4. La cena per farli conoscere

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

L'ultima luce della biblioteca si spegne sopra la mia testa ma mancano ancora tutte quelle dell'archivio. Questa sera sono andati a casa tutti prima di me e Crane mi ha lasciato il compito di fare chiusura. Prima di spegnere le luci devo passare in sala fotocopie per staccare tutte le spine delle macchine. Mi ha sempre inquietata un po' questa stanza, una finestra che fa entrare poca luce e scaffali pieni di faldoni con documenti di prestiti e registri di libri acquistati. Per fortuna le prese sono tutte staccate, devo solo chiudere a chiave la spessa porta antipanico. Mentre do l'ultimo giro di chiave sento qualcuno che si schiarisce la voce dietro di me.

"Quindi, adesso ti fai ritrarre senza veli da uno sconosciuto?" -Will è appoggiato al muro opposto alla porta antipanico con le braccia incrociate al petto e uno sguardo scuro in volto.

"Non sono affari che ti riguardano" -già non volevo farlo ma che mi venga rinfacciato da una persona che, per avere questa informazione, ha origliato una conversazione privata mi rende un pochino acida. Tolgo la chiave dalla serratura e comincio a spegnere le luci man mano che procedo verso l'uscita.

"Non mi riguarda...invece è affare mio non ritrovarti la mattina nel letto per poi scoprire che nel tuo appartamento c'è un ragazzo mezzo nudo?" -ahia.

"Allora eri tu che hai suonato?" -probabilmente la mia faccia è molto simile a quella del gatto Tom quando spalanca gli occhi.

"Esattamente" -i suoi occhi acquistano una sfumatura scura che non so attribuire ad un'emozione.

"Anche se non ti devo nessuna spiegazione, quel ragazzo è mio fratello. È tornato per chiedermi un favore ed io ho accettato. Non so nemmeno perché mi sto giustificando con te, non ho fatto nulla di male" -effettivamente è vero. Ho accettato di posare solo perché Ezra mi ha pregato di farlo e non sapevo assolutamente che il suo assistente, forse non solo assistente, mi avesse scattato la foto.

"Allora parliamo del bacio!" -sono costretta a fermarmi sui miei stessi passi. Non sono pronta per affrontare questo discorso ma non ho altra scelta.

"Cosa vuoi dire?"

"Dimmi che ti è piaciuto quanto a me" -ora sono letteralmente fregata. Certo che mi è piaciuto e anche tanto. Forse troppo. Non so come rispondergli e l'unica cosa che riesco a fare è aprire la bocca un paio di volte senza far uscire alcun suono.

"Io...io devo...devo andare" -il balbettio è la conseguenza di quello che sto provando, confusione. Tanta confusione. Cerco di uscire dall'archivio ma il mio braccio viene strattonato ed io vengo girata di scatto.

"No...tu non vai da nessuna parte" -le sue labbra si scaraventano sulla mia bocca con urgenza e bisogno. In un primo momento rimango immobile, poi, sovrastata dalle sensazioni che provo, dischiudo le labbra. La sua lingua comincia ad esplorare, di nuovo, il mio palato, come se non lo conoscesse già, ed io lo lascio fare. Non sono nelle condizioni mentali per frenare tutto questo impeto. Le sue mani mi circondano il viso e cerca di spingermi verso gli scaffali. Non posso fare altro che seguirlo e, così, mi ritrovo schiacciata tra il legno e gli addominali del corpo di Will. I baci aumentano il ritmo quando sento la spallina del vestito che cade sulla mia spalla, seguita a ruota da quella del reggiseno. La sua bocca si sposta nel mio punto più sensibile, quel piccolo spazio tra l'orecchio e l'inizio del collo. Comincio a sospirare e il mio ventre a contrarsi. Mi sento sollevare da terra e le mie gambe sono costrette, oh che peccato, ad allacciarsi alla sua vita. E in questo movimento i nostri bacini vengono a contatto, i nostri baci si fermano per qualche secondo nei quali non facciamo altro che guardarci negli occhi e respirare all'unisono. Lui continua a tenermi saldamente contro di lui mentre io, presa da chissà quale momento di blackout, sposto le mie mani dalle sue spalle verso il colletto della camicia e slaccio il primo bottone. Il secondo, il terzo, e lui continua a guardarmi negli occhi. Arrivo fino alla fine della camicia senza che Will tenti di fermarmi. Completo il mio attento lavoro e mi ritrovo contro un addome scolpito, ma non eccessivo, e caldo. Comincio a disegnare figure immaginarie sulla sua pelle, sento il suo respiro farsi più pesante finché non arrivo ai bottoni dei jeans. Le mie dita si bloccano, non perché non voglia continuare in questa discesa, che porterà all'inferno, lo so, ma per le sue mani che dalle mie cosce di spostano sulle natiche e le stringono così da portare il mio centro ancora più vicino al suo. Oh. Ancora ansante infilo una mano tra di noi e comincio ad accarezzarlo. I tratti del suo viso si induriscono ancora di più e i suoi occhi si chiudono. Anche con questa espressione è un piacere guardarlo. Il seno viene scoperto completamente, massaggiato e io perdo il controllo di quello che stavo facendo per ansimare senza ritegno. Le sue labbra si affiancano al mio orecchio, il suo respiro è spezzato come il mio.

"Dimmi che c'è un posto dove possiamo stare più comodi" -la sua voce è così distorta rispetto al normale che faccio fatica a riconoscerla.

"Lo studio di Charles" -non so con che coraggio riesca a formulare una frase di senso compiuto vista la situazione in cui mi trovo. Will mi prende in braccio e mi porta nell'ufficio del professore. Fortunatamente, Charles ha lasciato la porta aperta così ci intrufoliamo. Indico l'unico divanetto presente in quell'ufficio. Vengo adagiata sul divanetto e strattonata dai fianchi in modo che la vita non sia a contatto con il tessuto. Lentamente mi sfila le scarpe e poi le parigine, perché le parigine in questa stagione ci vogliono, lasciando piccoli morsi qua e là. La mia testa, già sovraccarica di eccitazione, viene abbandonata contro lo schienale. I suoi baci dalla gamba si spostano verso l'interno, dove le contrazioni cominciano a intensificarsi. I miei occhi si chiudono e le mie labbra diventano doloranti a forza dei morsi che lascio per non urlare. Lui e la sua dannata lingua. Non mi accorgo nemmeno che i miei slip sono finiti a far compagnia alle assi del parquet.

"Sai, ti immaginavo una da mutandine di pizzo"

"Ti conviene non parlare e continuare con quello che stavi facendo" -normalmente non parlo così, ma questa situazione sta tirando fuori lati di me fino ad ora nascosti. Compreso il linguaggio. Lui sogghigna e si rimmerge dove vorrei. I suoi ricci vengono strattonati dalle mie dita, come anche il cuscino poco distante da me. Nemmeno la vista della sua testa in quella posizione riesco a sopportare. I morsi che mi autoinfliggo non riescono a trattenere tutta l'eccitazione del momento.

"Non morderti le labbra. Mi ecciti solo di più" -peccato che non possa fare altro. Non posso urlare con il rischio che qualcuno torni indietro e mi senta. La sua velata minaccia, mio malgrado, produce l'effetto contrario e, ormai, non le sento più. Le contrazioni aumentano sempre di più e anche i miei mugolii finché le mie gambe non diventano gelatina e una sensazione di appagamento invade il resto del mio corpo, soprattutto il cervello. Ah, cosa meravigliosa l'orgasmo. Lentamente abbandono i suoi capelli per cercare refrigerio nel contatto con la mia fronte accaldata. La luce della lampada mi costringe a strizzare gli occhi. Will si libera la prigione che si è creato con le mie gambe e mi porge tutto quello che mi ha tolto.

"Wow" -è l'unica cosa che riesco a dire.

"Sai, sei ancora più bella dopo un orgasmo" -tu e quel tuo sorriso mi farete morire. Immagino cosa possa vedere. Una ragazza scomposta dopo un orgasmo, che non aveva da un po', con le guance bordeaux.

"Sì, certo" -e adesso come l'affronto questa situazione. Meglio non pensarci e continuare a rivestirsi. Per rimettermi le parigine sono costretta ad alzarmi dal mio porto sicuro perché non ho il pieno controllo delle mie capacità motorie. Come si affronta una situazione dove il tuo vicino di casa ti ha appena fatto venire sul divano del tuo professore?

"Potrei abituarmi a questa scena...tu che ti rivesti davanti a me" -ok, come ne esco adesso? Piuttosto che rispondere mugugno qualcosa di incomprensibile.

"Magari non in casa mia...sai, finché mio fratello non se ne va'" - in cosa ti stai impelagando Liz? A stento registro quello che ho appena detto. Gli sto dando una possibilità, in fondo non c'è nulla di male. Me lo merito.

"Vieni a cena da me" – non è una domanda e la cosa mi lascia basita. Dovrebbero fare un aggiornamento al mio cervello per saper gestire queste situazioni, come con le app. Per pochi secondi rimango con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, poi decido di lasciarmi andare, tanto non ho nulla da perdere.

"Ok...fammi finire il giro e poi andiamo" -un piccolo sorriso fa capolino sul mio viso e lui è la mia fotocopia.

###

La sensazione del pizzo sulla pelle, la freschezza del mio profumo preferito, il nero del tubino e il rosso delle labbra. Sono riuscita ad estorcere a Will, per grazia divina aggiungerei, la possibilità di farmi una doccia e cambiarmi. Il riflesso dello specchio mi mostra quello che non sono da molto tempo. Una giovane, e bella, ragazza che si prepara per una cena. Sono anni che non mi sento così carina. Ed era da altrettanto che non indossavo la mia biancheria preferita e questo rosso in combinazione. La sensazione di essere una moderna Biancaneve non mi abbandona però. Completo il tutto con delle décolleté di vernice, rigorosamente nere anche quelle. Un ultimo sguardo e la sensazione è quella di vedersi bella, anche se so perfettamente che la mia innata goffaggine non mi abbandonerà mai.Suono il campanello accanto alla spessa porta di legno scuro e subito sento Max abbaiare dietro di essa. Una volta aperta la soglia il cane mi viene incontro e cerca le mie attenzioni, ma quelle sono riservate tutte al suo padrone. Anche Will ha colto l'occasione per cambiarsi ed essere ancora più sexy di quanto non sia tutti i giorni, dannato. Un groppo di saliva si far strada con forza nella mia gola. Bello è un aggettivo riduttivo per descriverlo. Pantalone scuro e camicia che fascia tutto quello che dovrebbe fasciare. Sarà una lunga serata se partiamo così.

"Dì un po', hai intenzione di uccidermi?" -il suo viso si apre in un sorriso troppo malizioso analizzando tutta la mia figura, dalla punta dei capelli fino alla punta delle mie scarpe.

"Non è proprio il mio intento per la serata...posso entrare?" -mi sto sforzando di giocare a un gioco di cui non conosco le regole. Non so come si flirta e non so come si fa per far cadere un uomo ai propri piedi. Will si scosta leggermente dalla porta per permettermi di entrare, dopo di ché la richiude con un tonfo sonoro. Avessi avuto il cappotto, probabilmente, mi avrebbe aiutato a toglierlo così da potersi avvicinare al mio collo. Mi aggiro per il soggiorno con occhio curioso per poi spingermi in cucina. Proviene un profumino delizioso dai fornelli.

"Cosa stai preparando che profuma in questo modo?" -potrei anche azzardare a ipotizzare la pietanza ma in questo modo smorzerei il suo entusiasmo nell'aver preparato qualcosa con le sue mani. Mi volto nella sua direzione e noto che non mi sta per nulla ascoltando. L'unica cosa che fa è scrutarmi come se volesse guardare oltre i miei vestiti. Alzo il coperchio per vederne il contenuto. Orata all'acqua pazza, uno dei miei piatti preferiti. Stai guadagnando punti senza saperlo. Mentre rimetto il coperchio al suo posto mi sento avvolgere i fianchi e il naso di Will comincia a strofinarsi sul mio collo. Ci si può abbandonare facilmente a queste carezze, soprattutto se te le fa il tuo vicino sexy di casa.

"Forse è meglio se consumiamo prima la cena, che ne dici?"

"Se proprio insisti" -dal fianco la mano si sposta verso la manopola del fornello per spegnere il gas. Mi svincolo dal suo abbraccio e mi affianco al tavolo di fronte alla cucina, dove spiccano due alte candele e del vino bianco. Che carino, le candele. Anche se penso che non saranno loro a bruciare. Serve il vino nei calici e mi aiuta a sedermi per poi portare in tavola la nostra cena.

"Spero ti piaccia, ho fatto del mio meglio"

"Il tuo meglio è abbastanza, sembra delizioso" -io e il cibo abbiamo un rapporto particolare. Sono quel tipo di persona che trova rilassante cucinare, che siano dolci o cibi salati. È una terapia. La cena procede tra sguardi maliziosi, mani che si sfiorano e ottimo cibo. È davvero buono. Dal canto mio, sto cercando di posticipare il più possibile il dopo cena. Non sono nelle condizioni mentali per poter sopportare tutto questo. Ma, sfortunatamente, il mio corpo suggerisce esattamente il contrario. L'agitazione si è fatta sentire nell'esatto momento in cui mi ha aperto la porta, ma vederlo cercare un contatto più intimo fa aumentare il clima già bollente di suo. Nonostante questo, riusciamo ad intavolare una conversazione civile, nella quale io rispondo alle sue domande sulla mia vita e lui risponde a poche sulle sue. Facciamo finta che io non mi sia informata settimane fa eh.

"Quindi...adesso?" -la tensione tra le mie gambe si sta facendo insopportabile.

"Adesso... adesso passiamo al dolce" -ti prego, dimmi che il dolce sei tu. 

"Avessi avuto un po' più di tempo lo avrei portato io" -alla mia affermazione sulla sua faccia compare un sorriso di chi ha in mente qualcosa. Aggira il tavolo, passando la mano dal mio polso fino al collo, mi invita ad alzarmi e mi accompagna fino a raggiungere il divano.

"Chiudi gli occhi"

"Perché?" -ok, qui la situazione sta sfuggendo di mano.

"Fidati" -fidarmi?! Sì, certo. Nonostante questo lo assecondo e chiudo le palpebre. La sensazione fresca del tessuto ricopre i miei occhi ed io sussulto sul posto

"Non farò nulla che tu non voglia. Se non te la senti, fermami" -agitata come sono potrei lasciare che mi faccia tutto quello che vuole. Sono, totalmente, nelle sue mani. Sento le scarpe che abbandonano i miei piedi e, al loro posto, una lenta e dolorosa, tortura fatta di baci che risalgono per tutta la lunghezza delle mie gambe. I miei sospiri cominciano a farsi più presenti nel soggiorno dove l'aria è calda ormai da tempo. La zip del tubino lascia scoperta la pelle della schiena e, anche in quel pezzo, viene cosparsa di baci caldi e umidi. Le spalline abbandonano il loro posto e finiscono sulla vita. Improvvisamente, il calore che fino a quel momento mi aveva riscaldata e accaldata si ferma. Un respiro che non è il mio diventa rumoroso. Le labbra di Will si avvicinano il mio orecchio ed io rabbrividisco di piacere.

"Tu hai veramente deciso di uccidermi" -evidentemente ha scoperto l'intimo in pizzo nero. Sogghigno perché l'effetto che ho suscitato è esattamente quello in cui avevo sperato. I gancetti del reggiseno vengono slacciati così da non costringere più il seno e il vestito fa la stessa fine, probabilmente a far compagnia al pavimento. Le sue dita si infilano dietro al tessuto, già troppo umido, degli slip ed io comincio ad ansimare senza controllo. Con pochi e semplici tocchi riesce a farmi arrivare all'orgasmo. Vengo presa in braccio e portata in un'altra stanza dove Will mi toglie la bandana, facendola scivolare a terra. I lineamenti del suo volto sono contratti e i suoi occhi continuano a vagare sul mio corpo nudo. Senza chiedere il permesso gli sbottono camicia e pantaloni che sono ben felici di raggiungere la benda. Dalla caviglia risalgo facendo quello che minuti prima ha fatto a me, dissemino baci su tutta la sua lunghezza. Oh, qualcuno non è messo meglio di me. Sorrido dell'effetto che produco sul suo corpo e, fissando i miei occhi nelle sue iridi, lo accarezzo. Questa volta tocca a me. Mi ci vuole poco prima che perda definitivamente il controllo, mi alzo e lo faccio indietreggiare fino a che la sua schiena non tocca la spalliera del letto. Gentilmente mi posiziono su di lui e comincio la mia discesa. Da quando abbiamo tutta questa esperienza e iniziativa Liz? Mi avvolge i fianchi e aiuta il mio centro a posizionarsi meglio su di lui. Le mie labbra si aprono, uno sbuffo è l'unica cosa che ne esce e lui è nella stessa situazione. Le sue mani calde mi aiutano a cadenzare meglio il ritmo, raccolgo i ricci in un pugno, strattono la sua nuca e comincio a mordergli il labbro inferiore. Lui spinge ancora più in profondità ed io sono costretta a gettare la testa indietro. Tutto questo è troppo. Continuiamo con questa danza per non so quanti minuti fino a quando una scarica di elettricità percorre tutta la schiena e fluisce nel mio stomaco. Questo sì che era un orgasmo con i fiocchi. Lo sento liberarsi e ci immergiamo uno negli occhi dell'altro, con il respiro corto e i nostri corpi ricoperti da una leggera patina di sudore. Con attenzione mi solleva da lui e mi adagia sul materasso, mi ricopre con il lenzuolo e mi abbraccia. Cerco di rimanere sveglia il più a lungo possibile ma il mio corpo pretende riposo. Mi addormento tra le braccia forti del mio straniero e il profumo di pulito del tessuto.

###

L'aroma del caffè appena fatto, lo sfrigolio delle uova e la lingua di Max sulla mia mano che cerca di svegliarmi in modo amorevole. Mi stiracchio come un gatto nel letto, prendo la camicia lasciata sul pavimento la sera prima e la infilo, mi arriva a metà coscia. Nella camera c'è uno specchio a figura intera e l'immagine che riflette di me sembra quella dei film romantici americani. Una ragazza che indossa un capo del ragazzo con cui ha passato una notte di fuoco. Mi copro la faccia con le mani e ripenso alla notte scorsa. Non mi sentivo così da molto tempo. Max cerca di attirare la mia attenzione e convincermi ad andare verso il profumino della colazione. Silenziosamente esco dalla camera e, ai fornelli, Will sta preparando una colazione che non sono solita consumare. Non sono il tipo di persona da colazione salata ma ogni tanto un'eccezione si può fare, visto che c'è anche il caffè. Max si avvicina al padrone e comincia a scodinzolargli contro mentre io mi godo la scena appoggiata allo stipite della porta.

"Quella camicia sta decisamente meglio addosso a te" -Will mi sorride e mi squadra per bene, mi tende una mano ed io mi avvicino fino a raggiungerlo e a far collidere le nostre pelli. Mi fa scontrare contro i suoi addominali e, subito, un guizzo di piacere si fa strada in mezzo alle mie gambe. Le nostre labbra cominciano a giocare come il gatto con il topo, le mani si riappropriano del corpo altrui e i bottoni della camicia scappano dalla prigione delle asole.

"Vero, ma io preferisco senza" -faccio scivolare la camicia a terra, vengo sollevata e appoggiata sul pianale della cucina perché il pianale non serve solo per preparare le verdure. Ci lasciamo trasportare dalla stessa passione che ci ha animati la sera precedente. Will mi allarga le gambe in modo da poter introdurre le sue dita dove le fitte si intensificano ogni minuto di più. Comincia a massaggiare ed a introdurre le dita all'interno delle mie pieghe. In pochi minuti riesce a farmi venire. È così che si inizia bene la giornata. Mi riallaccia la sua camicia addosso ma ad ogni asola mi lascia un bacio sulle labbra, sposta la colazione dalla padella nei piatti e me ne porge uno. Consumiamo così, io seduta sul pianale della cucina e lui attaccato a me, tra un boccone e un bacio. Potrei abituarmi a questa situazione, solo con un'ottima brioches.

"Ho notato che hai un tatuaggio sulla spalla...cosa rappresenta?" -ma hai dormito o hai ispezionata con la lente d'ingrandimento?

"Mi hai osservata bene eh...non ha un significato preciso, è una cosa che ho fatto d'impulso con mio fratello, sai quello mezzo nudo in casa mia, poco prima che partisse per New York. Per non dimenticarci l'uno dell'altro" – la sua risposta è un grande sorriso sul viso e poi torniamo alla nostra colazione. Visto che è sabato decidiamo di passare la mattina nell'ozio tra film, Max che pretende le coccole e la lussuria che non ci ha ancora abbandonato da ieri sera in archivio. Insomma, un sabato qualsiasi. 

#

Il suono del campanello ci ridesta dalla pericolosa attività in cui eravamo immersi, il solletico, forse bambinesca ma, in fondo, tutti hanno bisogno un lato che rimane bambino per sempre. Will riesce a sfuggire alla mia presa per andare ad aprire la porta mentre io mi concentro su Max. Dall'ingresso entra una donna e descriverla bellissima è veramente riduttivo. Pelle di porcellana, capelli rossi e mossi, occhi verdi che mi stanno guardando con aria fintamente offesa ma, soprattutto, schifata. Vestita con un tubino blu e delle stupende tacco dodici. Semplicemente stupenda e potenzialmente letale.

"Quindi adesso ti porti a letto le ragazzine?" -ehi! Ragazzina a chi? Non so se riderle in faccia o sentirmi offesa, nel dubbio cerco lo sguardo di Will che ha un'espressione indecifrabile.

"Non ti azzardare a insultarla!" – sembra veramente infuriato con questa donna.

"Scusi, lei chi sarebbe?" -con tutta la buona educazione di cui sono fornita, cerco di mitigare i toni che stanno diventando accessi.

"Io sono Jessica, sua moglie...tu devi essere quella che scopa con mio marito" -COSA?!

"Ma...marito?!" – non oso immaginare la mia faccia in questo momento. Sento il corpo irrigidito come una statua di marmo. L'aria fa fatica ad entrare nei polmoni e tutto nella stanza sta girando come se fossi su una giostra. Raccolgo le mie cose e cerco di uscire da quel soggiorno ma vengo trattenuta.

"Aspetta...non te ne andare" -Will cerca di farmi cambiare idea ma non ci riesco.

"Non osare toccarmi" -mi sgrullo di dosso il suo braccio e esco come una furia lasciandomi alle spalle la porta, la sua e quelle del mio appartamento. Rimango a fissare il vuoto per alcuni minuti, il fiato corto e un muro di lacrime che cerca prepotentemente di uscire dai miei occhi. Oggi, non è il giorno in cui mi faccio abbattere da questo. Corro in camera mia, dall'angolo più buio dell'armadio riesumo la valigia e metto dentro i primi vestiti che attirano il mio sguardo, di volata prendo il necessario dal bagno e chiudo tutto. 

#

<<Il treno per Didcot Parkway è in partenza al binario 2, allontanarsi dalla linea gialla>> 

La voce dell'interfono mi ridesta dal buio nel quale ero sprofondata nella speranza di trovare un minimo di pace. Ho deciso di scappare perché non sapevo cos'altro fare e la persona alla fine del mio viaggio saprà darmi il consiglio e l'aiuto di cui ho bisogno. Timbro il cartoncino con stampata la mia destinazione, BATH. Casa. Mi accomodo sui sedili e abbandono la testa indietro. Prima di poter arrivare a casa devo fare una fermata intermedia, niente che non si possa affrontare. Copro le orecchie con le cuffie e faccio partire la mia playlist Indie creata per i viaggi in treno. Mi aspetta un viaggio completo di un'ora, salvo imprevisti, ho tutto il tempo per godermi la musica.




PRALINE AL COCCO E NUTELLA

Cioccolato fondente 200 gr; Nutella 120 gr; Granella di nocciola 30 gr; Panna fresca liquida 50 gr; cocco rapè 40 gr

PER CARAMELLARE LE NOCCIOLE: nocciole 32 gr; acqua 30 gr; zucchero 70 gr.

Partire con il caramellare le nocciole. In un pentolino unite acqua e zucchero e fate sciogliere fino ad ottenere uno sciroppo. Spegnete il fuoco e immergete le nocciole intere. Mescolate finché non sarà un composto sabbioso, rimettete sul fuoco il pentolino e fate sciogliere lo zucchero a fuoco basso finché non sarà ambrato. Mettete le nocciole su un vassoio con carta forno, separandole e fate raffreddare.

Tartufini: tritare il cioccolato, aggiungetelo alla panna calda e fate sciogliere con frusta a mano. Aggiungete la nutella. Unite a granella di nocciole e mescolate fino ad ottenere un impasto corposo. In una terrina il tutto coprendola con una pellicola a contatto e lasciate raffreddare in frigo per circa 30 minuti. Poi, dividete l'impasto in 32 pezzetti, mettete al centro una nocciola e richiudete. Date una forma sferica al tartufino e distribuite il tutto su un vassoio con carta forno. Distribuite la polvere di cocco sul vassoio e tufateci dentro i tartufini ed eccoli pronti.


COMMENTO DELL'AUTRICE

Eccoci arrivati ad uno dei grandi punti. Ci siamo lasciati trasportare da Will e Liz nel loro momento di passione e poi arriva Jessica. Chissà cosa succederà a Liz una volta tornata a casa. Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e vi aspetto tutti la prossima settimana con tante novità.

Liz



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro