CONFUSIONE (Pov Lily)

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Apollo riesci a ricordare il giorno in cui il mondo ebbe inizio?

Quando dal nulla, dal buio sacro, 

nacquero più di decine di miliardi di galassie, 

che a loro volta contengono più di decine di miliardi di stelle, 

il momento del miracolo

(Aquarion)

Lily's Pov

«...e con questo abbiamo detto tutto» Siamo seduti sulle comode poltrone della biblioteca con una tazza di tè in mano, ovviamente arricchita di miele. Osservo con la coda dell'occhio Elisabetta che spegne il pc e si avvicina a noi.

«Hai trascritto quello che ci siamo detti?» le chiedo, per tutto il tempo ha digitato velocemente sui tasti.

«Sì, e non solo» siede e si versa altro tè «sui computer che utilizziamo è istallato un software creato dai ricercatori del popolo di Anubis. Grazie ad appositi sensori, posizionati nelle dimensioni, possiamo rilevare alcuni tipi di anomalie create dagli oggetti. Ho verificato che fosse scomparsa e ho scritto una piccola relazione a riguardo»

Quindi quel giorno alla redazione ho visto Marco fissare la mappa di una dimensione, per questo non riconoscevo i continenti. «Come fa un computer e rilevare anomalie in altre dimensioni? E cosa intendi per alcuni tipi?» non riesco a comprendere come possa un pc anche solo accedervi ad un altro mondo.

«Funziona come le comunicazioni satellitari. I sensori che posizioniamo nelle dimensioni sono i satelliti, mentre quel cubo che vedi accanto al pc funge da stazione ricetrasmittente» cerca di chiarire Marco «possiamo rilevare solo le anomalie che già conosciamo, al momento riguardano distorsioni nel clima oppure evidenti squilibri emotivi. Più alimentiamo il database e più risulta funzionale»

Osservo quella piccola scatola nera, sembra fatta di ossidiana, e annuisco come se avessi compreso ogni cosa. Onestamente non so nemmeno come avvengano le comunicazioni satellitari, ma mi vergogno ad ammetterlo ad alta voce.

Dozenith mi osserva silenzioso. Beve un sorso dalla tazza e poi sorride «possiamo affermare che la tua prima missione si è conclusa con successo»

«Solo perché c'era Marco» e siamo a due salvataggi con questo. Devo rivedere il mio giudizio su di lui, mi sono sbagliata. Su tutto. Su tutti. Anche su mio padre.

«Avrai notato che non è possibile spiegare cosa troverai di là» continua Dozenith «non ci sono parole adatte. Bisogna andarci di persona»

«Sì, ho capito» sono ancora così scossa. Sono combattuta tra accettare l'esperienza appena vissuta o rifiutarla.

«Il kimono sembrava pulsare, come fosse vivo. Cosa significa?» prendo un biscotto dal vassoio appoggiato sul tavolino.

«Stiamo ancora studiando il comportamento dei manufatti, forse hanno una personalità. Non so dirti se siano vivi, abbiamo ancora molto da imparare» Dozenith sorride mesto.

«Le spade nel cubo formavano il simbolo I ching del fuoco. Eravamo in una dimensione quasi del tutto acquatica, anche se sembrava più metallo liquido, era per questo che creavano disarmonia in quel luogo? Perché si è trasformato in un kimono? Gli oggetti sono in qualche modo legati al nostro simbolismo? Nelle leggende giapponesi esistono diversi spiriti, e in alcuni casi essi possono assumere sembianze di un oggetto comune. Proprio come un kimono o una spada. Avete presente le leggende sugli Yokai?» mordo il secondo biscotto. Ho veramente fame.

«Ottima osservazione» Dozenith mi guarda stupito.

Anche Marco rimane fermo col biscotto appoggiato sulle labbra, senza morderlo, a fissarmi. Credo di averli impressionati. Non so se considerare positiva la cosa o no, che opinione hanno di me?

«Non avevate accennato al fatto che gli oggetti potessero mutare aspetto. E l'armatura impossessata dalla nube cos'era? Avevate parlato di uomini in nero, non di fumo nero. E poi quel cubo non è scomparso, perché lui non crea disequilibrio?» poi torno ad osservare la scrivania «adesso che ci faccio caso, quell'aggeggio attaccato al pc sembra proprio il cubo in miniatura»

«Nel caso del kimono credo che sia stato proprio il cubo a mutarne l'aspetto. Non era mai successo prima. Il cubo attaccato al pc proviene dal popolo di Anubis ed è costruito con del materiale che non crea problemi. Sono sincero, non conosco nel dettaglio la lavorazione e può darsi che sia stato costruito dallo stesso popolo del cubo gigante. Sappiamo che esistono dei materiali che vengono addirittura commercializzati tra le dimensioni»

«Aspetta. Stai dicendo che tra le dimensioni esiste un mercato? E come vengono pagati i prodotti? Esiste una valuta interdimensionale? E che tipo di materiali non creano problemi?»

Marco emette un sonoro fischio «Certo che sei assillante con le domande»

Stronzo. Questa è la prima parola che mi passa per la mente.

 «Marco» interviene Dozenith riprendendolo «si è ritrovata catapultata in una nuova realtà. Ha bisogno di comprendere»  il tono si addolcisce quando riprende a spiegare «alcuni minerali e piante possono, concedimi il termine, "passare tra le dimensioni". Stiamo stilando una lista man mano che procediamo. Anche per noi molte cose sono nuove. Come ad esempio questo fumo di cui mi avete parlato. Chiederò consiglio ad Anubis»

«La nube parlava, aveva una voce femminile» prendo l'ennesimo biscotto.

«Ha cercato di comunicare con te? Io non ho sentito nulla» Marco si passa una mano tra i capelli.

«Forse ha cercato un contatto con lei perché possedeva l'oggetto. Questa nube è davvero particolare. Gli uomini in nero non hanno mai parlato, anzi credo che non siano capaci di comunicare.» Dozenith appoggia la tazzina sul tavolino «Può essere che fosse attratta da te? Alla fine non ti ha attaccato»

Significa che ha riconosciuto in me lato oscuro che le era affine? Che i tentacoli che vedo uscire dal mio corpo siano reali? Forse sono una creatura più simile agli uomini in nero che a loro.

Noto che Marco fissa gli occhi su di me, e nuovamente mi sento attraversata da quello sguardo. Non posso condividere i miei timori, almeno non ancora. Prima devo scoprire il significato di quella creatura del sogno uscita dal mio petto, era reale o no? E poi... poi se lo fosse? Verrei segregata perché pericolosa? O dissolta come quella nube? 

«Lily» la voce di Marco mi riporta alla realtà «ti senti bene? Oggi è stato impegnativo per te»

Prima mi offende e poi si preoccupa? 

«Sì, sto bene. Solo un po'stanca» recuperare oggetti è un compito pericoloso. In che guaio mi sono cacciata? Voglio davvero continuare a frequentare queste persone?

«Bene. Ora, direi che è il caso di andare tutti a letto. Domani si lavora!» la voce di Elisabetta ci desta dai nostri pensieri. Si avvicina mentre mi sto alzando dalla poltrona e mi tocca delicatamente il braccio «Non preoccuparti, domani farai il turno del pomeriggio. Ti sentirai a pezzi. Hai bisogno di riposare»

«Comunque se per caso dovessi sentirti male chiamaci, e se ti accorgi che c'è qualcosa che non va corri subito da uno di noi» aggiunge Dozenith.

«Certo, lo farò» la trasformazione, non ci avevo pensato. Quindi anch'io sarei diventata come Marco?

Mi giro e rigiro nel letto, non riesco a prendere sonno e dalle persiane chiuse filtra la luce del giorno. Ho passato l'intera notte in bianco. Ho un mal di testa pazzesco ma penso sia normale visto quanto ho vissuto. 

Decido di alzarmi, tanto ormai non prenderò sonno in nessun modo. Appena ci provo la testa inizia a girarmi. Ricado seduta, ho le vertigini e sto sudando freddo. Devo aver preso un colpo d'aria, magari ero vestita troppo leggera per il giro in moto.

Mi rialzo, sembra andare meglio. Faccio due passi per dirigermi verso il bagno e di colpo vedo tutto nero. Il corpo mi abbandona. Buio.

Mi riprendo a fatica, sembra che sia stata usata come sacco per la boxe. Ho perso i sensi nel mezzo della camera, con Simone di certo non sarei rimasta sul pavimento fino ad ora. Chissà come se la cava ai Caraibi. Ieri non l'ho sentita per niente, non le ho mandato nemmeno un messaggio. Oggi devo rimediare.

Qualcuno bussa alla porta.

«Arrivo» trovo la forza di alzarmi dal pavimento.

Apro e fisso due stupende occhiaie da notte insonne: Marco mi guarda tra lo stupito e il curioso.

«Cosa c'è? Non hai dormito neppure tu?» ho la voce stridula, sono stata colta di sorpresa.

«No. Appena rientrato sono stato chiamato per un servizio fotografico a causa di una rapina, e sono tornato solo ora. Hai idea di che ore sono?» solleva il sopracciglio destro, sembra che stia trattenendo una risata.

«Mattino credo»

«Sono le tre del pomeriggio. Elisabetta non ti ha visto arrivare al bar e mi ha mandato a vedere come stavi» si appoggia allo stipite e mi guarda dall'alto socchiudendo le palpebre.

«Le tre? Non sto bene, mi sono alzata dal letto stamattina e sono svenuta. Sono rimasta sul pavimento fino ad ora» mi sposto dalla porta per farlo entrare.

«Non ti sei ancora guardata allo specchio?» di nuovo sembra che trattenga una risata.

«No, perché?» le mie guance prendono fuoco, che faccia ho? Sono certamente in disordine, coi capelli scompigliati e oltretutto indosso ancora il pigiama!

«Meno male che ho preso il secondo casco con me» ignora la mia domanda.

Perché? Che significa? Mi sale l'ansia e, mentre lui richiude la porta dietro di sé, corro in bagno.

«Oh...» una mano mi copre la bocca.

«Ssshh...Calma. Se urli potresti attirare i vicini e poi come spiegheresti quelle?» e si mette a ridere.

«Non c'è niente da ridere! Queste cosa sono?» non può essere vero!

«Orecchie da gatto direi...dai che sei carina» e si piega in due dalle risate, appoggia una mano al lavandino per sorreggersi. Da non credere. Ride veramente di gusto, con tanto di lacrime agli occhi.

«E questa sarebbe la famosa trasformazione? A te vengono due ali da angelo e me due orecchie da gattino?» grido in preda al panico, come faccio? Dovrò operarmi per farle rimuovere?

«Calmati è solo l'inizio, le ali sono venute dopo che siamo stati da Anubis e non è stato piacevole. Hai visto come sei stata male per due orecchie? Immagina il resto...» si asciuga una lacrima.

Primo: ad una persona evidentemente in panico non dici calmati. Secondo: non ridi «Sì, ma le ali a te vengono quando sei di là, mica qui! E ora che faccio?» Il resto? Vuole dire che starò ancora male?

«Ti ricordi che sono stato a casa una settimana? Era per non farmi vedere in giro con quelle, è solo un periodo di transizione e poi torni normale. Vestiti e mettiti questo, vieni a stare da me» mi passa il casco.

«Da te?» Non posso stare da lui!

«Conosci un altro posto dove andare? Ricordati che ora inizierai a stare male e io sono l'unico che sa cosa provi»

Nonostante non mi sentissi a mio agio a trasferirmi da lui presi i miei vestiti e andai in bagno a cambiarmi. Non potevo farmi vedere in giro e l'idea che lui sapesse cosa fare mi tranquillizzò un pochino. 

No scherzavo, non mi tranquillizzò per niente. Non voglio stare da sola con una persona che conosco appena e oltretutto dipendere da lui perché ammalata. Oddio non dovrei classificare questa trasformazione come una normale influenza. È una mutazione genetica? Siamo come gli X-Men?

Devo cercare di calmarmi prima di uscire dal bagno e affrontarlo nuovamente, non voglio andare a casa sua da sola. Osservo meglio le orecchie nello specchio, le tocco: sono parte del mio corpo, è una sensazione strana percepire il tatto da... un momento e le mie orecchie normali dove sono finite? Non ci sono più.

Inspira ed espira.

Va bene Lily, ora lui troverà una soluzione.

Sibilo cercando di riempire i polmoni.

Cosa faccio? Cosa faccio?

Il dolore al petto inizia a farmi scendere le lacrime.

«Lily tutto bene?» Marco bussa alla porta.

Non riesco a rispondere, sono piegata su me stessa stringendo il petto. Sento la porta che cigola e due braccia mi obbligano a voltarmi.

«Guardami, va tutto bene. Ci sono io » fissa gli occhi nei miei.

Sento un calore irradiarsi per il corpo, a partire dal punto in cui le dita toccano le mie spalle, e giungere fino al petto. Improvvisamente riesco ad inspirare aria.

«Brava così, respira... con calma» inizia ad accarezzarmi le braccia su e giù.

Ora, che riesco a stare nuovamente in posizione eretta, distolgo lo sguardo vergognandomi per avergli mostrato questo lato di me. Voglio allontanarmi da lui ma non ci riesco. Marco porta le mani al mio viso e mi obbliga a fissarlo nuovamente «Ora chiamo Elisabetta per avvisarla, nel mentre tu prepari uno zaino coi vestiti. Credimi, non ti lascerò la possibilità di allontanarti da me in questo stato. Ok?»

Qualcosa nel suo tono di voce mi proibisce di obiettare.


ミ★ Note

L'angolo delle spiegazioni '꒳'

Gli Yokai possono avere sembianze umane (come i Rokurokubi), di animali (come i Tanuki e le Kitsune), o di oggetti di uso comune (come il Karakasa) o fenomeni spettrali dalla forma non definita.

Possono essere buoni o malvagi e hanno una personalità propria.

Alcuni sostengono che nascano dalle emozioni umane che si staccano dal proprietario e acquistano vita propria.

Una credenza giapponese afferma che un oggetto che vive un centinaio di anni acquisisce un'anima. Se l'oggetto è stato permeato da amore e compassione diventerà una divinità costruttiva, se invece è vissuto in un ambiente pieno di rancore diventerà distruttiva.

L'idea di base che ho utilizzato per gli Oggetti nasce proprio da questo pensiero.

Se vi interessa su Crunchroll trovate una serie molto carina: Elegant Yokai Apartment Life che racconta la vita quotidiana di un ragazzo che si trova a convivere con gli Yokai.

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