Trenta giorni

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Spazio

Data terrestre 11 febbraio 2515


Una voce femminile registrata risuonò dagli altoparlanti della navetta, interrompendo la mia lettura. «Siamo in arrivo allo spazioporto di Nuova Roma. Tempo di arrivo stimato: venti minuti.» annunciò.

Il chiacchiericcio dei passeggeri si diffuse nella navetta; tutti erano eccitati per la fine del lungo viaggio: trenta giorni, passati nello spazio.

Spensi l'audio del tablet da cui stavo leggendo e alzai lo sguardo: ero seduto vicino ad uno dei finestrini della navetta, di fianco a mia figlia, Elise. Stava ancora dormendo, quindi la scossi leggermente per svegliarla.

«Siamo arrivati?» disse lei sbadigliando.

«Quasi.»

«Potevi farmi dormire un altro po'.» si lamentò mentre cercava uno specchietto nella propria borsa per controllare il trucco.

Non le risposi, perdendomi a osservare la terra sottostante che si avvicinava sempre di più.

«Com'è il panorama?» chiese Elise quando finì di maneggiare rossetto e ombretto, adoperati impeccabilmente nonostante le leggere vibrazioni della navetta.

«Fa un po' strano. Si vedono neve e roccia a perdita d'occhio e nient'altro.»

«Staremo sorvolando Tharsis. Non è un immenso ghiacciaio?»

«Più o meno.»

Tornai a rivolgere lo sguardo verso il tablet: avevo scaricato molti libri al suo interno, incluso l'audiolibro che avevo giusto iniziato, "Storia del Pianeta Rosso dai primi avamposti ai giorni nostri".

Cercavo sempre di informarmi sui luoghi in cui dovevo andare per lavoro, e sapevo ben poco su Marte: una lacuna che dovevo assolutamente colmare, visto che il mio soggiorno sul pianeta sarebbe probabilmente durato almeno fino alla finestra di lancio seguente, ovvero due anni.

Elise diede un'occhiata a cosa stessi ascoltando.

«Storia marziana? Che noia.» esclamò. «Quanto ci può essere da dire? Trecento anni fa non c'era nulla qui.»

«Ti sbagli.» esclamai, tornando velocemente all'incipit del libro e passandole un auricolare.

«Sono ormai passati secoli dall'arrivo su Marte dei primi astronauti, giunti sul pianeta dopo un titanico viaggio di oltre sei mesi nella seconda metà del XXI secolo...» disse la voce pacata e profonda del narratore.

«Va bene, mi sbagliavo: quattrocento anni fa qui non c'era nulla.» ammise Elise, alzando gli occhi.

«... Tuttavia, a causa delle frequenti guerre che funestarono il ventiduesimo secolo, nessuno costruì una vera città sul pianeta fino al 2200, anno della fondazione di Noctis nel luogo oggi noto come Labirinto della Notte.» continuò il narratore. «Prima di allora, nessuna potenza terrestre investì tempo e risorse in progetti più grandi di qualche base gestita dalle agenzie spaziali; anche Noctis stessa fu all'inizio sostanzialmente una base scientifica e mineraria, sebbene in scala molto più grande di qualsiasi cosa fosse stata tentata prima. Per via dell'assenza di atmosfera respirabile, le prime città dovevano essere interamente coperte da cupole atmosferiche, in modo analogo alle basi lunari...»

Elise mise in pausa la narrazione e mi restituì l'auricolare. «Questa parte la so, ho studiato gli ologrammi di Noctis all'università. Le cupole sono state dismesse solo una trentina di anni fa, se ricordo bene.»

Non mi stupiva che Elise conoscesse i dettagli tecnici della colonizzazione di Marte meglio della sua storia: dopotutto era un'ingegnere spaziale, e aveva lavorato a lungo sulla Luna.

Guardai nuovamente fuori dal finestrino: i ghiacci di Tharsis avevano lasciato spazio a un vasto deserto rosso ruggine, segno che stavamo per giungere a destinazione.

Cercando tra i file che avevo scaricato, recuperai una moderna mappa interattiva di Marte: la regione che avevamo da poco sorvolato, l'altopiano di Tharsis, giganteggiava all'equatore. Non troppo distante da essa si trovava la nostra destinazione: Nuova Roma, capitale amministrativa del pianeta.

Decisi di usare gli ultimi minuti del viaggio per familiarizzare rapidamente con la geografia del pianeta: non potevo prevedere dove mi avrebbe condotto il mio lavoro.

Poggiai il dito sulla scritta "Tharsis", e la voce narrante della mappa iniziò una breve descrizione.

«Tharsis: questo immenso altopiano comprende alcune delle più notevoli peculiarità geografiche del pianeta, come i canyon delle Valles Marineris e i tre vulcani Arsia, Pavonis e Ascraeus, con relativamente vicini anche i mastodontici Alba e Olympus. Al giorno d'oggi, buona parte di questa regione è coperta da un enorme ghiacciaio.

Per via della sua peculiarità, fu tra le prime aree del pianeta a essere esplorata e studiata a fondo: numerosi avamposti scientifici furono fondati ai margini delle profonde Valles Marineris, abitate per secoli solamente da un pugno di coraggiosi scienziati, determinati ad affrontare condizioni estreme nel nome della conoscenza.

Gli avamposti di estrazione mineraria iniziarono a sorgere qualche tempo dopo, in vari punti del pianeta: si rese presto necessario costruire usando risorse marziane, e non terrestri, dato l'enorme costo che avevano all'epoca i lanci spaziali. Ne esistono a oggi ancora molti, in aree tuttora inospitali, desertiche e altrimenti disabitate: vengono costruiti ovunque si trovino giacimenti, e sono prontamente abbandonati agli elementi quando questi si esauriscono. Questi rimasero gli unici due tipi di insediamento sul Pianeta Rosso, finché la terraformazione non lo ha trasformato fino a renderlo quello che possiamo conoscere e visitare oggi.»

La narrazione finì, e il mio pensiero andò a quegli antichi pionieri dei viaggi spaziali: ammiravo il loro coraggio. Il mio mestiere era rischioso, e avevo visto morire molti colleghi negli anni, ma non dovevo affrontare giornalmente radiazioni letali, carenza di ossigeno, acqua e qualsiasi cosa rendesse confortevole la vita.

La terraformazione ha già reso Marte un luogo totalmente diverso rispetto a trecento anni fa, ma gli scienziati stimano che il processo di terraformazione richieda ancora un tempo incalcolabile per essere completato: Marte è ancora un deserto, seppur dotato di acqua e di atmosfera respirabile. Renderlo un pianeta simile alla Terra, con una propria biosfera complessa, avrebbe richiesto molto più tempo di quello impiegato finora.

«Tempo di arrivo stimato: dieci minuti» annunciò la voce registrata della navetta, interrompendomi un'altra volta. «I passeggeri sono pregati di prepararsi all'attracco.»

Con un sussulto, la navetta iniziò a scendere rapidamente di quota: stavamo per arrivare.

Una volta che tutti furono sbarcati, la navetta iniziò a fare rifornimento di idrogeno: sarebbe presto ripartita verso una delle stazioni spaziali situate nell'orbita bassa del pianeta.

Lì avrebbe atteso il ritorno della grande nave di trasporto Mars Voyager, che fa rotta pressoché continua fra Marte e la stazione spaziale Gateway-XI in orbita attorno alla Luna, senza mai toccare terra in tutta la sua vita. I passeggeri e il carico vengono lasciati alla stazione, e trasportati a terra dalle navette.

È un sistema molto più economico rispetto ad atterrare direttamente con il trasporto: l'atterraggio e il decollo sono la parte di gran lunga più costosa dei voli spaziali. Le navette pesano poco, sono relativamente economiche e possono essere riutilizzate; i grandi trasporti invece sono costosi, pesanti e necessitano di motori potenti in grado di affrontare le distanze interplanetarie in tempi accettabili.

Seguimmo i corridoi dello spazioporto fino ad arrivare all'uscita, dove ci attendeva uno scintillante treno a levitazione magnetica che ci avrebbe condotti fino a Nuova Roma.

Al contrario di me, gli altri passeggeri non erano però pronti per la sgradevole sorpresa che ci attendeva ai binari: due poliziotti in tenuta antisommossa stavano bloccando tutti gli accessi.

«Indietro, per favore» intimò uno di loro alla folla. «Mettetevi in fila, e favorite i documenti per l'identificazione.»

Io però non ero un passeggero come gli altri: mi feci avanti, estraendo dalla tasca del giubbotto un tesserino viola.

Logan Faraday, SAS – A.T.U. era scritto a caratteri ben leggibili.

I poliziotti lo riconobbero all'istante, mettendosi sull'attenti.

«Maggiore, benvenuto su Marte.» disse uno di loro.

Quel tesserino mi identificava come un membro dell'unità antiterrorismo del SAS, i Servizi Segreti dell'Alleanza: più precisamente, ne ero il comandante da due anni circa. Il colore viola segnalava il grado, che avevo meritato con i miei sfolgoranti risultati sul campo.

«Salve, agenti.» dissi. «Cosa succede? Non sapevo di questo posto di blocco.»

«Sono le nuove misure di sicurezza, signore: il capitano ha messo tutta la città in stato di allerta.»

«Capisco. Colpa dei recenti omicidi, suppongo?»

«Non so molto a riguardo, signore. Il tenente Mann potrà dirle senz'altro di più: la sta aspettando sul treno.»

«Andrò subito da lui, allora.» dissi. «Nel frattempo, può assicurarsi che mia figlia arrivi al mio nuovo appartamento in sicurezza? È il numero 405 del quadrante A.»

«Non si preoccupi, signore: penseremo a tutto noi.»

Varcai l'accesso al binario, dove già il treno era in attesa. Salii a bordo e cercai fra gli scompartimenti finché non vidi un uomo in borghese che stava parlando con un gruppo di agenti. Senza perdere tempo, mi avvicinai e lo interruppi.

«Tenente Mann? Sono Logan Faraday.»

«Maggiore, la stavamo aspettando.» esclamò Mann, facendo segno agli altri agenti di allontanarsi. «Spero che il viaggio non sia stato troppo scomodo.»

«Non c'è tempo per i convenevoli, signor Mann.» esclamai. «Vedo che la situazione è anche peggiore di quanto avete fatto sapere al Comando Centrale. Cosa sta succedendo?»

«Ordini del capitano. Tutti gli accessi a Nuova Roma sono sotto stretta sorveglianza, finché non troveremo i responsabili degli omicidi.»

Quegli omicidi, che stavano dando tanti grattacapi alla polizia marziana, erano uno dei motivi per cui ero stato inviato qui.

«Mi ricordi, tenente, da quanto tempo vanno avanti le vostre indagini?»

Il tenente si incupì. «Più di due mesi, senza risultati. Ma sono certo che il Comando lo sapesse già, o lei non sarebbe qui.»

Aveva ragione, ovviamente.

«Il Comando Centrale non è soddisfatto di questo ritardo, tenente. C'è bisogno di un cambio di rotta, e sono qui per questo.»


Spazio autore


Benvenuti nel primo spazio dell'autore, dove potrete trovare qualche informazione in più sul mondo e qualche commento da parte mia!

Questo capitolo contiene parecchi dettagli tecnici, quindi se qualcosa non fosse chiaro chiedete pure nei commenti, sono sempre ben felice di interagire con voi lettori!

Ci tenevo in particolare a farvi sapere da dove ho preso due dei nomi che cito nel capitolo: la nave spaziale Mars Voyager è un non molto velato riferimento alle famose sonde Voyager I e Voyager II, mentre la stazione spaziale Gateway-XI è un riferimento alla stazione che dovrebbe essere realizzata nei prossimi anni in orbita lunare dal programma Artemis, che appunto dovrebbe chiamarsi Gateway.

Detto questo, vi auguro una buona lettura, e ci si vede nel prossimo spazio dell'autore!

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