Il Ministro

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Terra,

2 luglio 2513, ore 8:05

Mosca, Russia

Sede della Roscosmos


Dimitri Petrov, direttore dell'agenzia spaziale russa Roscosmos, fissava il vuoto, incerto sul da farsi.

La Russia era in una situazione scomoda: gli Alleati avevano trovato quella che sembrava essere una vecchia e dimenticata base lunare sotterranea russa risalente al ventiquattresimo secolo nel cratere Shackleton.

La Roscosmos, tuttavia, aveva sempre conservato i registri che indicavano la posizione delle basi abbandonate, ed erano certi di sapere quale avesse trovato il Fronte: la base Korolev, uno dei centri di ricerca dove l'esercito russo aveva sviluppato alcune delle armi più avanzate dell'epoca, fra cui proprio i missili Tunguska.


La base era stata realizzata sottoterra perché la presenza di missili balistici intercontinentali era una violazione del Trattato di Neutralità della Luna, ma la presenza umana sulla Luna all'epoca era nettamente minore rispetto al presente, e quasi tutti i firmatari del trattato potevano violarne i termini senza che nessuno se ne accorgesse.

La Korolev era stata abbandonata repentinamente, insieme alla maggior parte delle basi lunari russe, nel 2319, quando quasi tutto il personale in servizio sulla Luna venne richiamato in patria per combattere una guerra di cui il direttore Petrov non ricordava i dettagli. Il missile Tunguska venne quindi lasciato dov'era, nonostante le proteste del direttore di allora.

La Russia sarebbe dovuta tornare a reclamare le basi, ma il governo dell'epoca non aveva ritenuto economicamente vantaggioso farlo: queste erano quindi rimaste vuote e apparentemente dimenticate per quasi duecento anni.

Più volte l'agenzia spaziale aveva cercato di convincere i governi che si erano susseguiti a finanziare una spedizione per smantellare il missile, ma sempre senza successo: nessuno avrebbe potuto trovare il Tunguska sottoterra, ripetevano i ministri.

Ma il Fronte lo aveva trovato, lo aveva riparato e lo aveva usato contro l'Alleanza. Alle alte sfere del governo russo era quasi venuto collettivamente un infarto quando l'Alleanza aveva reso pubbliche le immagini del Tunguska diretto contro Apophis. E ora, la Russia rischiava di prendersi la colpa di un attacco terroristico con cui non aveva nulla a che vedere.

O almeno, questo era ciò di cui il direttore Petrov era a conoscenza. Non dubitava di possedere solo un quadro parziale della situazione, ma adesso stava per incontrare il Ministro della Difesa e degli Esteri Anton Komarov, uno degli uomini più potenti del paese, colui che avrebbe deciso le prossime mosse.

Sicuramente, Komarov avrebbe saputo cosa fare.


Il ministro Komarov arrivò in perfetto orario; Petrov si alzò dalla poltrona e gli tese la mano.

«Ministro, è un onore averla nel mio ufficio.»

Komarov la strinse senza vigore e si sedette: la situazione degli ultimi giorni sembrava averlo stremato. «Mi dica, Direttore: quanto materiale bellico c'era alla Korolev oltre al Tunguska?»

«Non saprei dire con esattezza.» ammise Petrov. «Come minimo diversi rover, e grandi scorte di acqua, idrocarburi e razioni alimentari; nel vuoto si deve essere conservato tutto alla perferzione.»

«E immagino che lo stesso materiale si potesse trovare nelle altre basi abbandonate, escluso il missile.»

«Esattamente: è abbastanza materiale per armare un piccolo esercito.»

Il ministro rifletté alcuni istanti. «Chi era a conoscenza della posizione delle basi?»

«Sono tutte riportate nei registri della Roscosmos, chiunque abbia l'autorizzazione può accedervi.»

«Evidentemente, un hacker del Fronte è entrato nei registri.» ribatté seccamente Komarov.

«No, ministro, non credo che sia andata così: un hacker avrebbe certamente potuto ricavare la posizione delle basi dai nostri registri, ma avrebbe prima dovuto sapere della loro esistenza.»

Komarov sbarrò gli occhi. «Sta suggerendo che qualcuno abbia passato informazioni al Fronte?»

Petrov annuì. «È quello che penso: una talpa nella Roscosmos, con ogni probabilità nella base Laika.»

Komarov si portò una mano alla fronte, sospirando. «E quindi il Fronte sapeva dove trovare la Korolev perché qualcuno glielo ha detto; ma non capisco come sia possibile che abbiano lanciato il missile senza che nessuno si accorgesse di nulla»

«Il cratere di Shackleton è praticamente vuoto, Ministro. Ci sono i droni-trivella dell'Alleanza, è vero, ma sono programmati solo per prelevare campioni del terreno, ed estrarre ghiacci di idrocarburi e acqua. Non fanno nient'altro, non sono utili come sorveglianza.»

«Quindi i sabotatori sono semplicemente entrati?»

Il direttore annuì. «Credo senza alcun disturbo: sono entrati nei tunnel sotterranei, hanno trovato l'ingresso, rimesso in funzione la base e lanciato il missile. A quanto pare, hanno fatto collassare il cratere subito dopo per coprire le proprie tracce, ma non sono stati abbastanza scrupolosi: sono state sufficienti le vibrazioni di un comune risonatore ad aprire una breccia nella parete del tunnel.»

Il Ministro rimase in silenzio per quasi un minuto, riflettendo. «Faccia interrogare tutto il personale della base lunare Laika.» ordinò infine. «Voglio scoprire chi ha passato le informazioni al Fronte e consegnarlo all'Alleanza: spero che basti per convincerli che non abbiamo nulla a che fare con il Fronte.»

«Ministro, credo che dovremmo anche condividere la posizione di tutte le basi abbandonate con l'Alleanza.» esclamò Petrov. «Il Fronte ne sta sicuramente usando una come nascondiglio: se l'Alleanza sapesse dove si trovano, potrebbe colpire il Fronte prima che attacchi di nuovo.»

«Ci penserò, direttore.» disse Komarov alzandosi. «Le farò sapere entro domani.»

Ma il ministro Komarov sapeva molto più di quanto avesse lasciato intendere a Petrov: dopotutto, il Fronte Lunare era stato sovvenzionato sottobanco dal governo russo per molto tempo. Le loro proteste e i loro sabotaggi avevano fatto sì che il costo dei minerali lunari rimanesse alto, e a guadagnare dalla situazione era la Russia, che poteva così vendere a prezzo competitivo le proprie risorse.

Ma la situazione era sfuggita di mano: un attacco diretto contro l'Alleanza non era mai stato negli accordi. Rosenberg aveva passato il limite, ed era il momento di tagliare i ponti con il Fronte prima che potesse essere ricondotto alla Russia.


Komarov era un politico scaltro e spietato, e aveva già un piano per volgere la situazione a proprio vantaggio. Non avrebbe rivelato la posizione delle basi abbandonate all'Alleanza, lasciando che il Fronte si preparasse indisturbato al prossimo attacco. La talpa nella Roscosmos sarebbe stata consegnata, in parte per placare l'Alleanza, ma soprattutto per spaventare il Fronte e costringerlo ad agire più rapidamente. Ovviamente, sarebbero state prese precauzioni per assicurarsi che la talpa svelasse solo ciò che Komarov voleva che l'Alleanza sapesse.

Con un po' di fortuna, si sarebbe arrivati presto a uno scontro frontale, e il Fronte sarebbe stato sicuramente annientato dall'Alleanza, ma non prima di aver causato notevoli danni.

Restava solo da risolvere la questione di Rosenberg: lui era ovviamente a conoscenza del supporto russo al Fronte, e doveva essere messo a tacere prima che l'Alleanza potesse catturarlo. Komarov sapeva esattamente a chi rivolgersi.

Prese il telefono e compose un numero che ricordava a memoria.

«Mei, sono Anton. Ricordi quel piccolo favore che mi devi? Bene, perché ho giusto un lavoro per te.»

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