Capitolo 3

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Appena entro in aula, decido di mettermi in prima fila per la prima lezione di narrativa, con lo scopo di ascoltare e partecipare meglio sin dall'inizio. Stare in questa fila mi invoglia a stare più attenta durante le lezioni. Purtroppo non sempre mi è possibile, poiché molti studenti tendono a stare al mio posto più di quanto si possa pensare.

Per fortuna, essendo arrivata in anticipo di mezz'ora, trovo l'aula ancora vuota, ad eccezione di qualche studente sparso in qualche fila che sta sul proprio smartphone o che sta riordinando i propri appunti, prima dell'inizio delle lezioni. La stanza non è molto grande, la sua illuminazione proviene da una finestra posta in alto, su un muro, da cui si può vedere la fine di un palazzo e il cielo azzurro, e dalle plafoniere a led, posizionate al soffitto, le quali si riflettono sui vetri della finestra.

Mentre aspetto che arrivi il professore, appoggio tutto l'occorrente che può sembrarmi utile per la lezione sul tavolino bianco davanti a me, come una penna e un foglio. Dopodiché, accompagnata in sottofondo dalla musica alta che proviene dai miei auricolari, ne approfitto per continuare a leggere Come uccidono le brave ragazze, finché non sento la presenza di qualcuno sedersi accanto a me. Dopo aver alzato gli occhi, non ci metto qualche secondo a capire chi si è seduto accanto a me. La vera domanda è perché si è seduto accanto a me.

Lui mi toglie un auricolare per infilarselo nel suo orecchio, sotto il mio sguardo truce. «Mh, carina...» commenta Nicholas, con una smorfia di cui non riesco a decifrare se gli piaccia davvero.

Nicholas infatti è proprio qui, accanto a me, vestito con una semplice maglia bianca, un jeans azzurro e un gilet sempre di jeans dello stesso colore. Prontamente chiudo il libro e lo appoggio sul tavolino. Mi avvicino a lui fino ad averlo a pochi centimetri dal mio viso, gesto che mi smuove qualcosa dentro e che mi fa iniziare a battere forte il cuore.

Perché mi fa quest'effetto?

Lui mi sorride e di scatto riprendo, con un sorriso falso come il suo ego, l'auricolare e mi allontano da lui. Tolgo anche quello che ho nell'altro orecchio e stacco la spina dal mio telefono, per poi infilarli nello zaino che ho appoggiato sul pavimento quando sono arrivata.

«Cosa vuoi?» chiedo bruscamente portando gli occhi su di lui. Il mio sguardo è freddo, distaccato e infastidito ed è dovuto dalla sua presenza. Spero che lo noti, almeno si può spostare, ma al contrario di ciò che desidero, lui mi sorride scuotendo la testa. «Buongiorno anche a te».

«Non è un buongiorno se sei qui, dopo che hai minacciato il mio migliore amico» ribatto ricordandomi ciò che è successo alla festa di Luke venerdì sera. Lo vedo rimuginare su qualcosa e guardarmi confuso, per poi ricordarselo. «Il tuo migliore amico è Joshua Brixel? Dio, mi dispiace sai» mente portandosi una mano sul petto, come per dimostrarmi il suo dispiacere.

«Cos'hai contro Josh?»

Se Josh sapesse che gli sto parlando proprio adesso, si incazzerebbe con me proprio come venerdì sera. L'ho sempre visto arrabbiarsi per qualcosa, ma non l'ho mai visto così arrabbiato. Non ho mai visto i suoi occhi come li ho visti venerdì sera. E sì, francamente, ci ho provato a rispondere alle mille domande che mi sono posta dopo essercene andati dalla festa, ma non ho trovato risposte che placassero la mia curiosità.

«Non penso che siano affari tuoi. Torna a leggere, ficcanaso» mi tocca il naso con un dito mentre mi sorride.

Gli lancio un'occhiataccia che però non lo smuove neanche di un millimetro.

Per fortuna la nostra conversazione si chiude qui, grazie all'entrata in aula dell'insegnante Rodriguez, un uomo dalla cinquantina d'anni, dalla corporatura magra e dai capelli bianchi. Ha gli occhiali, tondi, neri e una barba folta.

🌷🌷🌷

Sono passati solo venti minuti e vorrei che finisse adesso la lezione. Non perché la materia è noiosa, anzi, mi interessa molto capire com'è l'insegnante, come organizzerà il suo corso. È solo per quell'arrogante, insopportabile, tatuato che è seduto accanto a me e che mastica un Chewing gum e tamburella sul tavolino.

Non so se lo fa apposta per infastidirmi o è proprio così. Forse ha qualcosa contro Josh e l'unica persona su cui deve sfogare i suoi ormoni sono io. Ma sbaglia se pensa che non difenderò a spada tratta Josh, se gli cascherò a piedi. Perché nonostante la sua bellezza sia così evidente, non sono quel tipo di persona che puoi raggirare e comandare a bacchetta.

«La smetti?» gli chiedo brusca ricevendo in cambio il suo sguardo e spero anche la sua attenzione. «Vorrei seguire la lezione e mi stai infastidendo».

«Non sto facendo niente».

Perché ho scelto di seguire narrativa e non un'altra materia, tra i corsi facoltativi? Magari se avessi scelto poesia come Claire, a quest'ora non sarei qui e non mi toccherebbe sopportare lui dai sorrisi falsi.

«Stai tamburellando e stai mangiando un Chewing gum rumorosamente» lo informo.

«Ah... intendi queste cose?» inarca il sopracciglio. «beh è normale... solo tu vuoi seguire la lezione. È talmente noiosa che anche un bambino ne risentirebbe» si tocca i capelli che gli ricadono sul viso e se li porta all'indietro. Le sue mani sono coperte da anelli in acciaio a fascia grande, cosa che noto solo adesso proprio perché, prima che si sedesse vicino a me, non mi interessava se lui esistesse, non che me ne importi anche adesso in realtà.

«E allora perché sei qui?» chiedo confusa ma non riesce a rispondermi, perché l'insegnante ci rivolge parola.

«Possiamo sapere cosa avete da parlare voi due? Magari anche noi saremmo interessati a saperlo» lo sentiamo dire sarcastico.

Non credo che lo pensi realmente, ma essere richiamata durante le lezioni non mi piace, mi imbarazzano le attenzioni delle persone su di me. Nicholas sorride sfacciato e sposta lo sguardo da me a lui e io arrossisco immediatamente.

«Mi scusi... non...» balbetto mortificata.

«Price vada a infastidire altre persone, se vuole, ma molti vorrebbero seguire. Ed Evans, smetta di giustificarsi» ci rimprovera per poi tornare alla sua lezione.

Voglio sprofondare. Qui e ora. Non voglio essere più ritrovata.

«Infatti... non devi giustificarti, Evans» mi prende in giro Nicholas ricevendo da parte mia un'occhiataccia. Mi sorride mentre mi porto una mano su un occhio, esausta. Ma per fortuna, non lo sento più per il resto della lezione.

Appena finisce la lezione, Nicholas si alza e se ne va ignorandomi completamente mentre io, dopo aver preso tutto l'occorrente, esco dall'aula e afferro il mio smartphone per mandare un messaggio ai miei amici nel nostro gruppo WhatsApp dal nome di Ladies&Gentlemen.

A occhio sembra un nome un po' ridicolo, lo sappiamo bene, ma era l'unico fattibile nella lista di Naomi e Chloe.

«Ladies&Gentlemen?» aveva letto Josh dal foglio che aveva un attimo prima Naomi. Glielo aveva rubato improvvisamente per farle qualche dispetto. «Ti sembro un gentiluomo? O tantomeno Ryan?» aveva inarcato il sopracciglio scioccato. «Beh, forse Ryan sì... io invece sono tutt'altro».

In quel momento era un giorno di fine maggio ed eravamo seduti su una panchina presente in un parco, vicino casa di Chloe. Intorno a noi non c'era nessuno, ma nonostante si sentisse il rumore degli uccelli, eravamo concentrati su di noi e sullo scegliere un benedetto nome.

«Te sei solo uno stupido» aveva ribattuto Naomi sbuffando, per poi riprendersi il foglio.

«Il nome non è niente male» aveva espresso Ryan.

«È la tipica frase che viene detta prima di iniziare lo spettacolo» aveva spiegato Chloe anche se non c'era bisogno. Era evidente che si riferissero a quello.

«E noi siamo uno spettacolo, un cazzo di film» aveva affermato nuovamente Josh, sorridendo, mentre abbracciava Chloe.

E sì, la sua affermazione era proprio vera. Noi eravamo un gruppo di persone che non volevano perdersi e che non si sarebbero mai perse. Ognuno di noi era una scena e l'insieme di esse formava il film sulla nostra amicizia.

Decido di inviare un messaggio nel nostro gruppo WhatsApp e attendo una risposta che non tarda ad arrivare.

Dove siete? Ho appena finito narrativa.

Ryan
Io e Chloe siamo in giardino.

Appena vedo il messaggio, li raggiungo e mi siedo sulla panchina in cui sono seduti loro.

«Ehi, Lily... com'è andata la prima lezione?» mi domanda Chloe giocando con il suo elastico dei capelli, di color viola, con cui raccoglie i suoi lunghi capelli neri.

Cosa? La prima lezione? Quella trascorsa con Nicholas? Dio, se loro sapessero e se soprattutto sapesse Josh...

«Ehm... C-cosa?» balbetto.

«La prima lezione... Lily» ripete piano Chloe.

Non riesco a rispondere che la mia attenzione cade su un gruppo di ragazzi che camminano verso un albero, situato a qualche metro da noi. Tra di loro c'è Nicholas che ha un braccio sulle spalle di una ragazza dai lunghi capelli castani, con un top bianco che non le copre chissà cosa, una minigonna di jeans e dei stivali lunghi neri. La ragazza in questione è Keyla Davis, la quale fa parte del club di Scrittura Creativa in cui partecipo anch'io e per quel poco che la conosco, posso affermare con certezza che ha un carattere abbastanza competitivo.

Non passa neanche un minuto che Nicholas mi guarda, mi sorride e mi scocca un'occhiolino. Dopodiché lo vedo sedersi, con il suo gruppetto, sull'erba e Keyla gli si siede in mezzo alle gambe. Distolgo lo sguardo e lo porto sui miei amici.

«Ehi, ma stai bene? Chi guardi?» mi domanda perplessa Chloe.

Entrambi corrugano la fronte e mi guardano straniti.

«Sì, sì sto bene. La lezione è stata una meraviglia» cerco di dirgli con un lieve sorriso. «Voi cosa mi raccontante? Come sono andate le vostre?»

«Bene. Comunque parlando di cose più interessanti... vi ho raccontato cosa ho fatto durante questo weekend?» ci domanda Chloe cambiando argomento «sono andata in montagna. Dio, come si stava bene... vorrei ritornarci di nuovo» racconta con aria sognante e con un sorriso che le illumina il volto.

Lei, al mio contrario, è una ragazza che ama fare le sue scalate in montagna sia d'inverno che d'estate. Pensa che la montagna sia fatta per tutte le stagioni e in verità io non me ne intendo molto... siamo andate con lei un paio di volte quest'estate.

Abbiamo fatto delle passeggiate anche se io e Naomi, invece di scalare, preferiamo di gran lunga giocare a carte o a qualunque gioco da tavola nella sua casa in montagna perché non smettiamo mai di ridere alle nostre vittorie.

«Che hai fatto di bello?» le domanda Ryan appoggiando il suo smartphone sul tavolo di legno, il quale è situato davanti a noi.

«Sono andata con nonna Sandy e nonno Alan. Abbiamo mangiato la zuppa alle vongole, una delizia. Poi preparata da nonna Sandy» si lecca il labbro superiore come per farci intendere quanto le sia piaciuta attraverso le sue parole.

«Oh sì, lo sappiamo. Nonna Sandy è una cuoca eccellente» le dà ragione Ryan sorridendo.

«Quando volete, possiamo andarci insieme. Anzi» inizia a dire.

«Cosa?» domando abbozzando un sorriso.

«Stavo pensando, vi andrebbe di venirmi a trovare mercoledì pomeriggio in mensa? Mi spiego meglio, ho saputo che l'istituto sta organizzando una specie di festa dove ognuno di noi può portare da mangiare. Inoltre ci sarà la possibilità di donare qualche moneta in beneficenza» ci informa Chloe.

Non è del tutto una novità, la Columbia molto spesso organizza delle iniziative come questa ed è una bella occasione se serve a rendere felici qualcuno che non lo è. Non ne sapevo niente di quest'iniziativa e mi sembra interessante, solo che a cucinare sono una frana. Di solito, è con mia mamma che cucino e preparo qualche torta, ma non lo facciamo da un po'.

D'un tratto divento triste e sento dire da Ryan qualcosa a cui non presto la minima attenzione.

«Lily?» mi richiama Chloe dissuadendomi dai miei pensieri.

«Stai bene? Oggi ti vedo strana, anche se molto spesso sei incasinata tra i tuoi pensieri» mi domanda Ryan smorzando un po' la situazione.

«Sì, scusate. Stavo pensando che è una bella iniziativa, solo che non sono brava a cucinare. Di solito cucinavo con mia mamma ma non ci sto molto parlando» ammetto rammaricata, appoggiando il gomito sul tavolo e tenendomi con la mano il mento.

«Tranquilla, Lily. Possiamo sempre inventarci qualcosa. Possiamo sentire anche gli altri se vengono e nel caso ci organizziamo. Non è assolutamente un problema» mi sorride Chloe.

«Tranquilla, va bene. Anzi, sai che vi dico?» mi alzo in piedi afferrando lo zaino con un sorriso.

«A quella festa verrò e cucinerò da sola. Vi sorprenderò» alzo la voce facendo sorridere i mei amici.

«Ora però devo andare in biblioteca, ci vediamo dopo in mensa. Tanto sono le...» guardo l'orologio. «Le undici e tredici. Alle dodici e mezzo ci vediamo lì con gli altri» li avviso.

«Va bene, ciao bionda» mi lancia un bacio volante Ryan e Chloe mi saluta con la mano.

Sorrido e mi allontano, ma mentre afferro la maniglia di una porta dell'istituto, osservo che siamo in due a farlo. Alzo gli occhi e vedo Nicholas sospirare e guardarmi. «Entri?» mi domanda con un'espressione seria.

«Sì, devo andare in...»

«Okay. Allora spingi» si passa la lingua sul labbro superiore.

Questo gesto mi fa deglutire e mi porta istintivamente a guardarlo dritto negli occhi. «C-cosa?»

«La porta, ficcanaso. La porta» ripete abbozzando poi un sorriso.

Oh, sì giusto.

Faccio come dice e una volta entrati la richiude dietro di me.

«Cosa credevi di dover spingere?» mi sussurra all'orecchio e sgrano gli occhi. Mi giro verso di lui e lo vedo mordersi un labbro e allungarlo all'insù.

Perché la sua affermazione mi suona così perversa?

«La porta, Nicholas. La porta» ribadisco fingendomi serena anche se non lo sono.

Come posso esserlo se il mio cuore non smette di battere all'impazzata e il suo profumo al tabacco e al cedro mi invade le narici?

«Ci vediamo in giro, ficcanaso» mi saluta guardandomi dalla testa ai piedi e dopo essersi girato di spalle, si allontana.

Ficcanaso? Perché mi chiama così? Dio, che fastidio. Ci vediamo in giro, pff. Detta come se avessi voglia di rivederlo.

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