Olimpia

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


7 febbraio 16, ore 14:51

Eliporto di Nuova Roma



Guardai i tre jet alzarsi in volo per dirigersi verso Noctis e la base dei Fantasmi; ora non potevo fare altro che aspettare notizie.

Se tutto fosse andato per il verso giusto, presto avrei potuto concentrarmi esclusivamente sulla talpa.

Stavo tornando a casa, quando ricevetti un messaggio inaspettato dalla Sicurezza: sembrava che Sylvie Montnoir fosse stata identificata e catturata a Olimpia.

Lessi e rilessi il messaggio almeno quattro volte: stentavo a credere per una volta la Sicurezza Planetaria fosse servita a qualcosa, ma ero anche preoccupato. Gli agenti erano davvero riusciti a prenderla prima che lei riuscisse a fuggire dalla città, o piuttosto era stata lei a lasciarsi catturare con un secondo fine?

Per scoprirlo, non avrei potuto fare altro che interrogarla direttamente.

Tornai subito all'eliporto e disposi un trasporto aereo per Olimpia, dopodiché tornai a casa per preparare i bagagli e avvisare Mei Ling, che avrei nuovamente portato con me.

Ero già pronto a partire quando venni bloccato da Elise. «Parti di nuovo?» mi disse, guardandomi corrucciata. «Potresti almeno dirmi dove stai andando.»

Riflettei un secondo: questa volta non c'era alcun bisogno di segretezza, Sylvie Montnoir non poteva andare da nessuna parte.

«Vado a Olimpia: è stato catturato uno dei Fantasmi.»

«Olimpia?» esclamò Elise, pensierosa. «È lì che costruiranno il primo ascensore spaziale di Marte, mi piacerebbe vedere il sito, visto che un giorno potrei doverci lavorare... perché non porti anche me?»

«Assolutamente no.» sbottai. «È troppo pericoloso.»

«Ma quale pericolo! Hai appena detto che quel tizio è stato già catturato, quindi non c'è alcun pericolo, o sbaglio?»

In effetti, il suo ragionamento non era sbagliato. Se a Olimpia ci fossero stati altri Fantasmi, sarebbero stati con ogni probabilità insieme a Montnoir. Esitai a lungo, ma alla fine non riuscii a dirle di no: sapevo quanto era importante per lei venire a Olimpia.

Un'ora dopo, salimmo quindi tutti e tre su un trasporto della Sicurezza Planetaria, e ci dirigemmo verso ovest, sorvolando la foce del Flusso di Romolo e le regioni disabitate di Xanthe e Lunae al di là di esso, giungendo sull'Altopiano di Tharsis vero e proprio in prossimità del Monte Ascraeus.

«Quanto ci vorrà ancora?» chiesi al pilota dopo tre ore di volo.

«Ancora un'altra ora; superato l'Altopiano attraverseremo la Piana di Ulisse e gireremo attorno alle Rupi dell'Olimpo fino ad arrivare al Golfo di Olimpia.»

«Saremmo dovuti andare in treno.» borbottai, impaziente, anche se sapevo che in realtà il tempo impiegato sarebbe stato più o meno lo stesso.

«Signore, riceviamo una richiesta di soccorso.» disse il pilota dopo pochi minuti.

«Fammi sentire.»

«Velivolo MPS Seirén S-2 a tutte le frequenze, qualcuno ci sente? Abbiamo dei feriti gravi, ci serve assistenza.»

Presi delle cuffie, in modo da poter parlare direttamente con loro, mentre il pilota fermava il jet in volo stazionario.

«S-2, sono il maggiore Faraday, potete parlare liberamente. Siete sotto fuoco nemico?»

«Negativo, abbiamo eliminato tutti gli ostili. Ma S-1 è stato abbattuto e S-3 ha un motore fuori uso e ha perso il mitragliere.»

«Confermate che la zona è sicura, S-2?» mi assicurai. Non avrei messo in pericolo Elise, nemmeno per aiutare quegli agenti.

«Sì, lo ripeto: abbiamo eliminato tutti gli ostili, l'area è sicura.»

«Inviateci le vostre coordinate.»

Aspettammo qualche secondo per riceverle. «Quanto ci vuole per raggiungerli?» chiesi al pilota.

«Sono a cinquecento chilometri di distanza, signore. Alla nostra massima velocità, impiegheremmo tre quarti d'ora.»

«S-2, non riusciremmo a raggiungervi in tempo. Occupatevi dei feriti, avete totale discrezione: se necessario, annullate la missione. Nel caso, farò ispezionare la base a una squadra scientifica.»

«In questo caso, maggiore, annulliamo: l'agente Haywood ha bisogno di cure immediate, dobbiamo portarla all'ospedale di Olimpia.»

«Ricevuto, S-2, passo e chiudo.»



7 febbraio 16, ore 20:00

Piana di Ulisse



Le ore seguenti furono comprensibilmente tese; superammo Tharsis ed entrammo nella Piana di Ulisse, giungendo infine in vista delle Rupi dell'Olimpo.

La base del Monte Olympus appariva dalla nostra prospettiva come una barriera rocciosa, alta quanto l'Everest, che occupava l'intero orizzonte. Non poteva essere altrimenti, visto che il monte copriva un'area non molto inferiore all'intera Francia.

Poteva sembrare un paradiso per gli alpinisti, ma in realtà a uno scalatore sarebbe parso noioso: superate le rupi, la pendenza era così bassa da non rendere apprezzabile il fatto di trovarsi sul fianco di una montagna, nonostante la caldera si trovasse a oltre venti chilometri di altezza; oltretutto, a quella quota non era certo possibile respirare.

Guardai la parete scorrere di fianco a noi finché non arrivammo in vista del Golfo di Olimpia, che bagnava il versante settentrionale del vulcano.

Le antiche colate laviche avevano dato origine a una vasta area quasi pianeggiante: la parte più bassa era stata sommersa dalle acque del Golfo, quella più alta, dove sorgeva Olimpia, era stata battezzata "Penisola Lycia".

Olimpia era il cuore industriale del pianeta: qui era concentrata la maggior parte della produzione industriale ed energetica. Sorvolammo distese di pannelli solari e pale eoliche, depositi di idrogeno e un numero spropositato di centrali a fusione nucleare, così tante che l'energia da esse prodotta avrebbe potuto alimentare tutte le città terrestri e anche di più.

Contrariamente alle altre città marziane, le aree urbane erano sparpagliate vicino ai siti più importanti, in modo che i lavoratori non dovessero fare troppa strada per raggiungere il lavoro.

Al centro di tutto, si stagliava contro il cielo un piccolo gruppo di imponenti edifici: era il Centro Maxwell di Ricerca e Sviluppo Tecnologico Avanzato.

Era qui che veniva indirizzato tutto l'enorme surplus energetico del pianeta, in particolar modo verso il gigantesco acceleratore di particelle sotterraneo; qui venivano condotti esperimenti e studi impossibili in ogni altro luogo.

Atterrammo nell'eliporto più vicino all'Ospedale Centrale di Olimpia; Mei ed Elise iniziarono a portare i bagagli nell'appartamento che ci era stato assegnato, mentre io rimasi ad attendere l'arrivo di S-2 con la squadra medica.

Il jet arrivò poco meno di un'ora più tardi; i medici portarono via l'agente Haywood, che era in stato di incoscienza e ricoperta di abrasioni, ustioni e ferite su tutto il corpo.

Un altro agente, illeso ma visibilmente scosso, scese dal Seirén: si presentò come Micheal Forti, e mi spiegò cosa fosse accaduto.

«Ci stavano aspettando, signore, sapevano che saremmo arrivati: abbiamo perso il tenente e l'agente Lion, e ha visto come è conciata Haywood»

«Cosa puoi dire degli ostili? Quanti erano?»

«Non lo so, non sono riuscito a contarli.» si giustificò l'agente, sorpreso. «Non sono un soldato, non sono abituato a farmi sparare addosso.»

«Non importa, la squadra scientifica me lo saprà dire.»

Mi allontanai dall'eliporto, piuttosto pensieroso: mi inquietava che i Fantasmi avessero un'altra volta previsto il nostro arrivo. Ero sicuro di non aver fatto trapelare informazioni di alcun genere sull'operazione, eppure la talpa doveva esserne venuta a conoscenza e averli avvisati.

Dovevo assolutamente trovarla.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro