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Bob

 Il sangue sulle mie mani mi brucia come un rimprovero silenzioso, una testimonianza vivida degli eventi drammatici che si sono appena consumati. Cloe si è gettata davanti a me, un gesto di coraggio e amore che ha rischiato di costarle la vita. L'immagine del suo corpo esanime, portato via dall'ambulanza, si è impressa nella mia mente come un marchio indelebile, un segno del mio fallimento.

Mentre l'ambulanza parte con il suo carico prezioso, sento il cuore stringersi nel petto.

Guardo intorno alla sala d'attesa dell'ospedale, cercando conforto tra le facce preoccupate dei miei compagni. Reyna tiene Ophelia tra le braccia, la dolcezza del suo abbraccio contrasta con l'angoscia dipinta sul suo volto. La poltrona rosa sembra un'isola di tranquillità in mezzo al caos dell'ospedale, un rifugio temporaneo per la nostra famiglia spezzata.

Hayden si appoggia alla spalla di Martin, i suoi occhi stanchi tradiscono la tensione accumulata. Martin è immobile accanto a lei, la sua presenza silenziosa è un faro di stabilità in mezzo alla tempesta. Monroe e Nathan si ergono contro il muro, le loro espressioni contratte dal dolore e dalla preoccupazione.

Seduto a terra, mi sento come se fossi stato strappato via dal mio mondo, come se un pezzo di me fosse stato dilaniato insieme a Cloe. La paura mi stringe la gola, ma una fiamma di determinazione brucia ancora dentro di me. So che devo essere forte, devo proteggere la mia famiglia, anche se il peso della responsabilità mi opprime. La consapevolezza della morte di Jake porta un po' di sollievo, ma non basta a lenire il dolore che mi attanaglia l'anima.

Le lancette dell'orologio sembrano muoversi con lentezza, come se il tempo stesso avesse deciso di dilatarsi per tormentarmi ulteriormente. Ogni minuto trascorso è un'agonia, un'attesa carica di ansia e paura. Fisso la porta della sala operatoria come se potesse aprirsi da un momento all'altro, portandomi finalmente le notizie tanto attese.

«Devi vivere, Cloe».

Sussurro tra me e me, come un mantra che ripeto incessantemente nella speranza che le mie parole possano raggiungerla, anche se siamo divisi da quelle maledette porte chiuse.

Poi, finalmente, vedo il chirurgo emergere dalla sala operatoria, il volto stanco ma illuminato da un tenue sorriso che fa brillare una flebile luce di speranza nei miei occhi affaticati. Mi alzo di scatto, avvicinandomi con passo incerto mentre il cuore batte all'impazzata nel petto.

Le parole del chirurgo sono come musica per le mie orecchie affrante.

«L'operazione è andata bene».

Annuncia con voce rassicurante.

«Nonostante abbia perso molto sangue, la signorina Grimes è forte. Ora la porteremmo nella stanza, avrà bisogno di riposare».

Esalo un sospiro di sollievo, sentendo un peso sollevarsi dalle mie spalle.

«Posso vederla?»

Chiedo con voce incerta, desiderando ardentemente vedere con i miei occhi che Cloe è viva, che sta lottando con tutte le sue forze.

Il chirurgo annuisce con un cenno di comprensione.

«Appena la porteremo in stanza, la faremo chiamare».  

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