Cloe

Il ricordo di quel giorno risplende ancora nitido nella mia mente, come un frammento di vetro lucente nel mezzo di una distesa di sabbia. Avevo guardato mia madre dritta negli occhi e le avevo detto che mi sarei trasferita da Bob, che avrei iniziato una nuova vita con lui, aiutandolo a crescere sua sorellina, Ophelia. Ricordo il suo sguardo di incredulità, le sue parole di avvertimento che riecheggiavano nel vuoto della stanza, ma io ero determinata. Determinata a seguire il mio cuore, anche se ciò significava sfidare le aspettative e le opinioni degli altri.

«Mamma, lo so che sembra una cavolata».

Avevo detto con voce ferma, ignorando il disappunto dipinto sul suo viso.

«Ma devo farlo. Devo essere lì per loro».

Le sue parole di dissuasione erano cadute come pioggia battente su di me, ma io ero imperterrita. Perché, in quel momento, non contava ciò che pensava mia madre. Non contava il suo giudizio o le sue aspettative deluse. Contava solo la mia volontà di seguire il mio istinto, di essere presente per coloro che amavo di più al mondo.

Marie, la madre di Bob, era stata il mio punto di riferimento, la mia roccia in un mare di incertezza. Lei aveva capito, compreso il desiderio che ardeva dentro di me di aiutare Bob a prendersi cura di Ophelia, come se fosse mia stessa sorella. Aveva visto oltre le apparenze, oltre le convenzioni sociali, per abbracciare la verità del legame che ci univa, una famiglia scelta con amore anziché con il sangue.

E così, con il sostegno di Marie e la mia determinazione incrollabile, avevo preso quella decisione, avviando una nuova fase della mia vita che avrebbe plasmato il mio destino in modi che non avrei mai potuto immaginare. Perché la famiglia non è solo ciò che ci viene dato dalla nascita, ma anche ciò che scegliamo di costruire con amore e dedizione. E io avevo scelto di essere parte della famiglia di Bob, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, per sempre.

Il peso della colpa mi schiaccia come un macigno mentre il terrore mi stringe il cuore in una morsa implacabile. Ophelia è stata rapita, strappata via da noi come un fiore fragile dal suo stelo. E io, io che ho promesso a Marie, alla nostra cara Marie, che mi sarei presa cura di lei, mi sento come se avessi tradito non solo la sua fiducia, ma anche il patto che abbiamo stretto durante il suo funerale solenne.

Le sue parole risuonano nelle orecchie come un eco lontano, un richiamo disperato che mi rimprovera per non essere stata abbastanza vigile, abbastanza attenta. Ho fallito nel proteggere Ophelia, nel mantenerla al sicuro come mi era stato chiesto. E ora il senso di colpa mi avvolge come un mantello oscuro, soffocando ogni sprazzo di speranza che tenta di fiorire nel mio cuore.

Bob mi abbraccia. Posso sentire il calore del suo corpo, il ritmo tranquillo del suo respiro che si fonde con il mio. Le sue labbra si posano con dolcezza tra i miei capelli, un gesto di conforto che mi fa sentire meno sola in questo abisso di angoscia.

Mi aggrappo a Bob con tutta la forza che ho, cercando rifugio nel suo amore solidale mentre il dolore minaccia di travolgermi. Perché se c'è una cosa che so con certezza in questo momento di oscurità, è che lui sarà sempre lì per me, pronto a sostenermi e a darmi la forza di affrontare qualsiasi cosa la vita ci riservi.