Il gemellaggio della discordia

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La sveglia di quel 16 settembre fu come musica per le orecchie di Laura,  che da due settimane erano costrette alle frecciatine di Alberto e alle frasi sgrammaticate di Beatrice.
<< Si ricomincia, finalmente! >> esclamò, trascinando anche Giovanni, che non era certo elettrico quanto lei.
Ma il suo entusiasmo si spense nel trovare una lunga fila in bagno composta da Sofia, Alberto e Franco.
<< Che succede? >> chiese subito.
<< È la zia Bea. È entrata in bagno mezz'ora fa >> spiegò Alberto.
<< Non è possibile... Ma almeno avete bussato? >> si lamentò la Castelli: aveva perdonato alla sorella la terribile abitudine di prendere possesso dell'unico bagno di casa, ma finché non sarebbe ricominciata la scuola. E adesso usufruire di quel servizio era una sua necessità.
<< Sì, ha risposto che però non dobbiamo metterle fretta altrimenti sbaglia la coda dell'eyeliner e manda una cattiva pubblicità alle sue clienti >> rispose Sofia, con la faccia contrita dallo sforzo di chi aveva un bisogno urgente ma lo tratteneva.
Quelle parole le fecero venire il sangue al cervello.
<< Fatemi passare! >> comandò, facendosi largo fino alla porta e bussando violentemente.
<< Chi è? >> fece tranquilla la voce di Beatrice.
<< Azzardati ancora ad occupare il bagno dal lunedì al venerdì e io giuro che ti sbatto fuori di casa e l'eyeliner te lo vai a mettere alla Comunità di Sant'Egidio! >> minacciò.
Terrorizzata dalla prospettiva di ritrovarsi senza fissa dimora, Beatrice aprì la porta.
<< Ho finito. Stavate in fila da molto? >> domandò serafica la rappresentante di cosmetici, mentre Laura la guardava con gli occhi ridotti a due fessure. Quella convivenza si stava rivelando sempre più difficile.

                                     ***

Quando Giovanni parcheggiò l'auto nel piazzale antistante il liceo Da Vinci, Laura sentì un misto di serenità e ansia assalirla al tempo stesso.
<< Io non entro >> cercò di sviare.
<< Certo che entri. Sei la preside >> si oppose Mastropietro.
<< Parleranno male di noi >> continuò la Castelli.
<< Non è vero, sono tutti dalla nostra parte >> la rassicurò lui.
<< Per educazione, forse. Ma chi te l'ha detto che non ci saranno dei sussurri? >> insistette lei.
<< Se anche ci saranno, noi ce ne fregheremo. Perché abbiamo cose più serie a cui pensare, ok? >> replicò calmo ma fermo l'uno.
<< Ok... >> sospirò l'altra, mentre scendevano dalla macchina.
In quella calda mattinata pre-autunnale, il mondo sembrava racchiudersi tutto nel raggio visivo della docente: a sinistra, la facciata color terracotta del Da Vinci, con i suoi quattro piani, le finestre e i posti segreti; a destra l'elegante struttura del liceo scientifico Michelangelo Buonarroti, scuola rivale da che ne aveva memoria; in mezzo, quel piazzale dove tante generazioni di ragazzi e ragazze che avevano fumato, scherzato, gioito e pianto davanti ai quadri, che si erano innamorati e lanciati i gavettoni.
I suoi studenti, che adesso lei avrebbe guidato in una nuova veste, quella di preside. Prese la mano di Giovanni e insieme si incamminarono verso l'entrata: erano pronti.

                                     ***

Furono accolti da un lungo applauso: erano i loro colleghi, i bidelli e tutto il personale ATA, nonché i collaboratori esterni, tra cui l'immancabile tecnico delle macchinette Aforisma, che li accolse con una delle sue frasi ad effetto.
<< Un bell'applauso alla nostra nuova preside e al suo first husband! >> esordì, porgendo loro due caffè particolari, con i bicchieri somiglianti a quelli di Starbucks e un piacevole odore di nocciole dall'interno di essi.
<< Grazie, Aforisma... Ma cosa sono? >> chiese stupita.
<< Credo che siano le nuove macchinette del caffè e che abbia firmato tu per il loro arrivo qui dentro, ma ti sono capitate talmente tante cose che non te lo ricordi... >> le venne in aiuto Giovanni.
<< Questo gusto si chiama Noisette, ed è veramente una leccornia! >> esclamò Emma, venendole incontro insieme a Vito. Erano felici e sorridenti come Laura non li vedeva da tanto tempo.
<< Vi trovo bene... >> commentò.
<< Abbiamo un motivo per essere così felici... >> rispose gioiosamente la Di Nardo.
<< Siamo entrati ufficialmente nel mondo delle adozioni! >> annunciò Lojacono.
<< Siamo molto felici per voi! >> si congratulò Mastropietro.
<< Vedete... C'è chi vuole una famiglia e chi ne ha abbastanza! >> fece sarcastico Umberto Cecchi, arrivando insieme a Claudia Ferrante: il professore di Latino e Greco era divorziato e con un figlio di otto anni ma non amava raccontarlo; la collega di Storia dell'arte l'aveva convinto a rimettersi in gioco, solo che la famiglia di lei aveva cominciato a mettere il naso nella loro relazione, soprattutto il padre di Claudia, direttore di teatri in tutto il mondo, che cercava di convincere Cecchi ad inscenare un'opera che lui aveva scritto in gioventù ma di cui si vergognava tantissimo.
<< Ancora con la storia della piece? >> indovinò Laura.
<< Non me ne parlare, ti prego. Il signor Ferrante si è letteralmente fissato... >> sbuffò Umberto.
<< Questo perché sei bravo, Umby! >> ribadì Claudia, chiamando il fidanzato con un soprannome che a lui dava molto fastidio.
La Castelli si accorse che mancava ancora qualcuno all'appello: i prof Di Cataldo, De Sanctis e Piani.
<< Ma Lorenzo, Virgilio ed Enrico? >> domandò quindi.
<< Lorenzo ha sentito la Chiamata. Adesso la religione la vivrà a tutto tondo... >> spiegò Emma.
<< Si è fatto prete? >> chiese Laura.
<< Beh, un po' tutti ce lo aspettavamo. L'anno scorso è pure andato in ritiro spirituale... >> ammise Claudia.
<< Enrico e Virgilio... Eccoli che arrivano! >> indicò Vito, mostrando i due ex rivali in amore rimasti orfani di Marta Storione, che aveva sposato il suo bel dirigente e aveva chiesto il trasferimento.
<< Laura, eccoti qui! >> disse il primo.
<< Dobbiamo comunicarti una cosa importantissima >> aggiunse il secondo.
<< Quale cosa? >> fece la Castelli.
<< Riguarda l'ultima follia di Urbani: un gemellaggio. Col Buonarroti >> rispose De Sanctis, con una rivelazione che fu sconvolgente alle orecchie di tutti i presenti.

                                      ***

<< Come sarebbe a dire un gemellaggio col Buonarroti? >> si stupì la preside, che aveva seguito il collega nel suo nuovo studio.
<< Esattamente quello che ti ho detto, Laura. Ho ricontrollato le carte, e tra tutte le sue ultime iniziative era l'unica che avesse fatto mentre era ancora in sé >> spiegò il docente di Storia e Filosofia.
<< Ma di tutti i licei con cui ci potevamo gemellare, ma proprio il Buonarroti doveva capitarci? >> si lamentò quella di Letteratura Italiana, conoscendo alla perfezione tutti i motivi per cui non correva buon sangue tra le due scuole, che avevano di diverso tutto, a partire dagli artisti rinascimentali a cui erano intitolati - che notoriamente non si sopportavano: contrariamente al Da Vinci, che aveva sfiorato la chiusura, il Buonarroti era sempre stato sulla cresta dell'onda, ottenendo sempre il boom delle iscrizioni e collezionando ogni anno un premio per il Miglior Liceo Romano; e se i davinciani, professori, alunni e affini, erano sempre sull'orlo di una crisi di nervi, i buonarrotini sembravano venuti da un altro pianeta tanto erano perfetti, senza un problema, qualcosa che li spingesse ogni giorno a mettersi in discussione. A Laura e a tutti i suoi colleghi, erano sempre parsi irreali: la perfezione non esiste, c'è sempre qualche sbavatura, ma non è detto che sia un male. Al Da Vinci le avevano sempre credute delle opportunità.
Come se tutto ciò già non bastasse, la preside del liceo scientifico - quindi rivale del classico per antonomasia - Michelangelo Buonarroti era nientemeno che Marina Baiocchi in Ponto, sua ex compagna di liceo con cui era stata in competizione dal primo all'ultimo anno; adesso era sposata col banchiere Edoardo Ponto e aveva avuto con lui tre figli, tutti realizzatissimi.
<< Ho cercato di far invalidare il documento, ma era l'unico da cui traspariva il suo ultimo barlume di lucidità >> ammise Virgilio.
La Castelli mise le mani sul tavolo e chiuse gli occhi facendo un grosso respiro.
<< Urbani voleva il gemellaggio? Ebbene, faremo in modo che sia il più riuscito della storia dei gemellaggi. Comunicalo in tutte le classi in cui hai le ore. Dì agli altri di fare lo stesso! >> ordinò lei.
<< Allora vado... A morire. Perché in III E giusto quello... >> commentò sarcastico lui, dirigendosi fuori dalla porta per eseguire le direttive della preside.

                                       ***

Ad accoglierlo mentre entrava in classe fu una scala, che veniva lanciata dalla finestra della classe di fronte, il tutto seguito da un applauso collettivo.
<< Ma che siete impazziti? >> domandò sbiancando.
<< È una metafora, prof. Lei quest'anno ci farà salire la scala dell'ultimo anno fino alla maturità, visto che è il nostro coordinatore! >> esclamò Mario Anselmi, un diciottenne con i capelli neri mossi e gli occhi scuri e scintillanti.
<< Così più che altro potevate ammazzarmi! >> insistette il docente, mentre prendeva posto alla cattedra.
<< In realtà li avevo avvertiti, ma non l'idea era già stata approvata dalla maggioranza... >> intervenne Gabriella Santi, l'unica della classe che era sempre riuscita a mantenere la media dell'otto. Aveva i capelli castani e gli occhi marroni e grandi.
<< Hai fatto bene, Santi. Perché quest'anno c'è poco da scherzare: a parte il fatto che riuscirvi a portare tutti e venti agli esami sarà un miracolo, ma adesso ci si è messo anche quel pazzo di Urbani che, prima di essere rinchiuso al reparto psichiatrico del Policlinico, ha deciso di gemellarci con il Buonarroti! >> rivelò De Sanctis.
Un silenzio generale pervase la classe, subito seguita da un brusio.
<< Ma il Buonarroti di fronte? >> chiese Lucrezia Spataro, la compagna di banco di Gabriella. Capelli biondi mossi e occhi celesti, era una star di Instagram e millantava una certa somiglianza con Chiara Ferragni.
<< Ne conosci altri, Spataro? >> fece il professore.
<< Magari li conosciamo meglio... >> ipotizzò Nicola Righi, fidanzato della ragazza da quattro anni.
<< O le conosciamo... >> aggiunse l'affascinante Riccardo Ottieri, che come dongiovanni aveva preso il posto che era stato prima di Francesco Altobelli e poi di Guido Negroni.
<< Sempre a quello pensate voi maschi! >> puntualizzò Erika Fabiani, una giovane con le ciocche viola tra i capelli, il trucco pesante e un look appariscente.
<< Come se non vi piacesse... >> commentò divertito Ottieri, strappando le risate della parte maschile della classe e una serie di fogli appallottolati e righelli da parte di quella femminile.
<< Ragazzi, piantatela un po'! Già l'anno comincia come comincia, facciamolo funzionare. Dai, adesso aprite il libro a pagina 7, che cominciamo Hegel... >> concluse Virgilio, richiamandoli all'ordine.

                                      ***

A ricreazione gli alunni della III E si riversarono tutti fuori.
<< Ragazzi, questo gemellaggio capita proprio a proposito! >> esclamò felice Mario.
<< Ecco, ci risiamo con Giulia Lanfranchi... >> sbuffò Erika, roteando gli occhi.
<< Voi non capite proprio quanto l'amo, solo che i nostri licei sono rivali e magari pensa che lo sono anche le persone >> ribatté Anselmi.
<< Siano, non sono... E poi magari ti ha mai sfiorato l'idea che sia fidanzata? >> gli ricordò Gabriella. Era innamorata di Mario dalla quarta ginnasio, ma lui l'aveva sempre e solo considerata come una buona amica.
<< Sì, con Manuel Billotta, il Principe delle Mozzarelle! >> rise Nicola, facendo riferimento all'attività della famiglia del giovane buonarrotino.
<< Appunto! Quello è un coatto che non sa neanche parlare, invece Giulia è così raffinata... Che avranno in comune? >> ribatté Mario.
<< Magari scopa bene? >> affermò Erika, sorridendo maliziosa.
<< Erika! >> la rimproverò la Santi.
<< Ha ragione. Magari ci sono coppie che non ci azzeccano niente e si reggono sul sesso >> argomentò Lucrezia.
<< E noi siamo così? >> fece teneramente Nicola, abbracciandola da dietro.
<< Io dico A e tu dici B, ma a letto siamo incredibili! >> esclamò la Spataro, baciandolo con passione.
Appartenevano a due mondi diversi: lui figlio di baristi, lei dell'alta borghesia romana, si erano messi insieme nonostante il padre della ragazza, l'avvocato Luigi Spataro, non approvasse la loro relazione, preferendo vedere accanto alla sua secondogenita Riccardo Ottieri, che discendeva da un'importante famiglia di industriali originaria del Nord, a cui gli Spataro si erano uniti attraverso le nozze tra Eva, la figlia maggiore dell'avvocato, e Dario, il fratello maggiore di Riccardo.
Gli altri risero appresso a loro, ma all'improvviso il telefono di Gabriella squillò.
<< Scusate, è Vittorio... >> si giustificò la giovane, tirando fuori le cuffie per parlare in videochiamata con il suo fidanzato a distanza.

                                      ***

<< Ciao, amore! >> esclamò Vittorio Mainaghi dall'altra parte dello schermo.
<< Amore, che bello sentirti! Qui a scuola è un casino, adesso c'è pure un gemellaggio col Buonarroti, il liceo nostro rivale... >> spiegò la Santi.
<< Ma tu non ci credi a questi campanilismi, giusto? >> fece lui.
<< No, ma puoi immaginare che caos che ha generato. Chissà se andrà bene o male, questo progetto. Poi quest'anno abbiamo anche la maturità... >> sospirò lei.
<< Sì, ma entrambi sappiamo che tu sei bravissima. E poi finalmente possiamo pensare al nostro viaggio... >> ammiccò il giovane.
Si erano conosciuti due estati prima e adesso lui frequentava la Facoltà di Filosofia all'Università Bocconi di Milano, e da quando lei aveva cominciato ad avvicinarsi all'ultimo anno, le aveva proposto di partire insieme, una volta che la giovane avesse conseguito la maturità classica, in giro per le capitali d'Europa con la moto del ragazzo.
<< Non vedo l'ora... Ma quando vieni a Roma? >> replicò Gabriella.
<< Lo sai che con le lezioni sono impicciato... Ma vedo cosa posso fare per Natale! >> la rassicurò Vittorio.
L'alunna gli rivolse un mesto sorriso: avevano tutto in comune, ma non c'era mai; pensò che non doveva essere egoista, ma più l'uno era lontano, più l'altra aveva la tentazione di lasciarlo per il suo vero grande amore, ossia Mario.
La campanella la richiamò all'ordine.
<< Ora devo andare... >> commentò.
<< Buona giornata, amore mio! >> la salutò Mainaghi, attaccando.
Gabriella sospirò di nuovo, prima di rientrare in aula: adesso che ci sarebbe stato il gemellaggio, Anselmi avrebbe avuto un motivo in più per perpetrare la sua ossessione per Giulia Lanfranchi.

                                       ***

Quel pomeriggio Sofia si era messa fuori in balcone, con il PC; stava facendo delle ricerche su Internet che la assorbivano particolarmente; nelle orecchie la canzone di Elisa "Se piovesse il tuo nome":

Non ci siamo mai dedicati
Dedicati le, le canzoni giuste
Forse perché di noi
Non ne parla mai nessuno
Non ci siamo mai detti le parole
Non ci siamo mai detti le parole giuste
Forse neanche per sbaglio
Forse neanche per sbaglio in silenzio

Edoardo Ponto, classe 1969. Banchiere, direttore delle maggiori attività finanziarie.
Aveva diretto la banca dove lavorava sua madre nel periodo che andava dal 1998 al 2001, e lei era nata nel 2000.
Appena aveva sentito nominare quel cognome, Ponto, per via della preside del Buonarroti, subito le era scattata la molla: sua madre, Maria Tindari, non aveva mai raccontato alle figlie la verità sui rispettivi padri; aveva detto loro che non era importante saperlo, che erano le figlie dell'avventura di una notte, con due uomini diversi nell'arco di nove mesi: ma mentre Irene non se n'era mai fatta un problema, ed aveva trovato il suo appagamento con la famiglia formata dal figlio di Hans e da Youssef, che si era attribuito la paternità del bambino, Sofia sentiva che quel padre mai visto doveva esistere, avere un volto e un nome, magari chiedersi se c'era una figlia che lo stava cercando.

La città è piena di fontane
Ma non sparisce mai la sete
Sarà una distrazione
Sarà, sarà, sarà
Che ho sempre il Sahara in bocca
La città è piena di negozi
Ma poi chiudono sempre
E rimango solo io
A dare il resto al mondo

Più ricavava informazioni dalle sue ricerche, più sentiva in gola una secchezza terribile, come se fosse nel deserto senza più acqua; e il miraggio era il suo padre biologico, quell'uomo così lontano da lei, che senza prove non le avrebbe mai creduto.
Perché aveva già una moglie, tre figli e una vita tranquilla, senza intoppi; l'intoppo sarebbe stata lei.

Se in mezzo alle strade
O nella confusione
Piovesse il tuo nome
Io una lettera per volta vorrei bere
In mezzo a mille persone
Stazione dopo stazione
E se non scendo a quella giusta è colpa tua

Se il cielo di settembre si fosse annuvolato e si fosse messo a piovere il nome di Edoardo Ponto, Sofia si sarebbe inginocchiata a berne ogni singola goccia: non aveva la più pallida idea di dove potesse condurla la sua indagine, non sapeva nemmeno se avrebbe avuto un esito positivo, ma lei era perseverante, e da qualcuno doveva aver ripreso.
<< Amore? >> una voce maschile la fece trasalire.
Si girò di scatto: era Alberto.
<< Oddio, ma che vuoi farmi venire un infarto? >> saltò su Sofia, togliendosi una cuffia.
<< Ti ho visto così assorta... Cosa stai cercando? Chi è Edoardo Ponto? >> le domandò lui.
Lei lo guardò negli occhi.
<< È il marito di Marina Ponto, la preside del liceo Buonarroti. E per quanto ne so, potrebbe essere mio padre >> confessò.
<< Tuo... Tuo padre? >> chiese sorpreso Baldi.
<< Edoardo Ponto è stato il direttore di diverse banche, tra cui quella dove lavora mia madre, precisamente nel periodo che va dal 1998 al 2001. Probabilmente hanno avuto una relazione proprio in quel periodo, relazione dalla quale sono nata io >> spiegò la Tindari.
<< E cosa vorresti fare? >> fece l'uno.
<< Intanto parlare con mia madre >> rispose l'altra.
<< Non lo ammetterà mai, specialmente adesso che è sposata con Paolo Roversi. Il passato meno viene stuzzicato, meglio è >> replicò il primo.
<< Io però voglio correre questo rischio. Non m'importa se prenderò una cantonata: se non tenterò di saperlo, mi sentirò male >> affermò la seconda, mentre la canzone volgeva al termine:

Ma senza di te chi sono io?
Un mucchio di spese impilate
Un libro di francese che non so, non so neanche bene io
Se devi andare pago io
Scusa se penso a voce alta
Scusa se penso a voce alta

Alberto la amava e parlava per il suo bene quando le consigliava di non ossessionarsi: ma lui non poteva capire, la famiglia l'aveva sempre avuta al gran completo.
Sofia invece suo padre l'avrebbe cercato anche se fosse stata l'ultima azione che compiva in vita sua.

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