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25 gennaio 16, ore 00:07

Appartamento 13, quadrante C



«Devo ammetterlo: finora non ero certo di potermi fidare di te.» dissi a Mei, mentre esaminavo allo specchio i graffi che il vetro aveva causato alla pelle sintetica del mio braccio artificiale; il metallo sottostante non era stato minimamente scalfito, ma la pelle non era altrettanto robusta.

Non era un grosso problema: l'avrei fatta riparare allo Spirit quando sarei tornato a Nuova Roma.

«Lieta di averti provato il contrario.» esclamò Mei dalla sua stanza, dove si stava togliendo l'abito da sera, come al suo solito senza curarsi di chiudersi dentro.

«Dimmi, in Cina non usate le porte?» chiesi, mentre passavo davanti alla sua stanza per andare in cucina.

«Cosa c'è, mai vista una donna cambiarsi?» replicò lei. «O almeno non una come me?» aggiunse ridendo.

Evitai di risponderle e mi affacciai alla finestra, da dove si poteva vedere la Torre Franklin stagliarsi nel cielo notturno, illuminata dalle luci cittadine.

Le vie erano molto più rumorose di Nuova Roma o Victoria, la vita notturna molto più vivace: Ilion mi ricordava davvero molto la Terra, ma non avevo il tempo di farmi trasportare dalla nostalgia: le notizie dell'attacco alla centrale di Noctis erano molto preoccupanti, e avrei dovuto preparare una risposta adeguata.

«Cosa faremo adesso?» disse Mei, arrivando alle mie spalle.

Indossava un semplice pigiama pesante bianco, e aveva i capelli raccolti in un'anonima coda, ma risultava molto bella anche così.

«Il governatore tornerà a Nuova Roma domani sera, e ci ha gentilmente offerto un posto nel suo jet.»

«Pensi che la talpa sia lì?»

«Deve avere accesso costante a informazioni riservate, quindi Nuova Roma è il posto più logico. Da Montréal dicono che attirarla allo scoperto è la priorità assoluta: ho un piano, ma ci vorrà tempo e dovrò rimanere in città. Nel frattempo dirigerò le operazioni a Noctis in remoto.»

«Posso andare io, se serve.»

«Assolutamente no.» esclamai. «Non ho intenzione di perderti di vista, non mi fido ancora a quel punto.»

«Di' la verità, maggiore: ti piace avermi vicina.» esclamò lei, rivolgendomi un sorriso sornione.

Sbuffando, mi allontanai. «Pensa a riposare: domani ci aspetta un altro lungo viaggio.»



3 gennaio-II 16, ore 20:30

Nuova Roma

Appartamento 405, Quadrante A



Una volta tornato a Nuova Roma, passai i giorni seguenti cercando di identificare la talpa nel governo: non si preannunciava un'impresa facile, perché si trattava di oltre cento persone fra ministri, segretari e quant'altro, e la talpa avrebbe potuto essere chiunque fra loro.

Con l'aiuto degli uomini della Sicurezza, misi sotto controllo ogni possibile sospettato, mentre gli analisti a Montréal indagavano sui loro passati spostamenti.

Non raggiunsi alcun risultato degno di nota, ma in compenso scoprii una miriade di inutili dettagli sulla loro vita privata: se fossi stato un giornalista di cronaca rosa, queste informazioni sarebbero state oro colato, ma per me erano irrilevanti e noiose.

Mentre le indagini proseguivano a rilento, mi tenni costantemente aggiornato sull'andamento delle operazioni a Noctis e sulla costruzione dei Seirén a Olimpia: stando alle informazioni di Mei Ling, quella di Noctis era al momento la base operativa principale dei Fantasmi, il luogo in cui gli agenti tornavano fra una missione e l'altra o dove potevano nascondersi nel caso in cui fossero scoperti.

La base veniva spostata ogni qualche mese fra una serie di varie località deserte, quindi avevamo una finestra di tempo ristretta per colpire, ma in caso di successo avremmo inferto loro un duro colpo: se fossimo stati particolarmente fortunati, avremmo potuto eliminare tutti i sei agenti rimasti in un sol colpo.

Continuai a tenere Mei Ling sotto stretta sorveglianza, nonostante molti dei miei dubbi su di lei fossero ormai venuti meno; anche gli analisti dell'Intelligence non trovarono nulla che contraddicesse la sua versione dei fatti, ma nonostante ciò il direttore Miller mi consigliò di ospitarla nell'appartamento 405, in modo da poterla controllare ventiquattr'ore su ventiquattro.

Personalmente, la situazione non mi avrebbe causato alcun disturbo, se non fosse stato per Elise.

Con mia sorpresa, lei e Mei Ling si presero in simpatia fin da subito: le vidi spesso allenarsi insieme, scambiandosi opinioni sulle rispettive routine di esercizi per bassa gravità.

Elise non mi fece troppe domande su di lei, ben sapendo che non le avrei risposto: le dissi soltanto che Mei era coinvolta nell'operazione e che sarebbe rimasta con noi fino alla sua fine.

Ciononostante, Elise iniziò presto a punzecchiarmi riguardo alla sua presenza.

«Non capisco perché sei così freddo con Mei.» mi disse una settimana dopo il mio rientro, mentre stava preparando cena. «È molto simpatica.»

«Mi fa piacere che andiate d'accordo.» risposi in tono neutro.

«Puoi dissimulare quanto vuoi, ma sono certa che sotto sotto piaccia anche a te: se non fosse così la ignoreresti e basta.»

«Il fatto che Mei sia una bella donna non ha alcuna importanza.»

«Bella?» esclamò Elise sogghignando. « Di' pure che è una gran f...»

«Elise, smettila!» la interruppi, esasperato.

«Sei tu che l'hai detto, io non intendevo affatto dire che ti piacesse in quel senso.» rispose lei con aria falsamente innocente. «E comunque, visto che siamo nell'argomento, non ci sarebbe nulla di male.»

«Basta così, Elise. Ho di meglio da fare, e in ogni caso quando avremo finito con i Fantasmi lei se ne tornerà in Cina.»

«No, ti sbagli.» disse Mei, appena entrata in cucina. «Non potrò mai più tornare nelle Repubbliche, non finché Deng sarà in vita; è un uomo molto potente e vendicativo, mi farebbe imprigionare o assassinare non appena ci mettessi piede.»

«Mi dispiace.» si scusò Elise. «Non ne avevamo idea.»

«Non fa niente.» rispose Mei sospirando. «Fermare Deng e i suoi uomini è più importante del mio beneficio personale.»



10 gennaio-II 16, ore 20:10



Mei Ling era distesa sul divano del salotto, e faceva zapping fra i vari canali della televisione marziana. Era uscita da poco dalla doccia, e indossava solo un accappatoio legato sulla vita e un asciugamano intorno ai capelli.

Eravamo soli, ed era un'occasione perfetta per porle una domanda che mi premeva farle fin da quando l'avevo incontrata.

«Quel giorno, alla Armstrong: sei stata tu ad avvelenare Rosenberg, vero?» dissi sedendomi al suo fianco.

Mei spense l'audio del televisore, e mi guardò con curiosità. «Perché me lo chiedi adesso?»

«A Ilion avevamo altre priorità.»

Mei esitò un po' prima di rispondere. «Sì, sono stata io.» ammise infine. «Dovresti ringraziarmi, ho tolto un problema all'Alleanza.» aggiunse sogghignando.

«Perché la Cina voleva Rosenberg morto?»

Mei scosse la testa. «Non agivo per le Repubbliche, nessuno sapeva che fossi lì: avevo un debito da saldare con un certo politico russo che mi aveva tolta dai guai durante una missione a Khabarovsk.»

«Quindi hai finto di essere stata inviata dal governo cinese per infiltrarti alla Armstrong; ma allora per quale motivo ti avevano rinchiusa con gli altri ostaggi?»

«Diciamo solo che, se anche fossi stata inviata a trattare per davvero, non avrei ottenuto granché: Rosenberg non era un uomo molto ragionevole.» disse Mei con un'alzata di spalle. «Comunque, sono riuscita ad avvelenare una tazza, e alla fine ha funzionato.»

Mei rialzò il volume del televisore, e tornò a guardare le trasmissioni mentre io, assorto, indugiai su di lei.

«Niente male, vero?» esclamò Mei dopo qualche secondo.

«Cosa?» esclamai.

«Stai continuando a fissarmi.» disse lei, sogghignando.

«Ero solo sovrappensiero.»

Mei ridacchiò. «Sei sempre troppo serio; ti farebbe bene un po' di svago ogni tanto.»

Sbuffai. «Abbiamo ben altro a cui pensare, Mei.»

«È per via di tua moglie, vero? Elise mi ha raccontato di cosa vi è successo.» confessò. «Mi dispiace molto per voi due.»

Borbottai un ringraziamento e mi alzai, ma Mei mi trattenne per il braccio.

«Credimi, sarà molto meglio per te e anche per lei se smetti di essere sempre così scostante.»

La guardai senza rispondere; stava parlando sinceramente, senza il suo usuale velo di arguzia e ironia.

«Nel nostro lavoro è difficile avere qualcuno con cui parlare liberamente: se qualcuno può capirlo, sono io. Se ti andasse, ho portato con me dalla Terra un po' di baijiu, un liquore cinese, e ne ho ancora un paio di bottiglie.»

«Sarebbe sprecato, non posso ubriacarmi: il mio stomaco scompone le molecole di etanolo. E comunque, sei l'ultima persona di cui mi fiderei se mi offrisse da bere.» scherzai.

Mei scoppiò a ridere. «Allora hai un senso dell'umorismo, maggiore.» disse, lasciando la presa sul mio braccio.

«Prenderò in considerazione la tua offerta, Mei Ling.» le concessi prima di andarmene.



29 gennaio-II 16, ore 14:21

Q.G. della Sicurezza Planetaria



L'intero mese passò senza che né la caccia alla talpa né quella alla base di Noctis facessero grandi progressi, nonostante l'agente Haywood avesse intuito molto rapidamente il luogo in cui i Fantasmi dovevano trovarsi.

Ero molto soddisfatto di aver correttamente intuito il suo potenziale: presto l'avrei messa ulteriormente alla prova in situazioni più impegnative, e se avessi continuato a ricevere riscontri positivi non avrei esitato ad affidarle qualche incarico di maggiore responsabilità.

La mia unica altra consolazione era che già dal giorno seguente non avrei più visto la stupida dicitura "gennaio-II" sugli orologi di tutto il pianeta; lo sdoppiamento dei mesi mi aveva interdetto non poco, soprattutto al passaggio dal 29 gennaio al primo gennaio-II.

Quantomeno, i nuovi caccia Seirén erano quasi pronti all'uso, sebbene alcuni sistemi non fossero ancora stati ultimati. Avremmo assaltato la base di Noctis non appena l'avessimo identificata, e avevo un piano per massimizzare l'impatto del nostro attacco; tuttavia, per poterlo mettere in atto avevo bisogno della collaborazione di un uomo che non stimavo granché: il capitano Gerard.

Lo trovai nel suo ufficio, assorto nella lettura di vari rapporti dai suoi agenti.

«Maggiore, che sorpresa!» esclamò quando mi vide. «Non si fa vedere da settimane, cosa la porta da me proprio adesso?»



1 febbraio 16, ore 21:00

Torre Ingenuity, Sala Conferenze



La sala era al gran completo; praticamente ogni giornalista della capitale era presente.

Tutti aspettavano l'arrivo del capitano Gerard, che aveva improvvisamente annunciato una conferenza stampa per riferire alla popolazione alcuni recenti sviluppi riguardo le indagini sui recenti omicidi e attacchi terroristici.

Io ero in piedi in fondo alla sala, e attendevo come tutti, ma senza alcuna trepidazione: al contrario degli altri, sapevo già cosa sarebbe stato detto e perché.

Nemmeno il capitano in realtà conosceva i miei piani: non potevo escludere che la talpa fosse all'interno della Sicurezza Planetaria stessa, quindi gli avevo fatto credere che il mio intento fosse costringere i cinesi ad annullare le loro operazioni, rivelando pubblicamente l'identità dei loro agenti.

Dopotutto non era nemmeno una completa bugia: mettendoli allo scoperto, anche nel caso in cui i Fantasmi fossero sfuggiti alla mia trappola non avrebbero avuto altra scelta se non abbandonare il pianeta, sempre che fosse possibile riuscirci senza farsi scoprire.

«Buonasera, e grazie per esservi presentati con un così breve preavviso.» disse il capitano al suo ingresso. «Cercherò di essere rapido, perché la criticità della situazione attuale lo impone.»

Il capitano si guardò intorno, aggiustandosi il nodo della cravatta; sembrava molto teso.

«Vi ho chiamati qui perché, in seguito a lunghe indagini, la MPS è finalmente riuscita a identificare i responsabili dei recenti disordini.»

Alle sue spalle vennero proiettate in sequenza le immagini dei sei Fantasmi ancora in vita:

Ranjit Chandhok, indiano. Moon Ji-ho, coreano. Pham Van Duy, vietnamita. Li Wang e Ming Zhao, cinesi.

E infine, quella che mi incuriosiva di più, l'unica non asiatica: Sylvie Montnoir.

Dal giorno stesso in cui Mei mi aveva passato i dati in suo possesso, l'Intelligence era al lavoro per scoprire quanto possibile su di loro, finora senza successo.

Mei mi aveva spiegato che, a differenza sua, nessuno degli altri Fantasmi era impegnato in un lavoro sotto copertura, per cui anche le loro tracce digitali erano molto più sparse: dei semplici documenti fasulli forniti dalla talpa erano sufficienti per spostarsi a loro piacimento.

Il capitano finì la conferenza raccomandando ai cittadini di segnalare ogni avvistamento alle autorità, ma senza avvicinarsi a quegli uomini; una precauzione ormai non più necessaria, visto che senza la protezione dell'anonimato i Fantasmi non avrebbero più osato farsi vedere nelle città.

Con ogni probabilità sarebbero rientrati alla base di Noctis, dove avrebbero trovato una pioggia di fuoco ad attenderli: l'agente Haywood ne aveva finalmente localizzato la posizione e stavo solo aspettando che i jet Seirén fossero ultimati per lanciare l'assalto che speravo avrebbe distrutto i cosiddetti Fantasmi di Tharsis una volta per tutte.

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