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26 Marzo 2001

Lo studio era ampio e di un bianco accecante.

C'era un via vai di gente che attraversava la grande sala e si andava a rintanare all'interno di quelli che dovevano essere dei camerini. Dei tecnici spostavano delle attrezzature seguendo le indicazioni che il fotografo impartiva con tono affabile.

Damien si guardava intorno, Ginevra e le sue amiche non erano ancora arrivate. Dari si muoveva impaziente, sbirciando di continuo il Rolex che aveva al polso.

Keira, con la quale Damien aveva passato la maggior parte del fine settimana, sedeva su un divanetto di alcantara color sabbia, rilassata come al suo solito. Accanto a lei, alcune ragazze del coro intente a chiacchierare, esaltate da quella nuova esperienza.

Una donna sulla trentina, dai capelli rasati e una croce di metallo di dieci centimetri attaccata al collo, passò con un vassoio colmo di bicchierini di plastica pieni a metà di caffè. Damien, ringraziando, ne prese uno, scottandosi le dita. Mentre aspettava che si freddasse per non ustionarsi la lingua, tornò a pensare a Ginevra. Avevano fatto di nuovo dei passi indietro e non capiva come diavolo comportarsi. Ogni volta che passavano del tempo da soli, arrivavano al punto di baciarsi e andare oltre. Lo sentiva, la sentiva. Poi, improvvisamente, tutto si fermava e la perdeva, travolta da chissà quali pensieri che la trascinavano lontano da lui. Tutte le volte. Eppure non riuscivano a fare meno l'uno dell'altra, era evidente.

Dopo la serata fuori, aveva notato che Ginevra si era sforzata di sembrare naturale, ma in realtà non lo era affatto. Conosceva, ormai, il suo modo di abbandonarsi a lui, il suo tocco delicato, lo sguardo diretto privo di paure, i sorrisi aperti, felici e accattivanti. In quei giorni, di nuovo, scomparsi. Le aveva proposto di vedersi quella domenica, ma lei aveva declinato il suo invito con una scusa appena abbozzata e ora, dopo due giorni persi, era lì ad aspettare che arrivasse, sapendo già che il servizio fotografico l'avrebbe messa profondamente a disagio.

Passarono altri quindici minuti prima di vederla entrare, in coda alle altre ragazze.

Dari andò lì per riprenderle per quella manciata di minuti di ritardo e Flavia si giustificò borbottando qualcosa.

Il fotografo barbone e occhialuto prese parola.

«Buongiorno a tutti. Io sono Vittorio e questi ragazzi sono i miei assistenti.» Con una mano indicò una decina di giovani truccati, tatuati e pettinati come se fossero appena usciti da una rivista di musica rock. «Vi spiego cosa vi attenderà oggi: sarà una lunga giornata. Ora, i nostri Keira e Damien sono abituati a stare sui set fotografici, voi non credo.»

«Io ho un book fotografico!» Milena si fece avanti. «Mi serve per i miei provini.»

Il fotografo la squadrò un attimo e ricominciò a parlare. Qualcuno ridacchiò.

«Dicevo, visto che siete tante, cinque per volta andrete nelle mani delle nostre addette al trucco e parrucco. Indosserete un abito e tornerete qui a fare le prime foto mentre le altre prenderanno il vostro posto. Poi, quando sarete tutti pronti, ne faremo alcune di gruppo», continuò Vittorio. Si guardò intorno in attesa che i vari commenti terminassero e poi riprese: «Ok, vi dividiamo in gruppi, così le prime possono iniziare a prepararsi».

Gisella e Milena si misero subito davanti alle altre per essere tra le prime, ma Vittorio non aveva ancora terminato.

«Chi è Ginevra?»

Silenzio.

Damien la vide rimanere immobile, come se si volesse confondere con l'ambiente. Alzò lo sguardo senza alzare la testa mentre davanti a lei si apriva un varco lasciato dalle altre ragazze che si spostavano.

«Bene, con quello sguardo usciranno fuori delle belle foto!» Vittorio pareva soddisfatto. «Tu andrai con la nostra Ester, da questa parte», indicò un camerino sulla parete opposta agli altri.

«Chi, il chirurgo plastico?»

«Avrai un trattamento speciale.»

«Perfetto, proprio quello che non volevo. Con me quello normale non basta», borbottò.

A stento seguì Ester mentre Dari l'accompagnava col suo sguardo gelido.


Quando Damien uscì dal camerino, la trovò dietro una colonna, come al solito in disparte. Gli dava le spalle e cercava di guardare fuori tramite le tapparelle abbassate di una piccola finestra.

Si mise accanto a lei. Lo notò ma non gli disse nulla per diversi minuti. Poi sbottò: «Non mi guardare così».

«Come ti sto guardando?» aprì le braccia spaesato.

Lei fece un lungo sospiro e non rispose. Era agitata, nervosa. Aveva gli occhi truccatissimi, sfumati di grigio e nero che le faceva risaltare il verde dell'iride, i capelli tirati indietro ai lati e un vestito nero che accompagnava le sue curve in maniera elegante. La desiderava con forza, era forse questo lo sguardo che lei non voleva sentirsi addosso?

Iniziarono a fare degli scatti alle altre ragazze, la musica alta doveva caricarle come se fosse un servizio fotografico di moda. Da dietro quella colonna si vedevano solo il fotografo, i suoi assistenti e i continui flash. Ginevra accumulò stress. Si portò più volte le mani, appena smaltate, alla bocca per poi ricordarsi che non doveva farlo, innervosendosi ancora di più.

Poco dopo li raggiunse Keira che provò a fare della conversazione, ma tra la musica alta e il malumore di Ginevra, i suoi tentativi caddero in disgrazia.

Non riuscendo a fare altro, Ginevra iniziò a cantare a bassa voce e a muovere la testa a tempo di musica. Si avvicinarono Flavia e Viviana in aiuto all'amica, già preparate e in attesa che arrivasse il loro turno per le foto. Flavia cominciò a chiacchierare parlando delle canzoni da discoteca che rimbombavano nella stanza, tirando fuori aneddoti di feste e dei loro amici. Ginevra si distese e cercò di sciogliersi un po' aumentando l'intensità dei movimenti a suon di musica, segnale ben leggibile per Damien: indicava il livello di stress che sentiva dentro e che doveva espellere in qualche modo.

Le sue amiche furono infine invitate ad andare dal fotografo lasciandola solo con lui, mentre Keira si era già allontanata. A quel punto Damien provò di nuovo a scambiare qualche battuta, sembrava più disposta al dialogo, anche se sempre agitata.


Erano passate ore quando fu chiamata lei, che trasalì, come la sera in cui gli aveva baciato la mano. La sua espressione cambiò completamente e i suoi occhi si oscurarono. Quando passò accanto a Dari, lui le disse qualcosa con tono severo e lei non reagì. Anche se avrebbe voluto, Damien non cambiò posizione per osservarla, immaginando si sarebbe imbarazzata di più.

Sentì parlare lei, poi il fotografo, il suo nome ripetuto un paio di volte ed era già di ritorno. Non andò da lui, come se fosse in preda alla vergogna per qualcosa che avesse fatto.

Toccò a lui e Keira, fecero qualche foto insieme e qualcuna da soli. Ginevra non era lì ad assistere.

Dopo una pausa, Vittorio li richiamò per fare le ultime foto, quelle di gruppo.

Fece sistemare le ragazze in ordine sparso e posizioni stravaganti su dei cubi bianchi, loro tutte vestite di nero, sembravano i tasti di un pianoforte caduto dall'ottavo piano. L'effetto era bello, strano ma bello. Al centro Damien e Keira più composti. Rimaneva fuori Ginevra che aveva osservato con terrore le posizioni delle altre attendendo la sua con angoscia.

«Ok, e tu mettiti seduta sulla gamba sinistra di Damien.»

Lei guardò il fotografo, per un attimo la gamba di Damien, per poi tornare a guardare il fotografo, e si aprì in un sorriso che poco le si era visto in quei giorni: «No».

«Smettila di fare la capricciosa e fai quello che ti dice!» intervenne subito Dari.

Ginevra gli lanciò un'occhiataccia senza scomporsi, tornò a Vittorio: «Potete diventare gialli, blu e verdi e rimanere qui tre giorni. Non lo faccio. Troviamo un'alternativa».

Qualcuna si lamentò della posizione scomoda che doveva mantenere e del tempo che Ginevra stava facendo perdere, ma lei rimase impassibile.

Vittorio la guardò, chiese a Dari di uscire con una scusa per evitare di creare maggiore tensione e nel frattempo pensò a un'altra soluzione.

«Va bene, mettiti tra le sue gambe allora, un braccio appoggiato alla gamba però, come se fossi scocciata.»

«Quello le viene facile!» commentò Marta.

Ginevra sospirò e andò a sedersi tra le gambe di Damien senza guardarlo in faccia. Era una posizione in cui erano già stati ma lontano da tutti, sulla sabbia, col sole che tramontava. E mentre lui le baciava il viso. Lo sapevano solo loro due.

Questa volta lei non si abbandonò a lui ma rimase rigida, quasi a non volerlo toccare, poi si sentì un forte rumore e si ritrovarono a guardare Giulia che era caduta all'indietro con le gambe per aria.

Iniziarono tutti a ridere con estrema preoccupazione delle truccatrici che controllarono che fossero tutti a posto prima di far riprendere gli scatti.

A quel punto, forse scaricata, Ginevra si appoggiò con più tranquillità a Damien e seguirono tutti le direzioni di Vittorio, cambiando ogni tanto le posizioni. Arrivò ad avere le mani sulle gambe di Damien come da richiesta e lui spontaneamente intrecciò le sue dita con quelle di lei, cosa che non sfuggì né a Keira né al fotografo che li immortalò senza che se ne rendessero conto, prima che lei le togliesse. In realtà, aveva già rubato diversi momenti facendo finta di fotografare le altre mentre inquadrava loro dove pensavano di non essere visti, dietro la colonna.


«Torni con me?»

«No, grazie.» Sembrava imbarazzata e lui pensò che forse era per la presenza di Keira lì vicino. Faceva fatica a guardarlo negli occhi.

«Domani?» provò ancora. «Magari sento Marzio, se non c'è bisogno di noi, non andiamo, così hai tempo per studiare. Ti passo a prendere a scuola.»

«No», disse lei allarmata sollevando il viso solo a quel punto.

«Giuro che ti aspetto in macchina», le disse sorridendo. Lei rispose al sorriso.  

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