1. At first you stole my life

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Le stelle sonnecchiano silenziose in un cielo avvolto dalla stanchezza; devastato, anche lui, di assistere alla lenta ma inevitabile autodistruzione dell'intera umanità.

Minneapolis si anima e le strade gremiscono di sconosciuti; hanno tutti gli occhi spenti, sorrisi che tremolano e un unico obiettivo a cui ambire fino al raggiungimento della mattina successiva: lasciar sfumare le responsabilità quotidiane nell'ebrezza di un alcolico scadente e sicuramente troppo costoso per quanto in realtà  possano permettersi.

Non che io me ne intenda, sia chiaro.

Le numerose percosse nella mia vita sono state così violente che nemmeno l'alcol più forte al mondo sarebbe riuscito a lenire le ferite che ne sono derivate. Tra le altre cose, inoltre, non penso proprio che allontanarsi dai problemi per qualche ora serva a farli sparire per davvero.

Percorro le strade trafficate con un vago senso di nausea dritto nello stomaco, come se qualcuno lo tenesse stretto in un pugno e non avesse intenzione di lasciarlo andare. Infine scuoto la testa, ignorando il panico, la paranoia, e la monotona paura di fare la scelta sbagliata anche questa volta.

Devio improvvisamente verso destra, cambio strada, mi allontano dalla massa informe dedita al culto della superficialità.
Così mi immergo nel buio più denso della notte e nei luoghi dove, in un modo o nell'altro, il silenzio ha preso il sopravvento e l'odore della marijuana mi penetra fin dentro le ossa.

Non posso andarmene prima di aver dato un ultimo sguardo agli angoli dei disperati, quelli che si aggrappano con foga al cemento degli edifici e vogliono solo farla finita prima ancora che la loro vita possa iniziare.

Voglio assaporare l'ultimo passo che precede la discesa, riservandolo come soluzione decisiva quando non avrò nemmeno più la forza per lottare.

«Vieni qua, figlio di puttana! Se non hai i soldi che ci devi, allora pagherai con la tua stessa vita!» Il ragazzo sorride, beffardamente, come se nessuno potesse sfiorarlo. Corre tra gli angoli della decadenza e si abbandona al riso, riemergendo sempre un passo più avanti rispetto ai suoi minacciosi inseguitori.
Alcune gocce di pioggia picchiettano sul vetro e mi ritrovo involontariamente a seguire la scena, passo dopo passo, dal vecchio finestrino del mio veicolo che procede sul lato opposto della strada.
Non sono mai stata una ragazza solita ficcanasare nelle faccende altrui, ma quello sguardo spensierato mi affascina, mi ammalia, mi sorprende perché è quello che ho sempre desiderato avere io.

Lo sconosciuto dal berretto grigio vive anche quando la sua stessa vita è in pericolo; vive perché farlo significa semplicemente seguire la propria testa non curandosi di ciò che lo circonda.
Lui pensa, lui agisce.
Non è esattamente quello che ho chiesto quando desideravo un esempio da seguire, ma quel ragazzo è la reincarnazione più estrema del verbo vivere.
Anche solo vederlo mi ha dato la forza per divertirmi e sorridere come lui.

Sono pronta.

Stringo ancora una volta le dita attorno al volante e mi aggrappo all'ultimo respiro preso in questa città; posiziono la pianta del piede sull'acceleratore, pronta ad abbassarlo prima che possa cambiare idea.

"And I forget just why I taste
Oh yeah, I guess it makes me smile
I found it hard, it's hard to find
Oh well, whatever, never mind"

Smells Like Teen Spirit è un flebile sussurro in sottofondo; l'anthem della rivoluzione aleggia per tutto il veicolo e l'aria assume un sapore diverso, agrodolce per certi versi, amaro per altri.
Il piede inizia ad abbassarsi, ma viene subito interrotto da qualcosa che cambierà la mia vita per sempre, ricostruendola sin dal principio e sostituendo i mattoni scheggiati con dischi rock e svariati attimi di follia.

«Hey, fammi entrare! Ti prego, ho bisogno di aiuto! Non voglio morire per essermi concesso un po' di divertimento innocente!» I pugni del ragazzo dal berretto grigio colpiscono il vetro quasi a volerlo frantumare, mentre alle sue spalle iniziano ad accalcarsi una decina di uomini dal volto truce.
Respiri.
Alcune nuvolette glaciali si infrangono contro il finestrino; freddo esterno, freddo interno, circostante.

Forse ho riposto un po' troppe speranze in uno sconosciuto minacciato dal destino.

«Andiamo, ti assicuro che non sono un pazzo omicida! Si tratta solo di salvare la vita di un quasi innocente!»

Non sono mai solita prendere delle decisioni in fretta e questo, per mia sfortuna, aumenta di molto la mia percentuale di fallimento.

Mi sporgo con il busto verso destra, mi avvinghio alla maniglia, la tiro verso di me.

«Spero tu non mi faccia pentire di averti appena salvato la vita»

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