Il Quarto Fantasma

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24 gennaio 16, ore 19:45


Mei Ling avanzava nei corridoi dello spazioporto alla massima rapidità che le consentivano i tacchi alti. Dall'auricolare, ascoltava Logan parlare con i cecchini.

«Rapporto.» chiese Logan.

«Nessuno è entrato dopo di voi, signore.»

«Allora il bersaglio si trovava già dentro. Neutralizzate chiunque provi a entrare o uscire, da adesso fino al mio contrordine.»

«Ricevuto signore, restiamo in attesa.»

Mei aveva passato molte ore a memorizzare la pianta dello spazioporto, e pensava di sapere quale fosse il piano di Wun Sen: doveva essersi nascosto vicino al ristorante, in modo da raggiungere in fretta il governatore dopo averlo messo a tappeto con il cloroformio e, come aveva notato Logan, doveva essersi infiltrato nell'edificio prima dell'inaugurazione, probabilmente travestito da inserviente per non dare nell'occhio.

Perlomeno, questo era ciò che lei avrebbe fatto al suo posto, e queste considerazioni la portavano a pensare che si fosse nascosto in uno stanzino della manutenzione all'ultimo piano, da dove si poteva facilmente far entrare nei condotti d'aerazione un piccolo drone con cui spiare l'interno del ristorante.

Percorse a ritroso i corridoi dello spazioporto, fino a raggiungere una delle scalinate che portavano al piano inferiore; appoggiò la borsetta sul corrimano, e ne estrasse un mirino ottico e un altro accessorio per la pistola, simile per aspetto a un puntatore laser: era un emettitore "Through-Walls Detector", o più semplicemente TWD, che emetteva onde a bassissima frequenza, in grado di penetrare molti materiali e restituire un'immagine approssimativa di cosa si trovasse al di là di essi. L'immagine veniva poi trasmessa al mirino dal processore della pistola, facendo sì che l'utilizzatore riuscisse a vedere attraverso le pareti.

Usando l'emettitore, Mei iniziò a controllare una ad una le stanze della manutenzione.

La prima e la seconda si rivelarono vuote, ma nella terza l'ottica le segnalò la presenza di un uomo all'interno.

Era certa che si trattasse di Wun Sen, ma se la sua ipotesi sui condotti d'aerazione era corretta anche lui sapeva della sua presenza e la stava aspettando: se lei avesse aperto la porta, sarebbe stata accolta da una pallottola. Convincerlo ad arrendersi era un'opzione più sicura.

«Wun Sen, so che sei lì dentro.» disse Mei in mandarino, appoggiandosi al muro di fianco alla porta. «Arrenditi, e ti prometto che ti risparmierò.»

Per tutta risposta, tre colpi di pistola perforarono la porta poco più in alto della maniglia.

«Wun Sen!» esclamò Mei fingendosi sorpresa. «È così che si accoglie un'amica?»

Dall'interno risuonò un'impressionante sequela di irripetibili insulti cinesi, che mettevano in dubbio la virtù dell'ascendenza di Mei.

«Così mi ferisci: dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, proveresti a uccidermi?» disse Mei ridendo. «Sai, devo farti i complimenti: il tuo piano era molto teatrale. Però usare il cloroformio è stata una pessima idea: se avessi usato una neurotossina come ti ho insegnato, nel ristorante ora sarebbero tutti morti, ma come al solito ti sei preoccupato troppo di evitare "vittime collaterali". Ti complichi la vita inutilmente, Wun Sen: pensavo di essere stata un'insegnante migliore.»

Questa volta, le sue parole furono seguite dal completo silenzio.

«Dimmi, come hai ottenuto una concentrazione così alta di cloroformio nell'aria? Non puoi averlo immesso nel sistema di aerazione, si sarebbe disperso in tutto l'edificio. La fonte del gas doveva essere nascosta all'interno del ristorante stesso... ma certo!» esclamò Mei, arrivando alla soluzione. «I condizionatori! Hai riempito i serbatoi dei condizionatori di cloro e metano! Astuto, davvero astuto: invece di prendere l'aria dall'esterno e scaldarla, hanno scaldato il cloro e il metano, producendo cloroformio e mandandolo in circolo nella stanza. Bella pensata, vecchio amico.»

«Falla finita, traditrice! Non abbiamo più niente da dirci.» ribatté l'uomo. «Uno di noi due morirà qui dentro, e non ho intenzione di essere io.»

«Non deve finire per forza così, Wun Sen, non voglio ucciderti se posso evitarlo.» insistette Mei.

Altri due colpi di pistola perforarono la porta.

«Oh, al diavolo.» imprecò Mei sottovoce. Se Wun Sen non aveva intenzione di essere preso vivo, non sarebbe stata lei a fargli cambiare idea.

Si tolse le scarpe e si allontanò dalla porta senza far rumore, riparandosi dietro un angolo del muro. Poggiò per terra la pistola, quindi si tolse le scarpe, ruppe uno dei tacchi e lo lanciò contro la porta; raccolse l'arma, prese la mira, e attese.

Dopo pochi attimi il tacco esplose con violenza, frantumando la porta.

Wun Sen fu obbligato a uscire, e trovò ad attenderlo due proiettili: il primo in pieno petto, il secondo in testa.


Spazio dell'autore

Benvenuti nello spazio dell'autore di uno dei capitoli che ho avuto più difficoltà a scrivere e soprattutto a revisionare, contrariamente a quello che può sembrare dalla lunghezza e dalla relativa semplicità dello scambio fra Mei e il suo ormai ex-collega.

Una larga parte della difficoltà è anche dovuta al mio scrupolo di non usare metodi di "visione attraverso le pareti" che in realtà non funzionerebbero nonostante siano ampiamente usati in film, videogiochi e simili, come raggi x, visori termici o sonar. Nulla di tutto ciò permetterebbe di vedere attraverso un muro o una porta, e quindi quando mi sono trovato davanti al problema "come fa Mei a vedere Wun Sen attraverso la porta?" sono andato a cercare se esistesse una tecnologia in grado di farlo. 

La risposta è: "sì, ma è roba molto complicata da spiegare". Ho quindi provato a riassumerne il funzionamento in due righe, immaginando una versione più futuristica e "portatile", spero si riesca a capire senza problemi.

Alla prossima!

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