Parole

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"Ti amo"

Due parole rosse, roventi, coperte da un drappo fiammeggiante; due parole verdi come la speranza, brillanti più di uno smeraldo. Due parole blu, due parole bianche. Due parole? Semplici parole? È possibile che Ice le bisbigli fissando l'orizzonte? Sì, sin tanto che la gatta le rivolga al cielo immenso, lasciandole libere di piroettare e volare a loro piacimento, sprigionando tutto il significato che le appesantisce nelle nostre bocche. Moon, non vedi le scintille che si liberano in un'esplosione di risa e luce? Non alzi gli occhi alla pazza ricerca dei riverberi di due termini così potenti da scuotere un animo, dal significato totalmente inconcepibile? Moon guarda! Guarda! Perché non alzi gli occhi?!
Moon continuò a fissarsi le zampe mentre Ice non separava i propri occhi dalla lunga linea dell'orizzonte. Le due parole incastrate in un limbo fra le due. Il tempo recalcitrava a seguire il proprio consueto ritmo, preso com'era da quella situazione in precario equilibrio sulla lama del rasoio. Una ballerina vestita di bianco danzante a piedi scalzi ed insanguinati su un coltello argenteo, sotto la soave luce di Luna che scivola sulle scie di sangue.
Non è meglio, vi pare, pensare a quella giovane ipotetica, invece che alle due gatte spaventate dalla grandezza di una parola che i loro cuori non riescono a contenere?
Ci fu silenzio. Ancora. Ma infine la corda si ruppe.
"Ice non..." borbottò Moon ma si interruppe subito. Aspettò un attimo, mentre la miccia si accendeva nella sua testa e la fiamma scivolava veloce verso l'esplosione di una vera bomba.
"Lo dici sul serio?! Credi veramente che io sia degna di te? Tu non mi conosci! Tu non sai nulla di me! Se sapessi veramente cosa sono avresti paura e capiresti da sola che "amare" non è il verbo della mia vita!" sbraitò Moon, sapendo bene che quel tono di rimprovero che straripava da ogni parola era in verità, goccia per goccia, dedicato a sé stessa. Si odiava anche solo per aver pensato che quelle parole fossero usate a sproposito. Sarebbe stato impossibile vedere, annusare, toccare, sentire, vivere come un qualcosa di supremo quel "Ti amo" se non fosse venuto da un cuore danzante d'ardore. Eppure Ice, inconscia, bevve in un sorso tutto il calice di veleno.
"Ma come puoi dire una cosa simile?! Dopo che ti ho cercata! Dopo che ti ho immaginata nei miei sogni, senza una virgola di differenza! Dopo che ho abbandonato tutto per trovarti! Moon! Tu credi che io non ti conosca... ma quella a non conoscerti sei tu! Come puoi volere che gli altri sappiano ciò che a te per prima sfugge?! Moon, Moon! Io ti capisco! Ti capisco! È qualcosa che va ben oltre il semplice conoscere, stupida palla di pelo che non sei altro! Tu sei come me. Io sono come te!" Urlò Ice infervorandosi e compiendo il miracolo di dare fuoco all'acqua, dentro i suoi occhi affilati. Quello sguardo appuntito e la forza nella voce della gatta fecero tentennare Moon, già indebolita nelle proprie idee dal proprio io. La gatta marrone tentò con tutte le sue forze di richiudersi dentro la sua corteccia di incertezze, odio verso il mondo e paure ma si ritrovò allo stremo prima ancora di aver cominciato. Non ebbe nemmeno la forza per ribattere qualcosa o per urlare o per piangere o correre via.
Ice la osservò riempiendo il manto castano dell'altra di rugiada cristallina, donandole uno sguardo. "Moon non rovinare tutto... Non di nuovo..." sospirò a fior di labbra.
Moon, sfinita in una battaglia che aveva già perso, alzò lo sguardo e scoprì che quella ninfea scura, sfumata di dolorosa verità, che sbocciava fra i denti chiari di Ice mentre lei parlava, era un fiore colorato dalla verità che andava colto e curato dal nero che lo contaminava. Moon guardò e ascoltò per poi abbassare gli occhi al proprio petto: il manto chiaro e disordinato creava un chiaro-scuro di petali candidi.
"Il mio cuore... tu parli e il mio cuore danza al valzer delle tue parole... tu descrivi il male che c'è in me con parole così giuste. Ice, Ice io ti amo. E tu mi ami. Ma ti prego non dirlo: potrei morire. Perché questo non è quello che la vita mi aveva preannunciato! Io dovevo cantare la mia esistenza da solista mentre tu e mia madre, mio fratello, i miei amici... sareste dovuti essere solo un coro che dipingeva lo sfondo. Ice io... io non voglio cambiare il mio essere feroce e stupida per te! Sono un'egoista ma ti merito. Mi hai spalancato le porte del paradiso: non dobbiamo essere perfette per amarci! Dobbiamo fare schifo, essere meschine! Ma insieme! In fondo non esiste nessuna "dolce metà", ciò che si cerca è qualcuno che sia terribile come noi! Perché siamo vomitevoli creature vili ed egocentriche all'inverosimile! E va bene così! Così!" Moon singhiozzava via i pensieri che aveva tessuto nel silenzio del suo animo vuoto per i suoi lunghi anni da solista: "Come? Come può nascere da creature così schifose un sentimento tanto vivo e magnifico? Ice... stupida palla di pelo... ti amo. Ti amo dalla melma in cui mi ritrovo, ma ti amo così ardentemente che credo di poter prendere fuoco. Mi dispiace atrocemente che tu sia come me... ma... ne sono così maledettamente felice! Ho vissuto una vita che non valeva la pena di vivere... ora che ci sei tu lo so. Questa è la sensazione della gioia! Questo è ciò che si prova quando si sa finalmente di andare avanti per un motivo!" le lacrime di Moon erano goccioloni che scivolavano come fiumi in piena sulla sua pelle.
Ice la guardava quasi senza espressione. La gatta in bianco e nero sospirò: "Sei patetica, Moon" e le si avvicinò. Poggiò il proprio muso sulla sua spalla: "Bastava dire "Ti amo anche io", eh" borbottò nel suo orecchio in tono ridente. Moon tirò su col naso e si allontanò appena per guardarla, un lieve sorriso steso con due mollette pronte ad allentarsi: "Ti amo anche io, dunque" ridacchiò. Ice scoppiò in una risata tranquilla, poi si allungò e le leccò il muso. Si allontanò lentamente, affogata nel caramello del tempo spettatore, e sorrise appena: "Sai di lacrime, lo sai?".
Moon, quando il cuore le riprese a battere, aggiunse come in sogno: "Lacrime di Luna, Ice. Lacrime di Ghiaccio".

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