece, ho optato per un mascara e un lucidalabbra. Afferro velocemente un cardigan bianco e una borsa dello stesso colore e mi affretto a uscire.

Appena esco, vengo colpita dal leggero venticello autunnale e noto immediatamente, davanti al vialetto di casa, una Fiat arancione, nella quale all'interno, ci sono Ryan, Josh e Claire. Mi affretto a entrare in auto, posizionandomi nei sedili posteriori dove c'è Claire e mentre li saluto, Ryan parte.

«Josh, perché non sei venuto in moto?» chiedo con curiosità, per cercare di dialogare un po' nel tragitto. Josh, infatti, è un motociclista da quando ha quattordici anni ed è uno tra i più bravi di Manhattan. Mi ricordo che quando era molto piccolo, si divertiva tanto a sfrecciare nella pista con la sua piccola moto; e io andavo molto spesso a sostenerlo in ogni gara che faceva, proprio perché gli volevo bene. Essere come fratelli, significava anche sostenersi, esserci nei momenti bui, crescere e vederci trasformati in ogni lato caratteriale e fisico. Di fatto, dopo vent'anni di amicizia, il nostro rapporto, malgrado le divergenze normali che abbiamo riscontrato negli anni, non è mai cambiato.

«Ah, perché non lo sai che ha fatto?» ridacchia Ryan.

«Che ha fatto?» chiediamo io e Claire all'unisono.

«Non ho fatto niente, ve lo giuro. Soltanto che ho avuto qualche problema con la moto e l'ho portata dal meccanico, ma domani la vado a riprendere. Non devi ridere di me, idiota» ci spiega, mentre riserva un'insulto a Ryan, il quale ridacchia.

«Vuoi che ti dica che sei il solito scemo o sto zitta?» lo rimprovero.

«La seconda, Lily. La seconda è meglio» ironizza per poi scoppiare a ridere con Ryan che lo segue.

Stronzo.

Istintivamente mi sposto in avanti con la schiena, per dargli un pugno sul braccio, accompagnata da un'occhiataccia.

«Ahiaa. Ryan, Lily mi ha fatto male» ironizza, rivolgendosi a lui.

«Oh, ma oggi le prendi tutte eh. Stamani con la gomitata all'occhio e ora con il pugno. Cosa succederà alla festa? Riceverai uno schiaffo in faccia da una ragazza o finirai in mutande?» gli chiede Ryan, con un sorriso beffardo in faccia.

«Non lo so... sarà tutta una sorpresa».

Alla sua risposta guardo di sfuggita Claire, che non fa altro che sorridere per il loro discorso; per poi voltarmi verso il finestrino, con un pensiero in testa: Alex.

Lo vedrò stasera? Ci sarà anche lui?

Da una parte spero di sì, sarebbe davvero bello rivederlo, ma dall'altra se ho preso la decisione di dimenticarlo, non so quanto mi farebbe bene.

Non faccio in tempo a pensarci; che arriviamo al parcheggio, vicino la casa di Luke.
Appena raggiungiamo quest'ultima, notiamo che è a due piani. All'entrata, ci sono delle scale bianche e i suoi gradini sono illuminati da dei led, il che rende così attraente la casa. Il miagolio di un gatto richiama la mia attenzione e io mi volto verso di lui. Sta gironzolando nel giardino, nel quale ci sono varie piantine, alle quali lui si sta avvicinando. Dal pelo nero e dagli occhi gialli capisco che è un bombay americano.

Il rumore della musica assordante, proveniente da dentro la casa mi fa riportare gli occhi su di essa. Le facciate si alternano tra il nero, il marrone e il grigio chiaro. Una ragazza esce dalla casa con un drink in mano. Mi scanso per farla passare e Josh, fa segno di entrare con la testa.

Quando entriamo dentro, mi perdo a guardare l'interno. È così moderna, con tutte le sue decorazioni, le lampade e il colore delle pareti. Quest'ultime, infatti, sono nere e si abbinano con il colore del divano letto. Su di esso, sono seduti vari ragazzi, che sghignazzano rumorosamente. Inoltre, c'è anche una coppia, che si sta lasciando andare a delle effusioni, senza troppe paranoie. Lui, dai capelli ricci e biondi, ha una mano sulla coscia della ragazza; lei, invece, castana e dall'aspetto gracile, ha un top verde e una gonna bianca, la quale le si è alzata di poco.

Davanti a loro, c'è un tavolino marrone e un tappeto grigio, in lana. Sul tavolino, ci sono vari bicchieri di plastica, buttati lì, senza troppi problemi. La casa è zuppa di invitati, i quali non hanno una faccia così famigliare. Ci facciamo spazio tra la folla e raggiungiamo Chloe e Naomi, vicino al banchetto del cibo. La prima si sta versando una bibita nel bicchiere di plastica e la seconda sta scambiando qualche parola con un ragazzo.

«Oh bene, bene» inizia a dire Josh, quando ci avviciniamo a loro. Si dirige immediatamente da Naomi e le mette un braccio intorno alla vita «ciao tesoro. Come stai? Non mi presenti il tuo amichetto?» la saluta sorridendo e lei gli sposta bruscamente il braccio, mentre il ragazzo li guarda confuso.

«È il tuo ragazzo?» chiede poi.

Alla sua domanda, scuoto la testa sorridendo. Josh adora infastidirla, per ottenere una sua reazione qualunque. Non conoscendola, il ragazzo del quale ci è sconosciuto e irrilevante il nome, è normale che pensi una cosa del genere davanti al gesto di Josh; ma la verità, è che loro due hanno un rapporto che non è facilmente descrivibile. Neanche io, a dire il vero, ci ho mai capito qualcosa... Passano costantemente dall'odiarsi al punzecchiarsi.

«Sì» tenta di dire Josh, per poi beccarsi una spinta da Naomi che lo fa indietreggiare.

«No. Scusami, è un mio amico, se così si può definire» spiega poi al ragazzo, rivolgendo un'occhiataccia a Josh, che nel frattempo, con un sorriso beffardo, ne approfitta per abbuffarsi sul cibo.

Chloe mi porge un bicchiere tra le mani, dissuadendomi dai miei pensieri.

«Cos'è?» le domando osservando il liquido.

«Una Pina Colada, è buona» mi dice, mentre si porta in bocca una patatina.

Inizio a smangiucchiare e a bere qualcosa; e mi interrompo nel momento esatto, in cui vedo Josh, poco distante da me, provarci con una ragazza, la quale gli tira uno schiaffo, quando quest'ultimo le sussurra qualcosa all'orecchio.

Ryan ci ha azzeccato in pieno, direi.

🌷🌷🌷

Non so quanto tempo sia relativamente passato, quando noto un gruppo di ragazzi radunati per terra e sul divano, davanti a una bottiglia di vetro, che gira sul pavimento; tra i quali noto un ragazzo che mi sembra famigliare.

Lo guardo e... oh no.

È lui.

È Alex.

Ed è abbracciato a una ragazza, che inaspettatamente, lo bacia; mentre lui le accarezza il braccio.

Non lo vedevo da un anno e vederlo lì con un'altra ragazza, per giunta, mi provoca un dolore al petto, talmente forte, da scappare a trovare un bagno, in preda a un pianto. Quando, però, tiro giù la maniglia della porta e mi ritrovo una ragazza dai capelli rosa, seduta sul marmo del lavandino, mentre sta facendo sesso con un ragazzo, che cerca di tenerla ferma lì sopra, la richiudo immediatamente, borbottando uno scusa.

Certo che potrebbero farlo altrove.

Non guardandomi alle spalle, vado a sbattere contro qualcuno che, dopo aver alzato lo sguardo, si rivela Alex. Oh merda. Non sta accadendo davvero. «Oddio, Lily, ciao. Come stai?» mi abbraccia.

Rimango paralizzata per qualche secondo «Alex, ciao. B-bene. Te? Come stai?» balbetto, dopo essermi staccata da lui.

«Bene. Che bello vederti, non sapevo che ti avrei trovata» mi guarda con quegli occhi marroni che mi hanno sempre affascinata, proprio perché dentro ci leggevo sincerità e verità. Oltre a questo, però, mi piacciono anche i suoi ricci capelli castani, il naso greco e le linee sottili del viso.

È passato un anno ma è ancora bello. Molto. «Neanche io».

La ragazza con cui l'ho visto baciarsi, lo raggiunge e mi squadra da testa a piedi.

«Oh, amore. Lily, scusami... ti presento la mia ragazza» la indica.

Ora che si trova di fronte a me, noto che ha i capelli castani e lisci, gli occhi azzurri, è alta e ha un vestito nero, che le fascia perfettamente il corpo, abbinato alla borsa a tracolla che ha sulla spalla. Al collo porta una collana dorata con un ciondolo a forma di C e al polso un braccialetto argentato. Dello stesso colore, ha anche gli orecchini pendenti a forma di goccia.

«Ciao. Sono Lily» le tendo la mano e sforzo un sorriso.

«Ciao, io sono Chanel. Vi conoscete?» mi rivolge parola, ricambiando il sorriso che le ho posto, ma in modo più sincero.

«Sì. eravamo compagni di classe, al liceo» afferma Alex.

Annuisco. «Già. Io lo aiutavo sempre nei compiti. Che ricordi. Adesso cosa fai nella vita? Sei ancora amico con Axel?» domando con curiosità, cercando di apparire più educata possibile, in modo tale da non sembrare un'impicciona.

Axel era un nostro compagno di classe che faceva sempre casino ma che aveva una mentalità più matura, rispetto a molti altri. Con lui, difatti, facevano sempre comunella e molti guai, a dire il vero.

«Sì, a volte ci sentiamo. Adesso ho trovato un lavoro, diciamo... insomma, dato che mio padre è un regista, ora lo aiuto dietro le quinte» mi spiega in tono tranquillo e pacato.

«È un raccomandato» ridacchia Chanel, facendolo ridere.

«No, non è vero. Tu cosa fai?» mi rivolge la stessa domanda, a sua volta.

«Sono al secondo anno di Arti letterarie alla Columbia University».

«Wow! È bellissimo. Come ti trovi?» mi chiede Chanel.

«No, bene. Sì, mi piace molto» mi porto una ciocca dietro l'orecchio.

«Una volta laureata, cosa pensi di fare?» mi chiede Alex.

«In realtà ancora non lo so. Mi ispira molto il settore dell'editoria, ma ancora non lo so...» ammetto.

«Beh, è una facoltà che apre molte porte. No?» mi domanda Chanel, mantenendo il sorriso che non ha mai perso, da quando si è presentata. Ora capisco perché Alex non mi ha mai notata, lei in confronto a me è solare, gentile e bella. Io sono solo una persona piena di insicurezze e paranoie, dettate dall'ansia, che mi accompagna ovunque vada.

Annuisco.

«Infatti. Anche i miei genitori hanno frequentato la Columbia. Lui ha frequentato Sociologia, lei Filosofia. Sai com'è, un giorno si sono incontrati e si sono innamorati» mi racconta.

Nel suo tono, sento una velata di ammirazione, che li contraddistingue.

Io, invece, non lo sono dei miei. Difatti, mi vergogno un po' come figlia, perché non sono nata nelle migliori famiglie di Manhattan. Non mi vergogno di loro, ma del fatto che non riesco a essere orgogliosa di loro.

«E poi è nata la mia bambolina» le dice Alex, schiarendomi dai pensieri. Le da un bacio sulla guancia, che dura qualche secondo, mentre lei sorride e accarezza il braccio che le stringe le spalle.

«State insieme da tanto?» chiedo, pentendomi subito dopo.

Dovevo rovinare un momento del genere? Non riesco proprio a farmi gli affaracci miei?

«Da un anno e mezzo. Tu sei fidanzata?» mi chiede Chanel, staccandosi da lui.

Non faccio in tempo a rispondere alla domanda, che sento una spallata da una ragazza.

«Ehi guarda dove vai» sento dire da Naomi, a pochi passi da me.

«Oh ciao Naomi» la saluta Alex e lei gli rivolge un sorriso, per poi salutarlo.

Decido di allontanarmi e mi dirigo in giardino, per prendere una boccata d'aria.

Qui dentro non c'è aria e la conversazione è durata sin troppo.

Noto un unico ragazzo nuotare in piscina; e dopo poco esce dalla vasca, la quale è interrata. Non c'è nessun altro qui ma solo lui. Mi chiedo come faccia con questo venticello autunnale che fa rabbrividire la sera. Il giorno è sopportabile, fa ancora molto caldo ma la sera vengo sovrastata dal vento e dal leggero freddo. D'istinto, incrocio le mani sulle braccia, dal momento che ho dimenticato il cardigan nel guardaroba. Appena mi nota, riesco a guardarlo in viso; accorgendomi che è il ragazzo, col quale sono caduta per terra, stamani. Un ragazzo dal nome Nicholas, mi pare.

«Cosa guardi?» mi chiede, rivolgendomi parola.

«N-niente» balbetto, mentre mi cade lo sguardo sui suoi pettorali e sul suo braccio sinistro, macchiato d'inchiostro. I suoi capelli sono zuppi d'acqua e le gocce gli ricadono sul petto. I miei occhi, però, si concentrano sulla sua collana d'argento, la quale ha il ciondolo a forma di croce.

È così... sexy.

Oddio Lily, ti prego. Non puoi pensare che un ragazzo sia sexy.

Non puoi. Non stavolta. Non può ripetersi la stessa storia avvenuta con Alex.

«Non mi pare» mi prende in giro.

«Beh, è la verità» gli rifilo la prima scusa che mi viene in mente, alzando il mento con sicurezza.

Non riesco a togliergli gli occhi di dosso, a dire il vero, e ciò mi rende una bugiarda a tutti gli effetti.

Lui afferra una maglia da un lettino e se la infila.

«Tu credi?» mi domanda sfacciato, con un ghigno sul volto.

Annuisco, mentre si infila i jeans e si alza la zip.

Al contatto con l'acqua, i vestiti si inumidiscono; mostrando così, anche al di sotto della maglia, i muscoli.

«Okay, io me ne vado».

Ma mentre mi giro, mi accorgo che la porta a vetro da dove sono entrata, si è chiusa e non riesco ad aprirla. E neanche a farlo apposta, me lo ritrovo vicino, con uno sguardo fisso e scioccato, puntato su di me.

Immediatamente i miei occhi ricadono sugli orecchini che porta ai lobi delle orecchie. Uno è così piccolo che da lontano non è visibile a primo impatto; e l'altro ha un ciondolo pendente a forma di croce, identico alla collana.

«Certo che...» scoppia a ridere. «Prima mi fai cadere a terra, poi mi disturbi nel mio, miglior, momento di relax, e poi ti ritrovo qui a guardarmi... cosa sei? Una stalker?» mi domanda, cercando di ritornare serio, con scarsi risultati.

Una stalker? Cosa significa mi disturbi nel mio, miglior, momento di relax?

«Scusami?» chiedo confusa.

«Sei ovunque... biondina» afferra una ciocca dei miei capelli e se la rotola al dito. Immediatamente, allontano la sua mano; ricevendo, però, un sorriso beffardo.

«Non toccarmi».

«Io non ti posso toccare, ma tu puoi guardarmi?»

«Cosa significa che, ti ho disturbato nel tuo miglior momento di relax?» ritorno sull'argomento, ignorando la sua domanda, a cui non vale la pena rispondere.

Mi guarda per qualche secondo, decifrando qualcosa che non capisco. «Ah, perché non ti sei accorta di avermi disturbato...» si avvicina al mio orecchio, per poi sussurrarmi «in bagno?»
Si allontana per vedere una mia reazione.

Non è che è lui quel ragazzo che stava scopando una ragazza sul lavandino?

«E-eri te?» balbetto.

«Sì...» ammette, con un tono profondo.

«Beh, mi dispiace. Sai com'è... quello è un bagno. E io dovevo andare al bagno».

«E quindi? Anch'io ero in bagno. Prima di entrare, non sei abituata a bussare?» mi prende in giro.

Gli scocco un'occhiataccia, facendolo sorridere, e decido di porre fine alla nostra conversazione; cercando di tentare, nuovamente, di aprire la porta; ma lo sento ridere.

Ma si sta divertendo così tanto?

«Cosa c'è?» mi domanda, quando incrocio le braccia al petto e lo inizio a fissare nervosa.

«Posso sapere, cosa c'è da ridere?»

«Sei una stupida» mi insulta, con un sorriso beffardo.

Che cosa?

«Scusami?»

«Hai sentito bene. Sei stupida. Sei ancora qui, a tentare di aprire una porta, che è evidente che non riesce ad aprirsi, perché è bloccata»

Bloccata?

Accidenti. Ho lasciato anche la borsa nel guardaroba e in essa c'è il mio telefono.

«Cavolo... non c'è un'altra entrata?» domando, andando nel panico.

Lo sento dall'ansia che si è impossessata di me.

«Ah, non lo so» fa spallucce, mentre estrae un pacchetto di sigarette, dalla tasca anteriore dei jeans, dal quale ne prende una. Se la porta tra le labbra e l'accende con l'accendino che si trovava, fino a un secondo fa, nella tasca anteriore dei jeans, opposta a quella da dove ha estratto il pacchetto.

Sta scherzando, spero. Qualcuno mi dica che sta scherzando.

«La porta è bloccata» lo informo, nel caso in cui non lo sapesse.

Espira il fumo, creando così una bolla in aria, e nel frattempo mi guarda «sì, lo so»

«Io vado nel panico e te fumi?» alzo la voce.

«Perché urli?» chiede confuso.

Sospiro e mi allontano. Mi porto le mani tra i capelli e cammino avanti e indietro, vicino al bordo della piscina.

«Dio, fai sul serio?» mi rivolge parola, dopo qualche secondo.

«Scusami?» lo guardo con gli occhi sbarrati.

«Dico: fai sul serio?» si avvicina a me, finché non mi arriva davanti. Con arroganza, espira il fumo, il quale mi arriva in faccia.

Faccio una smorfia di fastidio, causata dal gesto. Non riesco a sopportare il fumo e lui è così arrogante, da buttarmelo in faccia. Ha qualche problemino psicologico che non gli funziona, mi pare.

«Stai andando nel panico per una misera porta bloccata?» mi chiede confuso.

«Tu cosa vedi?» gli tiro un'occhiataccia.

Mi squadra dalla testa ai piedi e si ferma, qualche secondo, sul mio seno.

«Eh... beh» mormora, dopo aver tolto la sigaretta dalle labbra.

«Cosa?»

«Vedo delle belle tette» pronuncia con una tranquillità che mi fa mandare il volto in fiamme, davanti a poco rispetto.

Sto per sferrargli uno schiaffo, ma lui afferra la mia mano.

«Malata del cazzo. Vuoi vedere le mani dove te le metto io?» sbotta, innervosendosi a quel gesto.

«No. Dove?» scatto in sua risposta, per poi calare nel silenzio.

«Sul tuo corpo» sussurra a bassa voce, dopo qualche secondo. Si avvicina, nuovamente, al mio orecchio «ma non immagini in che modo» sussurra con voce... roca.

«Sei il solito pervertito che va in calore solo per delle tette».

Come può permettersi di rivolgersi a me, in tale modo, facendo degli apprezzamenti così perversi?

«Sai com'è. Sono un uomo» si giustifica.

«Credi che sia una giustificazione valida?»

«Non lo è?»

Non riesco a controbattere, a causa del rumore proveniente dalla porta; e quando ci giriamo verso di essa, vedo Naomi e Josh venirmi incontro, a passo svelto.

«Dov'eri finita? Ti abbiamo cercata ovunque!» mi dice Naomi, con un tono preoccupato.

«Sì beh, che ci fa lui qui?» mi chiede Josh, riferendosi a Nicholas.

«Fumo. Non posso?» gli domanda infastidito, spegnendo quella benedetta sigaretta.

«No» sbotta Josh. «Lei odia il fumo»

«E quindi? Siamo all'aria aperta» gli ricorda «E poi io non dovrei fumare solo perché alla biondina dà fastidio?»

Quanto è arrogante?

Naomi che mi aveva abbracciata, nel frattempo, si accorge che Josh si sta innervosendo. «Joshua andiamocene» Naomi lo afferra dall'avambraccio e lo trascina via. Ma mentre ce ne andiamo, qualcosa lo blocca.

«Si, Joshua vai. Non fartelo ripetere» lo prende in giro, Nicholas.

Si gira verso di lui e lo guarda, stringendo la mano in un pugno, vicino al fianco.

«Se so che l'hai toccata solo con un dito, ti faccio rimpiangere di essere nato, Nicholas Price» lo minaccia, il mio migliore amico.

Come sa il suo nome e cognome?

«Non ti conviene» sentiamo dirgli, ma Naomi afferra la mano di Josh e ce ne andiamo da quella festa immediatamente.

🌷🌷🌷

«Spiegami, Lily. Cosa ci facevi lì con lui?» mi chiede incazzato Josh, quando saliamo in macchina con Naomi e Ryan.

Naomi è salita con noi, perché dopo aver visto quanta tensione si è formata, da quando mi ha raggiunto con Josh in giardino, non ce l'ha fatta ad andare con Chloe nella sua auto; pensando così, di cedere il posto a Claire.

«Calmati Josh» gli dice Naomi, preoccupata.

«Non ti intromettere Naomi. Non lo fare» le sbraita contro.

«Fratello, calmati. Sei fuori di te» cerca di calmarlo Ryan, mettendogli la mano sulla spalla.

«Posso sapere perché sei così incazzato Josh?» chiedo confusa, cercando una spiegazione.

Non sto capendo cosa sta succedendo.

Perché lo conosce? Perché Josh è così agitato?

«Scusami? Lily, non so se sai chi è Nicholas Price» sbotta.

«No... chi è?»

Non risponde subito, ma si prende qualche secondo, per pensare a qualcosa di cui non conosco il contenuto.

«È uno stronzo, ti basta sapere questo. Devi stare attenta Lily. Promettimelo» mi dice, girandosi verso di me.

Nei suoi occhi leggo paura, rivalità e disperazione.

Mi basta qualche secondo, in cui lo guardo negli occhi, per imprimerli dentro la mia testa, dentro di me.

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