xxxɪɪɪ - ᴛʜᴀᴛ'ꜱ ᴍᴇ ɪɴ ᴛʜᴇ ᴄᴏʀɴᴇʀ, ᴛʜᴀᴛ'ꜱ ᴍᴇ ɪɴ ᴛʜᴇ ꜱᴘᴏᴛʟɪɢʜᴛ, ʟᴏꜱɪɴɢ ᴍʏ ʀᴇʟɪɢɪᴏɴ

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Mi siedo sul letto, ancora scossa dall'immagine che si è mostrata a me.

I miei occhi si chiudono per un attimo. Probabilmente sono solo paranoica e non è niente di che.

Sicuramente stavano litigando.

River non lo farebbe mai. Non così. Non adesso.

Eppure nel mio cervello, l'immagine di River che parla con Will e si passano qualcosa rimane fissa, gira come una forsennata facendomi venire mille paranoie.

Non sono affari miei certo, una volta sarei stata ben lontana dall'immischiarmi ma adesso non so che fare.

Inizio a creare teorie nella mia testa in modo inevitabile.

Lui mi aveva detto che le avrebbe parlato riguardo a quello che avevo sentito su Kate ma allora, cosa gli aveva passato lei?

È stata una cosa talmente veloce che non so neanche se sia stata un'allucinazione o meno.

Continuo a ripetermi che sto esagerando, che non ha senso. River non tornerebbe indietro, non dopo tutto quello che ha passato per uscirne. Eppure, quella scena non mi dà tregua, si insinua nella mia mente.

Will è stata una parte oscura della sua vita, un legame tossico che pensavo fosse stato reciso per sempre. Allora perché erano lì insieme? E cos'era quella cosa che si sono passati? Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine, ma non so se è reale o solo il frutto della mia immaginazione.

Devo sapere la verità.

Mi avvicino alla finestra e guardo fuori, cercando di scorgere qualcosa nel cortile. È tutto tranquillo, nessuna traccia di loro due.

Forse sto davvero iniziando a vedere cose che non esistono, ormai troppo abituata a negare ciò che esistito davvero.

«Lo sai che Peter Pan non esiste vero?» la voce di Addie mi distoglie dai miei pensieri.

La sua risata genuina mentre si addentra nella nostra stanza e chiude la porta dietro sé stessa crea quella sorta di aria fresca che mi serviva per sfuggire dal mio ragionare troppo.

«Peter Pan? Davvero?» mi scappa una risata leggera, letteralmente stupita da come Addison trovi sempre il modo di inserire qualcosa di assurdo anche nei momenti di vita reale.

«Certo, Peter Pan. Non lo sai?» sorride arricciando il naso in quel modo così carino in cui fa sempre, strizzando anche gli occhi  «Wendy aspettava Peter Pan ogni sera alla finestra, anche quando è cresciuta. Davvero Flame? Non hai mai visto neanche i film?» apre le braccia spazientita per poi farle ricadere sulle gambe magre  «Jeremy Sumpter in quel film è stata la crush di almeno il novanta per cento della popolazione mondiale» ride.

«Beh comunque... non stavo aspettando nessuno.» alzo le spalle mordendomi l'interno del labbro.

Non voglio dirle cosa ho visto. Darebbe di matto e probabilmente è stata solo la mia immaginazione.

«Beh in effetti...» ghigna  «River non vola»

Ride prima di farmi scuotere la testa e portarmi a lanciarle un cuscino preso dal mio letto, addosso.

Mi ricorda i primi tempi. Quando eravamo agli inizi, non ci conoscevamo ancora bene.

È difficile pensare che siano passati mesi da quel momento. Di come le cose si siano evolute fra noi, fra tutti.

Di come io sia cambiata, nel modo in cui mi rapporto agli altri, nel modo in cui affronto ciò che tenta di rompermi.

C'è un lato di me, a cui sembra ieri di essere entrata qui dentro. Ancora stretta nel mio cardigan autunnale, rinchiusa in una gabbia di silenzi e voci nella mia testa che mi dicevano solo cose orribili.

L'altro lato invece, sente come se sia passata una vita. Come se conoscessi le persone attorno a me da sempre.

Ma non scordo mai chi sono stata, credo sia il miglior modo per costruire chi voglio essere.

Addie ride mentre il cuscino le colpisce il fianco, e la sua risata riempie la stanza, alleggerendo l'aria che prima era carica dei miei pensieri. È incredibile come riesca sempre a tirarmi fuori dal mio buco nero mentale, anche nei giorni peggiori. È stato così fin dall'inizio, fin da quando ci hanno messe insieme in questa stanza. Lei con la sua energia contagiosa, io con il mio silenzio impenetrabile.

Mi siedo di nuovo sul letto, incrociando le gambe sotto di me, e la guardo mentre si sistema i capelli dietro le orecchie. Le nostre chiacchiere leggere sono un balsamo per la mente, ma la tensione di quello che ho visto—o che penso di aver visto—non mi lascia del tutto. Cerco di non farlo trasparire, non voglio che Addie si preoccupi.

Addie si lancia sul suo letto con un tonfo e mi guarda con un sorriso. «Sai,» inizia, «penso che tu stia facendo grandi progressi, Flame. Lo vedo in come reagisci, in come parli adesso. Sei più forte.»

Annuisce sorridendo.

«E poi... mi hai toccata» lo dice velocemente indicandomi e festeggiando internamente con dei leggeri movimenti del corpo. I pugni si stringono, il corpo si muove in una danza sommessa mentre un verso strano e cinguettante esce dalle sue labbra. «Cioè ti rendi conto? Non pensavo l'avresti mai fatto. Non di tua spontanea volontà.»

Distolgo lo sguardo muovendolo verso il pavimento.

«Non so se riesco a farlo di nuovo.» alzo le spalle.

«Non importa. Ma lo hai fatto» prende il discorso seriamente «Ci vorrà tempo per una seconda volta, va bene. Hai tutta la vita davanti.»

Alzo gli occhi azzurri verso di lei, con essi il sopracciglio.

«Certo che detto ad un'aspirante suicida...»

Lei diventa immediatamente seria, la fronte si corruga.

«Ho detto tutta la vita davanti.» rimarca guardandomi malissimo.

Sospiro, annuisco debolmente. Non sono ancora certa, ma rispetto a settimane fa, almeno sto pensando ad un'alternativa.

«Non sei stata la prima.» ammetto, distogliendo nuovamente lo sguardo da lei.

«Che vuoi dire?» chiede.

Dopotutto sono successe così tante cose dopo la notte del mio compleanno che non gliel'ho mai detto.

E per quanto fosse stata una delle cose più belle accadute da quando sono qui, ho dato la priorità a quelle che mi devastano.

Stringo le labbra, cerco di trovare le parole giuste.

«Io e River potremmo esserci baciati...» prendo un respiro per poi esalarlo in uno sbuffo nervoso «E potrei essere stata io a volerlo questa volta» chiudo gli occhi «E lui potrebbe aver ricambiato anche... molto volentieri»

Ecco, l'ho detto.

Lei rimane stranita per un attimo, sgranando gli occhi prima di sorridere con tutta la bocca.

«Gli è venuto duro?» una domanda inaspettata che mi porta a balbettare senza farlo davvero.

«Addie ma che ca...» sconvolta. La parola giusta è sconvolta, dall'audacia di questa ragazza.

Vedere Addie dall'esterno senza conoscerla, ti farebbe pensare ad una piccola fatina, una pixie come la chiama River. Nessuno potrebbe aspettarsi che dietro quell'aspetto angelico, ci possa essere... Addison.

«Che c'è? A  Cole viene sempre duro quando ci baciamo.» stupita dal fatto che io lo sia «E anche a Nick se ci penso.»

Le mie mani si fiondano a coprire le mie orecchie.

«Non voglio sentire altro. Sta zitta. Sta zitta.»

«È una cosa naturale Flame, non so se tu sappia come funzioni un corpo maschile. Ma sì, quando un ragazzo è eccitato... il suo cazzo diventa duro» sorride, infierendo.

«Lo so come funziona» chiudo gli occhi, esalo l'ennesimo respiro «Non mi interessava saperlo però» deglutisco «E comunque... credo di sì»

Lei lo rifà. Quella danza silenziosa piena di versetti comici, sintomo di felicità.

«Sono così fiera di te Flame. L'ho sempre saputo che i Fliver esistessero. Non sono mai scesa dalla nave. E guai a chi dice il contrario»

I miei denti cercano la carne interna della mia bocca, mordendola. Il mio sguardo si perde nuovamente verso un punto che non guardo davvero.

«Sì ma credo mi eviti adesso... e credo sia anche colpa mia. Lui mi ha detto delle cose bellissime, mi ha regalato questa collana.» la prendo, ormai scoperta dal cuscino che la nascondeva  «Odiavo il mio compleanno e lui... l'ha reso un bel ricordo. Un nuovo ricordo e...»

«Che significa compleanno?» lei scuote la testa confusa.

«Ieri ho fatto ventun anni» sospiro arresa.

«Scusa? E quando avevi intenzione di dirmelo?» sapevo avrebbe reagito così.

Sapevo che si sarebbe arrabbiata e probabilmente l'avrebbe preso come un affronto. In effetti, forse sono strana io ad odiare il giorno del mio compleanno, ma non posso farci niente.

Magari più in là, quando guarirò da questa malattia mentale che mi divora, troverò il modo di apprezzarlo ma... per me adesso è solo, un giorno in più. Un anno in più della mia schifosissima vita. Anche se adesso, forse, non è più così terribile.

«Te lo sto dicendo adesso.» cerco di recuperare, anche se so che è inutile.

«Ovvio, adesso che non posso organizzare una festa a sorpresa super mega galattica facendo gli occhi dolci a Nick. Ovvio.» mette il broncio, che per quanto debba sembrare incazzato, assomiglia solo ad un grugno dolce di un animaletto carino.

«Non è solo un compleanno. È un traguardo e va festeggiato come si deve.» sbuffa.

«Tu stai frequentando troppo Shey, dammi retta.» rido, tentando di smorzare la tensione e cambiare discorso.

«Ammettilo» sorride in un ghigno «Sei solo invidiosa che io posso averne due o tre al prezzo di uno»

«Cosa?» rispondo in una risata sommessa.

«Sto scherzando. Io sto con Cole, solo con Cole. Quello che faccio lo faccio solo quando Cole è fuori.» spiega.

«E non è mai successo che... sia spuntato qualcun altro mentre...» domando forse con troppa curiosità.

«Una volta, sì. Ed è stato abbastanza strano.» ammette mordicchiandosi il labbro inferiore «Ci stavamo baciando abbastanza intensamente e... lui ha perso un po' il controllo e ha avuto uno switch.» sospira quasi vergognandosi «con... Aldo.» strizza gli occhi.

«Chi è Aldo?» la voce mi esce come un sussurro in mezzo ad una risata.

«Non chiedere ti prego.» alza i palmi delle mani «Fatto sta che appena me ne sono accorta ho smesso e ho aspettato che finisse di raccontarmi di come la pizza italiana sia la madre delle pizze e che noi americani siamo dei traditori del buon cibo perché non sappiamo la differenza fra pomodoro e ketchup»

C'è un attimo in cui ci guardiamo negli occhi in silenzio. Lei in preda alla vergogna io ad un passo dalla risata.

E poi succede, quasi in contemporanea. Scoppiamo a ridere di qualcosa che apparentemente è molto seria, ma vista dagli occhi di chi è malato come noi, diventa solo un'ennesima normalità.

«Non voglio immaginare quanto Cole si sia incazzato appena è tornato in front.»

«Non hai idea.»

Le nostre risate si affievoliscono gradualmente, lasciandoci con i respiri affannosi e i sorrisi ancora appesi alle labbra. C'è un momento di silenzio, ma non è imbarazzante, anzi. È come se con quella risata avessimo purificato l'aria, liberato un peso che ci opprimeva entrambe.

Addie mi guarda con quegli occhi pieni di luce, e io so che, nonostante tutte le stranezze e le difficoltà, siamo riuscite a creare un legame che va oltre tutto il resto.

E in quel momento capisco che, se riesco a ridere con Addie delle nostre vite complicate, allora c'è ancora speranza che, un giorno, tutto questo dolore possa trasformarsi in qualcosa di più. Qualcosa che valga la pena di vivere.

✘✘✘

Come un fulmine a ciel sereno, il momento fra me ed Addie viene interrotto dal bussare di Nick sulla porta socchiusa della nostra stanza, chiedendo il permesso di entrare.

Fra lui ed Addie, sembra non esserci neanche un barlume di astio, un qualcosa di lasciato in sospeso.

Li ammiro, sotto un certo punto di vista.

«Scusate ragazze» chiede il biondo facendo definitivamente il suo ingresso «Flame, la Worley vorrebbe vederti»

Aggrotto la fronte, non capendo il motivo di ciò.

Avevo appena fatto l'ennesima seduta con lei dopotutto.

«Perché?» domando confusa rimanendo ancora seduta sul letto.

«Credo ci sia tua sorella qui» vedo il suo pomo d'adamo alzarsi in una deglutizione.

Sembra nervoso, per quanto ancora non capisca.

Perché dovrebbe preoccuparmi che Liv sia qui? Dovrebbe rendermi felice no?

Dovrebbe essere una buona notizia anche se il fatto che sia venuta in istituto non in un giorno adibito per le visite rende la cosa abbastanza strana. Dovrebbe essere a lavoro a quest'ora.

Non riesco a mettere insieme i pezzi, ma qualcosa non quadra. Liv non dovrebbe essere qui, non adesso, non in questo modo. Mi alzo lentamente dal letto, sentendo il pavimento freddo sotto i piedi nudi. Addie mi guarda con una preoccupazione che riflette la mia, ma non dice nulla. C'è una tensione nell'aria che nessuno osa spezzare.

Nick fa un passo indietro, quasi a voler lasciare spazio alla mia esitazione, e io gli lancio un'occhiata interrogativa, cercando di capire di più dal suo sguardo, ma lui evita di incrociare il mio, come se non volesse aggiungere altro.

«Okay,» mormoro alla fine, cercando di suonare più calma di quanto mi senta. «Vado.»

Addie si alza di scatto, prima che possa raggiungere la porta. «Vuoi che venga con te?» mi chiede, i suoi occhi che cercano i miei con una determinazione che non posso ignorare.

Scuoto la testa lentamente, anche se dentro di me sento il peso di un presagio che mi stringe il petto. «È ok Addie, è solo Liv» rispondo, sforzandomi di sorridere per tranquillizzarla. Lei mi lascia andare, ma non sembra convinta. So che mi starà aspettando quando tornerò, e questo mi dà un briciolo di conforto.

Seguo Nick lungo il corridoio. La mia mente è un misto di pensieri, ma nessuno di essi riesce a formarsi completamente. Tutto quello che so è che Liv è qui, e che qualcosa di serio deve essere successo. Non riesco neanche più a concentrarmi su ciò che ho visto dalla finestra.

Quando arriviamo davanti alla porta dell'ufficio della Worley, e Nick si ferma, facendomi un cenno con la testa per entrare. Mi sento strana, un brivido di sensazioni non piacevoli mi pervade il corpo. Apro la porta lentamente, il cuore che martella contro le costole.

Liv è lì, seduta su una delle sedie di fronte alla scrivania della Worley. I suoi occhi si alzano verso di me non appena entro, e la sua espressione è sufficiente a farmi capire che qualcosa non va. Non è la sorella sorridente che ricordavo, quella che cercava di farmi ridere anche nei momenti più bui. Sembra preoccupata, agitata.

«Flame,» dice la Worley con la sua solita voce calma, anche se c'è una nota di serietà che mi mette ancora più a disagio. «Tua sorella è venuta qui perché ha qualcosa di importante da dirti.»

La mia faccia confusa si mostra ad entrambe mentre mi avvicino all'altra sedia e sprofondo su di essa lentamente.

«È successo qualcosa? Stai bene?» domando quasi tremando. Ho quasi paura di ogni risposta che potrebbe darmi.

«Sto bene, non devi preoccuparti per me» risponde secca ma palesando un mezzo sorriso «Ascolta, so che forse non è il momento giusto e te lo avrei detto ieri ma non volevo rovinarti il compleanno e...» la sento quasi tentennare.

«Liv che succede?» deglutisco dopo averlo detto.

«Non sono più in grado di permettermi di farti stare qui.» chiude gli occhi. La sento attendere la mia reazione. Non so cosa si aspetti veramente.

«Che significa... io... io non posso, io sto migliorando...» non so come accada ma sento come un fiume uscire fuori dagli occhi. Immediato, come uno sparo in pieno petto, l'idea di dover tornare al mondo reale mi uccide. Sento le mani tremare e la saliva mancare. «La prego dottoressa glielo dica. Glielo dica che sto migliorando e che... non ho più... non posso andarmene.»

Mi manca il fiato, sto annaspando.

«È vero. Flame sta facendo dei passi da gigante da quando entrata. Basta ricordare come non ci volesse neanche entrare» risponde la Worley seriamente. «Non credo sia la scelta migliore»

I miei occhi si mantengono sulla figura di Liv, che cera di rimanere ferma sulla necessità della sua proposta.

Che poi proposta non è. È una sentenza.

«Ascoltami Olivia... posso chiamarti Olivia giusto?» chiede la Worley osservando i movimenti di mia sorella. Forse è un difetto del mestiere, quello di sembrare sempre pronta a psicoanalizzare tutti.

«Interrompere un percorso del genere, per Flame, potrebbe essere drastico per lei. Sta iniziando a fidarsi, a condividere ricordi...» si ferma, mi guarda, non parla al posto mio.

«Ma come dovrei fare? Sono da sola. Da sola. Faccio due lavori per potermi permettere tutto e ho una pila di bollette a casa che devono ancora essere pagate.» Liv boccheggia nella sua frustrazione.

So che non vorrebbe e che se è arriva a questo punto vuol dire che è il culmine.

Chiudo gli occhi, prendo aria, cerco di riempire i polmoni prima di svuotare la mia verità.

«È stato papà» piango nel dirlo per quanto sia certa la mia accusa «È stato lui. Ho cercato di cancellarlo, di non farlo diventare reale, ho oscurato il suo volto nei miei ricordi ma non posso più.»

Liv mi guarda, sconvolta. Non so se sia perché non mi stia credendo o perché sia impossibile anche per lei.

«Che stai dicendo Flame?» la sua voce si spezza, trema. Mi guarda come si vedesse per la prima volta.

Ho passato troppo tempo a negarlo a me stessa, a renderlo solo un'immagine scura nei miei ricordi.

A vivere l'immagine di qualcosa solo come un incubo fatto di illusione.

Come se fossi io quella sbagliata, la pazza, quella che si immaginava cose mai accadute.

A credere ad Aaron e al suo perenne ricordarmi di quanto io cercassi solo attenzioni. In realtà non le ho mai cercate, volevo totalmente l'opposto.

«Hai mai chiesto a nostra madre perché lo ha mandato via? Le hai mai chiesto perché non riuscisse a guardarmi come guardava te? Perché non ci ha permesso più di vederlo?» le chiedo a raffica.

Sono arrabbiata. Furiosa. Per la prima volta sto buttando fuori tutta quella forza e ira che avevo racchiuso in una bolla che finalmente è scoppiata.

«E non so perché non lo abbia denunciato, perché non abbia fatto niente. Ma è così. È stato papà che è entrato in quella stanza, la notte prima di andarsene via e anche molte notti prima. E vorrei non fosse così, ho sperato, ho pregato non fosse così, perché come può un padre fare questo?» sono incredula anche io nelle mie domande.

Ma sono quesiti che faccio principalmente a me stessa mentre vedo la faccia distrutta di Liv davanti a me.

«Mamma aveva detto che era perché lui l'avesse tradita.» lei abbassa la testa, sta rimuginando.

La vedo struggersi nei suoi ricordi da bambina. Aveva dodici anni quando papà è andato via. Lei, a differenza mia non ha mai avuto un rapporto stretto con lui, a volte ho anche pensato fosse sollevata della sua dipartita dalle nostre vite. E invece anche lei a quanto pare viveva in una bugia.

«Mamma ha sempre cercato di proteggerci. L'ho capito solo adesso. Credo, che non abbia denunciato solo perché non voleva che fossimo esposte.» ammetto sfiatando.

«Ma, non capisco, perché allora hai iniziato solo due anni fa ad avere i tuoi sintomi e tutto il resto?» è una domanda a cui vorrei rispondere, ma non in grado di farlo.

«Sei sicura di quello che dici? Questa è una cosa grossa.» continua eppure è chiaro come stia collegando I puntini. Come stia ribaltando ogni cosa che anche a lei era stata raccontata.

«Quando è morta vostra madre?» chiede la Worley intromettendosi.

«Due anni fa» risponde Liv.

«Potrebbe essere che la figura di vostra madre, agisse nel cervello di Flame come una sorta di protezione inconscia. Ha mandato via il nemico, quindi era lo scudo che le serviva, per quanto nella vita di tutti i giorni non fosse così.» si ferma per un attimo «Il cervello umano, a volte, separa le emozioni e ne nasconde altre, perché in quel momento cerca di preservare. Ma quando lo strato che le tiene a bada cade, iniziano a mescolarsi e a creare quello che è successo a Flame.» ci guarda nuovamente «Magari, con un episodio che le fa tornare a galla» per poi focalizzarsi solo su di me.

«Aaron» sussurro. Deglutisco.

«Aaron? Il tuo ex ragazzo? Come è possibile... è un ragazzo d'oro. Uno di quelli che sembrano...» Liv fa fatica a credermi. A capire. Ma d'altronde come posso pretendere che sia facile, quando io l'ho difeso per anni negandolo persino a me stessa.

«Perfetti. Lo so. Lo credevo anche io.» prendo un altro respiro, le mie mani vanno a spalmarsi sul volto, togliendo di mezzo lacrime cadute.

«Perché non me lo hai detto? Avremmo fatto qualcosa.» mia sorella. La mia statua. La persona più importante della mia vita.

«Perché ero rotta. E credevo di meritarmelo. Credevo che fosse giusto così... forse?» non voglio piangere. Non di nuovo.

«Ma... lo farò. Racconterò tutto. Ho solo bisogno di stare ancora qui. Ho solo bisogno di capire come uscire da questo labirinto. Sto accettando l'aiuto Liv. Ti prego fammelo accettare.»

La vedo spiazzata. Lo nota anche lei come io sia cambiata. Come la gente qui dentro mi abbia trasformata in meglio.

«Flame...» si morde il labbro, la sua mano in un tentativo di toccarmi, ma si ferma in tempo, prima che io possa ritrarmi e darle un ulteriore colpo. Vorrei farlo, vorrei abbracciarla come una volta, così come ho fatto con Addie, ma non è così semplice. Non riesco a mandare via la sensazione tremenda di sporcizia.

Ora so che non è colpa mia, ma qualcosa, dentro, mi intima di non volerla contaminare, come se fosse possibile. Come se non fossi ancora degna di toccare mia sorella, di meritarmi il suo calore.

«Posso provare a vendere casa di mamma e papà, non lo abbiamo mai voluto fare, ma... credo che questo sia più importante, se sei d'accordo» risponde portandomi ad annuire velocemente in un tentato sorriso triste.

«Avrò dei ritardi nei pagamenti ma troverò il modo» continua rivolgendosi alla Worley che annuisce di rimando.

«E mi informerò su come farla pagare a quel pezzo di merda e farlo sbattere in galera senza possibilità di uscita ok?» torna su di me. «E per quanto riguarda papà...» si ferma. Non la sentivo pronunciare quell'appellativo da anni. Non lo ha mai nominato da quando è andato via. «Non so neanche che fine abbia fatto, se sia ancora vivo... se...»

«Non mi importa Liv. Non mi importa più. Non voglio giustizia, non mi serve a niente.» deglutisco. «Voglio solo... riavere una vita.»

Liv mi guarda, stringendo le mani sulle sue ginocchia, ma senza avvicinarsi. Non può farlo, e lo sa. La mia pelle è un confine invalicabile, un limite che neanche l'affetto più sincero può attraversare. Siamo vicine, ma separate da un abisso fatto di traumi e paure che ancora non riesco a colmare. O almeno, che non riuscivo a colmare.

«Resterai qui, lo prometto. Troverò un modo per farcela, Flame. Non preoccuparti dei soldi o di qualsiasi altra cosa. Devi solo concentrarti su te stessa.»

Sento il peso delle sue parole, il loro impegno profondo. Non posso abbandonare questo posto. È l'unico luogo in cui ho iniziato a sentirmi sicura, in cui posso finalmente affrontare i demoni che ho tenuto sepolti per così tanto tempo. Ma c'è anche la realtà dura fuori di qui, quella con cui Liv deve fare i conti.

«Mi dispiace,» dico, la voce spezzata dal senso di colpa. «Non volevo che le cose arrivassero a questo punto. Non volevo essere un peso.»

«Tu non sei un peso,» risponde Liv, la voce ferma, decisa. «Sei mia sorella, e questo significa che faremo qualsiasi cosa per stare bene. Io, tu, insieme.»

La Worley osserva la scena con la solita calma, ma c'è qualcosa nei suoi occhi che suggerisce comprensione, forse anche una certa soddisfazione per la nostra determinazione.

E poi interviene, «Prendiamoci il tempo necessario. Continueremo il lavoro che abbiamo iniziato, e troveremo una soluzione per il resto. Tu non devi preoccuparti di altro, Flame.»

Rimango in silenzio, lasciando che le loro parole mi cullino, mi rassicurino. Per la prima volta, non mi sento sopraffatta dalla paura. Non del tutto, almeno.

E non c'è sensazione più bella di poter dire: finalmente.

Perché Liv è l'unica persona che meritasse di sapere la verità. La mia.

Nascosta in anni di silenzio forzato, nella paura di non essere creduta. Nella visione malata di essere nel torto, di vivere di ricordi sbagliati, di immagini sfuocate e create appositamente dal mio cervello distrutto.

«Ora vai Flame, io resterò un po' qui a parlare con tua sorella Olivia per un altro po'» dice la Worley spezzando il mio flusso di pensieri.

Mi alzo lentamente, il mio sguardo che si poggia su Liv per un attimo, donandole un sorriso a metà e un leggero cenno del capo, prima di muovermi verso l'uscita.

▪▪▪▪▪

NOTE DELL' AUTRICE

Ciao a tutti <3
Altro capitolo di alti e bassi vero?

Abbiamo visto Addie sbilanciarsi sulla sua relazione con Cole e imbarazzare anche Flame.

A proposito, secondo voi ciò che ha visto Flame dalla finestra è frutto della sua immaginazione o no?

E se no cosa potrebbe essere successo fra Will e River?

E riguardo a ciò che è successo fra Liv e Flame?

Fatemi sapere nei commenti.

Noi ci vediamo al prossimo capitolo.

Neens <3

P.S. 08/09 segnatevi questa data

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