3. Galà

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L'acqua della doccia percorre tutto il mio corpo in un caldo e fumante abbraccio. La fragranza di muschio bianco invade il piccolo spazio incastonato tra il muro e l'anta in cristallo. Una mano si posa sulla mia spalla destra e in modo cadenzato abbandona la sua posizione per percorrere la colonna vertebrale. Devia il suo percorso verso la vita per poi soffermarsi sull'addome teso. Le sue dita cominciano una danza fatta di forme circolari sulla pelle che provoca una leggera pelle d'oca. Gradualmente scende verso il ventre cominciando ad applicare una dolce pressione. La sensazione sgradevole di nausea mi sveglia improvvisamente, corro verso il lavandino del bagno per avere un rendez-vous con la cena della sera precedente. Mi sciacquo la bocca con l'acqua fresca e mi rendo conto che quelle sensazioni appena vissute erano solo il frutto in un sogno. Oh.

Il termometro tra le mie dita segna un numero che non voglio accettare. 38.5. Hai la febbre, ottimo. Esco dal pigiama per entrare nella tenuta da febbre che riesce sempre a raggiungermi in questo periodo. Maledetta Inghilterra e il tuo meteo ballerino, sei riuscita a prendermi anche questa volta. Pantaloni di flanella e felpa con in bella mostra la scritta "Oxford" fanno capolino nella mia vita. Sono costretta a mandare una mail a Crane per avvertirlo che mancherò dalla biblioteca almeno una settimana e la sua risposta piena di affetto è qualcosa a cui la mia mente non è ancora pronta. 

I fazzoletti disseminati per tutto l'appartamento, la tazza ricolma di tisana al tiglio e il diffusore con olio di eucalipto esprimono bene lo stato della mia influenza. Ma sto migliorando, giuro. Quando ero una bambina, nonna Sally ed io passavamo i pomeriggi dopo la scuola nel suo orto a studiare gli usi officinali di tutte le sue piante. Da lei ho imparato come mescolare i fiori e gli oli nei dolci, a creare da sola thè e tisane. È riuscita a trasmettere la sua passione a mia madre che ha aperto un negozio di erboristica e poi a me. L'unica pecca è che pretende di curare ogni tipo di malattia come se fossimo ancora nel medio evo, con impacchi e infusi.

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Una fragranza agognata per mesi scivola sotto la porta d'ingresso fino a sfiorate le mie narici, un profumo che presagisce cambiamento nell'aria. Vento dall'est (*). Apro gli occhi di scatto, esco dal calore delle coperte per dirigermi in cucina e aprire la finestra. Sono stata ammalata per una settimana ma questo momento non me lo toglie nessuno. Eccolo, il profumo di ciliegi in fiore. Benvenuta primavera! I tenui raggi del sole colpiscono le mie guance e un sorriso nasce sulle mie labbra. Accendo una yankee candle e comincio a preparare l'impasto dei pancake. È tradizione, nella mia famiglia, fare colazione in questo modo quando i ciliegi cominciano a sbocciare. Se il primo giorno di primavera lo si inizia con una buona colazione allora la stagione non può che migliorare. Lo sfrigolio del composto sulla padella, sciroppo d'acero e una cascata fine di zucchero a velo. Quanto mi piace la primavera. 

Stagione nuova significa soprabito nuovo. La testa immersa nei meandri oscuri del mio armadio stracolmo di vestiti alla ricercata di un regalo di mia madre. Un cappotto giallo perfetto per questa giornata di sole splendente. Oh, trovato! Piuttosto che prendere le vie principali e, quindi, dovermi divincolare tra la fiumana di gente che non conosce le buone maniere, passo per i vicoletti. Alzando la testa dal ciottolato vedo file di panni stesi che iniziano in un balcone e finiscono in quello immediatamente opposto. Alla fine del vialetto c'è una piccola gelateria, l'unica aperta tutto l'anno, perché, contrariamente a quello che la gente crede, il gelato è un piacere che va consumato anche in inverno. Dino è una gelateria che ha aperto quando mi sono trasferita in questo quartiere. La maggior parte degli abitanti del circondario lo evita ma non sanno quello che si perdono. Ogni mese un gusto nuovo da aggiungere alla lista. 

"Buongiorno Dino, visto che bella giornata?" -potrei spaventare qualcuno per il mio eccessivo buonumore. 

"Oh, Lizzie, ciao. Si vede che il sole ti fa bene -annuisco mentre mi sollevo gli occhiali da sole- allora...il solito?"

"Mi leggi nel pensiero" mi serve una coppetta con i la combinazione di gusti più classica, limone e cioccolato. Con il mio gelato tra le mani mi dirigo al parco per ammirare i fiori di ciliegio sbocciare e, magari, prendere un ramo per decorare il mio spoglio soggiorno. 

Verde ai piedi, azzurro sopra la testa e nel mezzo una scala di gradazioni differenti di rosa e bianco. I bambini corrono tra l'erba e il suono delle loro risate riempie l'aria attorno a me. Una leggera brezza produce una lenta caduta di petali. Al centro del parco si trova uno spiazzo con, al suo interno, tre alberi di ciliegio. Mi avvicino e tuffo il naso tra gli stami. Le mie narici raccolgono tutte le note al suo interno e ne faccio memoria perché tra poco non ci saranno più. La cialda cade sull'erba, troppo distratta dai fiori, e subito un cane ne mangia i pezzi. Aspetta un attimo...Max? 

"Ciao Liz" – non posso passare un pomeriggio in santa pace? William si avvicina e io comincio a prendere colore. Ormai è una costante, lui arriva e io divento rossa. 

"Ci-ciao" -bene, aggiungiamo alla lista di cose anche diventare balbuzienti. 

"Ti stai godendo il primo giorno di primavera?"

"Già" adesso anche l'uso della parola diventa sconosciuto. 

All'improvviso sento uno strano calore all'angolo della mia bocca e sgrano gli occhi. 

"Scusa, è che avevi il segno del gelato proprio in quel punto"

Un flash invade la mia mente e mi rivedo nella mia doccia con una persona che sta percorrendo la mia schiena con la sua mano. La faccia di William si materializza davanti a me. Bene, comincio a fare sogni pseudo erotici sul mio vicino di casa. Gli sorrido e con una scusa poco plausibile lo abbandono sotto al ciliegio. Il tragitto verso casa vede me che mi tocco il punto dove William ha tolto il residuo di gelato. Che imbarazzo, avrà pensato che non sono in grado di mangiare un semplice gelato senza sbrodolarmi. Recupero la mia posta dal portinaio e la butto sul tavolo. Una busta, però, cade dal mucchio. Mi accascio per prenderla e al suo interno c'è un invito. 

L'Associazione Nazionale Bibliotecari e Archivisti 

È lieta di invitarla all'annuale galà di beneficienza

Presso Greystone House, mercoledì 14 marzo.

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Mi sveglio con la parte destra della testa che pulsa, i raggi del sole mi costringono a strizzare gli occhi e i rumori proveniente dalla finestra semi aperta risultano assordanti. Cerco di toccare la fronte ma qualcosa me lo impedisce. Un braccio. Un braccio mi circonda le spalle in una morsa ferrea. Con delicatezza mi svincolo dalla presa e mi alzo dal letto. Mi rivesto il più silenziosamente possibile ma senza mettere le scarpe. Il viso della persona sul materasso sembra quello di un bambino sereno, con le braccia sotto al cuscino.

-La sera precedente-

Il chiarore dei lampioni scorre velocemente contro il finestrino della macchina. Ancora mi chiedo, cosa mi abbia spinta ad accettare di andare al Gala al posto di Crane pur sapendo che ci sarebbe stato William piuttosto che Charles. Il paesaggio cittadino lascia lo spazio alle vaste campagne e io rimango con il viso rivolto verso di loro. Con la coda dell'occhio analizzo attentamente il mio compagno di viaggio. Fasciato da un completo nero, papillon, sul viso un accenno di barba dello stesso colore dei capelli. Sembra più teso di me, le sue dita non fanno altro che tamburellare sul ginocchio. Non proferisce parola da quando abbiamo lasciato il condominio. Che non sapesse della mia presenza?

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La sala preposta all'evento è affollata di persone provenienti da ogni parte del Regno Unito. Sento la tensione cresce lungo la schiena e stringo la mano intorno al braccio del mio accompagnatore. 

"Respira" -alzo lo sguardo verso di lui e noto che mi sta osservando in modo strano, insistente. Uno sguardo che ti rapisce. Ai lati delle sue labbra compaiono un paio di adorabili fossette ed io mi perdo ancora di più- "Pronta?"

"Mhmm...pronta" –non è vero niente, non sono pronta. La serata è stata organizzata in modo da far parlare i più alti esperti in materia e, fortunatamente, noi non siamo nel programma dei discorsi. Mentre si susseguono personalità di ogni tipo sul palcoscenico, mi perdo nell'osservare la sala. Le nostre teste sono sovrastate da grandi lucernari con gemme di cristallo che riflettono i colori dell'arcobaleno. Il soffitto è costellato da affreschi neoclassici e le pareti sono disseminate di ritratti. Circondata da tutte queste persone che sanno quello che dicono mi sento a disagio. Ho già bevuto cinque bicchieri di Champagne e la tensione che sento alla bocca dello stomaco continua nel suo egregio lavoro. 

"Calma con il vino, il colore delle tue guance sta diventando di dominio pubblico"

"Oh, dai, non fare il guastafeste" -chiaramente questa non sono io ma è lo Champagne a parlare. 

"Forse è meglio se ti porto a prendere una boccata d'aria"

"Oppure...mi puoi invitare a ballare" -mi fissa negli occhi e sembra anche considerare l'idea.

"Solo uno e poi ti accompagno fuori" -sì, papà.

Al centro del salone è stata allestita una pista per permettere alle coppie di ballare. L'orchestra comincia a intonare le prime note da una balconata sopra le nostre teste. Il suo braccio destro sale la mia schiena fino a raggiungere la posizione corretta mentre la mia mano destra si appoggia alla sua spalla. Il mio sguardo dalla mia mano passa ai suoi occhi e in questo modo cominciamo a oscillare a ritmo di musica. Per tutta la durata del ballo non facciamo altro che guardarci negli occhi, perdendoci a cogliere tutte le più piccole sfumature delle iridi. Siamo così concentrati a scavarci dentro che non mi rendo conto della poca distanza che adesso ci separa. Ormai i nostri respiri si confondono l'uno nell'altro. In un attimo di luce dall'oscurità del vino-lo so, non riesco a reggere l'alcol- scivolo dalla sua presa e scappo in direzione del balcone. 

Il freddo dei mattoni e la brezza dell'aria sono un toccasana in questo momento. Chiudo gli occhi e cerco di ritornare ad una frequenza respiratoria normale. I minuti passano e io continuo a nascondermi dietro alla porta a vetri e la tenda che prende vita grazie al leggero venticello. 

"Hai finito di scappare?" -spalanco gli occhi spaventata e mi trovo davanti, a pochi centimetri dal mio viso, le labbra di Will. La sua voce si è abbassata di due ottave, risultando roca. I suoi occhi, improvvisamente scuri, cominciano a fissare le mie labbra e si umette le proprie. 

"Ehi, io non sto scappando. Ho solo avuto un giramento di testa e avevo bisogno d'aria" -non sei brava a mentire, Liz.

"Davvero? Quindi...era solo per questo- la sua mano comincia una lenta scalata dalla mia mano fino ad arrivare alla mia guancia- ed io che pensavo fosse per altro" 

"Tipo cosa?" -stai attenta Liz, qui le cose cominciano a prendere una piega ingestibile. 

"Tipo che ho provato a baciarti e vorrei farlo anche adesso" susseguono secondi in cui io desidero le sue labbra sulle mie e lui sembra provare lo stesso.

"Fallo allora" 

Delicatamente appoggia le sue labbra sulle mie in una calda carezza. In un primo momento rimango immobile mentre lui cerca un contatto più profondo poi, complice l'alcool ancora in circolo, dischiudo la bocca e lo lascio entrare. La sua lingua si scontra e assapora la mia in una danza lenta che toglie il respiro. Le mie mani corrono tra i suoi capelli a saggiare la consistenza morbida dei suoi ricci appena accennati mentre il corpo di Will mi schiaccia maggiormente contro la parete facendomi scappare un lamento, recepito come un incitamento a continuare perché le sue mani dal mio viso si spostano ai miei fianchi ed indugiano. Non so quanto tempo rimaniamo avvinghiati in questo modo, so solo che mi risulterà difficile sciogliermi da questo abbraccio. Un rumore di vetri che si infrangono contro il pavimento ci ridesta e ci stacchiamo ancora ansanti. Ha tutti i capelli scompigliati, oops, la giacca aperta e la bocca arrossata per il bacio. Se dovessi guardarmi allo specchio il mio riflesso non si scosterebbe poi molto da quello che ho davanti. Ad abbandonare la scena del crimine non sono io, per una volta, ma lui. Io rimango nell'oscurità ancora per qualche minuto per registrare quello appena successo. Ho bisogno di un drink.

Il bancone del bar è poco distante dalla finestra che è stata protagonista di quel bacio. Ordino un Martini e comincio a chiacchierare con il barman che mi sta servendo. Nella mia testa sta ripassando a rallentatore tutto quello appena successo. Il ragazzo difronte a me continua a parlare ed io non sento nulla ma per educazione gli sorrido ogni tanto. Appoggia davanti a me la mia ordinazione e comincio a bere. Chi ha detto che per dimenticare qualcosa bisogna berci su? Cerco Will per tutta la sala con lo sguardo e lo vedo flirtare con una bellissima donna dai capelli biondi. Fisico da modella e occhi languidi da gatta morta. Comincio a fissarlo con disgusto, fino a due minuti fa stavi compiendo uno studio anatomico della mia bocca, e lui deve percepire qualcosa perché si gira nella mia direzione. Trangugio la rimanenza del mio drink e abbandono la sala a passo spedito premurandomi di passargli vicino quanto basta per riuscire a spintonarlo. 

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Il mondo intorno a me continua a girare come una giostra e la mia instabilità è peggiore che mai visto che sono caduta almeno un paio di volte prima che William mi prendesse in braccio e portasse nel suo appartamento. Mi deposita sul letto, morbidissimo, e comincia a spogliarmi delicatamente partendo dalle scarpe per poi passare ad abbassare la zip del mio abito. Come scottato si blocca e prende una maglia dalla cassettiera mentre io finisco quello che lui ha iniziato. Rimanendo girato mi passa la maglia, che mi arriva a metà coscia, e poi mi abbandona per rifugiarsi in bagno. Io, invece, mi trascino verso i cuscini e mi accoccolo sotto le coperte del piumone. Will mi passa accanto e sta per spegnere la luce dell'abatjour ma lo fermo.

"Resta" -il suo sorriso è l'ultima cosa che ricordo prima di cedere al richiamo di Morfeo.

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Lo scatto del pomello mi avvisa che sono riuscita a chiudere la porta dell'appartamento di Will senza svegliare lui o Max. Sgattaiolare in questo modo mi fa sentire una ladra ma non sarei stata in grado di confrontarmi con lui.

"Guarda guarda chi sta scappando da una notte di fuoco" -ti prego no, lui adesso no!

"Ssshhh, stai urlando, idiota! Mi spieghi cosa diamine ci fai sull'uscio di casa mia?" -Ezra, il mio gemello, è appoggiato alla porta del mio appartamento.

"Sai com'è, avevo del tempo libero e sono passato a salutare l'altra parte della mela" velocemente lo raggiungo e lo spintono dentro casa mia. Erano mesi che non vedevo mio fratello Ezra, l'ultima volta è stato all'aeroporto prima del suo viaggio per New York. Aveva ricevuto un grosso incarico per fare da fotografo per una campagna pubblicitaria.

"Il tuo lavoro nella grande mela è finito?"

"Già, ed è andata molto bene...adesso devo trovare una modella per una mostra fotografica che sarà tra due settimane e manca solo la mia foto"

"Come mai non l'hai ancora trovata?"

"Perché volevo aspettare e chiedere a te prima"

"COSSAAAA?" -non ci credo!

"Andiamo Cherry, è solo una foto, solo una e non ti chiederò mai più una cosa del genere" si sta addirittura inginocchiando mentre mi supplica.

"E' l'ultima volta che ti faccio un favore, sappilo" -ormai vivo nella rassegnazione che non riuscirò mai a dire di no quando Ezra mi chiede favori del genere, soprattutto quando usa quel soprannome.

"Sei un tesoro...quindi, adesso voglio sapere perché stavi fuggendo come una ladra dall'appartamento in fondo al corridoio"

"No Ezra, non affronterò questo discorso con te adesso, ho bisogno di una doccia prima" -ho veramente bisogno dell'aiuto dell'acqua calda per analizzare cosa è successo ieri sera.

"Okok...allora, mentre tu fai la doccia io mi sistemo, va bene?" -è già stravaccato sul divano senza neanche aspettare il mio consenso.

"Quanto resterai qui?"

"Non lo so, il tempo di fare la mostra e poi torno a casa"

"Va bene...io vado in bagno...ah, se qualcuno dovesse bussare dì pure che sono sotto la doccia"

"E chi dovrebbe suonare il campanello?" -e lo dice con la faccia da lo so che mi stai nascondendo qualcosa.

"Nessuno, è solo per precauzione"

*

Ho veramente bisogno di un momento di quiete sotto il getto dell'acqua bollente. Non so cosa pensare del bacio dato al Gala e non so nemmeno cosa mi sia passato per il cervello di ubriacarmi. Non avevo nessun diritto di sentirmi gelosa ma lo ero. E quel bacio, oh quel bacio, è stato inaspettato e tremendamente bello. Però adesso non so come comportarmi. Sono sgattaiolata fuori da casa sua come un verme. Non sono in grado di gestire questo genere di situazione, non sono il tipo di persona che fa queste cose. Inoltre, l'arrivo di Ezra e della sua proposta non aiutano per niente a tranquillizzare la mia mente e a fare chiarezza. Esco dalla doccia con ancora più dubbi di quando sono entrata. Per distrarmi, mi metto a preparare delle madeleine alla lavanda. Ma neanche questo funziona. Vedendomi sovrappensiero Ezra mi abbraccia da dietro come sono soliti fare i nostri genitori. È un abbraccio rassicurante.

"Ah, mentre eri sotto la doccia, nemmeno a farlo apposta, ha suonato un ragazzo. Gli ho detto che eri impegnata e se ne è andato via"

"Chi era?"

"Non lo so, non me lo ha voluto dire" -che fosse Will?

"Ok...proposta, programmi scadenti, cibo da asporto e vino...ti piace?"

"E' la serata perfetta!" Il resto della giornata la passiamo così, tra cibo spazzatura, film e a sentire i racconti su New York di Ezra.

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"CHE COSA HAI FATTO?" Sibyl, l'altra ragazza che lavora in biblioteca con me, mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca aperta. La trascino tra gli scaffali della biblioteca perché ha fatto un urlo che tutta Oxford avrà certamente sentito.

*

L'indirizzo che Ezra mi ha dato è quello di uno studio fotografico in pieno centro. Davanti al citofono prendo un respiro profondo e chiamo l'interno corretto. Perché lo sto facendo?

L'appartamento adibito a set fotografico è ricoperto di mattoni sulle pareti e parquet scuro, con grandi finestre. Di fronte ad una finestra, un tavolo disseminato di trucchi con una sedia da barbiere, accanto un appendiabiti con una serie di vestiti eleganti e, in fondo, un telo grigio appeso al muro e uno sgabello. Delle grandi luci professionali puntano sullo sgabello e io mi sento già in imbarazzo. Chi me lo ha fatto fare? Ah, sì, mio fratello! 

"Cherry, per fortuna sei arrivata!" Ezra mi corre incontro e mi abbraccia ed io mi sento piccola."Tu devi essere Elizabeth" -mi si palesa davanti un uomo alto, occhi azzurro cielo e una barba folta e rossiccia. Ha un accento che non riesco a definire ma che rende la sua voce ancora più profonda di quello che è già.

"Sì, ma puoi chiamarmi Liz" -lo dico tendendogli la mano e la sua presa è forte quanto la sua voce.

"Bene, visto che ci siamo presentati tutti, puoi andare a prepararti e poi possiamo cominciare a scattare...Ezra ti ha detto che tipo di foto gli serve giusto?" -oh, eccome se lo so, per mia somma disperazione.

"Sì, ma mi ha anche garantito che sarà lui a farmela, vero Ezra?" -nel dirlo ci metto tutto il veleno di cui sono capace, che è ben poco. E per intensificare la cosa gli do anche una gomitata.

"Sì, Cherry sarò io a farti la foto...ora vai a prepararti così, prima finiamo prima te ne puoi tornare a casa"

"Okok vado -sbruffone"

La mezz'ora successiva la passo ad essere coccolata sotto ogni forma, pettinata e truccata. Io osservo tutto il loro lavoro e la passione che ci mettono, anche se mi sento osservata. Infatti, nello specchio vedo il riflesso del fotografo che, mentre sistema le lenti e tutti gli accessori necessari, non smette di guardarmi e sorridere. Una volta finito il lavoro di riportarmi ad un aspetto radioso, mi mettono un accappatoio addosso e mi accompagnano verso il set vero e proprio. Davanti allo sgabello Ezra sta facendo le prove delle luci.

"Allora Cherry, siediti pure e poi cominciamo" e lo dice mentre sposta la pesante tenda nera per cui ho insistito tanto. Lecito vergognarsi di fare una foto senza veli, anche se il fotografo è tuo fratello. Mi arrampico sullo sgabello, decisamente troppo alto per me, e comincio a togliermi l'accappatoio. Non mi accorgo nemmeno dello scatto della macchina fotografica finché mio fratello non mi avverte che abbiamo finito.

"Sei stato veloce"

"Beh, in questo caso sono venute tutte al primo tentativo" -meno male, aggiungerei. Mi nascondo dietro ad un paravento per rivestirmi e, visto che non si è fatto tardi, posso andare al lavoro e giustificare solo mezza giornata di assenza. Sulla porta d'uscita trovo l'aiutante di mio fratello. Braccia incrociate al petto e il sorrisino che mi rivolgeva prima.

"Beh, grazie, senza di te non credo che Ezra potesse finire il suo lavoro"

"Nessun problema"

"Torni al lavoro?" -ma perché improvvisamente tutto questo interesse?

"Ehm, si, ho preso solo mezza giornata di permesso e il mio superiore conta i secondi del mio ritardo quindi...ciao"

"A presto Liz" -gli sorrido e me ne vado da quell'appartamento il più in fretta possibile. Appena fuori dal portone del condominio tiro un sospiro di sollievo e mi dirigo in biblioteca sentendo una pessima sensazione addosso. Arrivata in biblioteca, con solo due secondi di ritardo che, puntualmente, Crane ha deciso di rinfacciarmi, mi metto subito al lavoro. Dopo aver sistemato gli ultimi arrivi in biblioteca mi metto alla scrivania per cercare di finire un inventario che sto rimandando da troppo tempo. Dalla porta d'ingresso entra un corriere con un mazzo di ortensie bianche stupende. Il ragazzo delle consegne si avvicina alla mia scrivania e ci appoggia l'ingombro per poi prendere una cartellina di plastica.

"Sto cercando la signorina White"

"Sono io...per me?"

"Sì, mi servirebbe una firma grazie" -prendo la penna che mi porge e siglo il foglio di carta. Prima di andarsene, il corriere mi porge un cartoncino del mittente.

-Non è stato Ezra a farti la foto per la mostra ma io...ti va' di venire a cena con ma una sera? Roger-

Sul retro del cartoncino trovo anche un numero di telefono. E adesso cosa faccio? Ah, sì, uccido mio fratello. Sibyl mi si affianca subito e mi chiede con uno sguardo ammiccante il perché di questi fiori ed io sono costretta a dirle della foto.

##

Ho appena finito di raccontare la mia mattinata fuori dal comune e Sibyl è ancora nella stessa posizione di prima. Se possibile con gli occhi ancora più sgranati.

"Ti senti bene?" -mi guarda un attimo per poi scoppiare a ridere tendendosi lo stomaco e piegandosi su sé stessa.

"Io pensavo fossi una principessina e invece sei proprio una spudorata!" poi mi si avvicina e con un colpo ai fianchi

"Allora, lo chiamerai?" Prima che possa rispondere, sentiamo un rumore di libri che cadono per terra e ci giriamo nella direzione da cui proviene il suono. Dietro a degli scaffali vediamo Will che cerca di raccogliere quello che gli è sfuggito dalle mani.

"Scusate non volevo origliare ma..." -oh ti prego! Ma è mai possibile che non me ne vada bene una?!

"Ma sei un guardone di merda" -Sibyl ha sempre una buona parola per tutti ed io mi metto a ridere di gusto fregandomene di Crane che ci sta fissando in malo modo. Intanto Will se ne va lasciando i libri per terra.



GINGERBRAD SEMINAKED CAKE

BASE: 420 gr farina 00; 3 cucchiaini cannella in polvere; 2 cucchiaini zenzero in polvere; 1 cucchiaino pepe nero; ½ cucchiaino sale; 1 cucchiaino lievito; 1 cucchiaino di bicarbonato; 230 gr burro; 220 gr zucchero di canna; 150 gr miele di acacia; 150 gr miele di castagno; 2 uova; ½ cucchiaino zenzero fresco grattugiato; 3 dl panna

FROSTING: 200 gr burro; 350 gr zucchero a velo; 1 cucchiaio di panna; 1 cucchiaino cannella in polvere

In un a planetaria montate burro ammorbidito, zucchero e sale fino ad ottenere un composto spumoso, aggiungete gradualmente le uova leggermente sbattute, poi tutto il miele. Incorporate la farina setacciata con le spezie, il lievito e il bicarbonato, alternandola alla panna, in 2-3 volte. Infine, lo zenzero fresco grattugiato. Suddividere l'impasto in 3 teglie a cerniera di diametro 18 cm, foderati di carta forno bagnata e strizzata. Cuocete in forno già caldo a 180 per 25 minuti. Sfornateli e lasciateli raffreddare.

Montate in una planetaria il burro ammorbidito con lo zucchero a velo, poi unite la panna e la cannella.

Assemblate la torta e, con il frosting avanzato per farcire le torte, coprite i lati e la superficie alta della torta. Potete guarnirla con della granella di zucchero o con dei gingerbread a vostro piacimento.

NOTE DELL'AUTRICE
Allora, entrano in scena non uno ma due personaggi nuovi. In più,abbiamo un punto di svolta tra Liz e Will... chissà come procederà?
Vi aspetto settimana prossima con tante novità :)

Liz

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