xxxɪᴠ - ɪᴛ'ꜱ ʜᴀᴜɴᴛɪɴɢ ʜᴏᴡ ɪ ᴄᴀɴ'ᴛ ꜱᴇᴇᴍ

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Non so se voglio tornare nella mia stanza.

L'incontro inaspettato con Liv mi ha lasciato una sorta di vuoto dentro che ora a distanza di minuti mi brontola nella pancia come una fame non saziata.

L'idea di andarmene da qui, dopo tutto quello che sto vivendo, ancora non pronta mi ha spiazzata a tal punto da non riuscire neanche ad immaginarla.

Il mondo fuori mi spaventa, ed è assurdo come in poco tempo queste quattro mura siano diventate una casa. Come le persone che la abitino, siano diventate una famiglia, forse quella di cui avevo realmente bisogno, anche senza legami di sangue.

Ognuno di loro mi sta insegnando qualcosa, più di quanto una scuola possa fare, e ogni briciola di questo sta costruendo un muro diverso dentro di me, mi rende più forte, crea una barriera che non è fatta per allontanare o difendermi, ma per accettare che il mondo non è come ce lo immaginiamo visto da fuori.

Dietro una persona come Emmett, piena di complessità, c'è una tavolozza di colori che pur essendo indecifrabile, può darti tanto. Dietro Addison e il suo sorriso splendente, c'è una ragazzina di diciotto anni che ha visto cose peggiori di chiunque altro e dietro River, c'è quell'enigma che ho bisogno di decifrare e che mi fa impazzire ogni giorno. Come adesso, così lontano e difficile da raggiungere.

Mi chiedo cosa io abbia visto davvero in quel cortile, perché dopo averla spinta via così tanto dal suo arrivo, ora si ritrovasse a conversare con Will quasi nascondendosi.

Forse si è accorto di come io possa essere troppo "difficile" per lui e non di aiuto come dice la Worley.

Eppure, c'è una parte di me che spera che non sia così. Una parte che desidera che lui veda oltre questo caos, oltre queste ferite. Non so neanche cosa cerco davvero da lui, forse un rifugio, forse una risposta. Ma come posso pretendere che qualcuno capisca quello che nemmeno io riesco a comprendere?

Mi sento così debole, così fragile in questo momento. Eppure, ogni giorno con loro mi insegna qualcosa, mi fa sentire... viva, in un modo che non mi aspettavo.

Ho paura che il mio desiderio di avvicinarmi a River sia solo un altro modo per farmi del male. Ho paura che sia solo un'illusione, come Aaron lo è stato. E se lo fosse? Se River fosse solo un'altra figura che finirà per spezzarmi, un'altra cicatrice da aggiungere alle tante che già porto?

La verità è che non so se riuscirei a sopportare la sua indifferenza. Fa quasi ridere dato che all'inizio era proprio ciò che volevo.

Mi scappa un sorriso al pensare a quanto le cose siano cambiate fra me e River, a quanto lui sia stato il primo, che davvero mi ha permesso un contatto voluto, agognato, e a come sia entrato a passi veloci ma delicati nella mia vita senza forzare le cose.

Come un brivido rivivo quel momento in cui le sue mani mi circondavano il collo per mettermi la collana che mi ha regalato e che ora, sta gelosamente nascosta all'interno della mia stanza per paura che qualcun altro possa vederla e togliermela, scambiandola per un oggetto pericoloso.

Ma non lo farei mai. Non con ciò che mi ha fatto pensare a tutto tranne che a farmi del male.

«Kate tutto ok?» una voce esterna ai miei pensieri mi porta a sobbalzare e a voltarmi di botto generando uno sguardo preoccupato rivolto a MangiatuttoKate, che ora si regge al muro ad un passo dal crollare a terra.

Paige accanto a lei, la sorregge per quel poco che può nella sua forza quasi inesistente.

«Kate?» ripeto, ma lei non sembra rispondere subito. Il suo volto è pallido, il respiro pesante, e il modo in cui si tiene al muro mi fa capire che qualcosa non va per niente. Mi avvicino, anche se la mia prima reazione sarebbe quella di fuggire, di allontanarmi da qualsiasi forma di contatto fisico. Ma questa volta non posso.

«Cos'è successo?» chiedo, cercando di non far tremare la voce. Anche se ho una vaga idea.

Non ho dimenticato la conversazione fra lei e Will, le pillole che l'altra le aveva promesso in cambio di soldi. Qualcosa per farla dimagrire e che invece, come volevasi dimostrare, la stava solo distruggendo.

«Non... non lo so» balbetta Paige. «Stavamo andando nella nostra stanza e ad un certo punto...»

Deglutisco prima di guardarmi intorno.

«Chiamo Nick» dico senza neanche pensarci prima di sentire un piagnucolio smorzato da parte di Kate.

«No, ti prego...» la bocca impastata dell'altra «Sto bene, ho solo mangiato poco.» aggiunge cercando di rimettersi in piedi con l'aiuto della parete. Ma il suo volto sciupato dice il contrario.

Cosa sta succedendo davvero a Kate? Quelle pillole... se ne ha prese troppe...

Mi scappa un sospiro mentre guardo Paige.

«Chiamo Nick» ripeto, questa volta con più convinzione. Sono incoerente. Tremendamente incoerente.

«No, devi farti i cazzi tuoi Flame.» sentenzia Kate con una rabbia che non la rappresenta per niente, e che per forza di cose, spiazza anche la sua migliore amica.

«Kate, Flame ha ragione... magari è solo un calo di pressione» l'altra prova ad aiutarmi ma a quanto pare inutilmente dato che Kate si libera dalla presa spostando tutto il suo peso contro il muro, pur di non accettare il consiglio dell'amica e il mio.

«Dovete farvi i cazzi vostri, entrambe. Sto bene, non c'è niente da discutere e nessun motivo di allarmare qualcuno» sputa MangiatuttoKate con veemenza.

Rimango interdetta dalle sue parole, di quanto assomiglino alle mie sotto certi versi.

Perché è tutta una forma di dipendenza dal dolore. La convinzione che ci faccia bene, che ci faccia stare meglio.

«Non devi prendere quella roba Kate e lo sai bene» emetto in un sospiro scuotendo la testa prima di vedere le due fissarmi.

«Ti ripeto Flame, fatti i cazzi tuoi. Non ti riguarda cosa faccio del mio corpo.»

Mi mordo il labbro per fermare le parole che mi si aggrovigliano in gola. Ogni parte del mio corpo mi spinge a insistere, a chiamare Nick e a metter fine a questa farsa, ma so cosa vuol dire sentire qualcuno che ti invade. So cosa vuol dire essere soffocata da chi pensa di sapere cosa è meglio per te, anche se magari è così.

Kate ha il suo modo di farsi del male, proprio come me, proprio come Paige. Siamo tutti intrappolati in un circolo vizioso, e mentre la osservo, la sua rabbia mi colpisce come uno specchio riflesso. Ha ragione su una cosa: chi sono io per dirle come gestire il suo corpo? Ma non posso ignorare quello che ho visto, non posso fare finta di niente. Non più.

«Lo so che non sono cazzi miei,» dico, cercando di mantenere la calma. «Ma ti ho sentita parlare con Will delle pillole, Kate. E non è solo una questione del tuo corpo, non quando ti stanno facendo stare così.»

Paige sembra ignara di tutto, mentre ogni pezzo del puzzle prende forma nella sua testa alle mie parole.

«Stai prendendo delle pillole che ti ha dato quella?» domanda esterrefatta.

Kate stringe i pugni, le nocche bianche, come se stesse lottando contro qualcosa di più grande di noi. Forse, in un certo senso, lo è.

«Non sai niente, Flame,» sputa fuori, gli occhi fiammeggianti. «Non sapete niente di quello che sto passando.» sento la rabbia in lei montare «Voi, con i vostri corpi perfetti. Con poca difficoltà nel dire basta. Credete che non lo sappia? Credete che lì fuori non li abbia visti i ragazzi guardare sempre le altre e vedere me come l'amica simpatica. Come quella grassa.» prende un respiro, sembra quasi lo faccia a fatica «I commenti sui social, il modo in cui io sia un fenomeno da baraccone persino in un posto dove tutti lo siamo. Voi non potrete mai capire come ci si sente ad essere come me. Ad avere più carne in eccesso che altro. Ad essere brutta, a guardarmi allo specchio e vedere una palla di lardo che nessuno potrà mai amare.»

Kate ci guarda entrambe di nuovo, il suo sguardo vacilla per un attimo, poi scuote la testa con rabbia. «Non ho bisogno di voi. Non ho bisogno di nessuno.»

Si gira bruscamente e si allontana lungo il corridoio, lasciandomi lì, con Paige accanto.

Sento la frustrazione crescere dentro di me, ma non posso fare altro che accettare il fatto che, come me, Kate ha bisogno di tempo. Forse troppo tempo.

«Io non ne avevo idea...»

Paige scuote la testa, il labbro inferiore trema leggermente mentre si stringe nelle spalle. «Io non riesco nemmeno a immaginare... Perché?»

«Per lo stesso motivo per cui tu fai quello che fai, per cui Betty non mangiava...» rispondo, senza volerla accusare ma sapendo che devo essere onesta. «O per lo stesso motivo per cui io mi taglio. Pensiamo che possiamo controllare il dolore, che possiamo farci del male prima che lo faccia qualcun altro. E ci convinciamo che sia la cosa giusta, perché almeno ci fa sentire qualcosa. O ci fa sentire meglio... anche solo per un attimo.»

Paige abbassa lo sguardo, e per un attimo vedo quella vulnerabilità che lei cerca sempre di nascondere. È fragile, più di quanto voglia ammettere, e lo sa. E ora, davanti a quello che è successo con Kate, sembra che tutte le sue paure si siano improvvisamente materializzate. Paure che conosco bene, perché sono le stesse che sento crescere dentro di me ogni volta che qualcuno mi si avvicina troppo.

«Non pensavo che fosse così grave,» continua, la sua voce appena un soffio. «Pensavo che... non lo so, pensavo che stesse solo cercando di perdere peso, come tutti noi qui. Ma quelle pillole... non avrei mai immaginato che le prendesse sul serio.»

«Non possiamo sempre vedere cosa succede nella testa degli altri,» dico piano. «Ognuno di noi ha i propri problemi, Paige. E a volte, siamo troppo occupati a combattere i nostri per accorgerci di quelli degli altri.»

Lei annuisce, ma sembra ancora persa nei suoi pensieri, il viso segnato da una tristezza che fa male a vedere.

«E se non riuscissimo ad aiutarla?» domanda, la voce spezzata dalla paura. «E se... e se peggiorasse?»

Sospiro. «Non possiamo costringerla a farsi aiutare, Paige. Deve volerlo lei. Ma possiamo esserci per lei, quando sarà pronta. E dobbiamo farlo anche per noi stesse, o ci ritroveremo nello stesso posto, incapaci di salvarci.»

Mi stupisco della mia maturità in questo discorso. Non pensavo sarebbe mai uscito dalle mie labbra, ma forse il passare troppo tempo con Addie, mi sta facendo vedere le cose quasi alla sua maniera.

Lei solleva lo sguardo e i nostri occhi si incontrano per un attimo, pieni di quella consapevolezza silenziosa che condividiamo. Quella sensazione che tutto ciò che ci circonda sia fragile, pronto a crollare al minimo errore.

«Non possiamo lasciarla sola,» aggiunge, quasi fosse un pensiero più per sé stessa che per me.

Annuisco.

«Ci pensi tu?» chiedo infine prima di vederla rispondere sì in silenzio.

Mi volto, pronta ad andarmene, quando qualcosa dentro mi porta a fare una domanda. «Non è che hai visto River per caso?» cerco di sembrare indifferente, ma il suo nome mi fa sempre lo stesso effetto.

Paige ci pensa per un istante. «No, oggi no,» risponde piano. «Ma... lo sai com'è. A volte scompare senza lasciare tracce. Non che io ci parli molto.»

Annuisco, come se la risposta non mi pesasse, anche se dentro sento una piccola stretta. «Già, immaginavo. Grazie lo stesso.»

Faccio un passo indietro, ma non riesco a togliermi quella sensazione di vuoto che mi invade quando non riesco a trovarlo. Perché sento il bisogno di cercarlo, come se la sua presenza fosse l'unica cosa in grado di tenermi ancorata alla realtà.

Mi allontano lungo il corridoio, cercando di mettere un piede davanti all'altro senza lasciarmi sopraffare da tutto ciò che mi frulla in testa.

Chiudo gli occhi, cercando di concentrarmi, ma tutto ciò che vedo è il suo volto, i suoi occhi che mi scrutano come se sapessero cose che io non riesco a dire. Perché River mi vede, più di quanto chiunque altro abbia mai fatto. E forse è questo che mi spaventa di più.

«Guarda un po' chi abbiamo qui» la voce tagliente di Will anticipa la sua figura all'apertura dei miei occhi.

Mi irrigidisco immediatamente, un brivido che mi percorre la schiena. Non è River, è lei. E proprio l'ultima persona che volevo incontrare in questo momento.

La sua figura appare alla luce fredda del neon che invade i corridoi del St. Margareth, le braccia incrociate sul petto e un sorriso compiaciuto che mi fa rabbrividire. Ha un'aria spavalda, la solita che intimidisce chiunque.

«Ciao...» il suo nome mi esce dalle labbra quasi a denti stretti, mentre cerco di mantenere la calma. Non ho voglia di affrontarla adesso, non dopo quello che è successo con Kate. Ma sembra che il destino abbia deciso diversamente.

«Non sembri felice di vedermi, fiorellino» dice con un falso tono di delusione, avvicinandosi di qualche passo. «Pensavo che saresti stata più... socievole.»

Non riesco a trattenere un sussulto di frustrazione. Will è una di quelle persone che sanno come farti sentire piccola, anche quando non stanno facendo nulla di specifico. C'è qualcosa nel modo in cui si muove, nel modo in cui ti osserva, come se fosse sempre un passo avanti a te, come se sapesse qualcosa che tu non sai.

«Cosa vuoi?» chiedo, cercando di mantenere la voce ferma, anche se dentro di me sento il battito accelerare.

Lei si ferma a pochi passi da me, il suo sguardo pungente. «Oh, niente di particolare. Passavo solo di qui e ho pensato di vedere come stavi. Hai l'aria di qualcuno che ha bisogno di una mano... o forse di qualcosa di più.»

Non devo chiedere per sapere a cosa si riferisce. So che è stata lei a vendere quelle pillole a Kate. Lo so e mi fa rabbia, ma ora più che mai devo stare attenta a come reagisco.

«Non ho bisogno di niente da te, Will, ne abbiamo già parlato.» dico con freddezza, cercando di allontanarmi da quella conversazione. «E nemmeno Kate.»

Il sorriso di Will si allarga, come se avesse trovato esattamente quello che cercava. «Ah, Kate. Quindi ne hai parlato con lei? Dovresti essere grata, sai? Le ho solo dato quello che voleva. Non è colpa mia se non riesce a gestirsi. Non è una bambina.»

Le sue parole mi colpiscono come un pugno. «Le hai dato delle pillole, Will. Sai benissimo che non è una questione di "gestirsi". Stai solo approfittando della sua situazione.»

Will ride, un suono freddo e privo di empatia. «Senti, non sono io quella che fa le regole. Le persone vogliono qualcosa e io glielo fornisco. Tutto qui. Non mi interessa quello che fanno dopo. E a te dovrebbe importare ancora meno.»

Il mio sangue ribolle. È come se tutto ciò che è successo con Kate fosse ora davanti a me, il dolore, la rabbia, il senso di impotenza. E questa ragazza, con il suo atteggiamento da "non mi importa di niente", è la causa di tutto questo.

«Ti importa solo di te stessa,» sibilo, senza nemmeno rendermene conto. «Non ti rendi conto che stai distruggendo le persone attorno a te? Credi che non sappia di quello che tu e non so chi lì fuori vogliate da River?»

Will mi osserva per un attimo, il suo sorriso scomparso, e poi fa un passo avanti, avvicinandosi così tanto che posso sentire il suo respiro. «Credimi, questo posto distrugge le persone. Non sono io. Io mi limito a renderlo... interessante.» ridacchia «E per quanto riguarda il tuo ragazzo, non credo ti riguardi.»

Mi fa venire voglia di urlare, ma trattengo tutto. So che non posso darle il piacere di vedermi perdere il controllo.

«Stai lontana da Kate,» dico infine, cercando di mantenere la voce il più ferma possibile. «E stai lontana da me e da River, e da tutti gli altri.»

«Mi stai minacciando fiorellino?» ghigna «Sembra proprio una minaccia quella.»

La sua voce ha un tono di divertimento sinistro che mi fa sentire vulnerabile, come se tutto ciò che sto cercando di mantenere sotto controllo stesse per crollare.

Non posso permettere che lei mi faccia perdere la calma, non ora. «Non ho intenzione di minacciarti, Will,» rispondo, cercando di mantenere un tono neutro. «Ma se continui a giocare con la vita delle persone, qualcuno potrebbe decidere di farti pagare il conto.»

Will alza un sopracciglio, come se trovasse la mia minaccia particolarmente divertente. «Oh, ma guarda un po'! Mi stai quasi spaventando.»

Stringo le labbra, ingoio la mia stessa saliva.

«O forse sei tu ad avere paura fiorellino?» continua inclinando leggermente la testa e mantenendo lo stesso tono provocatorio. La sua voce è un veleno sottile, progettato per infilarsi nei punti più deboli e farli sanguinare.

Non posso permettere che questo mi faccia perdere il controllo. La mia mente lavora a mille all'ora, cercando un modo per rispondere senza cedere all'ansia che mi assale. «Non sono qui per giocare ai tuoi giochi,» dico finalmente, il tono cercando di essere deciso nonostante il tremolio nella mia voce.

Will ridacchia, un suono che sembra quasi gioioso. «Le persone sanno esattamente cosa vogliono, fiorellino. Non sono io a imporre nulla. Sono solo un intermediario. Se qualcuno cerca una via d'uscita, è perché la desidera, non perché io la offra.»

Mi chiedo come faccia Will a procurarsi tutto senza essere mai beccata. Non solo le sue azioni sono deplorevoli, ma sembra avere una capacità unica di sfuggire ai controlli e alle conseguenze. In questo posto, dove ogni movimento è monitorato e ogni passo è sorvegliato, come è possibile che lei riesca a muoversi così liberamente?

Dovrebbe essere controllata come tutti noi, soprattutto dopo le accuse a suo carico. Eppure, sembra che le regole non si applichino a lei, come se avesse trovato un modo per aggirarle o semplicemente per ignorarle.

Mi sforzo di pensare a un piano, a qualcosa che possa fare per fermare la sua influenza.

«Vuoi dirmi che non ti manca? Il dolore, il sentirti libera, leggera.» sussurra quasi troppo vicina al mio orecchio.

Lei sa. Non so neanche perché me ne stupisca.

Non posso fare a meno di ricordare quanto il dolore, tagliarmi, fosse stato una forma di controllo, una via di fuga da una confusione interiore che sembrava insormontabile. C'era una perversa sensazione di libertà che veniva dal sentire la lama affondare nella mia pelle, una sorta di scarico che mi faceva sentire viva, come se potessi mettere ordine tutto quello che c'è dentro di me.

C'è una parte di me che riconosce la verità contorta di ciò che dice.

«Non è vero,» dico, ma la mia voce tradisce una debolezza. Il ricordo del sollievo che mi dava, l'effimera leggerezza che sembrava arrivare con esso, torna a tormentarmi. «Non è quello che voglio... non più.»

Cerco di ripetermi le parole della Worley, di Addie, di River... cerco di farle diventare un mantra nella mia mente ancora troppo fragile. Ho fatto una promessa. Ho deciso di mantenerla questa volta. Ma è difficile.

Will si avvicina ulteriormente, il suo viso a pochi centimetri dal mio. Il calore del suo respiro sulla pelle mi fa tremare. «Oh, dai,» dice con un tono seducente e pericoloso. «Non dire che non ne senti il richiamo, pensa a quanto potrebbe essere facile cadere di nuovo, a quanto possa offrirti un senso di libertà temporanea dal tuo cervellino. Sei sempre stata così brava a cercarlo, non è vero?»

Sento il peso delle sue parole, e la lotta interna tra la tentazione e la mia determinazione diventa più intensa. Con uno sforzo enorme, mi distacco da lei, il cuore che batte furiosamente.

Will, con un ultimo sorriso beffardo, lascia cadere un accendino ai miei piedi. Il piccolo oggetto metallico rotola e si ferma a pochi centimetri dalle mie scarpe.

«Questo,» dice con un ghigno soddisfatto, «è un piccolo regalino da parte mia. Pensa a quello che vuoi fare, Flame. A volte è più facile accendere le fiamme che spegnerle.»

Con un ultimo sguardo provocatorio, Will se ne va, lasciandomi sola con l'accendino e il peso delle sue parole. Mi chino a raccogliere l'oggetto, il cuore che batte forte mentre cerco di non cedere alla tentazione.

Gli occhi si chiudono, mentre le dita si stringono contro il palmo. Il metallo freddo dell'oggetto mi porta alla mente i ricordi di mesi prima, di tutte le ustioni che mi sono fatta da sola e che ora condiscono la mia pelle.

Prendo un respiro profondo, immobile in mezzo a quel corridoio in cui ora sono stata lasciata da sola.

«Non devo cedere,» dico a me stessa, ma la mia voce suona incerta, come se stessi cercando di convincere me stessa di qualcosa che non credo completamente. Le parole di Will continuano a girare nella mia mente, minando la mia determinazione.

Potrei buttare tutto al vento con un solo gesto, potrei ritornare a ciò che ero prima di entrare qui dentro.

Potrei rifarlo, abbandonarmi alla mia natura e mandare tutto a fanculo, ma quanto ne vale la pena?

Per un'ora o anche meno di off mentale, per scordarmi per un attimo che tutti attorno a me hanno solo cercato di farmi del male?

Forse sto solo vittimizzando il tutto. Forse sono solo troppo debole. Lo sono sempre stata dopotutto.

La mano si muove verso il lembo dei miei pantaloni, inserendo il nemico-amico all'interno di essi, per nasconderlo.

Avrei potuto rubarlo a River o a Cole mille volte, ma non l'ho mai fatto, eppure adesso che è in mio possesso sembra tutto così giusto, come se fosse la via da prendere.

Cammino lungo il corridoio, non c'è più posto per River nei miei pensieri, per la salute di Kate, per le promesse fatte e che da codarda potrei non mantenere.


✘✘✘


Quando rientro nella mia stanza, Addie è lì ad aspettarmi. La preoccupazione nei suoi occhi, ancora ignara di tutto ciò che è successo.

«Quindi? Che ti ha detto la Worley?» la bionda mi salta addosso con le parole, piena di richieste, mentre chiudo la porta dietro di me.

«Niente, problemi con i pagamenti, ma abbiamo risolto.» tentenno un sorriso «E ho detto a mia sorella... tutto.»

Addison cambia espressione, i capelli biondi le ricadono a ciocche sparse davanti al volto magro.

«E come l'ha presa?» mi domanda con voce flebile, quasi avesse paura di ricevere una risposta.

Alzo le spalle, mi siedo sul letto, sdraiandomi per guardare il soffitto, facendo attenzione che il piccolo regalo di Will non esca dalla sua postazione.

«Non lo so, ma non m'importa ora. Sono solo... stanca.» sospiro chiudendo gli occhi, le braccia sopra il mio ventre.

«Ok» sibila la mia compagna di stanza «Volevo dirti che Cole è passato qui mentre eri via... River è in isolamento.»

Alzo il busto di botto, i miei occhi puntati verso di lei.

«In che senso? Perché?» mi accorgo in ritardo di come il volume della mia voce si sia alzato.

«Lui e Cole hanno litigato, Nick si è messo in mezzo e... River ha un buon pugno.» sospira.

«E perché hanno litigato?» chiedo ancora.

«Non lo so, Cole non ha voluto dirmelo.» continua la bionda alzando le spalle.

«Addie, se non mi stai dicendo qualcosa...» ma mi blocco.

«Te lo giuro non lo so. Ho provato a chiederglielo, lo sai come sono fatta, ma è stato irremovibile ed era anche incazzato. Ho avuto paura che avesse qualche switch strano e non lo so... non fosse più lui.» risponde spostando lo sguardo e stringendo ancora di più il cuscino al petto.

«Dovresti andare a parlargli. Non so cosa gli stia prendendo ma so che ti ascolta, più di quanto faccia con tutti gli altri.» mi intima.

Mi ributto con la schiena sul materasso, gli occhi nuovamente verso il soffitto.

«Non credo di avere questo potere Addie» dico esalando un sospiro.

«Dovete smetterla tutti e due, okay? Mi avete rotto.» sbotta «Siete due cretini. Lo dico davvero.» scuote la testa roteando gli occhi «Sembra quasi che scappiate entrambi. Prima tu, poi lui. Perché dovete essere infelici e lontani quando potete essere felici insieme. Non ha senso. Voi non avete senso.»

«Esatto Addie. Noi non abbiamo senso. Me e River. Siamo l'uno, l'opposto dell'altra. Anche quando sembra che ci stiamo avvicinando alla fine succede qualcosa che ci porta al contrario. Forse non è proprio destino.» provo rabbia, eppure non sembra. Forse ho solo accettato la cosa.

«O forse avete solo due enormi prosciutti sugli occhi. Siete frustranti.» risponde.

«Perché insisti così tanto? Non è scritto da nessuna parte che io e River dobbiamo essere amici o addirittura stare insieme.» mi volto a guardarla.

«Perché riconosco l'amore quando lo vedo. Perché l'ho vissuto. E non è Cole, non è Nick. Quella è... sopravvivenza. Affetto. Voglio bene ad entrambi ma non è amore. Non quello vero. Quello che ti fa tremare e sentire le ali sotto i piedi. Quello che ti mette paura anche solo di sbagliare qualcosa.» sorride, è come se per un attimo la vedessi pensare ad altro. «Se fare la cosa giusta fosse così semplice come sbagliare, a quest'ora saremmo tutti felici e contenti e non nascerebbero tutte quelle canzoni d'amore che ci ricordano quante cazzate vengano fatte. Ma se non sbagli, come fai ad imparare ciò che è sbagliato?»

Contraggo la fronte «Perché mi stai facendo questo discorso Addie?»

«Perché hai bisogno di sentirtelo dire. Come ne avevo bisogno io quando è successo a me. Ed è normale avere paura, succede a tutti. Ma non lasciare che questo ti faccia perdere ciò che per te potrebbe essere importante. Lo rimpiangeresti per sempre» c'è un sorriso spento e triste in quelle parole, un qualcosa che non riesco a ricollegare niente.

«Ne parliamo domani okay? Ho bisogno di dormire adesso.» dico girandomi verso la parete.

«Ma fra poco è ora di cena!» esclama lei.

«Ho bisogno di un attimo Addie, puoi stare zitta e lasciarmi da sola?» inveisco contro di lei. Non riesco a controllarmi. È come se l'agitazione generale abbia preso anche me, escludendo quella che potrei definire la mia migliore amica qui dentro da tutto.

«Scusami» abbassa lo sguardo e sento solo il suo sospiro «Vado via allora. Ti lascio sola come vuoi.»

Percepisco il suo alzarsi dal letto, tramite il rumore delle doghe prima di sentire la porta aprirsi e chiudersi dietro di lei.

Sono stata brusca, ho esagerato, ma al momento non posso farne a meno, così come non posso fare a meno di ricercare qualcosa all'interno dei miei abiti, ora che sono da sola.

Le mie dita avvolgono l'accendino ricercandone il contatto gelido, come per ricordarmi che sia ancora lì, conscia di avere un'alternativa che conosco bene.

Forse, la più facile di tutte e quella di cui ho realmente bisogno.


▪▪▪▪▪

NOTE DELL' AUTRICE

Eccoci qui. Ci avviciniamo alla fine.
Mancano esattamente 8 capitoli (forse) all'epilogo. Potrebbero essere di meno, perché ho dovuto tagliare qualcosa e riadattarlo rispetto ai progetti originali.

Che ne pensate di Kate? Delle scelte che sta facendo?

E Will? Perché insistere verso Flame per riportarla a farsi del male?

E soprattutto cosa farà Flame?

River è finito in isolamento per aver picchiato Nick, ingiustamente finito in mezzo...
Perché questo cambiamento?

E lo scambio fra Addie e Flame?

Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
Noi ci vediamo come al solito settimana prossima ❤️

Vi ricordo che sarò presente al FRI come lettrice, pronta a riempirvi di gadget di F.E.A.R.
Se mi incontrate non esitate a fermarmi, mi farebbe davvero piacere anche scambiare qualche chiacchiera.

Vi amo sempre.

Vostra,
Neens

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