Ventinove.

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(VI IMMAGINO, MENTRE LEGGETE LE NOTIFICHE. 'SHANA ALLEN, CI HAI ROTTO I MARONI!') x'D

«Io me ne vado.»- dico a Lucia, dopo aver bevuto l'ultimo sorso di quella che, ho scoperto essere vodka alla menta.

Ho bevuto fin troppo, e credo di non essere sobria. E' una gran fortuna per quei due. Se lo fossi, impazzirei e comincerei ad urlare: lì si che ci sarebbe da divertirsi.

Perché?, mi chiedo. Perché Marta ha baciato Michelangelo?

Perché non se ne fa una ragione?

Perché non sono su quel palco, a strapparle tutti quei capelli dal cuoio capelluto?

«Oh, no, mia cara, tu» -mi conficca un indice nella guancia- «non vai proprio da nessuna parte.» -aggiunge, tirandomi per un braccio.

Lucia non è decisamente sobria.

Lascio che molli la presa, e le parlo chiaramente:«Lucia, adesso loro scenderanno da quel cazzo di palco» -indico il luogo 'del delitto'-«ed io non ho intenzione di vederli.»

In men che non si dica, ho ordinato e tracannato altri due bicchieri.

Faccio dei lunghi respiri. Michelangelo e Marta si sono baciati. Avanti ad un palco, dopo una canzone d'amore che hanno intonato insieme. Forse, ha fatto più male di quando Michelangelo le ha toccato il sedere, quel giorno al supermercato.

«Non ce la faccio a restare qui.» -mormoro, prendendomi la testa fra le mani.

«Non puoi neanche scappare dai tuoi problemi, però.» -dice Lucia.

Forse, è sobria quanto basta per portare avanti il discorso. Non riesco a riflettere. Mi scoppia la testa.

Sta di fatto che, le labbra di Marta, abbiano toccato quelle di Michelangelo. Chiudo la mano in un pugno, lasciando che le unghia si conficchino nel palmo. Lui è tuo, ringhia Sybil.

Sono furiosa, e gli occhi cominciano a farsi lucidi.

Perché ha fatto così!? Se avesse trattato un po' meglio Michelangelo, probabilmente lui non l'avrebbe lasciata. Semplicemente, è una pazza, maniaca e possessiva.

«Può darsi che lo stia facendo.» - affermo con falsa indifferenza.

Deglutisco. Sto scappando dai miei problemi?

Le luci sul palco si sono spente; adesso, ad illuminare la folla, ci sono quattro grandi lampioni. Sollevo lo sguardo: in contrasto con le luci bianche, si intravedono milioni di moscerini.

O forse sono io che ne vedo milioni.

Mi chiedo perché sia ancora qui. Vorrei andarmene, ma qualcosa me lo impedisce. Sposto nuovamente l'attenzione al bancone:«Un altro, per favore. Anzi, due: uno anche per la mia amica.» - biascico al barista. Faccio un occhiolino a Lucia.

Mi guarda divertita. «Comunque, Michelangelo non c'entra niente. Lo sai, vero?» -chiede, scuotendo il caschetto nero.

La guardo scettica, senza rispondere. Mi avvicino e le tocco il naso con un dito -come fa una certa persona-:«Non difenderlo.»

Lucia storce gli occhi per guardare il mio indice. Si allontana leggermente, e alza le mani avanti ai miei occhi.

«Anche se ho le lentine, ci ho visto benissimo.» -esclama. «E' stata lei a baciare lui, non il contrario.» -spiega, muovendo le mani, ed improvvisando uno spettacolino con le dita.

Scoppio a ridere. «Non mi interessa.» -ribatto. «Se qualcuno ti baciasse contro la tua volontà, che faresti?» -chiedo, agitando le braccia.

Mi guarda con stupore, per qualche attimo. «Erano sul palco. Che figuraccia avrebbero fatto, se avessero discusso avanti a tutti?» -ribatte. «Lo conosco meglio di te, sicuramente Michelangelo gliene avrà dette quattro, dietro le quinte. Fidati.».

Alzo un sopracciglio, irritata. «Non prendiamoci in giro, Lucia.» -rispondo, seccata. «Michelangelo è ancora innamorato di Marta, punto e basta.» Siamo alle solite.

Intercetto il suo sguardo, prima ancora di vederlo. Cosa ho in testa, un radar?

Mi volto. I Mirrors ci hanno raggiunte, e con loro anche Perla, Achille e Angela. Intercetto lo sguardo furioso di Michelangelo e lo distolgo subito, concentrandomi su Riccardo e Giovanni, che salutano gli altri.

Gli rivolgo una fugace occhiata. Ha sostituito la maglia, ora indossa una più colorata e, soprattutto, meno sudata.

La biondina saluta tutti come se fosse una vip. Ma guardatela! Le manca solo il cappellino, e sembra la regina Elisabetta.

Ha un'aria molto tranquilla, non credo proprio che Michelangelo 'gliene abbia dette quattro'; oppure è strafottente. Da Marta Semprini-Bertozzi bisogna aspettarsi di tutto.

Raffaele scocca un bacio affettuoso sulla guancia di Perla, e mi chiedo distrattamente se lei abbia notato il gran finale.

«Ecco i nostri cocktail.» -dice Lucia, attirando la mia attenzione. «La vodka uccide le farfalle nello stomaco!»-esclama, facendomi un occhiolino.

Scoppio a ridere, ho capito che l'abbia detto per farsi sentire da qualcuno. Ma non so bene chi.

Afferro il bicchiere, e bevo un lungo sorso, prima di affrontare Michelangelo. Quest'ultimo si avvicina lentamente, guardandomi fisso negli occhi.

Lo precedo, ironica:«Lei ha il diritto di rimanere in silenzio.».

Davvero simpatica e matura, Alisya.

«Oh, Dio, Marta! Sei stata magnifica.» -miagola Angela, distogliendoci da quella conversazione intrapresa. «I tuoi capelli erano davvero splendidi.».

«Oh, grazie Angi. Ho passato il pomeriggio a piastrarli.» -afferma la Musa, accarezzando la sua chioma bionda, come se nessuno l'avesse notata abbastanza.

Alzo gli occhi al cielo, dinanzi a tanti complimenti.

«Non resterò in silenzio. Dai, non roviniamoci la serata per colpa sua.» -mormora, per non farsi sentire dagli altri. «Ha fatto una cazzata.» -aggiunge, sistemandomi una ciocca dietro l'orecchio.

Sbuffo, irritata. Sembra sincero, ma ormai la Maserati che ho dentro, è partita con la quinta e non ha intenzione di rallentare.

«Fatti salutare, dai.» -sussurra, avvicinandosi pericolosamente.

Scosto il viso, disgustata:«Se hai intenzione di toccarmi dopo aver baciato lei,» -la indico con disprezzo, attirando la sua attenzione-«dovrai lavarti con la candeggina, e anche molto bene. Una volta non basta.».

Sento Lucia al mio fianco soffocare una risata. Tutti si sono voltati nella nostra direzione.

Mi sembra ovvio, l'hai appena urlato!

Marta si avvicina, con una mano sul fianco e un sopracciglio alzato:«Bambina, ti ha toccata anche l'altro giorno, dopo aver scopato con me. Non mi pare ti abbia fatto tanto schifo.».

Trattengo il fiato. No, sicuramente non ho sentito bene. Sono ubriaca, senza dubbio.

Il mio sguardo intercetta quello di Perla.

«Ali, aspetta, io...» -balbetta Michelangelo. Lo zittisco con un sonoro 'Shhh'.

Sta interrompendo la mia conversazione silenziosa con Perla. Okay, ci sento benissimo.

Faccio respiri profondi, permettendo all'ossigeno di arrivare al cervello. Potrei andare in tilt da un momento all'altro, con tutto l'alcool precipitato nel mio esofago.

Marta si è rigirata come se niente fosse, ed ha ripreso a parlare con Angela.

Oh, hai passato tutto il pomeriggio a piastrare i capelli?

Grazie, vodka alla menta. Come farei senza di te?

Strappo dalle mani di Lucia il bicchiere, ancora rigorosamente pieno, di un liquido fresco, verde ed appiccicoso. Molto appiccicoso.

«Alisya?» -mormora, confusa. La ignoro. Goditi lo spettacolo, Lucia.

Mi avvicino al gruppo dei miei amici. Devo avere un ghigno davvero malefico in volto, perchè Perla mi guarda esterrefatta.

Mi affianco a Marta, e allungo un braccio verso l'alto, inclinando poi il bicchiere. «Io ti battezzo così: Calliope Troia.» -sentenzio, mentre vedo con soddisfazione il liquido scivolarle sui capelli.

Marta si gira di scatto, trattenendo il fiato. «Ma che cazzo fai?» - urla, spintonandomi.

Aggrotto le sopracciglia. «Lo shampoo!» - affermo, convinta.

«Tu sei fuori di testa!» -dice, toccandosi le tempie nervosamnete.

Le prendo le spalle con decisione e la fisso negli occhi:«Provaci ancora con lui, e ti impicco con le tue stesse corde vocali.».

Tace; dopotutto, non può davvero dire qualcosa. Mi guarda, terrorizzata.

Lascio le sue spalle; prima di voltarmi, osservo Perla soffocare una risata. Raffaele è un po' più diretto e scoppia a ridere, accarezzando i capelli appiccicaticci della sorellastra.

«Ma guarda questa stronza...» -mormora Calliope Troia.

Ah, sarei io la stronza?

Scrollo le spalle, voltandomi. Ho bisogno di una rinfrescata. Ci arriverò al bagno?

Chissà.

Non è una giustifica il fatto che sia ubriaca, in effetti. Ma non è neanche una cosa sbagliata, vero? Ha baciato il mio quasi-ragazzo, ed era sobria!

Non mi sentirò in colpa. Non devo.

Sospiro, cercando di camminare tra la folla. Hanno scopato, l'ha detto chiaramente. Non riesco ad immaginare quando, mi rifiuto di pensarci. Prima di uscire sabato sera? Dopo il Carnaby? Al Carnaby?

Finirò per impazzire.

«Aaaaah.» -urlo esasperata, fermandomi e prendendo la testa fra le mani. Basta.

«Alisya? Perchè urli?» -chiede una voce preoccupata; qualcuno mi afferra la mano con delicatezza.

Mi volto, trovandomi dinanzi la figura di Francesco. Ancora. Ma cos'è, la mia ombra?

Sorrido. «Devo fare pipì.» -esclamo.

L'animatore scoppia a ridere. «Hai bevuto.»

Lo guardo, scettica:«Però, che intuito!».

Ridacchia, poggia una mano sulla mia spalla. «Andiamo insieme verso il bagno, dai.».

«Alisya!».

La voce di Perla, mi fa sussultare.

Mi volto e vedo la mia migliore amica preoccupata. I suoi occhi si posano su Francesco. Lo guarda, accigliata: «Lascia stare, la accompagno io.» -lo congeda, con un gesto della mano.

Francesco alza le mani, e se ne va.

Guardo Perla stralunata. Non so per quanto tempo resto in silenzio, fra le sue braccia. Mi ha abbracciata? Quando?

«Si sono baciati.» -dico, guardando il vuoto.

Sento il suo sospiro. «Ho visto, Ali. E' stato davvero uno stronzo.».

«Ci stiamo frequentando da pochissimo, e già mi ha tradita.» -mormoro.

«No. Non ti ho tradita, Alisya. Non lo farei mai.» -dice Michelangelo, alle spalle di Perla. La sua voce calda ed estremamente tranquilla mi fa innervosire, ulteriormente. Mi pulsano le tempie.

Adesso arrivano tutti, uno alla volta?!

«Certo, come no.» - affermo, secca.

Perla e Michelangelo si fissano negli occhi intensamente, come se volessero comunicarsi qualcosa. Poi, stranamente, i loro corpi cominciano a roteare.

Ah, no. Sono io che sto cadendo.

Mi sveglio.

Cattiva idea. Mi gira la testa, e non ho il coraggio di aprire gli occhi. Sono su una superficie morbida, credo sia il mio letto. Si può udire il rumore dei clacson; deve essere giorno.

Sento il respiro di qualcuno alla mia destra ed un braccio che mi avvolge le costole. Sarà Perla?

No, impossibile. Perla non dorme quasi mai con me. Comincio a spostare la mano e a tastare la figura al mio fianco, partendo dal braccio fino ad arrivare al... petto?

«Smettila di importunarmi.».

La voce di Michelangelo mi fa spalancare gli occhi.

La luce non mi acceca perché, fortunatamente, c'è lui a fare ombra.

«Che ci fai qui?» -urlo, mettendomi seduta e provocandomi delle fitte alle tempie.

«Ma che bel buongiorno.» -esclama, guardandomi a lungo.

Focalizzo meglio la sua figura: non ha la maglia, ma indossa ancora i jeans scuri di ieri sera.

Scuoto la testa. Ieri sera?

Avverto una strana sensazione all'altezza del petto. Abbasso lo sguardo. Ah, ecco.

Non ha la maglia, perché ce l'ho io addosso. E... Perché non ho il reggiseno!?

Trattengo il fiato sconvolta, mentre mi tocco il ventre. Si vede chiaramente che non ho l'intimo, e la culotte nera non lascia spazio all'immaginazione. Oh mio Dio.

«Non ricordi proprio niente, eh?» -dice Michelangelo, alzandosi dal letto.

Mi immobilizzo, come una statua. Cosa dovrei ricordare? Non avremo mica fatto qualcosa?

Sospira. «Ti aiuterò io a ricordare, bambolina. Ma adesso andiamo di là.» -dice, prendendomi una mano.

Ho la testa fra le nuvole. Non ricordo niente. Ci provo ma... Nulla, ho un vuoto.

Anche se mi gira la testa, riesco ad alzarmi dal letto.

«Perla è in casa?» -chiedo.

Usciamo dalla camera. «No, ha dormito da Raffaele.» - ribatte. «Questo è il mio buongiorno, un po' più carino del tuo.»

Arriviamo nel salone. «Oh Dio.» -esclamo. Sul tavolo in legno, c'è del cappuccino, alcuni muffin e del succo di frutta all'ananas, il mio preferito. Gliel'avevo detto l'altro giorno al mare.

Mi mordo il labbro, per questo gesto carino. E' uscito di casa così presto, per andare a prendermi la colazione.

Un attimo.

«Ma che ore sono!?»- chiedo, allarmata.

«Ecco... diciamo che io, a quest'ora, pranzo.» -dice, accarezzandosi la nuca.

Trattengo il fiato. «Che cosa!?» -urlo. Oh mio Dio, che ore sono!?

«E' la mezza. Ho mandato un messaggio a Jessica, la ragazza che lavora con te.» -dice, guardandomi. «Ha detto che puoi fare il turno oggi pomeriggio.»

Tiro un sospiro di sollievo. «Menomale.» -mormoro.

Il balcone è aperto, e l'aria fresca alleggerisce il dolore alla testa. «Grazie...» -sussurro. Sto morendo dalla fame.

«Non preoccuparti.» -dice, lasciandomi un bacio sulla guancia. «Dovranno chiamarti Glis glis, il piccolo ghiro.» -sogghigna.

'...dovrai lavarti con la candeggina...'

Aggrotto le sopracciglia. Quand'è che ho detto una cosa del genere?

«Oh-mio-Dio.» - esclamo, agitando le mani. «Devi dirmi subito che cosa è successo ieri sera, altrimenti finirò per impazzire

Soffoca una risata; sembra davvero imbarazzato.«Sediamoci, prima.».

Sbuffo, e prendo posto accanto al tavolo. «Allora!?» -lo incito. Devo sapere, dannazione.

«Devo prepararti psicologicamente?» -dice, ridacchiando.

Perché non capisce che, per me, è importante!? Perché così impari a tracannare alcool come un cammello, Alisya.

Annuisco. Ho paura. Che cosa ho fatto?

«A fartela breve, hai battezzato Marta con la vodka.» -dice, coprendosi la bocca per sopprimere una risata.

Spalanco gli occhi. «Che cosa!?» -urlo, per la seconda volta.

No, non è vero. E' impossibile, non avrei mai fatto una cosa del genere.

Sospira, stanco. «Perla me l'ha detto, che non ci avresti creduto.» - dice. «E' tutto vero. Lo hai fatto perchè Marta mi ha baciato alla fine del concerto. Questo almeno lo ricordi?».

«Si.» affermo. Ho una leggera memoria di quello che è successo, purtroppo.

Come un lampo, arriva un altro ricordo.

«Michelangelo.» -dico, con decisione. «Hai omesso la cosa più importante.»

«L'ho fatto volutamente. Di quello ne parleremo dopo.» -ribatte, deviando il discorso. «Vuoi sapere il resto?».

Non rispondo, così lui continua:«Perla e Lucia sono venute qui, per aiutarti almeno a mettere il pigiama; per fortuna, non hai vomitato. Io ho fatto loro compagnia, perchè ti ho portata in braccio fin qui.» - dice, indicando la porta.

«Volevo andarmene, perchè tu eri arrabbiata con me e, se fossi rimasto, ne avrei approfittato della situazione. Ma tu volevi che io restassi e, per qualche motivo inspiegabile, che io ti dessi la mia maglia, così te l'ho data.»

Dio, guardo troppi film d'amore.

«Quando ti abbiamo messo a letto, hai cominciato a piangere.» -fa una pausa-«e non volevi che me ne andassi. Così sono rimasto sveglio fin quando, poi, ti sei addormentata.»

Resto a bocca aperta. E' di me che sta parlando? Sta parlando di Alisya De Stefano?!

Dio, che figura ho fatto?

Sbatto le palpebre. «Perché non ho il reggiseno?» -chiedo, alzando un sopracciglio.

«Te lo sei sfilato da sola, passandolo sotto la maglia. Sei davvero snodabile.»- risponde, divertito.

Mi prendo la testa fra le mani, esasperata. Ho fatto un sacco di cose assurde.

«Quando hai fatto sesso con Marta l'ultima volta?» -chiedo, fredda. E' arrivato il momento di parlarne. «Voglio una risposta precisa. E sincera.».

Sospira. «Giovedì pomeriggio, prima di andare a quel fottuto Carnaby.» -risponde, esasperato.

Deglutisco. Dopo giorni in cui mi aveva ignorata, ha anche fatto sesso con Marta. «Perché?» - chiedo, impassibile. Immaginarlo fra le mani di un'altra ragazza mi fa ribollire il sangue nelle vene.

«Perché mi andava.» -dice, scrollando le spalle.

'Perché mi andava'!? Che risposta è?

«Michelangelo, tu quella sera hai dormito con me. Il giorno dopo, sul lungomare, mi hai detto che ti piacevo...» -mormoro.

Mi mancano le parole, e mi sta salendo un groppo alla gola. «Come hai potuto dormire con me, quando quel giorno stesso avevi fatto sesso con un'altra!?» -sbotto.

«Non avevamo ancora ripreso a frequentarci, Alisya.» -dice, scrollando le spalle.«Ero libero di fare quello che volevo.» ribatte, secco.

«Michelangelo.» -comincio, mentre lui mi guarda terrorizzato. «Perchè sei venuto a casa mia, quella notte?».

Deglutisce, per poi fare un lungo respiro. «Perchè mi mancavi. E' così difficile da capire!?»-sbotta.

«Sono andato a letto con Marta perché mi andava, solo per questo. Se ho dormito con te è stato perché mi mancavi.» -dice, alzando la voce.

«Quando non ti ho vista arrivare insieme a Perla, ti ho cercata per tutto il locale. Chiedi anche a lei, se vuoi. Solo allora ho capito quanto davvero ci tenessi a te.».

«Non riesco a crederti.».

Dio, finirò per impazzire.

«Sono rimasto sveglio tutta la notte, per vederti dormire e assicurarmi che stessi bene, se non significa 'tenerci' questo, dimmi cos'è...» -dice, accarezzandomi una guancia. «Non te lo sto rinfacciando, voglio solo che tu capisca.».

Lo guardo fisso negli occhi:«Non fare più lo stronzo con lei, ti prego. Se vuoi tornare con Marta dillo subito. Sai meglio di me cosa significa essere traditi...».

«Io non ti ho tradita, Alisya.» -ripete.

Tiro un lungo sospiro di sollievo. Va bene, è vero. Non ci frequentavamo ancora, non l'ha fatto. «Adesso come faccio con Marta?» -chiedo, esasperata.

«Tranquilla, a Marta passerà; la conosco, non è così stronza come sembra. Dopotutto, anche lei ha fatto il suo...» -dice, tranquillo.

Non è così stronza, ma a me sembra solo quello.

Divoro, affamata, l'ultimo muffin con la crema. «A che ora devo fare il turno?» - chiedo.

«Dalle quattro alle otto.» - mi informa. «Se vuoi, possiamo andare a fare un giro.».

Annuisco. «Va bene. Ah, un'altra cosa...» - aggiungo. «Non toccare mai più il mio telefono. Mi infastidisce.» -dico, altezzosa.

Se vedesse gli screen alle foto sue e di Raffaele -che io e Perla ci scambiamo-, sarebbe molto, molto imbarazzante...

«Agli ordini.» -dice, sospirando.

Gira attorno al tavolo, raggiungendomi. Mi porge la mano e mi fa alzare in piedi. Il mio sguardo cade sulle sue labbra e, in un attimo, mi attirano come una calamita.

Mentre ci baciamo, gli accarezzo i capelli; mi tiene stretta per i fianchi. I nostri petti aderiscono e quella sensazione mi fa andare fuori di testa.

Interrompe quel bacio, e si avvicina al mio orecchio:«Se non vai a mettere qualcosa di coprente...»-si ferma a metà frase, ed io gli sorrido, imbarazzata.

Gli lascio un ultimo bacio all'angolo della bocca, poi vado nella mia camera.

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