Il weekend delle ripicche

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Da quando i due licei avevano cominciato ad interfacciarsi, Enrico aveva perso la testa per Ilaria Massoni, docente di Italiano e Latino al Buonarroti e collega di Miriam, con cui Piani aveva fatto sesso durante lo svolgimento della Partita del cuore un mese prima; il professore di Chimica e Biologia del Da Vinci le aveva chiesto come fosse il carattere della collega, e quando la Debandi aveva descritto la Massoni come un osso duro, rigida e poco cedevole alle lusinghe, l'uomo l'aveva presa come una sfida, e quando poteva si intrufolava al Buonarroti e le si incollava letteralmente.
Anche quella mattina a ricreazione si apprestava a provarci con lei, ma stavolta forte dei consigli di Nicola e Riccardo, incontrati poco prima: ai due giovani il professore, da sempre sulla cresta dell'onda con le donne, faceva tenerezza così preso dall'irraggiungibile collega buonarrotina, perciò gli avevano dato alcune dritte per prendere una cantonata un po' meno dolorosa del solito.
Così, mentre Ilaria era andata alle macchinette del caffè, Enrico le era comparso dietro, facendola trasalire.
<< Tu sei pazzo! Uno stalker pazzo! >> inveì.
<< Stalker, che parolone... >> ribatté Piani, sorridendo maliziosamente e pensando che questo potesse farla cedere. Non funzionò.
<< Ammesso che tu sappia cosa vuol dire, visto che si vocifera che tu abbia preso la laurea nell'Uovo Kinder >> replicò la Massoni con disprezzo.
<< Sono convinto che davanti a una pizza e una birra diventi più socievole. Cenetta io e te stasera? >> propose lui con tono piacione.
<< Ma neanche se tu fossi l'ultimo uomo nel mondo e io l'ultima donna! >> rispose risoluta, prendendo il suo caffè e tornando in classe a passo spedito.
Miriam si avvicinò, sghignazzando per il due di picche che la collega aveva rifilato al docente davinciano.
<< Mi sa che non ne vuole sapere di te... >> commentò divertita.
<< Che fai, infierisci? >> sbuffò Enrico.
<< Stiamo sulla stessa barca: anche io continuo ad essere rifiutata da Virgilio >> sottolineò la Debandi.
<< Virgilio è fidanzato con la memoria di Marta, anche se ci ha accannati entrambi per un riccone >> disse Piani.
<< Ma questo non ci impedisce di fargliela un po' pagare... >> sghignazzò la donna, indicandogli con lo sguardo Ines Pugnabile, la pittoresca segretaria pugliese che da qualche tempo aveva perso la testa proprio per De Sanctis.
<< Che vuoi dire? >> chiese l'uno.
<< Poi ti spiego... >> dichiarò l'altra, facendogli strada verso la segreteria.

                                       ***

Enrico seguì Miriam fino alla postazione dove Ines Pugnabile, la giovane segretaria del primo piano del Buonarroti tutto faceva meno che il suo lavoro: con la lima livellava le sue unghie, con lo sguardo leggeva un articolo che riguardava la coppia di reali inglesi formata dal principe Harry Windsor e dall'attrice Meghan Markle.
<< Salve, Ines! >> la salutò allegramente la Debandi.
<< Oh, salve! Stavo leggendo questo articolo... Ma che ingrati 'sti Harry e Meghan... A sputare così nel piatto dove mangiano... >> commentò la ragazza con un forte accento barese, e nei suoi gesti concitati le si muovevano gli orecchini a cerchio.
<< Il mondo è pieno di ingrati, cara. Ma anche di persone che fingono di snobbarci ma in realtà ci amano... >> sorrise l'una.
<< E chi ci ama a noi? >> domandò l'altra.
<< Magari un bel professore che si chiama Virgilio De Sanctis? >> fece allora la docente di Storia e Filosofia.
Enrico la guardò stupito: era forse questa la sua vendetta? Buttare Virgilio tra le braccia di Ines? Sicuramente c'era un disegno dietro che però lui ancora non aveva colto.
<< Oddio, ma proprio Virgilio? Lo sa quanto lo stalkero! >> esclamò l'ingenua segretaria.
<< Certo, proprio lui. Ha detto che gli piaci, ma è troppo timido per farsi avanti... >> iniziò Miriam.
<< Timidissimo... >> le diede manforte Enrico.
<< Ma proprio per questo vorrebbe conoscerti. Verrà qui più tardi, l'ha detto a noi... >> continuò la Debandi.
<< Ma siete sicuri di non esservi sbagliati? >> chiese Ines.
<< Testuali parole sue >> confermò Piani, che cominciava a prenderci gusto.
<< Allora mi vado a fare bella! >> decise la Pugnabile, tornando alla sua postfazione.
A quel punto Miriam ed Enrico si allontanarono.
<< Ma vuoi far mettere insieme Ines con quell'orso di Virgilio? >> domandò il docente.
<< Lo sai che quella lì, nonostante si chiami Ines Pugnabile, si è scopata perfino gli alunni del primo anno? E che non sa mettere insieme una frase grammaticalmente corretta e per di più è ignorante come nessuno mai? Immagina un'uscita tra lei e Virgilio... Di cosa riuscirebbero mai a parlare quei due? >> gli fece presente la collega, sghignazzando.
Enrico prese spunto da quell'idea terribile e geniale: avrebbe potuto fare lo stesso, magari spingendo Ilaria tra le braccia di Marioni.

                                       ***

Poche ore dopo infatti Virgilio, credendo di essere stato inviato al Buonarroti per una questione burocratica, si ritrovò davanti la segretaria con un sorriso a trentadue denti.
<< Virgilio, sei venuto! >> esclamò vivacemente.
<< Sì, sono venuto. Anzi, mi serve proprio il tuo aiuto... >> esordì De Sanctis, inconsapevole.
<< Ma certo che ti aiuto. Anzi, ti voglio dare tutta me stessa... >> rispose la Pugnabile, avvicinandoglisi.
<< Ma che fai? >> si schermì lui.
<< Avanti, non essere timido... Miriam mi ha detto che sotto sotto ti piaccio! >> insistette lei.
A quel punto Virgilio capì che la Debandi si stava vendicando di essere stata respinta, e a quel punto il docente decise di replicare con una controvendetta.
<< Miriam te l'ha detto? >> chiese allora.
<< Sì, e mi ha detto anche che hai un carattere un poco chiuso >> specificò la ragazza, facendogli intendere che si sarebbe fatta carico della sua "apertura".
<< Ti piace mangiare indiano? >> domandò perciò Virgilio.
<< Sì, sono interessanti 'ste cucine straniere! Certo, non c'è paragone con riso, patate e cozze, ma non sono male! >> dichiarò Ines, sottolineando la sua identità barese con il piatto più famoso della Puglia.
<< Perfetto, allora ci vediamo domani sera alle otto al Taj Mahal. Se mi mandi l'indirizzo ti vengo a prendere... >> fece il professore.
<< Ti mando la posizione su WhatsApp! >> ribatté soddisfatta la giovane segretaria.
Si salutarono e lui si incamminò verso il Da Vinci: non aveva la più pallida idea di come sarebbe andata quella cena, ma sicuramente Miriam ci sarebbe dovuta rimanere di sasso.

                                       ***

Poco prima dell'uscita, Giulia prese da parte Cinzia e Asia.
<< Ho bisogno del vostro aiuto >> le disse.
<< Di che si tratta? >> domandò la Castroni.
<< Ho bisogno che una di voi distragga Manuel per qualche ora >> rispose la Lanfranchi.
<< Come sarebbe a dire? Mica avrai l'amante? >> saltò su la Lentini.
<< Shh! Non urlare... >> intervenne l'una.
<< Ma si tratta di quel ragazzo che sei andata a trovare al Policlinico? >> chiese l'altra a voce bassa.
<< Sì, esatto. Non è male... >> affermò Giulia.
<< Non è male? Ma lo vuoi mettere con Manuel? >> si stupì Cinzia.
<< Magari sarà una di quelle cose tipo "bello dentro" >> intervenne la Lentini.
<< Insomma, Mario e io usciamo oggi pomeriggio, ma come faccio se Manuel mi sta sempre addosso? >> fece loro presente la Lanfranchi.
Le altre due si guardarono.
<< Ci penso io a distrarre Manuel, molto volentieri! >> si propose la prima.
<< Hai già in mente qualcosa? >> domandò la seconda.
<< No, ma me lo inventerò! >> le rassicurò la Castroni.
Giulia tirò un sospiro di sollievo: sapeva benissimo che Cinzia aveva un debole per il giovane Billotta, e immaginava che sarebbe riuscita a tenerlo lontano per tutto il tempo in cui avrebbe passato il pomeriggio con Mario.

                                      ***

A Mario non sembrò vero di ritrovarsela davanti, alle quattro del pomeriggio a Villa Torlonia, dove si erano dati appuntamento: era meta novembre, ma all'arrivo di Giulia si sentì magicamente proiettato nel pieno della primavera, come in un giorno di aprile o maggio.
La Lanfranchi sorrise appena lo vide, e sentì i suoi nervi, così maledettamente a fior di pelle, distendersi all'improvviso: aveva sempre un po' di timore di essere scoperta da Manuel, ma la visione di Mario aveva avuto su di lei un effetto rilassante, come se si trovasse, con lui, nel posto giusto al momento giusto.
<< Ciao >> fece appena fu di fronte ad Anselmi.
<< Ciao >> arrossì questi.
<< Ti trovo molto bene... >> si complimentò la ragazza.
<< Grazie, anch'io... >> rispose il giovane, con un misto di incredulità: aveva passato cinque anni a sospirare che Giulia gli rivolgesse uno sguardo, e ora gli diceva addirittura che lo trovava bene; era molto più di quanto potesse desiderare.
Stettero in silenzio per un po' di minuti, con il solo rumore del vento a riempire l'assenza di parole: era stata l'unica bella giornata in quella settimana di piogge continue.
<< Perché non entriamo? Ci sono le foglie che stanno assumendo un colore meraviglioso in questo periodo... >> lo esortò la Lanfranchi, prendendolo sottobraccio.
Anselmi avrebbe voluto fare ben altro con lei, in mezzo a quello spazio verde, ma per lei si fece andare bene anche guardare il colore delle foglie autunnali.

                                       ***

Fin da prima di pranzo Beatrice aveva avuto problemi di linea Wi-Fi: per lei era un dramma, visto che una parte del suo lavoro si svolgeva sulle pagine social di Facebook, Twitter e Instagram.
Sebbene fosse maleducazione, aveva guardato il cellulare ogni cinque minuti a tavola, tra gli sguardi interrogativi dei nipoti e quello di disappunto della sorella, lamentandosi che in quella casa erano troppi ad occupare la linea.
Dopo pranzo si era messa fuori a cercare un po' di campo scollegandosi dal Wi-Fi e usando i dati mobili, sebbene tendesse ad usarli poco dentro casa per non sprecare i gigabyte mensili.
<< Se hai problemi di linea possiamo fare il router tra i nostri telefoni... >> commentò Sofia, anche lei fuori in balcone, accorgendosi della zia del suo fidanzato.
<< È che senza connessione è come se perdessi mezzo lavoro, mentre se uso i dati mobili va a finire che li spreco... >> rispose la Castelli, allungando il cellulare, la cui cover era bianca tempestata di glitter rosa. La Tindari prese il suo smartphone, che invece l'aveva viola e nera.
<< Ho lo smartphone da quando è uscito sul mercato ma ancora non ho capito la differenza tra router, tethering e Wi-Fi Direct >> sospirò la rappresentante di cosmetici.
<< Il router serve per girare il Wi-Fi ad un altro cellulare. Il tethering per far avere la connessione ad un altro dispositivo che ne è sprovvisto. Il Wi-Fi Direct invece serve a far dialogare uno smartphone o un tablet con una Smart TV >> spiegò la studentessa universitaria.
<< Complimenti, sei veramente bravissima, e anche Alberto e Franco. Certo che c'è un abisso tecnologico tra la mia generazione e la vostra. Lo chiamano digital... device... >> cercò di dire l'una.
<< Digital Divide. Ma non è una colpa, è che noi millennials siamo proprio naturalmente predisposti. Solo che bastasse questo a farmi volere bene da mio padre... >> sospirò l'altra.
<< Non avevate parlato, al buffet per la Partita del cuore? >> ricordò la prima.
<< Per due secondi. E poi in quella circostanza lui era il marito della preside del liceo Buonarroti, io un'addetta al catering, peraltro senza esperienza. Forse dovrei parlarne con mia madre, ma ormai ha la sua vita, e poi non credo che mi direbbe la verità... >> ribatté la seconda.
<< Qualcosa ti verrà in mente, ne sono sicura. Alberto mi ha sempre parlato con molta stima di te, perché non dovrebbe stimarti anche tuo padre? >> la fece ragionare l'adulta.
<< Perché non mi conosce, ma soprattutto perché ha un'altra famiglia. Irene e io non abbiamo mai conosciuto chi ci ha rispettivamente messe al mondo, ma una cosa l'avevamo imparata: nostra madre si innamorava sempre degli uomini sbagliati >> specificò la ragazza.
<< Ma è pur sempre tuo padre, e questo tua madre non lo può evitare. Noi non sappiamo dove dobbiamo arrivare, ma tutti abbiamo un punto di partenza. Se insisti, riuscirai nel tuo intento! >> la incoraggiò Beatrice.
<< Mia "suocera" non ti descrive come una donna saggia, ma mi sa che dovrò darle torto! >> sorrise Sofia.
<< Sì, ma non diamole questa soddisfazione! >> rise anche la Castelli.
Finalmente la Tindari sentiva che qualcuno la stesse sostenendo davvero nella ricerca di suo padre.

                                      ***

Erika si era messa a studiare per la verifica di storia che il prof Cecchi aveva segnato per il lunedì successivo; per il principio della musica che stimolava il cervello, aveva deciso che la colonna sonora per quel ripasso generale sarebbe stata "Non sono lei" di Laura Pausini:

Ti ho avuto qui tra le mie mani
Qui eri
Testardo tu legge dettavi
Fino a ieri
Come il vento porta via
Cose che non pesano
Un momento ci bastò
Ci separò

La sua mente, inizialmente così concentrata sulla Belle Époque, tornò indietro di cinque anni, quando aveva visto Nicola per la prima volta: quel ragazzo con i riccioli castano chiaro e gli occhi celesti le era entrato nel cuore fin dal primo momento, solo che lo sguardo di questi si era posato su Lucrezia; lei era quella bella, bionda, ricca e alla moda, con una solarità che lei, Erika, non avrebbe mai posseduto perché la sua situazione familiare non gliela aveva mai potuta permettere: figlia di padre ignoto, aveva una madre più bambina di lei che a quarant'anni passati lavorava in un Irish Pub e un fratello maggiore, Diego, che viveva di espedienti, sempre con un piede nella legalità e uno nell'illegalità.
Nicola sarebbe stato l'unica cosa bella in quella sua esistenza di merda, e Lucrezia si era presa anche lui. Prendere il diploma e andarsene a Londra, ormai solo questo contava.

Io non sono come lei
Che non protesta mai
Ama come sei
Non contraddice
Io non sono come lei
Che aspetta quando vai
E ti giustifica, infelice
Non sono lei

In quei cinque anni non aveva smesso di pensare un attimo al fatto che sarebbe potuta essere una fidanzata migliore per Nicola di Lucrezia: con lei, il giovane Righi probabilmente non avrebbe mai conosciuto la spensieratezza, la stabilità, i vantaggi di una partner con i soldi, ma per contro lei gli avrebbe garantito la schiettezza, un amore incondizionato e quella semplicità in cui entrambi erano cresciuti e in cui la Spataro non c'entrava niente.

Ho scelto ormai di continuare
Accendendo soltanto una piccola luce per me
Nel buio sai si può brillare
Meglio che al sole
Come il vento porto via
Le cose che mi pesano
Se mi oriento altrove andrò
Perché lo so

Lei non era come Lucrezia, che come una fidanzata perfetta, accoglieva con un sorriso tutti i difetti di Nicola senza protestare; Erika invece avrebbe messo bocca su qualsiasi sua imperfezione, ma non per cattiveria, bensì perché era fatta così: senza filtri.
Si sentiva come una luce che brillava nel buio: non aveva nostalgia del sole perché sapeva di essere più luminosa.

Io non sono come lei
Che non si stacca mai
Ti segue dove sei
Come un oggetto
Io non sono come vuoi
Un inganno e non so mai
Dirti una bugia
Senza rispetto

A un certo punto il rumore di una notifica interruppe la musica e il flusso dei suoi pensieri: era un messaggio su WhatsApp di Diego. Sulla chat c'era scritto:

Torno tardi, probabilmente per cena.

Erika sospirò: chissà cosa avrebbe combinato quel grandissimo mascalzone.

                                     ***

Asia era andata a fare la spesa per sé e per sua zia Immacolata: i suoi genitori si erano trasferiti a Cuneo per lavoro, e lei era stata affidata alla sorella di sua madre, che di professione faceva l'influencer su Instagram e spesso confondeva il mondo dei social con quello della realtà.
Era per questo motivo che la ragazza aveva sviluppato cinismo e disincanto decisamente troppo per la sua giovane età: le era stato chiesto dalla vita di mantenere i piedi per terra per tutte e due.
Quel giorno aveva comprato un po' di verdura perché avrebbero mangiato la ratatouille, quando un motorino le tagliò la strada.
<< Ma che sei scemo? Chi cazzo ti ha dato il patentino? >> inveì.
A venirle incontro fu un giovane che si tolse il casco davanti a lei.
<< Io sì, ma evidentemente non conosci il significato della parola fretta >> la sfidò.
<< E invece la conosco benissimo, e la conosceresti meglio anche tu se avessi una zia che vive costantemente nel mondo dei social! >> ribatté piccata la Lentini.
<< Una madre casinista e un padre ignoto fanno lo stesso punteggio? >> domandò allora il giovane sconosciuto.
<< Dipende >> commentò lei, con un sorriso di sfida.
<< Da cosa? >> fece lui.
<< Se hai avuto modo di capire chi è tuo padre e verificare se almeno lui sia uno preciso >> disse l'una.
<< Niente da fare, è proprio ignoto. Infatti mia sorella e io abbiamo il cognome di nostra madre, Fabiani. Mia sorella è una secchiona, fa il classico, in un liceo che si chiama Leonardo Da Vinci >> replicò l'altro.
<< Io invece sto a quello di fronte, lo scientifico Michelangelo Buonarroti >> affermò la prima.
<< Ti piace la matematica? >> chiese il secondo.
<< Abbastanza. Comunque piacere, Asia Lentini >> si presentò Asia.
<< Diego. Diego Fabiani >> sostenne invece questi, stringendole la mano che la ragazza gli porse.
<< Abiti qui? Non ti ho mai visto... >> rifletté la Lentini.
<< Diciamo che per lavoro non ho molto tempo libero. Ma adesso che ti ho conosciuta cercherò di averne. Ci vediamo, Asia Lentini del liceo scientifico Buonarroti! >> si congedò Fabiani, rimettendo il casco e andando via prima che lei potesse controbattere.
Quello che le era appena successo gli inglesi la chiamavano serendipity, ovvero "sorpresa inaspettata": sperò di incontrarlo per caso un'altra volta.
                                    
                                      ***

Ines Pugnabile tornò a scuola il lunedì con un sorriso a trentadue denti: Miriam e Ilaria stavano prendendo un caffè alle macchinette e la giovane segretaria venne loro incontro festosa.
<< Ragazze, vi devo dare una notizia bellissima! >> esclamò.
<< Bellissima, hai detto? >> domandò la Debandi, un po' disorientata: sapeva benissimo che il sabato precedente era avvenuta la cena indiana tra lei e Virgilio, ma sperava che fosse stata un fiasco totale.
<< Sì, veramente meravigliosa! E non ti ringrazierò mai abbastanza perché mi hai fatto conoscere un uomo fantastico: colto, affascinante, mi ha anche regalato un libro di poesie... >> raccontò emozionata Ines.
<< Di poesie? >> intervenne Ilaria, basita dal fatto che la segretaria potesse apprezzare delle letture più alte delle riviste di gossip.
<< Sì, di un amico suo del Sudamerica. Un certo Ovetto, un latino che ha scritto delle poesie intitolate Le Eroines. Oddio, ci sono un poco rimasta che un tossico rimane così lucido da scrivere delle poesie sulla droga, ma cerco di non giudicare perché Virgilio mi piace troppo... >> commentò allegra la ragazza, mentre la Massoni si dava una manata sulla fronte, scioccata da tanta ignoranza.
<< Le Heroides, non le Eroines! E poi si chiama Ovidio, non Ovetto. Ah, e per latino Virgilio intendeva "antico romano" e non "sudamericano" >> sbuffò.
<< Quindi Ovetto a parte la cena è andata bene >> immaginò Miriam, tentando di non urlare.
<< È andata benissimo! Pensavo di non essere alla sua altezza, e invece mi sa che è proprio l'uomo giusto per me! >> batté le mani Ines.
Poi si congedò, tornando saltellante alla sua postazione.
<< Gli piace quella! Non hanno niente in comune, e gli piace quella! Ma com'è possibile? >> fece sgomenta la Debandi, con voce strozzata.
La Massoni le diede delle pacche sulla spalla.
<< Volevi dare al tuo Virgilio una sola, e invece gli hai rifilato un Ovetto! Complimenti, eh... >> commentò, lasciandola da sola lì davanti, come una cretina.

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