5. Sally

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Alberi che scorrono davanti ai miei occhi come razzi, vaste campagne gli accompagnano e un brillante sole li sorveglia dal cielo che, solo per oggi, è senza nuvole. Il treno sfreccia il più veloce che può per portarmi dall'unica persona che mi può aiutare a superare questa situazione. Sally, perché a nessuno è concesso chiamarla nonna, ha cresciuto sia me che Ezra a colpi di torte al cioccolato e ghirlande di fiori. Per qualsiasi graffio, mal di testa o nausea aveva sempre pronta per noi una tisana bollente o una crema fatta con le erbe del suo giardino. I nostri genitori non erano molto contenti che passassimo tutti i pomeriggi da lei ma, alla fine, si sono dovuti rassegnare. Il motivo del loro comportamento era visibile a chiunque, a Bath tutti conoscono mia nonna e tutti la evitano come la peste, come se avesse fatto qualcosa che ha offeso i pilastri del buon costume. Non posso sapere se effettivamente le dicerie fossero vere o no ma Sally non ci ha mai fatto mancare nulla ad affetto e conoscenze che a me sono servite mentre a mio fratello nemmeno un po'. Nemmeno della sua vita sentimentale ho mai saputo molto, solo che è rimasta vedova poco dopo la nascita di mia madre. Non parla mai del nonno, non sappiamo neanche il suo nome, l'unica cosa che siamo riusciti a strapparle dalla bocca è quando si sono conosciuti. Lei è il motivo principale per cui ho aperto un blog di cucina, mi ha insegnato a cucinare e come usare le erbe del giardino, oh, quel giardino perfetto, in cucina. Ho ancora il suo ricettario che mi regalò prima di cominciare gli studi ad Oxford. Mi ha incoraggiata in goni modo e su tutte le decisioni che prendevo, sia personali che professionali. Ecco come è nato Blue Lavander.

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Il taxi nero che ho preso alla stazione di Bath mi lascia davanti alla cancellata bianca che circonda il terreno di Sally. Le travi sono ricoperte di orse rampicanti, le preferite di Sally, che regalano alla casa un aspetto d'altri tempi. È una tenuta che appartiene alla famiglia di mia madre probabilmente dall'Ottocento. Oltre la cancellata il bianco della tenuta in stile vittoriano è quasi accecante nelle giornate di sole in estate. So per certo che Sally sa che sono qui, lei non ha bisogno che qualcuno le dica cosa è successo, lo sa già. Ti disarma ogni volta. Consegno il denaro al tassista e trascino la mia valigia improvvisata lungo il vialetto. Piuttosto che entrare in casa, aggiro l'ingresso e svolto per la veranda e il giardino. L'orto di Sally ha un ordine quasi geometrico, in ogni rettangolo una pianta diversa, sia verdura che le piante per la cucina. Il rumore della paletta che smossa il terreno è il simbolo che Sally è in casa. Sotto all'enorme cappello in paglia dalla tesa larga, una cascata di lunghi ricci scuri mescolati alle ciocche grigie si muove troppo per sistemare della semplice lattuga.

"Allora Fiorellino (sì, questo è il soprannome della nonna) la moglie del tuo bello si è fatta viva, eh?" -mio dio, è spaventosa ogni volta di più.

"Adesso mi spieghi come hai fatto a venirlo a sapere" -abbandono la valigia sui gradini e mi avvicino a lei.

"Un uccellino ha beccato alla mia finestra e mi ha spifferato tutto" -si alza dal terreno e mi viene incontro per abbracciarmi. Le sue braccia sono rassicuranti e ti danno forza con un semplice gesto. "Allora, sistemi le tue cose, ti fai una doccia bollente e poi prepariamo la cena, mh" -porto la valigia in una delle tante camere presenti dentro la casa e la svuoto. Come ogni casa vittoriana, gli interni sono tutti di legno, niente eccezioni. La doccia calda non aiuta come fa sempre a scacciare i pensieri né i ricordi. Una chioma rossa attraversa la mia mente come un fulmine. Marito, aveva detto. Will è sposato. Strano, di solito faccio un'attenta analisi delle persone, di tutto quello che indossano, e non avevo notato alcuna fede al dito. Deve essere successo qualcosa se un marito non porta più la fede, a meno che non si siano ingrossate le dite e, evidentemente, non è questo il caso.

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Nel cuore della notte un lampo rosso attraversa i miei sogni e mi sveglio sudata e urlando. Mentre cerco di tornare ad un respiro normale mi sento chiamare dalla nonna. Contro voglia scendo le due rampe di scale per approdare direttamente in cucina. Il tavolo completamente sgombro da tutte le cianfrusaglie, due bicchierini di cristallo con un liquido verde e una zolletta di zucchero al di sopra che fiammeggia. Oddio, assenzio, sarà una lunga notte di confessioni e consigli. Dalla veranda sbuca Sally, vestito dalla testa ai piedi di nero con un abito del secolo precedente che le arriva alle caviglie.

"Fiorellino, pronta per le carte e le confessioni sconce?" -come se lei già non sapesse tutto.

"Carte sì, sbronza anche ma non le confessioni, tante già sai tutto" -mi guarda di sottecchi con un sopracciglio alzato per far intendere la sfida.

"Bene, beviamo, balliamo fino allo svenimento e poi tu torni a casa e dai una bella ripassata al fotografo amico di tuo fratello" -ecco appunto. Per essere una donna di 73 anni è molto tecnologica, infatti accende la sua playlist personale anni 60/70 e i suoi fianchi cominciano ad ondeggiare a tempo di musica. Io, invece, prendo il mio bicchiere, spengo la fiammella, lascio cadere lo zuccherino dentro l'alcolico e poi ne bevo un lungo sorso. Dopo aver dato una svegliata alla mia gola la seguo nel nostro rito del ballo sfrenato girando intorno al tavolo. Più balliamo e più ci versiamo da bere. Non ho avuto una zia che mi ha iniziato all'alcol, ma ho avuto una nonna che è famosa per non avere mai freni sia nel linguaggio sia nell'eccesso alcolico. Appena sentiamo che il respiro ci sta abbandonando ci sediamo e cominciamo a ridere sguaiatamente e insultarci, ecco non dateci dell'assenzio perché questa è la fine che facciamo.

"Come faccio a passare oltre se vive affianco a me e lavora in biblioteca?" -ho paura della risposta.

"Semplice, te la spassi con entrambi. Avere una moglie non gli ha impedito di portarti a letto e, sicuramente, tu hai più bisogno di lei di fare del sano sesso" -è passata dall'assenzio al rhum scadente- "Hai bisogno di scopare stai cominciando ad avvizzire"

"NONNA!" -ma si è vista allo specchio di recenti. Io non ho 73 anni- "Ma ti sei vista allo specchio, MUMMIA!"

"Oh oh, qualcuno ha alzato il gomito, SGUALDRINELLA!" -scoppiamo a ridere e battere i palmi sul legno per cercare di enfatizzare il tutto. Sono troppo ubriaca anche per capire quello che sto facendo. Come ogni sbronza che si rispetti, prima sei alle stelle e poi sei a terra.

"Cosa mi consigli? Torno a Oxford o resto ancora un po' qui e ti proteggo dalle male lingue?"

"Oh, fiorellino, alle male lingue basta dare un assaggio della mia di lingua...tu hai bisogno di un orgasmo e non lo avrai se resterai qui...domani mattina ti fai una doccia, rimedio contro la sbronza e prendi il primo treno per casa"

"Va bene...adesso possiamo finire quella dannata bottiglia di rhum?" -mi passa il bicchiere della staffa che scivola lungo la mia gola dandomi il colpo di grazia.

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Un soffio fresco di menta mi sveglia dal mio piacevole sonno ristoratore. Il piccolo indice di mia nipote sul mio naso cerca di non darmi un risveglio traumatico. Pigramente apro gli occhi e i suoi capelli biondi mi accecano tanto il sole li rende luminosi. Due grandi occhi azzurri mi fissano sorridendo in accordo con le labbra. In uno slancio che non mi caratterizza per niente di prima mattina, rapisco Makenna e la trascino nell'antro oscuro delle mie coperte. La sua risata cristallina da bambina innocente fa ridere anche me.

"Zia ti stanno aspettando tutti!"

"Non mi avranno prima che di riempirti di baci!" -avete presente quei versetti che fanno i neo genitori con i propri figli? Ecco, inizio a fare la stessa cosa sulla bambina di sette anni dentro le coperte. Contemporaneamente ai baci le faccio anche il solletico e lei si dimena come una piccola biscia. Finisco la mia dolce tortura e la faccio scendere dal mio letto e noto che ha indosso un abitino bianco con un nastro in vita che culmina in un fiocco sul retro, per coprire la cerniera. Si avvicina alla sedia vicino alla porta della camera e raccoglie la sua coroncina di fiori di campo e la indossa. È così carina!

"Nonna ha detto che ti devi vestire come me e mettere anche tu la corona" -Sally e le sue tradizioni di Pasqua alquanto strane. Accontento sia Makenna che Sally e riesumo dall'armadio un abito bianco, lungo fino alle caviglie, che nonna tira fuori dalla naftalina ogni volta che la vengo a trovare. Mentre mi cambio mia nipote mi fissa dalla sedia con i suoi piccoli piedini a penzoloni.

"Tesoro, dov'è la mia coroncina?"

"In cucina. Nonna stava finendo di mettere gli ultimi fiori"

"Va bene. Sono arrivati tutti?" -annuisce, con un balzo scende dalla sedia e mi porge la manina per portarmi di sotto. Scendiamo le scale con le narici pregne di un dolce profumino di Waffles e sciroppo d'acero, quello buono della nonna! La cucina sembra aver subito un'esplosione per la quantità di cibo e disordine sparso un po' ovunque. Makenna sfugge dalle mie mani e corre in giardino dove, sicuramente, il resto della mia famiglia si sta accomodando per la colazione immersa nei fiori. È veramente raro riunire tutti gli White sotto lo stesso tetto a Natale, figuriamoci a Pasqua, ma soprattutto, è praticamente impossibile riunirci a casa di Sally. Lei non ha mai festeggiato queste ricorrenze ma è stata costretta a chiudere un occhio dalla mamma e dal suo amore per mio padre. I miei genitori sono una coppia che ha ottenuto tutto quello che desideravano dalla vita. Un matrimonio felice pieno di amore, dei figli e dei nipotini. Questo non vuol dire che non hanno avuto i loro momenti di difficoltà e di incomprensioni, solo non hanno mai perso quella scintilla negli occhi quando si guardano. Innamorati come sempre e per sempre.

"Fiorellino, era ora che ti alzassi. Sono stata circondata e tu mi hai abbandonata...vergognati!" -come si fa a non sorriderle e abbracciarla. È lei per prima a divincolarsi dalla mia stretta per mettermi intesta la mia coroncina di fiori. Per me mughetti e anemoni. Vassoio di Waffles alla mano e usciamo per raggiugere gli altri. Nel grande terreno che Sally possiede c'è, nel centro, un patio di legno, dipinto di bianco, ricoperto di rose rampicanti che producono la giusta ombra ad ogni ora del giorno. Sotto ai rampicanti, tavolo e sedie chabby chic di metallo, dipinte anche quelle di bianco. La mia famiglia al completo che aspetta solo la colazione. Ai capi della tavola le matriarche della famiglia, mia madre e Sally. A casa della nonna mio padre non ha voce in capitolo per quasi nulla. Mio madre si trova in mezzo agli uomini, mio padre e i miei fratelli. Ebbene sì, ho un altro fratello, più grande di me anche lui ma con la testa più a posto. Hanry è un avvocato di successo a Londra e potrebbe arrivare ai vertici del suo studio. Sposato con Jules, probabilmente ex modella, incinta del suo secondo figlio e perfetta per completare il quadretto della coppia da copertina. In realtà non ci parliamo molto, due chiacchiere quando mi porta Makenna per passare del tempo con me. Makenna è la prima figlia di Hanry e Jules, una bambina che ti rigira come un calzino perché ti fa fare esattamente quello che vuole anche se tu sei contrario. Mio padre, invece, è un medico in pensione e si dedica alla professione del nonno a tempo pieno. L'unica che non ha smesso di lavorare è mia madre. Ha un negozio in città di erboristica che ricorda una vecchia farmacia, solo tutta bianca. Abbiamo la fissazione per i colori chiari quando si parla di arredamento. Le piace troppo aiutare le vecchiette che vanno da lei lamentandosi dei peggiori mali e uscire con una boccetta piena di estratto di qualche fiore. Per molto tempo mia madre non ha goduto di buona fama, come mia nonna. Ma quando ha sposato mio padre la trattano come una persona normale. Ipocriti. Ezra, invece, è l'unico maschio della famiglia ad avere un rapporto speciale con la nonna, come me. Solo noi passavamo il nostro tempo tra lei e il negozio di mamma. <<Artemisia>>

L'unica imposizione di Sally per celebrare questa ricorrenza è che ogni donna della famiglia indossi un abito bianco e una corona di fiori. Non abbiamo mai trovato nulla di male e, infatti, l'abbiamo sempre fatto, solo Jules non lo fa. La solita guastafeste. Non posso dire di trovarla simpatica o il contrario, perché non ci conosciamo. So il suo nome perché è la moglie di mio fratello e la madre dei miei nipoti. Makenna sfrutta ogni momento di queste riunioni per stare con Sally. Vivendo a Londra non si vedono quasi mai e questo dispiace a tutti. Ogni volta solo Harry e Jules litigano per dove dovrebbe passare le vacanze estive la figlia e, così, ripiegano su di me che, in tutta innocenza, la porto dalla nonna per farle stare insieme. Sally le sta impartendo le stesse conoscenze che ha impartito a me. Non mi stupirei se, un giorno, dovesse prendere il posto della mamma. È davvero brava, un talento. Niente preghiera tipica, solo un ringraziamento per il cibo e il meteo, fatto dalla nonna. In fin dei conti, è lei il capo famiglia, la matriarca.

Mentre consumiamo la nostra colazione sia Harry che Ezra si alzano dai loro posti e richiamano l'attenzione di tutti con i loro bicchieri.

"Colgo l'occasione per dire a tutti che mi hanno promosso a socio onorario dello studio" -partono immediatamente fischi di approvazione e abbracci. "Lo studio ha ingaggiato un'organizzatrice di eventi per l'occasione. Dovete esserci tutti, anche tu Sally, non ammetto scuse"

"Oh, dovrai corrompermi con altro, dolcezza"

"Ottimo vino è abbastanza corruttibile?"

"Mmmhh...oh, andata!" -è raro che Sally esca dalla sua casa per questo genere di cose. Ricordo che quando mi sono laureata, entrambe le volte, non era venuta. Ma abbiamo festeggiato a modo nostro dopo. Eccome se lo abbiamo fatto.

"Io, invece, volevo dirvi che smetterò di fare l'eremita. Ho trovato un ottimo lavoro vicino ad Oxford e ho anche un appartamento"

"Vai così ragazzino!" -Nonna ha un nomignolo per tutti, solo papà è esonerato. Per lui nutre un rispetto profondo e sono convinta che provi anche un sincero affetto.

"Ho anche un coinquilino!" -ecco il tranello.

"Oddio, e lui sa a cosa sta andando incontro?" -la mia domanda può sembrare strana ma tutti sanno che Ezra non è in grado di vivere in modo normale da solo, figuriamoci con qualcun altro.

"Ah ah ah...certo che lo sa"

"Oh, spero proprio"

Il resto della giornata passa nel modo più tranquillo che esiste, come fosse una gita in campagna. Noi donne White, eccetto Jules, corriamo, scherziamo e prepariamo infusi mentre la parte maschile ride e scherza dei nostri giochi. Ad un occhio estraneo sembrerebbe una scena di qualche film ambientato nelle campagne inglesi del settecento. Molto bucolico. Avevo bisogno di passare del tempo così, spensierata, ma l'ombra rossa continua a palesarsi davanti ai miei occhi appena mi concedo di pensare a Will. Devo affrontare questa situazione, non posso restare rintanata a casa della nonna. Non sono una ragazza debole. E, in più, non ho sbagliato proprio niente. Con questi pensieri mi addormento dando un ultimo sguardo alla corona di fiori sulla testiera del letto, come se potesse imprigionare i miei cattivi pensieri. 

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*Ehi, Cherry, passa da me così ti faccio conoscere il mio coinquilino*

Il messaggio di Ezra mi risveglia dal pisolino che avevo deciso di concedermi sul treno. Sì, sto tornando a casa. Infondo, che colpe ho io per aver passato una notte di sesso con il mio vicino di casa che mi attrae come una falena. Non mi devo sentire in colpa per nulla. Non sono io quella che ha mentito. Anche se, forse c'è un motivo se un "uomo" non ti dice che è sposato. Le cose sono due: 1-sei uno stronzo patentato e fedifrago; 2-è successo veramente qualcosa di grosso. Nel mio pessimismo degli ultimi giorni propendo di più per la prima opzione. Obbiettivamente, come si fa a lasciare una donna come quella furia rossa che è entrata nell'appartamento. Andiamo, è bella da mozzare il fiato. Sarebbe meglio non pensare molto alla moglie del ragazzo che mi piace. La pioggia che batte forte sui finestrini e il caos che consegue alla discesa dal treno dei passeggeri sono il mio contorno per questo ritorno ad Oxford. La stazione è affollata come poche volte e i passeggeri sono avvolti dalla nebbiolina e dalla pioggia che accompagna il loro viaggio, in vero stile Oxford.

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Il complesso di appartamenti dove Ezra ha trovato rifugio, chissà per quanto poi, si trova nella zona residenziale di nuova costruzione. Tutti i condomini sono ricoperti di mattoni rossi e intervallati da grosse finestre ad arco con spesse tende bianche che impediscono ai guardoni, tipo me, di curiosare al loro interno. Mio fratello mi aveva detto di aver anche un coinquilino, povero sciagurato, non ha idea di cosa lo aspetta. Vivere con mio fratello è come stare in accampamento perenne. Non so quanto questo ragazzo, spero vivamente sia un ragazzo, possa sopportarlo. Suono il campanello all'interno numero 3, non mi risponde nessuna voce solo il cancelletto che si apre. Con titubanza mi addentro nell'ingresso e cerco il numero giusto. Mi trovo davanti una porta che sembra più l'ingresso di un garage e affianco alla maniglia trovo un mini campanello, premo il pulsante e aspetto con un'agitazione che non comprendo, in fondo sto solo andando a trovare mio fratello e un perfetto sconosciuto. Cosa potrà mai succedere. Ad aprirmi è un raggiante fratello che ha trovato un posto, spero, fisso piuttosto che continuare a fare l'eremita in giro per il mondo. 

"Cherry, finalmente. Pensavo non saresti venuta"

"E perdermi la disperazione del tuo coinquilino? MAI" 

"Dai, forza, entra. Che te ne pare?" -ha trovato un posticino niente male. Un loft moderno e pieno di luce grazie alle enormi finestre ad arco. 

"Non male, non male. E non hai ancora combinato guai?" 

"Simpatica. No, sono persino in grado di non rompere i piatti mentre li lavo"

"Oh, adesso lavi anche i piatti? Stiamo facendo progressi da quando hai lasciato il mio divano"

Ruoto la testa appena in tempo per vedere la porta del bagno aprirsi e rivelare la figura di un ragazzo, completamente nudo, e il vapore dell'acqua bollente che lo accompagna. Probabilmente la mia bocca è aperta come una scema ma, porca miseria, il corpo che si para davanti a me farebbe venire i bollori anche ad un'anziana signora che non vede un uomo dagli anni sessanta. Scrollo leggermente la testa e mi riprendo nell'esatto momento in cui mi accorgo che il ragazzo è Roger, l'assistente-non-assistente di Ezra. Lui, la sua barba rossiccia e gli addominali ben scolpiti, chissà quante ragazze deve aver steso con quelli, mi distrae troppo. 

"Ezra, devi dirmi qualcosa?" -fisso mio fratello e provo a non farmi sentire anche se è inutile.

"Ah, sì. Non ti avevo detto di Roger?" 

"No! Come non mi avevi detto che le foto me le aveva fatte lui!" -nel dirglielo lo colpisco alla spalla sperando di fargli male ma è tutto inutile. 

"Ezra! Non mi avevi detto che la sorellina sarebbe passata. Allora, ti piace la visuale?" -la tua o quella dell'appartamento?

"L'appartamento non è male...ora, mettiti qualcosa addosso perché non si riesce a parlare in queste condizioni" 

"Penso invece che resterò così, giusto per farti arrossire ancora un po'" 

"Fa un po' quel che vuoi! Spero tu possa sopravvivere a mio fratello, sai, non è in grado di vivere con qualcuno" -sto cercando di non guardarlo perché se dovessi farlo potrei non uscire più. 

"Oh, penso proprio di riuscirci." -come se nulla fosse, ci volta le spalle e si allontana forse per mettersi qualcosa addosso ma ho i miei dubbi. "Ah, ci sarai alla mostra vero? Esporremo la tua fotografia, devi vederla" 

"Non mi hanno detto niente...magari riesco a fare un salto" -in fondo voglio vedere cosa pensa la gente della mia fotografia e sono convinta di non potermi imbarazzare perché non si vede il mio viso. 

Lascio l'appartamento con l'imbarazzo che fa mostra di sé sul mio viso rosso. 

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Lo spazio che hanno affittato per la mostra è una galleria cosparsa di mattoni rossi e colonne di legno. Ai muri sono appese tutte le opere di ogni fotografo che ha partecipato a questo progetto, di cui ignoro ogni cosa. Questa mostra è un tripudio di gente competente, vino e finger food. Non proprio il mio ambiente naturale ma, se sono riuscita a superare una serata di gala, posso affrontare tranquillamente ogni cosa. In più, non ho l'ingombro di un abito lungo solo una tuta elegante che ricorda un completo maschile, cintura in vita e degli eleganti tacchi alti. Non ho dovuto nemmeno perdere tempo per acconciare i capelli visto che sono corti e stanno in piega da soli, dannati e benedetti allo stesso tempo. Per mischiarmi alla folla accetto un bicchiere di vino che rigiro tra le mani almeno un paio d volte prima di prenderne un sorso. Passo in rassegna le prime foto e, devo ammettere, che sono veramente tutte belle. Non so come faranno chi di dovere a scegliere quale prendere e portare nella propria collezione. Verso la fine della sala trovo l'oggetto del mio peregrinare da una parte all'altra. Davanti ai miei occhi una donna di schiena con un tatuaggio in bella mostra che non stona per niente con il resto e l'accappatoio sui fianchi. Le mani che sfiorano delicatamente il collo. Il bianco e nero della fotografia rende più bello qualsiasi cosa, persino me. Non dirò che non mi reputo una bella ragazza perché, nonostante abbia poca autostima, non sono cresciuta con degli specchi di legno in casa. 

"Ti piaci?" -alle mie spalle la voce di Roger sussurra la sua domanda. 

"Non male...conosci il fotografo? Perché vorrei ringraziarlo e chiedergli se potessi avere una copia" -non mi giro nella sua direzione per paura di iniziare a sbavare. 

"In effetti lo conosco. Potrei fargli notare il tuo interesse e farti recapitare a casa la foto" -mi decido a volgere lo sguardo verso di lui e non sono preparata alla vita sottile fasciata dalla camicia. Da far venire l'acquolina in bocca. 

"Ma davvero?" -la sua testa si sporge verso di me e il suo sorriso sghembo fa capolino sulla faccia.

"Mmh...se poi vorrai far entrare anche il fotografo, oltre alle foto, sarebbe molto disponibile" 

"Non saprei...bisognerebbe capire le sue intenzioni" -Roger si sposta in modo da essere dietro di me e sporgersi sul mio collo. Il suo respiro caldo è la causa di una serie di brividi che dalla schiena si spostano al ventre. 

"Le sue intenzioni sono quelle di toglierti questa eccitante tutina e sbatterti contro il muro" -diretto e ad effetto, e che effetto. Questo tipo di schiettezza usata dal fotografo sexy che ti ha vista nuda ha l'effetto desiderato. L'eccitazione sta raggiungendo valori da far star quasi male e Roger che si appiccica alla mia schiena, di certo, non aiuta anzi, peggiora. Accanto a noi la porta del bagno diventa provvidenziale, così mi giro verso Roger e poi indico con lo sguardo la porta, i suoi occhi seguono i miei. Senza farci notare dagli altri invitati alla mostra, specialmente mio fratello, ci dirigiamo nel bagno, ci chiudiamo la porta a chiave dietro le spalle. La zip della tuta scende verso la fine e la faccio scivolare a terra mentre lui si allenta il nodo alla cravatta e abbassa la lampo dei pantaloni. Non parliamo, non abbiamo voglia di parlare. Abbiamo voglia e basta. Le nostre bocche si scontrano in modo violento, bisognoso solo della fisicità, e, senza ritegno, lo strattono per il colletto della camicia per trascinarlo verso il lavabo in modo da poterci salire sopra. Grazie al cielo non ho messo il rossetto rosso. In affanno e pieni di eccitazione continuiamo con questo ritmo il bacio, le mie gambe gli permettono di sistemarsi meglio sia con il bacino che con le dita che si fanno largo tra il pizzo delle mutandine. Inserisce prima una, poi due dita e mi tortura nel modo giusto, quel tanto da farmi arrivare a gemere in modo indecente e a costringermi a coprirmi la bocca con la sua. Al limite dell'orgasmo, toglie le dita, sistema il preservativo ed entra in modo deciso. Si muove in preda alla passione ed io gli vado incontro ad ogni spinta, ho veramente bisogno di solo sesso, niente di più, e va bene così. La mia voglia esplode in un potente orgasmo e, poco dopo, anche lui mi raggiunge. Rimaniamo fermi, incastonati l'uno nell'altra, affannati e soddisfatti. Eccome. 

"Dio sei perfetta" -Roger ha la testa incastonata contro la mia spalla e non ha ancora acquisito un respiro regolare.

"Scommetto lo dici a tutte le donne" -nemmeno io sono messa meglio, ancora ansante ma riacquistano un po' di lucidità.

"Vero...ma per questo ne vale la pena" 

"Non serve" -lentamente lui esce da così che ci possiamo rivestire in silenzio, ma non imbarazzante, consapevole di aver fatto qualcosa di cui avevo bisogno e che mi sono presa. Il rumore della zip fa da sottofondo al momento. 

"Come faccio a portarti la foto?" -mi giro verso di lui, lo affianco e gli sistemo la cravatta che non ne vuole sapere di stare al suo posto. Potrei dirgli di chiedere a mio fratello ma è meglio che Ezra non sappia nulla e, se ci rivedremo, sarà a casa mia, meno imbarazzo e domande.

"Aspetta qui, torno subito" - esco dal bagno e mi dirigo al bancone degli alcolici, prendo un tovagliolino e chiedo una penna al ragazzo. Dopo aver ringraziato, torno in bagno senza dare sospetti del mio repentino andirivieni e Roger è comodamente appoggiato alla porta della toilette. 

"Tieni. Scrivi quando vuoi. Una sola regola. Se lo farai sarà per fare sesso, niente di più. Ne sei in grado?" -mi guarda stupito e subito dopo divertito. Spero che non mi prenda a insulti o cos'altro. 

"Era il mio intento" -prende il tovagliolo e lo infila nella tasca. 

"D'accordo" -non c'è altro da aggiungere, ci guardiamo e ci sorridiamo. Sì, ho fatto bene. Riemergo da dietro la porta del bagno per tornare nel mondo dei vivi. Niente domande, niente smancerie. Ritorno dal cameriere ed ordino una vodka con ghiaccio. Dopo pochi minuti, esce anche Roger che, subito, viene rapito da mio fratello per portarlo da un piccolo gruppetto di persone che cominciano a stringergli la mano. Sembra che la sua foto sia piaciuta molto. Finisco la mia ordinazione e mi rivolgo al cameriere che mi fissa in modo insistente. 

"Lo vedi quel ragazzo con le collanine al collo...bene, se ti chiede di me digli che sono andata a casa" 

"Certo signorina. Buona serata"

"Anche a te"

Non avendo voglia di tornare a casa a piedi, chiamo un taxi, uno di quelli tipici inglesi, neri, belli e comodi. Durante il tragitto ho modo di riflettere su quello successo. Niente paranoie. Ho voluto fare sesso con un perfetto sconosciuto e l'ho fatto. Non ho nulla di cui recriminarmi. È stato intenso, soddisfacente e, onestamente, penso che ripeterò l'esperienza presto. Adesso tocca a Roger giocare la prossima mossa. Vedremo come andrà.

PAVLOVA CON PANNA E FRUTTA FRESCA

PAVLOVA: 180 gr di albumi; 250 gr zucchero extra fine (Zefiro); 1 cucchiaino di aceto di mele; 1 pizzico di sale; 1 cucchiaino di estratto di vaniglia; 2 gr di cremor tartaro; 15gr maizena

GUARNIRE: 30 gr di zucchero; 150 gr fragole, 1 kiwi; 80 gr mirtilli; 80 gr di lamponi; 300 gr di panna liquida fresca

PAVLOVA: con uno sbattitore elettrico montate gli albumi a neve aggiungendo gradualmente il sale, il cremor tartaro e la vaniglia. In una ciotola mescolate la maizena con lo zucchero extra fine e aggiungete il composto, un cucchiaio alla volta, agli albumi. Per ultimo aggiungete l'aceto. Rovesciate il composto su una leccarda ricoperta di carta forno dando la forma che più vi aggrada e infornate a 120° a forno stato per circa 1 ora e mezza.

GUARDNIRE: lavate e tagliate la frutta, montate la panna e guarnite la vostra pavlova.


COMMENTO DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Innanzitutto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Adesso abbiamo tutti un quadro più chiaro sulla famiglia di Liz. Una nonna impicciona ma che sa essere molto dolce e di conforto. In più, è tornato Roger! La situazione per Liz sta cambiando. Ci vediamo martedì prossimo con altre novità.

Liz



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