Diciannove.

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«Alisya! Alisya!»- mi urla quella che riconosco essere Perla.

Perla. Perla che, con una mano mi agitale spalle, ripetutamente. Non apro gli occhi ma, con i palmi, posso percepire il letto sotto il mio corpo.

«Perla, perché diamine urli a quest'ora del mattino?» -mormoro annoiata, ancora ad occhi chiusi.

«Michelangelo se n'è andato!» -dice,e non capisco se sia una domanda o un'affermazione.

Che cosa?! Come, se n'è andato?

Va bene, Alisya. Calma. Respiro profondamente.

Provo a ricordare gli avvenimenti della sera scorsa, e diverse immagini appaiono nella mia mente. Carnaby. La chiamata di Michelangelo. La sua camicia. Io che gli ho detto che mi era mancato.

Mi sento presa in giro. Cos'è che aveva detto? Ah, già. 'Anche tu mi sei mancata'.

Si, come no.

Ma, allora sono successe davvero queste cose.Non stavo dormendo. 

Sono sconvolta, nell'ultimo periodo mi succedono cose assurde. Se n'è andato ed è sicuro, perché non avverto più il calore del suo corpo o il braccio attorno alle mie spalle.

La tua testa è troppo pesante e gliel'hanno dovuto amputare, Alisya!

Sbuffo. Gli occhi mi pungono e iniziano a farsi lucidi. Non voglio aprirli. Non voglio affrontare una giornata di merda. Michelangelo se n'è andato. Di nuovo.


Suona la sveglia. Sbuffo; è ora di alzarsi. 

Apro gli occhi. «Che cosa...» -mormoro.  Trattengo il fiato. Oh mio Dio.

Se avessi un po' più di forza starei saltellando per tutta la casa. Ma non mi sembra il caso, dato che Michelangelo è al mio fianco.

Era tutto un sogno, era tutto un sogno! Tutta la delusione provata qualche attimo prima, svanisce per magia. E' Michelangelo. E' un mago.

Allungo piano il braccio verso il comodino, ed afferro il telefono, per disattivare la sveglia.

Sorrido distrattamente, adagiandomi di nuovo al letto. Michelangelo fa alcuni versi strani, e si gira su un fianco per abbracciarmi. Mi cinge le costole, come per paura che potessi andar via da un momento all'altro.

Mi volto anch'io; adesso siamo faccia a faccia, e la sua mano è scivolata sul mio fianco. Lo guardo, mentre sonnecchia; mi dispiace averlo svegliato, ma devo andare a lavoro.

E' tenerissimo. Ha un'espressione beata in volto, ma capisco che è sveglio, perché muove le palpebre. Sorrido, dinanzi a tanta dolcezza.

Avvicino timidamente la mano alla sua guancia, per accarezzarla. 

Sorride, per poi aprire un solo occhio. Mi guarda per qualche attimo,  ma poi lo richiude.

Scoppio a ridere. «Bello addormentato,guarda che io devo andare a lavoro.» -sussurro, divertita. Poverino,ha dormito pochissimo e ora deve per forza svegliarsi. Non risponde;la mano con cui mi cinge la vita, adesso ha cominciato ad accarezzare con dolcezza il mio fianco.

Chiudo gli occhi, e quella sensazione di pacatezza e serenità mi assale. Di nuovo.

«Com'è che si svegliava la bella addormentata?» -mormora, ad occhi chiusi.

Soffoco una risata. «Con un bacio, ma tu sei già sveglio: non ne hai bisogno.»

Apre gli occhi di scatto, con una velata delusione; poi, come se volesse sdrammatizzare, si inumidisce le labbra e fa una espressione tenera con la bocca.

«Sei proprio stupido!» -esclamo,alzandomi dal letto.

Vado verso l'armadio per scegliere l'outfit di stamattina. Afferro dei pantaloncini di jeans comodi e una maglia larga nera, nascondendo le mutandine all'interno.

Ieri sera, Michelangelo non ha provato a baciarmi, sebbene lo volesse: si leggeva chiaramente nei suoi occhi. Ma, la domanda, è un'altra: io volevo che lui mi baciasse?

Sospiro, attraversando la stanza.Michelangelo si è disteso a pancia in su, e ha ancora gli occhi chiusi.

Mi affaccio alla camera di Perla. Non sono sorpresa nel trovarla vuota. Spero non vada a convivere con quel Raffaele troppo presto.

Alzo gli occhi al cielo, divertita:sembra che quei due siano davvero affiatati. In ogni caso, per quanto io possa sembrare indifferente, mi farebbe male essere lasciata nuovamente sola. 

Mi mordo l'interno della guancia, con tenue sconforto.

Torno nella mia camera; le pareti giallo vaniglia sono illuminate dai primi raggi del sole.Michelangelo è seduto sul mio letto; indossa i vestiti che aveva ieri sera, quando è arrivato.

«Povero, farà caldissimo con quella camicia e quei pantaloni..» -dico, avvertendo calore e sventolandola mano per generare aria.

«Sei pronta?» -chiede, acceso.

Annuisco, aggrottano le sopracciglia:«Si, possiamo uscire.».

Ma, quindi, mi dà un passaggio?Perché, nel caso sia così, non ha molto senso uscire adesso.

Sblocco il telefono e scopro che sono ancora le sette e un quarto. Non importa, non fa male arrivare in anticipo, qualche volta

Perla non ha risposto al mio messaggio,così le sto scrivendo di nuovo:

"Buongiorno Perlina, che fine hai fatto? Com'è andata ieri sera? Scrivimi appena puoi'".

Lo infilo in tasca, mentre Michelangelo abbassa la schiena, allacciandosi le scarpe. Quando ha finito, si alza in piedi e mi guarda sorridente:«Andiamo a fare colazione?».

Ah, ecco. Sorrido, imbarazzata.«Certo.»


Mentre scendiamo le scale, lui giocherella con le chiavi della macchina. «Ho dormito davvero bene stanotte.» -dice, tranquillo.

«Anche io...» -mormoro, ripensando allo pseudo-sogno che ho fatto. Perla non c'era, e Michelangelo non se ne era andato davvero: ma la sensazione che ho provato quando credevo che fosse andato via,  mi è rimasta ben impressa. E se andasse via, di nuovo?

E' come se lui avvertisse il mio disagio:«Ali, con te voglio andarci piano. Non so ancora cosa voglio.» -dice, con nervosismo.

Faccio un lungo sospiro, aprendo il portone. Non sa ancora cosa vuole. Beh, almeno è stato chiaro. 

Non sembra convinto di ciò che ha detto, però. Sembra quasi che non voglia accettare il fatto che io gli piaccia. E' così strano?

O, da persona normale, vuole andarci semplicemente piano.

Continuiamo a camminare, e lui mi prende per mano. Sì, però questo non è andare piano.

Dio, Alisya, ma ti ha solo preso la mano!

Sbuffo distrattamente. Finirò per impazzire.

Con gli occhi ancora stanchi -dalle poche ore di sonno-, intravediamo la sua macchina. Un piccolo e struggente ricordo mi attraversa la mente, ma lo caccio via: non lascerò che niente rovini il mio umore.

Apro la portiera, e Michelangelo mette in moto, per poi abbassare subito i finestrini: la macchina era sotto il sole che, seppur non cocente, l'ha resa un forno.

Dopo aver fatto la doccia, ho sistemato i capelli in un'ordinata treccia alla francese; l'unica che mi riesce. Dato che non voglio spettinarla, non mi appoggio al sedile,ma alla portiera.

Mentre l'aria mi accarezza le guance,passiamo dinanzi la casa in cui vivevo: ma quante cose sono successe in dieci giorni? E quante altre ne succederanno?

Sbuffo. Dopo cinque minuti,Michelangelo attira la mia attenzione:«Ali spostati, devo alzare i finestrini.»

«Oh, scusa.» -sussulto, spostandomi. Apro la porta per uscire dal veicolo. Siamo nel Piazzale Kennedy; non ci passo spesso col pullman.

Chiude la portiera e mi raggiunge, per prendermi la mano. Ancora.

Sorrido distrattamente a quel gesto; è un gesto normale, tantissime persone lo fanno. Perché io devo guardare ogni cosa che mi circonda, come se fossi un neonato appena arrivato al mondo?

Sbuffo. Perché è così.

Sento le sue dita intrecciate alle mie,e per un attimo stringo più forte la presa. E' questo il mio posto?

«Siediti e scegli cosa prendere, io intanto vado al bagno.» -dice, indicando una sedia e ritirando la mano.

Senza rendermene conto, siamo arrivati dinanzi al Bar Kennedy.

Ci sono delle panchine in legno appoggiate al muro, dietro un tavolo anch'esso in legno scuro. Tutto è circondato da piantine. Mi siedo e prendo il menù.

Scorro la lista dei vari alimenti e,dopo un acceso dibattito mentale opto per un muffin red velvet ed un cappuccino. Michelangelo esce e io gli dico le mie ordinazioni;rientra per riferirle ad un cameriere, e torna fuori.

«Sei abbastanza ridicolo con quest'elegante completo, alle sette di mattina.» -dico, mentre luisi siede di fronte. Ha ancora la camicia scura; quella che stanotte gli ho sbottonato.

Mi mordo un labbro, e riprendo a guardarlo negli occhi; devo essere diventata parecchio rossa, perché mi guarda col solito sorriso beffardo, di chi sa il fatto suo.

«Mi sembra che ti piaccia molto,però.».

L'ha solo sussurrato, ma l'espressione maliziosa che compare sul suo volto mi fa alzare gli occhi al cielo.«No.».

«Certo, Alisya. Certo.» -ribatte.

Sto per rispondergli male, come al solito, ma mi blocco quando il telefono vibra, indicando che è arrivato un messaggio.

E' di Perla:

"Ali aiutami! S.O.S. ex"

Sbatto le palpebre, confusa. Ex? Digito la risposta.

"Che cosa è successo?"

La risposta non tarda ad arrivare:

"Vengo a prenderti oggi a lavoro."

Ah, grazie. Molto soddisfacente. Infilo nuovamente il telefono in tasca,mentre il cameriere poggia le nostre ordinazioni sul tavolo.

 «Chi era?» -chiede, fermo. Cos'è, adesso è anche geloso?

 «Fatti miei.»  -ribatto, alzando gli occhi al cielo.

Mi guarda negli occhi, truce:«Perla?».

 «Si.» -sbuffo, divertita.

Addento il mio dolce; il sapore dolce e fresco dello yogurt, mescolato alla morbidezza del muffin Red Velvet,è una combinazione perfetta. «E' buonissimo, Dio.» -mormoro,aprendo la bustina di zucchero, e svuotandola nel cappuccino.

«Eccitante, direi.» -afferma,ridacchiando; smette di farlo, quando gli sferro un calcio sotto il tavolo.

Gli faccio un sorriso acido e mellifluo, a cui risponde con un dito medio. Molto maturi, direi.

«Mi dispiace tu abbia dormito poco.»-dico, storcendo le labbra. Dormiva così beatamente.

Scrolla le spalle. «Nah, tranquilla,»- fa un sorso dal suo caffè- «non dormivo così bene da tempo.»-continua, sorridendomi.

Abbasso lo sguardo, imbarazzata. E'una cosa carina da sentirsi dire.

Non pensare a come debba essere, dormire insieme abbracciati, dopo aver fatto l'amore. Non pensarlo!

I miei pensieri stanno prendendo una brutta strada, quindi devo assolutamente parlare. «Quando ci vediamo?» -chiedo,imbarazzata.

Fa un espressione sdegnata. «Non ci siamo neanche salutati, che già mi stai cacciando.»

Alzo gli occhi al cielo, divertita.«Rispondi?»

«Domani sera?» -chiede, esitante.

Annuisco, sorridendo.«Domani sera.»

  〜  

CAPITOLO REVISIONATO.

E' breve, lo so, lo so. Perdonatemi. Mi rifarò presto! 

A dopo, con altri capitoli :)

shana.

P.S. Vi allego una foto. Quando Alisya pensa : 'PERLA' immaginate così:


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