35. Cagliostro

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Sperare che tutto quello che ti capita nella vita vada per il verso giusto è da illusi. Il cucchiaino nel thè freddo gira da solo, sollecitato dai miei movimenti delle dita come un direttore d'orchestra. Davanti a fogli che stabiliscono se sono in grado di ottenere la cattedra a contratto di Diplomatica, una discreta paura di fallire si fa strada nello stomaco e sale, sale fino allo gola. Stendere un programma per il prossimo anno accademico, presentarlo nell'ufficio del Rettore e sperare che venga accettato, cambiare contratto di lavoro mi terrorizza di più che la possibilità di incendiare il divano con una formula pronunciata male.

In un raptus di rabbia e frustrazione, lancio la penna oltre il tavolo della cucina che di scaglia, non in mie intenzione, contro la caviglia di Roger. Chiude il libro che stava leggendo e solleva lo sguardo verso di me con un misto di comprensione e dolcezza che non mi merito in questo momento. Vorrei solo urlare. Sono stanca, fa caldo e Cagliostro non torna a casa da due giorni. Quest'ultimo particolare mi sentire ancora più arrabbiata. Nelle ultime settimane è stato intrattabile, si avvicinava, mantenendo una certa distanza, solo per avere il suo cibo. L'ho assecondato senza obbligarlo a fare nulla, anche quando ho aperto la finestra sopra il lavandino per farlo uscire. Da allora, non l'ho più visto.

Ho tempestato Zoe di messaggi e chiamate per due gironi per sapere se si era rifugiato da lei, qualora avesse trovato la sua abitazione. Mi sono detta che se è riuscito a trovarci al Magnolia avrebbe potuto arrivare anche da mia cugina.

La mani di Roger raggiungono le mie spalle per cercare di allentare la tensione accumulata agendo con una leggera e ben mirata pressione. Un sospiro di tensione fuoriesce dalle mie labbra e mi copro con le mani una parte del viso alla ricerca di una possibile risposta a questa situazione. Mi esaspera non sapere dove sia e cosa gli sia preso.

Abbandono le mani, con i palmi riversi sul legno, sopra i mille fogli ancora incompleti di alcune spunte.

"Ti devi rilassare." la voce roca di Roger arriva alle mie orecchie mentre fa ruotare lo sgabello per fronteggiarlo.

"Hai una soluzione? Perché al momento non ne vedo."

Il suo sguardo si posa sulla profonda scollatura del mio vestito giallo, vecchio di almeno cinque anni e ancora perfettamente calzante, e indugia sulle sottile spalline, giocando con il tessuto e facendolo, accidentalmente, scivolare lungo la spalla. Con un movimento rapido fa lo stesso con l'altra spallina per poi spostarsi sulle mie ginocchia. Le ricopre con le mani, molti più grandi delle mie, e le divide per aprire le mie gambe.

"Ora, rilassati." nei suoi occhi un'ombra di lussuria. Si inginocchia per fare una delle cose che sa fare, sa fare a me, e Dio lo fa dannatamente bene. Si diverte a torturarmi con la lingua, godendo della mia schiena che si inarca per il piacere senza farmi arrivare all'orgasmo e questo è una tortura peggiore.

Si rialza velocemente ed io, allo stesso modo, mi libero degli ingombri che indosso mentre Roger fa lo stesso con in suoi. Il pavimento della cucina si ricopre dei nostri vestiti e abbigliamento intimo. Mi solleva dallo sgabello per appoggiarmi sul bordo del tavolo, facendo attenzione a spostare quel tanto che basta i documenti.

"Continua perché mi sto rilassando." esce come un mugolio affannato dal profondo della mia gola e Roger non se lo fa ripetere.

*

Ritrovarsi in questo salotto dai toni tetri e i divani ricoperti di velluto rosso non mi rende meno nervosa di quello che sono. Da Eva sono arrivata dopo aver fatto un incantesimo di localizzazione. Mi sono presentata con il fiatone davanti al pesante cancello in metallo, a tirare una leva dello stesso materiale.

Victor mi ha accompagnata fino al salotto della volta precedente e mi ha fatta aspettare lì, con una tazza di thè bollente tra le mani. Il che rendeva ancora più inquietante la situazione e il freddo non aiutava certo a mettermi a mio agio.

Mentre aspetto l'acqua nella tazza ha smesso di fumare e il mio desiderio di bere qualcosa è passato. Lo scricchiolio del legno che sentivo in lontananza si fa sempre più intenso fino a terminare completamente con l'apertura della porta dalla quale sono entrata io. Con la sua ormai nota lentezza, Eva ondeggia i fianchi fasciati in una gonna lounghette nera, fino a metà del salottino. Accanto a lei, Cagliostro.

"Mi chiedevo quando ti saresti presentata." il sorriso di Eva è pericoloso e attraente alla stessa maniera. Si accomoda sulla rigida poltrona e, accavallando le gambe, aspetta che anche io sia alla sua stessa altezza per cominciare a parlare. Non pongo domande, ascolto e basta. E la sua storia comincia in un altro stato, in un'altra epoca. Troppo lontana da me per sapere con certezza se sia tutto vero o solo una frottola inventata per attirare la mia attenzione.

Cagliostro continua ad affiancarla sul bracciolo della poltrona e non si scompone. Rigido come una statua egizia, mi osserva con occhi imperscrutabili, lontani.

"Perché Cagliostro è venuto da te?" la interrompo, non ho il tempo di ascoltare tutta la storia. Ho fretta di conoscere le risposte. Ho fretta di riportarlo a casa e stare tranquilla. Di capire da lui cosa ci sia che non vada.

"Il gatto non tornerà con te. Non prima che tu sappia chi è."

Le parole mi rimangono lì, nel fondo della gola, in attesa di una spinta per uscire dalle labbra. Una spinta che, però, non arriva. Rimango seduta anche se nella mai mente avevo programmato tutt'altro scenario. Io che prendo il braccio Cagliostro e torniamo a casa senza nessun suono di sottofondo.

"Cagliostro, come avrai notato, non è un gatto normale." Eva continua, imperterrita, nel suo discorso che mi sembra molto sconclusionato. "Gli esseri come lui ormai sono rari. L'ultima volta che ne ho sentito parlare era secoli addietro."

"Non capisco....secoli?" Cagliostro non muove un muscolo. Ci sono momenti in cui non mi guarda nemmeno.

"Avevo un'amica, una volta. Era bellissima e anche una strega molto potente. Tutti nel villaggio ne chiedevano i servigi ma non la ringraziavano mai. Anzi, la emarginavano, vessavano. Aveva un gatto sai..."

Vorrei che qualcuno mi dicesse tutto senza troppi giri di parole. Mi chiedo cosa ci sia di così difficile nel dire la verità.

"Cagliostro aveva un altro nome quando ho conosciuto Marguerite Blanche. Tu discendi da lei, sai? E le assomigli molto."

*

La schermata di Skype mostra mia madre, alla ricerca di un grosso libro che possa rispondere a tutte le mie domande che Eva ha instillato nella mia mente. La vampira ha solo accennato al fatto che Cagliostro, in realtà, è un essere umano costretto alla forma di gatto. Ma non è andata oltre.

Sono tornata a casa con l'umore nero e giù di corda. Non so tutt'ora come reagire a queste informazioni. So solo che ogni giorno scopro qualcosa di nuovo che non mi piace o che tocca la mia vita personale. Non so cosa pensare su Cagliostro, nemmeno di Marguerite. Troppe informazioni e nessuna spiegazione.

"Ah, eccolo qui!" Emma sbuca sulla schermata con un tomo impolverato tra le braccia. "Dunque, dunque....vediamo." sposta le grosse pagine ingiallite a, con un gesto della mano emblematico, si ferma esattamente nel mezzo.

Rimango in attesa speranzosa che quel tomo possa darmi le risposte che sto cercando e, con le dita incrociate, rimango con lo sguardo fisso davanti allo schermo.

"Allora...Spiriti guida. Ci sono almeno tre pagine, in francese. Strano.."

"Come strano?"

"Non sapevo fosse una maledizione. Dunque, qui dice che nell'Antico Egitto, venivano puniti con la trasmutazione in gatto quegli stregoni che avevano commesso un reato grave....ma non dice quale. Non importa."

"Dice qualcosa su un contro incantesimo?" nella speranza che ci siano risposte, avvicino il mio viso allo schermo come se potessi sfondare la schermata e trovarmi direttamente a contatto con il libro.

"Non ne sono sicura. C'è qualcosa ma è scritto in una lingua antica. Lo devo studiare."

Delusa dal non aver trovato subito una spiegazione e una soluzione, mi allontano dallo schermo e poggio la schiena sui cuscini morbidi. Un lungo sospiro esce dalle labbra e spero che anche i miei problemi se ne vadano come l'aria.

"Tesoro, cosa succede?"

"Ho parlato con Eva e mi ha detto delle cose." mi sollevo quel tanto che basta e poi comincio a raccontare. "Mi ha detto che Cagliostro è un essere umano, in realtà, che non tornerà per il momento a casa e poi....poi mi ha detto che assomiglio ad una certa Marguerite."

Dall'altro lato, mia madre si scompone un attimo e i suoi occhi si meravigliano. Con uno slancio che non mi appartiene, mi posiziono davanti allo schermo e, come farei se fossi di fronte a lei, le chiedo cosa sa di questa strega.

"Sally ne sa più di me ma...pare che la nostra famiglia discenda da una strega francese di nome Marguerite Blanche. Non sappiamo che aspetto avesse ma sappiamo che non era un grado di controllare alla perfezione la sua magia. Più di una volta ne fu sopraffatta. A causa della sua natura, e del pericolo che rappresentava, si isolò dal villaggio ma non bastò comunque."

Emma si ferma un attimo, il tempo per prendere fiato e finire il racconto.

"Una notte, nel bosco vicino al suo villaggio, Marguerite si abbandonò completamente alla sua magia. Non volle nemmeno cercare di controllarla, non riusciva più a sopportare il peso e si lasciò andare. Morì così."

In silenzio, cerco di immaginarmi la scena ma proprio non ce la faccio. Sapere che, probabilmente, Cagliostro ha assistito a tutto questo mi rende triste e un piccola velo di lacrime copre i miei occhi.

"Aveva dei figli?" mi sorge spontanea come domanda.

"Pare di no. Ma aveva una sorella. Domani passo dalla nonna e mi faccio raccontare tutto per bene. Forse lei ha qualche iconcina di Marguerite. Le devo dire che Eva ti ha raccontato questa storia?"

"Sì, forse sarò più propensa a raccontare se sa che dietro c'è Eva."

"Vedrai che andrà tutto bene."

"Lo so. E' solo che sono così stanca di non sapere, così stanca di trovarmi di fronte a questo tipo di notizie. Avrei dovuto capirlo che Cagliostro non era un gatto come gli altri. Avrei dovuto..."

"Tesoro, nemmeno Sally se ne è accorta. Non puoi recriminarti. Sei potente, è vero, ma sei ancora alle primissime armi. Devi solo avere pazienza e in poco tempo sarai una strega stupenda."

"Lo spero."

Ci lasciamo con la promessa che, appena la biblioteca chiuderà per le ferie, passerò un lungo mese a Bath a ricaricare le pile. Pregusto già la sensazione nel sole sotto la struttura di legno del gazebo, le passeggiate nel boschetto dietro casa di Sally e le limonate con il rosmarino. Tutto molto affascinante ma ancora troppo lontano, purtroppo per me. Chiudo lo schermo del computer e cerco di distrarmi preparando una cena leggera ma golosa. Mi devo sdebitare per tutte le volte in cui è stato Roger a preparare la cena. Ormai ha lasciato lo spazzolino nel bagno e passa più notti nel mio letto che nel suo appartamento. Ammetto che questa situazione non mi dispiace per nulla ma forse è anche per questo che Cagliostro non torna a casa.

Zoe, qualche giorno fa, aveva ipotizzato che fosse geloso e, se davvero è un essere umano, quasi quasi aveva, inconsapevolmente, ragione. Se il problema fosse solo Jessica, non mi avrebbe mai abbandonata, mi avrebbe aiutata e protetta. Ma se il suo malumore fosse a causa di Roger, forse Zoe aveva ragione.


COMMENTO DELL'AUTRICE: 

Vorrei poter dire che non ho mai momenti down ma la verità è un'altra. Ne ho tanti e il più delle volte non lo ammetto. Questo mi porta ad isolarmi da tutto, anche dalla scrittura. Questo capitolo ha impiegato più tempo del solito proprio per questo motivo. 

Ma una cosa voglio dirvela, non vedo l'ora che arrivi la fine e spero davvero di poter tirare le saracinesche entro la fine di quest'anno. Magari proprio a Capodanno! 

Nel frattempo voglio ringraziarvi per il traguardo delle 2k letture. Sono tantissime e non so come ringraziarvi. 

Baci - Liz

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