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Cassy pensò per tutta per tutta la mattinata a quello che quello che Larry e Niki le avrebbero fatto fare dopo scuola. Secondo lei erano impazziti. Cominciava a sentirsi stretta quella aula di storia, e la sua divisa non le facilitava le cose. Il suono stridulo della campanella fu come una liberazione (sì, ci sono anche in università le campanelle, una manna dal cielo). Uscì dall'aula allargando il nodo della cravatta. Niki e Larry la aspettavano in cortile. Anche dopo tanti anni che si conoscevano, le sembrava strano vedere i due amici in divisa. Stavano meglio con dei jeans slavati, un paio di converse consumate, rigorosamente nere e una felpa del medesimo colore dei Rolling Stones.

<<Quindi, sei pronta a conoscere il tuo idolo?>> le chiese Niki, con un sorrisetto malizioso. Maledetto! Riusciva a farla penare in modi strabilianti.

<<Vaffanculo!>> ribatté Cassy, soffiando come un mantice. I ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata.

<<Eddai, lo sai che ti stiamo facendo un favore Cassandra.>> disse Larry, appoggiandole una mano sulla spalla destra. Questo contatto le fece girare lo sguardo sul ragazzo, visibilmente divertito.

<<L'unico nella mia vita che mi ha fatto un vero favore è Brian.>> ringhiò di rimando Cassy.

<<Oh, finiscila Cassy! Brian è solo un maggiordomo.>> esclamò Larry. Non l'avrebbe avuta vinta facilmente, soprattutto perché lei era invincibile nelle guerre a chi aveva la lingua più tagliente. Decise di lasciar perdere la discussione ed andare a prendersi un panino, e magari anche un caffè al bar di fronte all'università. Niki e Cassy lo seguirono senza fiatare.

Decisero di prendersi tutti e tre un cheeseburger con patatine, una lattina di pepsi twist e per finire un cappuccino. Quella sarebbe stata la loro dose giornaliera di caffeina. Cassy, mentre mangiava il suo cheeseburger leggeva un libro, così dall'ignorare gli amici. Voleva bene loro, ma in quel dato momento preferiva non averci a che fare. Niki, però non poteva stare zitto un solo attimo, quindi cominciò a commentare una partita di calcio, che stavano trasmettendo sulla BBC. Era tra Liverpool e Manchester City, lui tifava per la seconda. Oltre ad essere un amante dello studio, e della musica, una delle sue grandi passioni era il calcio. A differenza dei londinesi però, lui tifava una squadra di un'altra città. Larry era per l'Arsenal. I gusti sono gusti, no? Anche Larry cominciò animatamente a commentare, assieme a Niki. Il gioco sembrava non andare molto bene al Manchester City. Finito di mangiare Cassy trascinò fuori dal bar Larry e Niki, che a loro volta la trascinarono davanti alla casa di Michael Ford. Fu un lungo tragitto, dovettero prendere anche la metropolitana per arrivarci, più un pezzo a piedi.
Si trovarono davanti a questa villetta tipicamente vittoriana, dalla porta rosso scarlatto. A Cassy salì una certa ansia. "Busso o non busso?" si disse fra sé e sé mentre camminava avanti e indietro, tornando sempre nello stesso posto, per poi ricominciare daccapo, fissando la porta. Cominciò anche a canticchiarsi una canzone, tanto da calmarsi un po', ma non funzionò affatto. La paura la stava assalendo. Niki, che si stava spazientendo non poco, la fermò da quel suo attacco isterico. Si mise davanti a lei, e appoggio le sue lunghe dita sulle spalle di lei.

<<Ora tu mi stai ad ascoltare, mia cara. Ora tu ti calmi e vai a bussare a quella maledetta porta. Noi rimarremo qui ad aspettarti, mi sono spiegato?>> le disse Niki. Il suo sguardo penetrava in quello di lei. Cassy provò ad obbiettare in qualche modo, ma lui la fermò subito. A quel punto decise di fare quello che le aveva detto. Era maledettamente persuasivo. Si avvicinò pian piano alla porta. Ad ogni passo risaliva l'ansia nel suo corpo. Ebbe un momento in sentiva il bisogno di scappare da quella situazione, ma decise subito dopo di togliersi qualsiasi pensiero negativo le fosse venuto in mente. Bussò alla porta. Tre battiti, nessuna risposta. Forse non era in casa.

<<Chiunque tu sia vattene dalla mia porta!>> gridò una voce maschile, all'interno dell'abitazione. Già la situazione era degenerata, senza che lei facesse qualcosa in particolare. Attuò la strategia di non parlare, in modo che fosse lui a fare il primo passo. E così accadde. La porta dell'abitazione si aprì poco dopo. Da essa ne uscì piuttosto alto per i suoi standard, sui 178 cm, dal naso aquilino, piccoli occhi marroni e corti capelli mori brizzolati. Indossava una vestaglia, ed un pigiama, i cui primi tre bottoni erano slacciati, facendo intravedere il petto. Non si aspettava che Michael fosse così. Oltre all'aspetto. Sembrava si fosse lasciato andare, a malapena stava in piedi.

<<Buongiorno. Potrei sapere chi sei tu?>> le domandò acido. Il cuore di Cassy, assieme ai suoi sogni si era spezzato. In certe occasioni sarebbe meglio rimanere nelle proprie fantasie, prima di scoprire che la persona che avevi amato da sempre era completamente diversa dalle tue aspettative.

<<Mi chiamo Cassandra DeBeers e....>> cercò di presentarsi, ma fu interrotta dallo scrittore. <<Tu devi essere la ragazza che il mio agente ha mandato a sorvegliarmi. Bene bene, entra pure Cassandra.>>

Cassy rivolse un ultimo sguardo agli amici, poi si chiuse dietro di lei la porta. Michael la accompagnò in un piccolo salotto, arredato semplicemente con un tavolino tondo in mogano e due poltroncine. Di una televisione non c'era l'ombra, e nemmeno di un decoder per il wifi. Era come se l'uomo volesse stare fuori dal mondo moderno. In fatti sul tavolino c'era una macchina da scrivere, e un mucchio di fogli in giro per la stanza. Il disagio cominciava a farsi risentire. Era in quella casa, da sola, con l'uomo che aveva da sempre riempito i suoi pensieri, ma c'era qualcosa che non andava.

<<Cassandra, hai voglia di un tè?>> le domandò Michael, mentre era assorta nei suoi pensieri. Si girò verso di lui, come fosse scesa dalle nuvole, ed annuì. 5 minuti dopo le arrivò un bel tè fumante al limone. Le aveva già messo due cucchiaini di zucchero ed un filo di latte. Era così che lei lo beveva normalmente. Come lui potesse saperlo non ne aveva la minima idea. Detto questo, lo sorseggiò lentamente, in modo da non strinarsi le labbra e il palato.

<<Non ti devi sentire a disagio Cassandra. Chissà che cosa ti avrà detto David sul mio conto.>>

<<Credo signore ci sia un malinteso. Io non sono qui per conto del suo agente. Sono solamente una sua ammiratrice, ed i miei amici mi hanno costretto a venire a bussare alla sua porta.>>

<<Ah, davvero? Ti avrà detto di raccontare questa storiella per sviare i suoi veri propositi. Non c'è alcun problema. Puoi parlare liberamente, io ti starò ad ascoltare. Non ti preoccupare dei miei commenti, o se scrivo quello che dici su un foglio di carta. Sentiti libera di fare quello che vuoi.>> le disse delicatamente. Provava a farla sentire a suo agio. Aveva ascoltato quello che gli aveva detto e il racconto che gli aveva detto secondo lui era una bugia. Era così innocente e timida, quasi quasi gli faceva tenerezza. Quella però non era la sua vera natura. Con le altre persone era estroversa, divertente e scherzava molto. Michael la osservava. Ogni movimento che faceva, ogni parola, ogni smorfia che Cassy faceva, lui la annotava. Era da anni che non parlava con qualcuno come lei. Si era rintanato in quell'appartamento, e non ne era più uscito. La spesa le la faceva una vicina, una dolce vecchietta di ottant'anni circa, la signora Merton. Lo conosceva da quando era bambino e questo gesto verso la sua persona le faceva molto piacere.

<<Dai Cassandra, parlami un po' di te. Non ti mordo mica.>>

Cassy prese fiato, e decise di parlare. Dopotutto lui l'avrebbe compresa meglio di chiunque altro.

Ok, ma non provi a prendermi in giro. Sono nata qui a Londra, il 16 Maggio del 1999. I miei genitori sono Lucilla e Bruce DeBeers. Sono ricchi, hanno delle aziende in tutto il mondo che si occupano di abbigliamento. Quando sono nata io hanno comprato una villa a Westminster. Hanno cercato di farmi mancato niente, comprandomi qualsiasi cosa volessi. Poi, non erano mai in casa. In pratica mi hanno cresciuto la governante, la dolcissima Ms. Allison McGovern e il maggiordomo, Mr. Brian Davies. Loro sono stati i miei veri genitori. Ho sempre saputo che di loro potevo fidarmi, confidarmi. A scuola però ho conosciuto i miei migliori amici, Niki e Larry. Loro sono della borghesia media, non come me che appartengo alla borghesia medio-alta. Sono i miei unici amici, e non mi hanno mai tradito. Con loro ho condiviso tutta me stessa, come la passione per i libri. Una volta eravamo andati tutti e tre in libreria, a cercare qualche libro interessante da leggere. In quella occasione trovai "Love is dark like chocolate", che diventò il mio libro preferito. Da lì comprai tutti i suoi libri. Non so quante volte li ho letti. Poi Niki e Larry hanno avuto la straordinaria idea di portarmi qui e, eccomi qua. A parlare con lei.

<<Allora dovrei ringraziare Larry e Niki della tua stupenda compagnia.>> le disse, facendole un occhiolino. Arrossì di imbarazzo.

<<Non credo ce ne sia bisogno signor Ford.>> disse Cassy.

<<Oh, non chiamarmi signor Ford. Sa da vecchio, chiamami Michael. E soprattutto, dammi del tu.>>

<<Va bene, Michael.>> gli rispose sorridendo. L'imbarazzo iniziale pian piano stava svanendo. Lui cercava di farla sentire a suo agio, e ci stava riuscendo. Cominciarono a parlare e a discutere di qualsiasi cosa, continuando a sorseggiare tè. Ne stavano bevendo entrambi più o meno un litro. A breve sarebbero dovuti correre in bagno a liberarsi di tutto quel liquido che stavano ingurgitando.

Per le cinque, un orario sacro per gli inglesi, presero un'ultima tazza di tè. Mangiando questa volta dei muffin con le gocce di cioccolata, e degli shortbread. Entrambi li aveva fatti sicuramente la signora Merton, con le sue mani di fata. Tutto era buonissimo, lo doveva ammettere. Stare per tutto quel tempo senza tecnologia attorno, la faceva sentire bene, quasi libera a dir la verità. Andò un attimo in bagno, ne aveva bisogno, e quando ne uscì le sembrò di avere un peso in meno. Era l'ora di tornare a casa, anche se non ne aveva la minima voglia.

<<Ehm, io dovrei tornare a casa. S-se v-vuoi ci rivediamo un altro giorno. Certo, se ti va.>> balbettò la giovane, con un po' di sconforto nel tono della voce.

<<Capisco. Mi piacerebbe rivederti volentieri.>> le rispose, poi le porse un biglietto con il suo numero di telefono <<Nel caso volessi farmi uno squillo.>> lo prese.

<<Grazie. Questo invece è il mio numero di casa, e quest'altro è il mio cellulare.>> disse lei. Si scambiarono i numeri.

La accompagnò alla porta e gliela aprì. Prima che se ne andasse le diede un bacio sulla guancia destra, poi la salutò. Cassy arrossì di nuovo, ricambiò il saluto e se ne andò. Niki e Larry se ne erano già tornati a casa, quindi decise di prendere la metropolitana, e tornaci anche lei. Ad aspettarla, fedeli come sempre, c'erano Brian e Allison. Lasciò a Brian il suo cappotto e si diresse in camera sua. Chiuse la porta a chiave, non andò nemmeno a salutare i suoi genitori. Si sdraiò sul letto a pensare. Ma a pensare a che cosa? La sua mente era in confusione. Doveva chiamare Niki.

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