xᴠɪɪ - ᴛʜᴇ ᴡᴇɪɢʜᴛ ᴏꜰ ᴀ ꜱɪᴍᴘʟᴇ ʜᴜᴍᴀɴ ᴇᴍᴏᴛɪᴏɴ

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River è riuscito a toccare dei picchi inimmaginabili nella mia persona.
Non so come faccia, ma nessuno lo ha mai fatto per me.
Un piccolo gesto, così al limite, mi ha quasi fatto desiderare di provare quella sensazione masochistica di ricerca del panico, pur di sfiorarlo anche solo leggermente.


«Credo che sia ora di andare» bisbiglia in una frase che neanche lui vorrebbe pronunciare.
Eppure, la sua mano è ancora lì, a scontrarsi con l'immaginazione contro la mia, incapace di muoversi.
Mi fa male il braccio, probabilmente sta succedendo anche a lui, ma è come se aspettasse che io sia pronta.


«Sì hai ragione» rispondo con lo stesso tono, cedendo e lasciando che il contatto non invasivo venga distrutto.


Mi alzo lentamente, passo le mani sui miei pantaloni, prima di vedere lui incamminarsi verso l'uscita, precedendomi.
E non posso fare a meno di perdermi per qualche secondo nelle sue fattezze, in quelle spalle muscolose che sembrano fatte per proteggere ma che allo stesso tempo, possono far male.


«Riguardo a quello che mi hai detto qualche giorno fa Flame...» River parla, evitando di guardarmi, ancora fermo sulla soglia di una porta semi aperta. «Ti sbagli.»

Aggrotto la fronte, conscia che lui non mi stia guardando.
«Non vedo Rachel in te. Voglio che sia chiaro.» conclude senza attendere la mia risposta, uscendo definitivamente e lasciandomi lì con milioni di domande.


Quando dico che River è un enigma intendo proprio questo.
Sembra nato per incasinarmi il cervello, arrivato nella mia vita per confondere ogni parte della mia sinapsi.
Ma io ormai, non posso farne a meno.


✘✘✘

Quando raggiungo la sala ricreativa, sono in ritardo.
Dustin è già seduto al suo posto, pronto al nuovo incontro collettivo con il resto dei pazienti.
River mi ha preceduto da poco, sedendosi accanto ad Emmett nel momento in cui io varco l'entrata, e creando sguardi confusi che si puntano su di noi come quesiti a cui nessuno può rispondere.


T.T.T. è l'unica che aggiunge una nota di cattiveria e invidia con le sue occhiate, palesemente irritata da tutto.


«Siamo tutti giusto?» chiede Dustin con quel sorriso nascosto dalla barba leggermente cresciuta dall'ultima seduta.


Annuisco, mentre mi sistemo al fianco di Addison.
Un sorrisetto compiaciuto arriva dal suo volto, una richiesta di dettagli che sicuramente prenderà parola appena usciremo di qui ma che ora si limita ad un silenzio chiaro.


«L'ultima volta River ci aveva posto il quesito sulla teoria dell'Atarassia, ricordate?» continua il rosso posando i suoi occhi a turno su ognuno di noi. «Ci avete pensato in questa settimana?»
Non so come, perché o quando lascio che il mio cervello agisca per conto suo, portandomi ad alzare la mano per ottenere parola.
Ma lo faccio, in un modo così impulsivo che spaventa anche me.


«Dicci Flame.» Dustin mi guarda con un sorriso tranquillo, da dietro quegli occhiali tondi.
«Non so se sia proprio atarassia, ma credo di aver capito cosa intendesse Epicuro nella sua teoria...» in automatico il momento vissuto poco prima con River mi torna alla mente.
Stavo bene, nonostante la paura di spingermi oltre mi attanagliasse.
«... a volte le emozioni, le paure, il dolore bisogna aggirarlo. Trovare il modo di superare quell'ostacolo in modi anche poco tipici, ma utili.» so che è qualcosa che probabilmente sarà comprensibile solo da me, ma mi ritrovo a sorridere guardando il pavimento come una cretina.


«Spiegati meglio» il rosso mi invita a parlare ancora, quasi stupito da questa loquacità improvvisa.
Prendo un respiro profondo, deglutisco prima di alzare la testa non guardando nessuno e soprattutto, cercando di non poggiare i miei occhi su River.


«Voglio dire... io soffro di afefobia. Ho paura del contatto fisico e la sola idea da due anni a questa parte mi provoca attacchi di panico e crisi fisiche ed emotive ma...» il mio corpo necessita di prendere ossigeno, di nuovo «... qualcuno mi ha mostrato che c'è il modo di aggirare il problema e avvicinarsi a piccoli passi verso la risoluzione.»


Alzo le spalle, rilasciando nuovamente le mie pupille contro il pavimento, leggermente imbarazzata dall'esposizione fatta.
Ho detto tutto senza dire niente, ma va bene così.


«Oh certo... direi che è chiaro a tutti» la vocina stridula di T.T.T. interrompe quell'attimo di riflessione. «È un po' come dire, sono vergine ma non dalla bocca. Cos'è hai fatto un pompino a River e vuoi farcelo sapere?»


Non mi aspettavo una cosa simile.
Certo, non è una novità che Tess provi disprezzo nei miei confronti ma non credevo fino a questo punto.


«Non... non volevo dire questo.» boccheggio, il labbro inferiore mi trema.
«Hai rotto il cazzo T.T.T. davvero.» è Addison ad intervenire al posto mio. Le sue braccia incrociate al petto e lo sguardo più carico di disgusto che abbia.
«Eccola, giustamente arriva l'amichetta a prendere le sue difese. Non so come ma me lo aspettavo.» Tess ridacchia, muovendo i capelli perfetti dalla spalla, con un semplice gesto della mano.  


«E anche se fosse, quale sarebbe il tuo problema a riguardo?» L'attenzione ora è tutta su River.
Lui con quell'indifferenza più totale, le gambe stese come se fosse seduto su una sdraio, le braccia incrociate al petto.


«Quindi è successo? Non lo stai negando.» risponde TellTaleTess a tono.
La terapia di gruppo è decisamente andata a fanculo, è chiaro ormai a tutti, come il focus ora sia su altro.


«C'è una sola risposta a questa domanda Theresa: non sono cazzi tuoi.» il moro alza le spalle.

Invidio quella tranquillità nel suo essere. Quel fregarsene bellamente di ciò che viene detto, anche se lui ne è parte integrante.


«Non è successo» intervengo. «Puoi stare tranquilla Tess, non c'è niente fra me e River.»  lo dico senza crederci davvero.


So che c'è qualcosa, che in qualche modo si è creato un legame fra me e lui, ma non voglio che diventi questo.

L'idea che venga usato per far male a qualcuno, che sia solo un qualcosa ridotto a un arma per far male.


È qualcosa di più per me, va oltre il contatto fisico, va oltre l'idea sessuale di sé, ma a quanto pare, non è lo stesso anche per lui.
River si volta adesso, mi guarda, confuso.


«E ora scusate, ho bisogno di uscire» sospiro, mi alzo dalla sedia.
Addie mi osserva, perplessa come tutti gli altri, e io non so perché reagisco così.
So che l'altro l'ha fatto solo per zittire T.T.T. ma, l'idea di essere vista come un qualcosa da sfoggiare in questo modo, mi ha fatto sentire sporca. Di nuovo.


Come quando Aaron mi usava come bambolina per le feste, per far vedere come fosse perfetto nell'aver preso con sé una come me e averla trascinata verso il suo mondo fatto di stelle brillanti e popolarità.


E io non voglio più cadere in quell'errore, non voglio più essere usata come trofeo, come una persona senza sentimenti.

Perché io ho dei sentimenti, anche troppi e sono stanca di rinchiuderli dentro me stessa e sopprimerli fino ad esplodere nel peggior modo possibile.


River si alza a sua volta, in un momento di silenzio generale dove nessuno sa cosa fare, persino Dustin.

Non si aspettava che una terapia di gruppo che parlasse della ricerca della felicità si trasformasse in ciò.

E indovinate di chi è la colpa? Mia, come sempre.


«Flame aspetta...» la voce di River è un sussurro, la sento mischiarsi alla risatina divertita di T.T.T. che già gode nell'aver rovinato qualsiasi cosa fosse successa e che mi avesse resa felice.
Il mio corpo reagisce, trema, vorrei solo andare via e dimenticarmi di essermi illusa che la felicità non avesse un prezzo.


Ma lo ha, lo ha sempre.
E io sono una stupida a credere ogni volta di sbagliarmi.


«Cazzo...» non ho neanche il tempo di uscire dalla stanza che l'attenzione viene subito caricata su qualcun altro.


Accanto ad un River in piedi, Emmett sta con le mani sulla testa, gli occhi chiusi e un chiaro senso di disagio.
Una delle mani si stacca, si chiude in un pugno che trema accanto al capo.
Il mondo si ferma per qualche secondo, per tutti non solo per il ragazzo.
Un brivido percorre la mia pelle, non so se per paura o per curiosità.


River è chiaramente preoccupato, si mette accovacciato fra le gambe dell'amico poggiando le sue mani sulle ginocchia.
Il respiro si fa più pesante da parte di Emmett, le pupille girano all'interno della sclera prima di tornare come prima.


Il silenzio irrompe nella stanza, il fiato è corto per tutti tranne che per lui prima di tornare a guardarci confuso aprendo le palpebre lentamente.


«Dove sono?» una voce impaurita.

«Lasciatelo respirare...» Dustin si alza, prende il posto di River intimandogli di allontanarsi.
«Sai come ti chiami? Chi sei?» chiede ancora il rosso.


«Emmett Astor.» un nome e un cognome enunciato nel timore dell'essere qualcuno.

Una realtà, che ora diventa sempre più pesante.


Emmett, quello vero, il corpo, ci guarda tutti come estranei, finalmente fuori, di nuovo.
E non so se sia una cosa buona o meno.


✘✘✘

Nel giro di pochi minuti l'isolamento è ciò che aspetta Emmett.
Nick viene a prelevarlo nella sua confusione, trascinandolo lentamente all'interno della sua gabbia, come se fosse un animale in cattività.


Non sembra pericoloso a vederlo, ma solo un animo confuso e non sa cosa fare.
E il focus si sposta.
Non ci sono più io, derisa dalle cattiverie di Tess, ma la preoccupazione verso qualcuno che solitamente viene escluso e trattato come un reietto.


Mi dimentico anche di ciò che è successo prima, di come River mi abbia usata come risposta a tono nei confronti della curiosità di T.T.T., vedendolo uscire insieme a Nick ed Emmett dalla stanza, superandomi senza neanche volgere il suo sguardo su di me.


«Non era mai successo in pubblico...» il sussurro di Addison mi colpisce alle spalle.
«Che intendi?» chiedo.


«Emmett, quello vero, non era mai venuto fuori in pubblico così.» conclude.
Riporto gli occhi all'uscita, dove poco prima i tre erano spariti, prima di deglutire.


«Credi sia qualcosa di grave?» domando.
Non so come funzioni questa cosa.
Mi sono abituata agli switch di Emmett, ma questa volta, sembra diverso.
Addison alza le spalle, non sa rispondere.


Ha sempre mostrato una sorta di irritazione nei confronti del ragazzo, eppure, ora sembra preoccuparsi quasi quanto me segno che dietro tutta quel disturbo e quelle litigate, non ci sia totale disprezzo.


Da quello che ho capito da quando la conosco è che Addie sia incapace di odiare qualcuno, credo che non odi neanche T.T.T. in fondo.
La bionda sospira, scuotendo la testa un attimo, provando a distrarsi da chissà quale pensiero stesse invadendo la sua testa, prima di sorridere verso di me.


«Quindi? Che intendevi prima?» ghigna osservandomi.
«Prima quando?» dico contraendo la fronte.
«Aggirare il problema... una persona me l'ha fatto capire... dai, non sono stupida. È chiaramente successo qualcosa fra te e River.» gongola, ormai chiaro per tutti che il cerchio di gruppo sia sciolto.


«Non ho fatto niente a River se è questo che vuoi sapere...» gli occhi vanno al soffitto, mentre esalo un sospiro stanco.
La capacità della bionda di portarmi verso altri argomenti nel giro di pochi secondi e di distrarmi da momenti di paranoia è evidente.


Anche se questa volta, non so perché, sono convinta che lo faccia più per sé stessa che per me.

«Lo so. Non l'ho mai pensato ma... è sicuramente successo qualcosa di magico e romantico, avevi un sorriso da ebete mentre ne parlavi» il suo ridere accompagnando il tutto con baci volanti a presa in giro è contagioso.


A volte mi chiedo, se avessi da sempre avuto bisogno di una persona del genere nella mia vita e se, magari, avendola avuta, non sarei finita in queste condizioni.
Non so se fossimo destinate ad essere, a viverci, in un legame che supera imprescindibile. Ma probabilmente, nel mondo esterno, non sarebbe stato lo stesso.
«Diciamo che... c'è stato un momento in cui... avrei voluto baciarlo. Rischiando.» mi prendo il mio tempo, conscia che sia la prima volta che sto ammettendo questo.


Come se lasciassi che i miei pensieri lo accettino insieme a me.
«E...»  Addison mi invita a continuare, vogliosa di alimentare la sua curiosità e voglia di sapere.
«Non è successo.» alzo le spalle aprendo le braccia, mentre la mia testa si scuote.
Lei sbuffa, porta gli occhi al pavimento rilassando il suo corpo prima di puntarmi il dito contro.


«Ma è un passo avanti. Sento che manchi sempre di meno alla realizzazione dei Fliver.» sognante, accompagnata da un sospiro esagerato.


«Dei che?» chiedo confusa.
«Dei Fliver. Flame più River, non dirmi che non hai mai unito il tuo nome con il ragazzo che ti piaceva in passato...» i suoi occhi sgranati mi studiano, come se si aspettassero una risposta chiara.


«No?» ma è una risposta più che una domanda.
Non so davvero di cosa stia parlando.


«Non ci credo. Non ci credo. Vai via dalla mia vista fino a quando non avrai recuperato anni di coppie amate nei libri e nelle serie tv.» esagera, alza il volume della voce come se io fossi una sottospecie di ignorante in materia, cosa che sono in effetti.


«Ma cosa hai fatto in questi anni? Come hai fatto a sognare l'amore quello bello, che ti sembra impossibile e poi si realizza, le tensione, il momento in cui finalmente dopo tempo le labbra si incontrano e ci sono le scintille fra i tuoi personaggi preferiti.» fa ridere il modo in cui lo dice e io non posso trattenermi assolutamente dal farlo «No davvero, come hai fatto Flame?»   


Rido silenziosamente, socchiudendo gli occhi.
Addison è una bomba ad orologeria, ed è strano pensarlo, vedendo il corpo che abita questa carica di luce che emana.


«Credo si chiami... realismo?»
«Il realismo fa schifo e non è divertente» mi risponde secca.


«Sì ma... è quello che è la vita. Perché immaginare cose che non sono reali, che non potranno mai accadere per poi rimanerne delusi?» domando nuovamente.
Voglio davvero capire il suo segreto.


«Sei noiosa Flame, davvero.» esala un respiro a bocca aperta incrociando le braccia al petto «Ma sei fortunata, perché hai conosciuto me. E io ti porterò nel tragico e sofferente ma soddisfacente mondo dell'amore da sogno»


«E se non volessi?» chiedo.
«Ti ho detto che hai la possibilità di non volere? Non mi pare.» sorride, alza le spalle, convintissima di esserci riuscita.


Di aver ottenuto l'obbiettivo che si è prefissata.
Ma alla fine, come ho già detto molte volte, dire di no ad Addie è una pratica completamente impossibile.


Non so se sia dovuto al suo atteggiamento o al suo essere talmente testarda da impedirti di controbattere alle sue idee.
Forse, ha passato una vita a non ottenere ciò che voleva davvero che adesso, ha creato attorno a sé, l'impossibilità di andarle contro.


«Iniziamo dalla prima coppia da sogno: Rose e Jack, Titanic» il tono esasperato non permette di controllare il riso che si forma sul mio volto.


«Lui muore in quella storia ricordi? Non stanno mai insieme.»
«Stai perdendo il focus Flame.»
«Ma non capisco. Non c'è un lieto fine in questa relazione se così si può chiamare.»
«Non pensare alla fine. Pensa al momento. A quello che vivono, all'amore che provano. Lei tradisce il futuro marito per uno appena incontrato che le fa provare emozioni che non aveva mai sentito prima. E lo ama anche quando lui non c'è più.» spiega.


Ma non ci arrivo. Non riesco a capire il suo punto.
«Addison, lui muore. Non so se l'hai capito.»
«NON IMPORTA.» controbatte alzando il volume della voce. «Ma lei vivrà con il ricordo di quelle sensazioni stupende. Lo sguardo verso l'oceano mentre lui le cinge la vita e lei crede di volare»
Non voglio contraddirla, ma non riesco a darle ragione.


«Quindi mi stai dicendo che secondo te, dovrei amare qualcuno per poi perderlo e averne solo il ricordo?» dico uscendo definitivamente dalla sala ricreativa e immettendomi nel corridoio.
Lei di tutto contro, sospira, rotea gli occhi.


«Sei un caso disperato Flame, davvero. Mi chiedo come io faccia ad essere tua amica»
«Perché ti piace infondermi le tue pillole di irrealismo e illusione?»


«Lo sai, il tuo più grande problema, non è il tuo disturbo o la depressione o il fatto che tu ti diverta a tagliuzzarti ogni tanto» so che non lo sta dicendo con cattiveria. Come so benissimo che sta per arrivare una continuazione a quel discorso.


«Ma che non riesci a lasciarti andare. A vivere veramente. Dovresti imparare a farlo.» sorride. «E ora andiamo, ho bisogno di farmi una doccia e togliere da dosso il marciume della tana.»
Si muove, mi sorpassa lungo il corridoio illuminato. E io la guardo, spensierata, leggera come un piuma, mentre continua a riempire il vuoto e mi da risposte che non ho mai ricevuto.


Se Liv ha sempre cercato di aggirare il problema con me, non parlandomi direttamente, usando parole cariche di sofferenza e cura. Addie, così come River, non lo fa.
Va dritta al punto, usando la mancanza di filtro e di tatto per colpirmi come una mitragliatrice al petto.


E forse è proprio quello di cui ho sempre avuto bisogno.
L'onestà. Lo svelare le carte della mia mente, senza pudore o ritegno.
Essere scossa da una potente ondata di contrari.


Non so cosa sia l'amicizia, cosa comporti. Non ho mai avuto quella che reputo una reale condivisione.
Ma se, significa questo, credo che sia la cosa più bella che io abbia trovato in vita mia.
E la sola idea di perderla, mi distrugge.


Quindi no, non posso amare una storia come quella di Jack e Rose, perché io, se perdessi l'unica cosa che mi fa sentire viva in mezzo al mondo di merda che mi avvolge, non riuscirei a vivere nel ricordo e farmelo andare bene.


Perché io al posto di Rose, avrei mollato quella lastra di ghiaccio e sarei caduta con lui.
Decisamente.


▪▪▪▪▪

NOTE DELL' AUTRICE


Capitolo corto rispetto ai miei standard.
Ma è giusto che sia così.
Ci vediamo nel prossimo.
Fra quindici minuti su questi schermi.

❤️


xoxo

Neens

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