Capitolo 16

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"Sto cercando di farmi trasferire nell'ala Est. Ormai sono qui da troppo tempo e non sto ottenendo nulla.
Questa mattina ho provato a cercare indicazioni su come raggiungerla, ma niente.
Non c'è una singola indicazione in tutto l'ospedale su come arrivare in quella maledetta ala Est.
Inizio a sospettare che sia solo una leggenda, una sorta di finzione.

Eppure, deve esistere, dannazione...deve!
Le persone non possono semplicemente scomparire. Devono essere state portate da qualche parte, no?

Ho persino controllato nel seminterrato. Oh..il seminterrato..
Ho trovato delle stanze che non compaiono su nessuna mappa.
Ho percorso un lungo corridoio, convinto di essere sulla strada giusta, quando all'improvviso un infermiere mi ha visto ed ha iniziato a urlarmi contro, intimandomi di fermarmi e tornare indietro.

Ho dovuto improvvisare, ho finto un vuoto di memoria, dicendo che non sapevo dove fossi e che stavo cercando la fermata dell'autobus.

Stavo per fregarmi da solo, mi veniva quasi da ridere per la scemenza che avevo appena detto.
L'infermiere deve averci creduto, deve aver creduto alla mia pazzia perché ha scosso la testa e, afferrandomi per un braccio, mi ha riportato al piano superiore.

Devo riuscire a tornare in quel posto, il mio tempo sta scadendo".

Michael lesse queste parole stando sdraiato sul divanetto in vimini sul patio di Wells House.

Drew sedeva invece a terra, sopra ad una coperta, con la schiena appoggiata alla ringhiera.

«Mio padre pensava che l'ala Est si trovasse nel seminterrato,» disse Michael appoggiando a terra la lettera. «Vorrei leggere altre lettere prima di trarre conclusioni. Tu hai trovato qualcosa d'interessante nelle cartelle dell'ospedale?» chiese Michael a Drew, la quale gli allungò il fascicolo del padre.

«Drew..come è possibile che in questa cartella ci sia solamente questo?» disse Michael restituendole il documento.
In quel momento Drew stava sfogliando le lettere di Victor, con aria completamente assente.
«Michael, guarda. Leggi questa. È datata 23 settembre!» Drew disse quelle parole con un miscuglio di sorpresa e timore «Era nel fascicolo delle lettere di tuo padre, ma nel numero tre. Non ha nessun senso secondo la cronologia».

"23 settembre 2001
Tra pochi giorni tornerò finalmente al Greenside.
Attendo questo momento da sette anni!

Il viaggio in Angola è durato più del previsto, ma non potevo tornare prima.
Quando mi svegliai dopo l'incidente, non ricordavo quasi nulla del mio ricovero.

Dal racconto di Joseph, sono rimasto in coma per ben sei anni.
Il charter su cui viaggiavo per raggiungere la mia destinazione, a quanto pare, era precipitato.

Io, l'unico sopravvissuto oltre ad un ragazzino di dodici anni.
La sua famiglia, il pilota e altre quattro persone sono morte nell'impatto.

Joseph mi ha cercato a lungo, da quanto dice, finché non ha trovato il mio nome tra i pazienti di un ospedale a Luanda.

Quando mi sono svegliato, non ricordavo nemmeno il mio nome.

Ho impiegato molto tempo a raccogliere i ricordi, la mia vita, la mia famiglia, il mio lavoro e, soprattutto il Greenside.

Da una settimana sono tornato qui, a Wells House.
Solamente Joseph sa dove sono, ha preferito tenermi lontano dalla mia famiglia, non posso biasimarlo, ma ha un comportamento strano.

Fortunatamente ho ritrovato l'accesso alla secret room, il mio rifugio di ricordi, il mio nascondiglio, il mio porto sicuro.
Ho riletto tutti i miei vecchi manoscritti ed appunti, uno dopo l'altro. Ho passato lunghe notti insonni. Volevo ricordare il più possibile.

Ora devo tornare nei sotterranei del Greenside.

Lì sotto c'è un tunnel, e penso che conduca ad un laboratorio nascosto al di fuori della struttura. Credo ci siano dei passaggi segreti che collegano l'ospedale all'ala Est.
Devo trovare quella maledetta ala. Devo trovare quel figlio di puttana di Sullivan.
Solo allora potrò tornare dalla mia famiglia".

«Michael, conosci questo Joseph?» chiese Drew, con un tono preoccupato «Se trovassimo lui, probabilmente troveremmo tuo padre. Devi parlarne con Jane!»
«No!» rispose Michael, quasi con rabbia «Lascia mia madre fuori da questa storia, per favore. Ha già sofferto abbastanza per la scomparsa di mio padre. Se non dovessimo trovarlo...Non voglio darle false speranze. Sta facendo delle ricerche all'estero e non voglio aggiungerle altre preoccupazioni».
«Scusami, non volevo insinuare nulla. Mi dispiace» Drew si avvicinò e, con dolcezza, gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi.
«Io sono qui. So che non è molto, ma ci sono. Ti aiuterò a trovare Victor, lo prometto» aggiunse.
Michael non rispose subito. Con gli occhi lucidi, si avvicinò lentamente a Drew, fino a sfiorare le sue labbra in un bacio delicato e carico di emozione.

Quel momento, venne bruscamente interrotto dal suono insistente del cellulare di Michael.
«Sì, chi parla? Cosa? Arrivo subito!» chiuse la chiamata alzandosi di scatto e visibilmente teso.
«Era la madre di Sam. Devo andare in ospedale».

«Vengo con te» disse Drew, preoccupata.

«No, tu torna al laboratorio. Cerca di scoprire l'identità del cadavere, per favore. È importante per me».

Michael le diede un bacio rapido sulla fronte, poi salì sulla Jeep e partì con una sgommata che riecheggiò nella notte.

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