Capitolo 11

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Michael non riuscì a starsene a casa. Dopo aver analizzato la lettera del padre, una sensazione d'angoscia aveva pervaso il suo intero essere.

Uscì con Jake a fare una passeggiata per cercare di distendere un po' i nervi, ma non ci riuscì.

Quando ritornò a casa, prese le chiavi della Jeep e si diresse al lavoro, senza nemmeno avvisare Drew.

L'obitorio era immerso in una luce fredda, che sembrava scivolare sulle piastrelle bianche, come l'eco di un respiro.

Quell'atmosfera immobile sembrava opprimerlo.

Ogni passo che faceva rimbombava nella sua testa, come se gli spettri dei suoi pensieri si riflettessero nel rumore delle sue scarpe contro il pavimento.

Drew era lì, con il camice verde e l'aria concentrata, mentre analizzava un campione al microscopio. Non appena percepì la presenza di Michael, alzò lo sguardo.

Nonostante i diverbi, pensava che Drew potesse riuscire a vedere oltre la superficie delle cose. Glielo aveva dimostrato con quel messaggio.

In quel momento, Michael sapeva che non avrebbe potuto nascondere la verità a lungo.

«Cosa ci fai qui?» disse Drew senza preamboli, la sua voce tagliente ma non priva di una sottile preoccupazione «Ho letto il tuo messaggio, mi ha detto che stavi male. Pensavo volessi riposarti qualche giorno».

Michael si strinse nelle spalle, incapace di trovare le parole giuste. Sentiva la gola secca, come se ogni tentativo di parlare fosse bloccato da un nodo inestricabile.

Aveva bisogno di dire qualcosa, di spezzare quel silenzio che si era fatto insostenibile tra loro.

Come poteva raccontare l'orrore di ciò che aveva fatto?

«Non riuscivo a restare a casa» rispose infine, con un filo di voce «Mi serviva...Non volevo assentarmi subito per qualche banale linea di febbre».

Drew annuì lentamente, il suo sguardo si fece più morbido, quasi empatico. Ma non insistette.

«Drew, ho bisogno di chiederti una cosa» disse all'improvviso, in tono deciso «Ieri sera, quando abbiamo scattato le foto...».

Drew sollevò lo sguardo, questa volta con più attenzione «Sì, cosa c'è?».

«Hai scoperto qualcosa su quell'ospedale?».

Drew sospirò e si spostò dal microscopio, incrociando le braccia sul petto.

«Sì, ho fatto qualche ricerca. Non è un nome che si trova facilmente. Si tratta di una vecchia struttura abbandonata, a qualche chilometro dal luogo di ritrovamento del corpo. I motivi della chiusura sono abbastanza ambigui. Ci sono storie, dicerie... parlano di abusi, trattamenti sperimentali, pazienti spariti».

Michael sentì un brivido lungo la schiena. Non era certo il tipo da farsi suggestionare facilmente, ma quella tutta quella vicenda aveva qualcosa di profondamente disturbante «Ho letto che è stato chiuso nel 1993. Come come può un cadavere comparire dopo nove anni? In quello stato di decomposizione poi».

«Non lo so» rispose Drew, alzando le sopracciglia in un gesto di incertezza «Ma c'è qualcosa che non mi torna. Come dici tu, la morte sembra essere avvenuta circa due settimane fa, forse tre al massimo».

Michael rifletté per un istante, cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle «E se... e se qualcuno lo avesse messo lì apposta? Come un messaggio, o un avvertimento?».

Drew lo guardò intensamente, la linea delle sue labbra si fece sottile «Può essere. Ma a chi? E soprattutto, perché? Non penso che a qualcuno interessi più del Greenside Asylum».

Il silenzio calò di nuovo tra loro, denso di domande senza risposta. Michael sapeva che quella conversazione era solo l'inizio.

C'erano troppi dettagli che non quadravano, troppe connessioni sottili che sembravano voler sfuggire.

Ma sapeva anche che non poteva permettersi di affrontare tutto da solo.

«Allora, dobbiamo andare a vedere» disse infine, con una determinazione che sorprese anche lui «All'ospedale».

«Michael, ma che stai dicendo? Sei impazzito? Penso che ti stia salendo la febbre».

In quel momento, avrebbe voluto raccontare a Drew di suo padre, della camera nascosta, delle lettere che aveva trovato, dell'incidente con il piccolo Sam.

Non sapeva cosa fare, né tantomeno cosa dire.

«Ascoltami Drew, so che non ne comprendi il motivo, ma ho bisogno di andare in quel posto».

«Toglitelo dalla testa» in quel momento Drew era abbastanza irritata, il tuo tono di voce si alzò e si tolse il camice buttandolo sulla scrivania accanto «Dammi anche solo una buona motivazione per dover andare in un luogo totalmente abbandonato, sperduto e dove non sappiamo nemmeno cosa e soprattutto chi potremmo trovare al suo interno!».

Michael agì d'istinto, per la prima volta, inconsciamente, si volle fidare di qualcuno.

Si volle fidare di lei.

Le porse la lettera di suo padre, la lettera che aveva letto quella mattina stessa e che, senza un motivo specifico, aveva portato con sé.

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