Capitolo 6

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«Bene, per oggi ho concluso. Alla prossima lezione!» mormora la professoressa di giornalismo, appena termina la sua spiegazione.

Alle sue parole, molti studenti iniziano a dirigersi verso l'uscita dell'aula e anch'io e Claire, dopo aver preso i rispettivi zaini, ci uniamo a loro. Una volta uscite, Josh dopo avermi chiamata mi raggiunge.

«Dov'eri prima? Claire mi aveva detto che ci avresti raggiunto dopo aver preso uno snack al distributore automatico ma non sei venuta. Tutto bene, sì?» mi domanda con tono preoccupato.

Josh se ti dicessi che ero con Nicholas mi sotterreresti e mi abbandoneresti sotto terra. Perciò non mi conviene dirti la verità.

Mi limito ad annuire e a placare la sua preoccupazione «sì, sto bene. Scusate se non vi ho raggiunto, ma c'era fila al distributore, poi sono andata al bagno» mento.

Josh, alle mie parole, mi dà cenno di averci creduto e tiro un sospiro. Non mento quasi mai ma se lo faccio, le persone neanche se ne accorgono, per fortuna. Guardo di sfuggita Claire, la quale mi lancia uno sguardo in cui mi comunica che è perfettamente consapevole che gli ho raccontato una grande cazzata, anche se la mia intenzione è a fin di bene.

«Cosa farete stasera?» ci domanda Claire quando iniziamo a dirigerci verso il cancello dell'istituto.

Josh, difatti, frequenta il corso di Architettura. Oltre alle moto è appassionato a quel settore proprio come Megan, sua mamma, la quale è un'affascinante architetto.

«Lily già alle ventidue dormirà» mi prende in giro Josh.

«Ti piacerebbe. In realtà non sono il tipo che va a letto presto. Credo che terminerò Come uccidono le brave ragazze».

«Brava, brava. Io ho iniziato un nuovo libro. Si chiama Twisted Love, sul Booktok è famoso» mi racconta Claire.

«Non lo conosco. Di cosa parla?» le domando incuriosita.

«Sentite... mi dispiace interrompervi. Ma vuoi che ti accompagni a casa Lily? Dai, ti do un passaggio» si intromette Josh.

«Prendo il bus» faccio spallucce.

«Insisto» afferma facendomi capire di non voler obiezioni. «Claire, tu...» inizia a dire rivolgendosi alla mia amica.

«Prendo il bus, tranquillo» mormora con un ghigno sereno.

Lui annuisce e raggiungiamo la sua moto.

«Ti va di accompagnarmi alla fermata Lily? Due minuti...» mi domanda Claire e io, confusa, annuisco.

«Tranquille ragazze, andate. Ne approfitto per fumare una sigaretta» afferma Josh per poi fare quello che ha appena detto.

Quando ci allontaniamo, né io e né lei accenniamo a dire qualcosa, creando così un momento di puro disagio, accompagnato da un'imbarazzante silenzio.

Perché vuole essere accompagnata? Cosa vuole dirmi?

Mille domande si fanno spazio nella mia testa, a causa della mia infrenabile curiosità e della leggera preoccupazione presente nel mio stato d'animo.

«Lily volevo parlare di ciò che ho visto nella pausa» inizia a dire «con Nicholas».

Di cosa dovremmo parlare?

«Io, ehm.. okay» mormoro con voce bassa.

«Cosa c'è tra di voi?» mi chiede confusa fermandosi appena arriviamo alla fermata del bus.

«Noi? Non esiste nessun noi».

Lo conosco appena, nonostante lui sia in grado di farmi un'effetto mai provato prima.

«Lily a me non dispiace che tu ci parli. Fai bene. Il punto è che le voci che mi sono arrivate su di lui non sono buone».

Cosa significa le voci su di lui non sono buone?

«Non ti sto capendo...»

«Lui è una persona che ha dei problemi seri alle spalle. È uno stronzo in grado di arrivare a tanto per ottenere ciò che vuole. Se va nei casini, le persone che ha accanto, sprofondano con lui senza aver fatto niente. E tu di casini nei hai già troppi».

Una domanda mi sorge spontanea e non l'accenno a porre «tu come fai a saperlo?»

Dopo qualche secondo di esitazione mi spiazza con una confessione. «Lo so perché andavo in classe con lui e Keyla alle medie».

Sgrano gli occhi e apro leggermente la bocca, scossa dalle sue parole.

Lui e Keyla? Claire con loro?

«Che cosa?» mormoro.

«Sì. Nicholas è un bravo ragazzo, o almeno lo era. L'ho conosciuto in seconda media, lui si è trasferito a Manhattan rifacendo il secondo anno. Non ho mai capito né dove vivesse prima e né il motivo della sua bocciatura. So solo che è un ragazzo in grado di scaraventarti da un burrone, se lo vuole. Te però sei diversa Lily. Se vuoi, facci amicizia ma stai attenta, va bene?»

Impallidita, annuisco e la saluto frettolosamente con un'abbraccio; e raggiungo Josh, il quale sta parlando con Nicholas.

Oh no, di nuovo lui.

Quest'ultimo lo afferra dal colletto della maglia e lo guarda con un'espressione arrabbiata mentre Josh apparentemente non sembra intimorito da lui. Anche se con lui l'apparenza sbaglia sempre.

«Non ci provare Josh. Se casco io, ti farò del male in punti in cui neanche immagini» lo minaccia Nicholas mentre mi avvicino a loro.

«Fallo» ribatte Josh senza alcun scrupolo.

Nicholas rafforza la presa sul suo colletto e stringe i denti.

Cosa significano le loro parole? Perché si odiano così tanto?

Josh lo spinge via ma Nicholas, nonostante indietreggi, lo raggiunge e nel momento in cui gli sta per sferrare un pugno, decido di parlare prima di vederli picchiarsi.

«Fermi» alzo la voce e loro si girano a guardarmi di scatto. Nicholas rilassa la mano e fa cadere il braccio lungo il fianco.

Li raggiungo definitivamente e li guardo confusa. Incrocio lo sguardo di Josh, il quale sembra infastidito ma dolce contemporaneamente, e poi quello di Nicholas, il quale sembra furioso e freddo.

«Siete impazziti? Davanti l'istituto volevate fare una rissa?» domando scioccata.

«Evans, il tuo amico dovrebbe stare attento. Per questa volta ringrazia che ti ha salvato lei, la prossima volta non mi fermerò neanche se mi bloccheranno mille persone. Stai attento, se non vuoi ritrovarti con la faccia piena di sangue» lo minaccia Nicholas senza alcun contegno.

Il Nicholas di ora non riesco a riconoscerlo dal Nicholas di stamani. È tutt'altra persona.

«Vattene» mi limito a dire a quest'ultimo guardando Josh. Sposto gli occhi su di lui incastrandomi nelle sue iridi verdi chiare che, con l'accumulo di rabbia, sono diventate più scure.

Lui guarda Josh e poi mi afferra dal avambraccio con forza. «Sei sempre in mezzo, perché? Hai paura che il tuo amichetto si faccia la bua prendendosi a cazzotti con qualcuno?» sputa fuori furioso.

Josh prova a staccarmi da lui ma non riceve alcun risultato poiché la presa di Nicholas è ben salda. «Non toccarla» gli dice, con voce ferma, il mio amico.

«Ti svelo un segreto, Evans. Non me ne importerà un cazzo se te lo ritroverai ridotto così male da chiamare l'ambulanza. La tua paura è così innocente che non mi fermerà neanche se dovesse venire il finimondo» afferma, ancora una volta, ignorando Josh.

Le sue parole cercano di incutermi timore e paura e, in un attimo, mi ritrovo a pensare a ciò che mi ha detto Claire solamente qualche minuto fa.

Se va nei casini, le persone che ha accanto, sprofondano con lui senza aver fatto niente.

È vero? È in grado di farlo veramente?

Immediatamente, mi dissuado dai miei pensieri e stringo i denti. «Ti ho detto vattene. Non mi istigare a...» inizio a dire.

«A fare?»

«A farti del male io. Non sottovalutarmi, posso essere la peggiore» lo minaccio guardandolo negli occhi.

Le mie parole non sono dettate dalla paura. Non ho paura di niente, tantomeno di lui.

Di scatto, forma un ghigno malevolo sul viso e mi lascia il braccio. «Ne dubito» mi risponde sicuro di sé, prima di allontanarsi e raggiungere la sua macchina.

«Stai bene?» mi chiede Josh appena rimaniamo soli.

«Sì. Sto bene. Te? Cos'è successo?» borbotto afferrandogli il viso tra le mani.

L'osservo con attenzione in cerca di qualche segno che gli ha lasciato Nicholas, ma per fortuna, non trovo niente.

«Sto bene. Niente di particolare, mi ha provocato» risponde con dispiacere e rabbia.

«Mi dispiace» sussurro rammaricata e lo abbraccio.

Mi accarezza la schiena e lo stringo a me.

Josh è mio fratello e il proverbio "se tocchi lei, tocchi me" è puramente vero con lui. Lui ci è sempre stato, mi ha sempre protetta e mi sono giurata anch'io di proteggerlo come meglio potevo. È la mia ancora di salvezza e come lo è sempre stata, lo continuerà a esserlo.

«Andiamo a casa» mi sussurra con un tono debole e, una volta staccata dal suo abbraccio, annuisco.

Riporto lo sguardo su Nicholas, che è all'interno della sua auto. I nostri occhi non attendono a incrociarsi. Sento già da qui i suoi muscoli tendersi e mi limito a dargli uno sguardo truce.

Se pensa davvero che non sia capace di fargli del male, si sbaglia completamente.

Ricambia il mio sguardo e si porta una sigaretta alle labbra, per poi espirare il fumo. Josh mi passa il casco e me lo infilo senza staccare gli occhi di dosso da Nicholas.

🌷🌷🌷

Quando arriviamo di fronte casa mia, scendo dalla sua moto e mi sfilo il casco. «Vuoi fermarti?» gli domando poi.

«Come potrei dire di no a questo bel musino».

Gli sorrido e scende dalla moto. Dopo poco, entriamo in casa e appena raggiungiamo la cucina, capiamo di non essere soli vedendo mia mamma e Oliver chiacchierare mentre cucinano. Josh fa finta di tossire, schiarendosi la voce, e loro si girano a guardarci.

«Oh ciao ragazzi. Ciao Josh» gli sorride mia mamma.

«Ciao Janeth, ciao Oliver. Come state?» gli sento dire poi.

«Ciao ragazzi» ci saluta Oliver e gli sforzo un sorriso.

Certo che mia mamma poteva avvisarmi della sua presenza, ma come sempre, non mi dice niente. Ti fa queste sorprese in cui ciò che fa vedere è solo il suo benedetto egoismo.

«Tutto bene, voi? Ceni qui Josh?» domanda mia mamma e lui annuisce. «Okay, allora tra venti minuti sarà pronta la cena» ci avvisa poi.

Li salutiamo e raggiungiamo la mia stanza, situata al piano superiore.

Mentre appoggio il mio zaino nel guardaroba, Josh si siede sul pouf rosa, posizionato vicino all'armadio.

Questo colore è uno tra i miei preferiti poiché mi trasmette tranquillità. Esso è sparso in tutta la mia stanza, a partire dalle pareti a righe bianche e rosa, dalle tende della finestra, dal tappeto. Non che sia molto grande la mia stanza, ma non mi lamento. Soprattutto perché il letto è a una piazza e mezzo e ho lo specchio davanti ad esso. Sembrano cose insignificanti ma per me non lo sono. La mia stanza è uno dei luoghi in cui riesco a stare tranquilla perché so che non può disturbarmi nessuno, se non mia madre. E aldilà del nostro rapporto, so che adesso non devo avere più paura perché non c'è più mio padre. Ed è fottutamente un bene.

«E stasera c'è Oliver» mormora afferrando Funny, l'orso peluche, appoggiato sul pavimento.

«Già» mi sfilo le scarpe e mi sdraio sul letto.

Di scatto i miei pensieri ricadono su Nicholas. Sono sbalordita da ciò che mi ha detto Claire su di lui, sulle sue parole, dal suo sguardo e dal suo comportamento.

«A che pensi?» mi domanda sedendosi sul letto.

«A Nicholas» mormoro senza pensarci.

Appena mi accorgo di averlo detto, mi alzo e mi metto seduta.

Il suo sguardo è confuso e arrabbiato e mi affretto a parlare «non capisco perché ti ha detto quelle parole».

«Nicholas è uno stronzo, pensa di mettermi paura. Imbecille».

«Ma perché? Come lo conosci?»

Si sfila le scarpe e si sdraia accanto a me. Resta in silenzio per un'attimo infinito che mi porta ad auto convincermi che non mi risponderà più.

«Lui è un motociclista. L'ho conosciuto nel 2018 a moto. Quell'anno c'era Benji» inizia a dire bloccandosi.

Chiudo gli occhi e deglutisco.

Benjamin era il fratello di Naomi. Sapevo che Josh lo conosceva perché, oltre a sapere chi era, sapeva che praticava quello sport. Benji morì sul colpo, in una gara, quello stesso anno.

«Oh» mormoro.

«Lui e Nicholas erano competitivi l'uno verso l'altro. Nicholas è così... competitivo, manipolatore» afferma guardandomi.

«Essere competitivi non è un bene?»

Se si è più competitivi, possiamo dare il meglio di noi. Io un po' lo sono. Non l'ho mai visto come una cosa brutta.

«Non in determinati casi, Lily».

Non riesco a ribattere che la voce di mia mamma interrompe la la nostra conversazione; intenta ad avvisarci che la cena è pronta. Josh si affretta ad alzarsi dal mio letto e a infilarsi le scarpe. Mentre io, per comodità, decido di indossare delle pantofole rosa. Una volta scesi in cucina, noto Oliver finire di apparecchiare e mia mamma portare a tavola la pasta con dei guanti. Dopo esserci accomodati sulle sedie e aver iniziato a mangiare, Josh e Oliver iniziano a chiacchierare dell'università.

«Tu Lily, invece, come va ad Arti Letterarie?» mi domanda lui.

«Bene. Come sempre» mi affretto a dirgli.

«Hai pensato a cosa fare dopo la laurea?»

«No. Sono indecisa tra giornalismo ed editoria».

«Non ha bisogno di pensarci su. Farà l'insegnante» afferma mia mamma con un sorriso che mi dà sui nervi.

Anche lei no. Mi basta Nicholas, se ci si mette pure lei, impazzisco.

«Non è detto, mamma» ribatto cercando di mantenere la calma.

«È un abile lavoro. Potresti insegnare alle elementari, alle medie e alle superiori. Non so se potresti farlo anche alla scuola materna» le dà corda Oliver.

«Potrei diventare una giornalista o lavorare in editoria» ribatto in un'affermazione che suona  più come domanda.

«E in editoria cosa faresti?» sento dire da mia mamma.

«Mi piacerebbe diventare una scrittrice o lavorare all'interno di una casa editrice». Mi sorprendo da me stessa che tenta di spiegarle le mie aspirazioni, poiché dovrebbe saperle. Ah giusto, mia mamma pensa a Oliver. Pensa continuamente a lui e di me si è dimenticata appena è diventata la sua fidanzata.

«Scrittrice? Beh sarebbe...» inizia a dire quest'ultimo.

«Impossibile» afferma con durezza mia mamma.

Josh mi lancia uno sguardo e si limita a restare in silenzio; anche se sono consapevole che lo fa per rispetto nei confronti di mia mamma e Oliver.

«Lily, sii realista. Con i tuoi libri non andrai mai da nessuna parte. È un lavoro raro in cui ci riescono solo poche persone. Loro hanno dei mezzi di cui noi non disponiamo, tu non disponi. L'insegnamento è l'unica strada» mi spiega dopo poco.

La trucido con lo sguardo e mi blocco. Cala il silenzio, il quale viene rovinato da Josh. «Jane, io penso che Lily abbia tutte le qualità per farcela. Se vuoi, ce la puoi fare. Io credo in te» afferma con tono duro e provocatorio passando lo sguardo da lei a me.

Mi limito a guardarlo e gli sorrido forzatamente. Apprezzo le sue parole e lui lo sa. Amo quando crede in me, quando mi sostiene. Non so come farei a vivere senza di lui, francamente.

«Anch'io credo in te, Lily. Sei mia figlia» mi ricorda.

Oh sì, certo.

«Tu credi in me? Quando lo faresti? Quando pensi a te stessa?» le domando confusa, incrociando le dita delle mani e sporgendomi in avanti con la schiena.

«Oh Lily, non dire sciocchezze» ridacchia. «Ti ho spronato ad andare all'università in cui volevi andare e te la sto pagando. Ti ho dato sempre ciò che volevi, anche se tuo padre non ti dava neanche un soldo. Ti ricordo che campi su di me».

Mi alzo da tavola e appoggio il tovagliolo sul tavolo, il quale era sulle mie gambe.

«Non ho più fame» ribatto seccata per poi dirigermi verso la porta di casa.

«Lily dove vai? Torna a tavola. Subito!» mi richiama lei.

Testarda come sono, mi faccio scivolare le sue parole di dosso ed esco fuori. Faccio qualche passo e mi siedo su una panchina situata vicino casa. È vicina a un albero con un grosso tronco ed è un luogo isolato rispetto alle case dei vicini. Vengo spesso qui, nei momenti come questi, in cui sono così arrabbiata da uscire per prendere un po' d'aria. È una panchina rossa in metallo, con sotto l'erba. Essendo autunno, ci sono delle foglie cadute per terra e l'albero sembra che riesca a essere d'accordo con me, data la sua tristezza. È spoglio e solo. Messo a nudo, proprio come mi sento io. Dopo poco, però, mi raggiunge Josh, che mi appoggia un mio cardigan sulle spalle e, una volta seduto, mi stringe tra le sue braccia in un caloroso abbraccio. «Tranquilla» lo sento dire mentre inizio a piangere.

«Credi davvero in me?» gli domando tra i singhiozzi.

«Certo, sei la mia sorellina. Lo sai che credo in te, non devi dubitarne mai» mi accarezza i capelli.

«Grazie».

«Non ringraziarmi. Ti voglio tantissimo bene» mi lascia un bacio sui capelli.

«Te ne voglio anch'io, Josh. Te ne vorrò sempre».

A interromperci è la suoneria del telefono di Josh, il quale lo afferra e se lo porta all'orecchio.«Weila, sentivi la mia mancanza? Sì, sono impegnato. Non vengo di certo a dire a te dove sono. Mhh, va bene. Sono con Lily, vuoi unirti a noi? Okay, va bene. Ti raggiungo. Dove sei? Naomi non mi fare incazzare. Cinque minuti e sono lì» gli sento dire e appena fa il nome della persona con cui sta parlando, capisco che è la mia migliore amica e mi stacco dal suo abbraccio.

«Cosa succede?» mi affretto a chiedergli appena stacca la chiamata.

«Naomi è rimasta a piedi al centro commerciale. Ha perso il bus per andare a casa. Non sono tranquillo a lasciarla lì. È notte, c'è poca gente raccomandabile. Ti direi di venire con me ma...» inizia a dire alzandosi.

«No. Vai. Nene ha bisogno di te».

«No, non ha bisogno. Lo sappiamo bene» mormora con un'espressione seria.

«Non dire sciocchezze e vai. Non trattarla come fai sempre, sai che ci sta male» mi limito a dirgli, alzandomi in piedi.

«Ooh le donne. Voi donne sapete solo farci impazzire. Ma anche lei no? Guardare a che ora c'era il bus non lo poteva fare? Perché chiama me, poi. Esistono anche Ryan e Chloe».

Forse perché Naomi ha bisogno di lui più che mai. Lo sappiamo tutti, da sempre.

Sorrido e gli accarezzo la spalla. «Domande così azzeccate. Pensa alle risposte, sono convinta che prima o poi ci arrivi».

Sbuffa e sorride. Mi accompagna davanti casa e mi scompiglia i capelli. «Che giornata. Mi dispiace lasciarti da sola» ammette.

«Stai tranquillo. Me la so cavare. E Nene anche ma... se ci sei tu è meglio».

«Dio» impreca e lo abbraccio.

«Ci vediamo domani. Buonanotte» lo saluto ed entro in casa.

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