Capitolo 15

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La scena che gli si presentò davanti li lasciò senza parole.
In quel posto, il tempo sembrava essersi fermato.

Contrariamente all'aspetto esterno, l'interno era meglio conservato. L'aria era pesante e la poca luce che penetrava dalle fenditure delle finestre creava un'atmosfera quasi...tetra.

Le pareti scrostate, mostravano strati di vernice perduti nel tempo. La mobilia era coperta da un sottile strato di polvere e ragnatele.

La stanza in cui erano entrati, mostrava un pavimento dall'aria antica. Le piastrelle in simil marmo, la maggior parte rotte o scheggiate, trasmettevano una sensazione d'instabilità, come se potessero sprofondare da un momento all'altro.

Opposto alla porta, faceva capolino un lettino ormai consumato ed ingiallito. Accanto, un carrellino in metallo, opacizzato dalla polvere, faceva da piedistallo a strumenti medici sparsi qua e là, come se fossero stati abbandonati in fretta.

«Questa doveva essere l'infermeria per i nuovi internati» pensò Michael.

«Cosa pensi di trovare in questo posto?» chiese Drew a Michael «Sai già dove cercare?».

«In realtà, forse non so nemmeno se voglio davvero trovare ciò che cerco» rispose Michael, sottolineando le sue parole con un tono pensieroso.
«Vorrei cercare i registri o le cartelle mediche. Qualsiasi cosa che mi possa dire se mio padre era davvero rinchiuso qui» continuò, allontanandosi da quella stanza.

Drew seguì Michael in silenzio. Quell'edificio era davvero enorme e la sensazione era quella di cercare un ago in un pagliaio.

Arrivarono all'ingresso principale, tanto imponente quanto triste.
Il portone, che dall'esterno non erano riusciti ad aprire, era protetto internamente da un cancello.

«È chiuso. La serratura è solo interna, dall'esterno non è possibile raggiungerla. Anche se fossimo riusciti ad aprire il portone, ci avrebbe comunque bloccati» disse Michael, volgendo lo sguardo verso Drew, che  fissava pensierosa il cancello in ferro battuto.

«Ehi, Drew,» la risvegliò dai suoi pensieri, mettendole una mano sulla spalla «A cosa stai pensando?».

«Se il cancello può essere aperto solo dall'interno...come hanno fatto le persone ad uscire?» chiese Drew, dubbiosa.
«Questo posto è immenso. Sicuramente ci sono altre mille porte. Devono essere passati da un'uscita secondaria. Dai Drew, dobbiamo continuare a cercare ora, si sta facendo buio» la rassicurò Michael, dirigendosi verso i cartelli indicativi posti davanti alle scale.

I cartelli pendevano dal soffitto estremamente alto, accanto, l'angolo dell'accettazione era protetto da un plexiglass ormai rovinato dal tempo.

I cartelli erano deteriorati e sbiaditi, ma ancora leggibili.

«Ala Nord, Ala Ovest, Infermeria, Ambulatori 2° piano, Ala Sud..Manca l'indicazione per l'ala Est..Che strano!» commentò Drew.

«Andiamo di là» esclamò ad un tratto Michael «Secondo quel cartello ci sono gli uffici da quella parte».

Seguirono l'indicazione, attraversando un corridoio illuminato solamente da una fioca luce proveniente dai lucernari a soffitto.

Dopo pochi minuti giunsero davanti ad una porta di metallo, sulla quale era affissa una targa con la scritta "Archivi".
Drew tentò di aprirla, ma nonostante la forza impiegata, non ci riuscì.
«Allontanati» le disse Michael, prima di dare una spallata alla porta.
Questa si aprì con un tonfo e finalmente entrarono nella sala.

La stanza era molto grande, ma anonima. Gli scaffali metallici correvano lungo tutte le pareti, colmi di cartelle e raccoglitori ordinati meticolosamente.

Ogni scaffale aveva etichette che indicavano l'organizzazione degli archivi: anno, patologia, ala e cognome.

Le cartelle, con colori sbiaditi dal tempo, erano perfettamente ordinate. Ognuna era categorizzata tramite un'etichetta che riportava data e cognome del paziente, ma non conoscevano la logica utilizzata per la loro suddivisione.

«Drew, tu cerca in quello scaffale alla lettera C di "Collins", io cerco qui, tra le cartelle del 2001» suggerì Michael.

Un odore di polvere e carta ammuffita riempiva l'aria.
Drew si avvicinò alla sezione "C", come indicato da Michael.

Passò in rassegna i fascicoli con dita tremanti, leggendo i nomi incisi su ogni etichetta, sotto alla polvere stratificata: "Caarther", "Claiton"... Finalmente, gli occhi le si illuminarono quando vide il nome "Collins".

«Michael...» lo chiamò Drew, con la voce ridotta ad un sussurro tremante «L'ho trovata».

Michael le si avvicinò, sentendo un brivido lungo la schiena. Nonostante il freddo, gocce sottili gli rigarono la fronte, fino a perdersi sulla pelle.

Drew, con un pizzico d'insicurezza, estrasse la cartella e la aprì con estrema cautela.
Le pagine, ingiallite dal tempo, sembravano fragili sotto le dita di Drew. Il nome era scritto in alto, nell'angolo sinistro: Victor Collins.

Michael restò in silenzio, immobile, con il cuore che martellava nel petto, forse si stava finalmente avvicinando alla verità.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro