DEMONI (Pov Lily)

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I demoni sono in grado di amare?

A me quello era sembrato amore.

(Devilman Crybaby)

Lily's POV

«...mio»

Sono intorpidita dal sonno, socchiudo gli occhi a fatica e intravedo un'ombra nella stanza: non è reale. Sto ancora sognando. Mi rigiro nel letto.

«... demonio»

«Chi è!» apro gli occhi di scatto e raccolgo le coperte fin sotto il mento. Qualcuno ha parlato per davvero! Osservo il buio della camera: mi sembra di distinguere i contorni di una figura ai piedi del letto. Non è vero. È solo frutto della tua immaginazione Lily, sarà sicuramente l'attaccapanni. 

Si certo. Non abbiamo l'attaccapanni.

Due occhi gialli brillano al buio come piccole lucine di Natale.

«Mio piccolo demonio, come stai?» una voce roca e profonda.

Tento di gridare ma l'aria non esce dai polmoni. Tremo dalla testa ai piedi.

La figura si muove e riesco a distinguere meglio la sua forma: è imponente e i contorni del viso ricordano un cane, credo di vedere pure le orecchie in cima alla testa. Una maschera? Un ladro mascherato è entrato in casa?

Poi, di colpo, svanisce tutto. L'immagine sfuma nel buio. Una civetta, fuori dalla finestra, canta e salto sul letto. Ho i nervi a fior di pelle. Prendo coraggio e accendo la luce: la camera è deserta.

Sono talmente terrorizzata da non riuscire ad alzarmi per ispezionare l'appartamento, temo che il mostro sotto il letto mi catturi il piede se lo appoggio sul pavimento.

«Lily attenta! La panna sta uscendo!» Elisabetta mi riprende e pulisce subito il disastro che ho appena combinato, è più abile di me nei movimenti anche col tutore indosso.

«Oh scusa!» oggi non ne faccio una giusta «Scusami ancora, non ho dormito bene e sono goffa questa mattina. Ho fatto dei sogni così vividi» e terrificanti, ho ancora i brividi. 

Jemina prende i caffè, che avevo preparato, e li serve ai tavoli.

Fuori piove, in perfetta sintonia col mio umore.

Non ho avuto il coraggio di parlare di quanto accaduto a Pisa con Elisabetta. Dopo la reazione aggressiva di Marco mi aspettavo che fosse lei ad iniziare il discorso, invece si comporta come se nulla fosse accaduto: non ha chiesto se ho consegnato il pacco, se ho incontrato problemi. Niente. Ha sicuramente sentito Marco urlare fuori da casa sua, eppure non si è interessata. Inutile dire che ci sono rimasta davvero male. Pensavo che si stesse istaurando una bella amicizia tra noi, probabilmente mi sono illusa e mi hanno solamente usata.

Mi manca Simone, senza la mia Wendy sono un bimbo sperduto.

«Che sogni fai?» chiede Elisabetta mentre sciacqua lo straccio con una mano. Non so se intervenire per aiutarla o se tale gesto può essere considerato offensivo, del resto sembra autonoma.

«Un incubo. Dove una strana creatura mi chiama mio demonio»

«E che c'è di strano? A me sembra proprio azzeccato» ecco l'apparizione dell'antipatico Marco, cos'è questa novità di venire al bar a fare colazione? Vuole tenermi d'occhio? Ha paura che chiami la polizia per denunciare... denunciare cosa Lily?

La sua presenza riesce ad infastidirmi così tanto che la malinconia scompare come per incanto. 

«Un cappuccio demone... grazie» e storce le labbra in quel sorriso sghembo che sembra riservare solo a me, a quanto pare. Come sono fortunata.

Vorrei tanto chiedergli del mio pigiama: scusa Marco per caso mi hai spogliato per poi mettermi il pigiama? E dimmi, nel frattempo hai fatto delle foto da appendere nella tua stanza segreta da pervertito? 

In testa gli darei il cappuccio. 

Forza e coraggio è comunque un cliente. Sorridi Lily. Sorridi. Niente, temo che mi sia venuta una smorfia orribile. Non riesco proprio a nascondere le emozioni.

«Dai non fare quella faccia. Non è negativo l'appellativo demonio: deriva dal greco daimon e indica uno spirito interposto tra il mondo divino e quello umano. Potremmo definirlo un messaggero» sorseggia il cappuccio guardandomi. Nei suoi occhi scorgo qualcosa di familiare, una sensazione che non riesco ad afferrare e che viene subito sostituita dalla rabbia provocata dal suo modo di fissarmi.

«Quindi non indica qualcosa di negativo» appoggio entrambi i gomiti sul bancone e avvicino il viso al suo, così tanto che potrei bere dalla tazza che ora stringe nervosamente tra le dita. L'ho colto di sorpresa e lancio un grido muto di soddisfazione. Ah! Non ti aspettavi che ricambiassi il gioco di sguardi, vero? Beh, sinceramente neanch'io, sono stupita di me stessa.

«No, sono stupide superstizioni. Secondo Socrate ci proteggono e ci consigliano» la sua voce è sommessa. Appoggia il cappuccio e mi studia con un sopracciglio alzato.

Un cliente entra nel bar e saluta.

«Incredibile» gli sussurro in modo che possa sentirmi solo lui «Credevo che fossi solo un fotografo un po' spaccone e invece scopro che sei un evocatore di demoni e forse uno spacciatore. Chissà cos'altro saprai fare... come ad esempio riportare a casa ragazze inermi e svestirle per metterle a letto» 

Dalla sua espressione scioccata posso affermare di aver vinto la partita per oggi. Ho trovato piacevole giocare con lui in questo modo, anche se non riesco a capire da dove sia affiorata quest'improvvisa spudoratezza.

Forse ho esagerato spiattellando le mie supposizioni. Se è una persona pericolosa mi sono cacciata nei guai. Eppure, per qualche strano motivo, non lo percepisco negativo. Non riesco ad avere paura di lui, perché?

Vado verso il nuovo arrivato con un caffè e una brioches, la sua abituale colazione, e con la coda dell'occhio scorgo Jemina avvicinarsi a Marco. Parlano sottovoce. Da dove mi trovo non posso sentire nulla così, mentre torno col vassoio vuoto, cerco di avvicinarmi un po' fingendo di pulire il bancone e tendo l'orecchio.

«Perché Anubis è andato da lei?» sussurra Jemina.

«Non lo so con certezza, ma forse ne capisco il motivo. Indagherò» risponde lui finendo il cappuccio «Ci vediamo stasera alla villa» e così dicendo esce dal bar.

Ripenso alla sagoma che ho visto stanotte e un brivido scorre lungo la schiena. Non era un incubo? Era reale? Anubis è il nome di una divinità egizia, può essere che costui indossasse una maschera per assomigliargli. Devo sapere la verità, è così forte tale bisogno da offuscare completamente qualsiasi altro desiderio, ne sono sopraffatta. Sono inesorabilmente attratta verso questo mistero da una forza sconosciuta, anche se razionalmente comprendo che potrebbe essere pericoloso seguire questo istinto, tutto il mio corpo si oppone e mi porta in un'altra direzione. Non mi sono mai sentita così viva come in questo preciso momento. La curiosità è una droga assai gradita alla mia psiche. 

Ho deciso: stasera ci sarò anch'io alla villa.


ミ★ Note

L'etimologia del termine Demone risale al greco antico e significa "essere divino".

Sono creature poste tra la dimensione divina e umana e, a seconda dei casi, ostacolano l'interconnessione tra i due regni o vi fanno da  intermediari.

Secondo Socrate i Demoni corrispondono ad una voce interiore che ci guida, una sorta di nume tutelare. Quello che noi  oggi definiamo Angelo Custode.

Con l'avvento del Cristianesimo queste creature sono diventate negative, spiriti maligni.

Il Cristianesimo ha trasformato le divinità dei popoli antichi in creature infernali. Pensate alla divinità fenicia Baal (spesso identificata anche come Belzebù) che da dio della fertilità e tempesta è diventato uno dei generali dell'inferno.

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