INCONTRI (pov Lily)

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Lily's POV

Mentre servo un caffè corretto al bancone vedo entrare Simone accompagnata da un ragazzo che quasi fatica a passare per la porta d'ingresso, le spalle sfiorano gli stipiti, se fosse stato ancora un paio di centimetri più alto avrebbe dovuto abbassare il capo. Si avvicinano e ho l'impressione di diventare ancora più piccina di quello che sono.

«Allora come va?»

«Benissimo. Ti faccio un caffè» sorrido al suo accompagnatore, ha i capelli neri come piume di corvo e due occhi azzurri limpidi «Anche per te?»

«Lui è Davide ed è un mio collega. Lei è la mia amica Lily»

La mia mano scompare nella sua mentre ci presentiamo.

«Benvenuta. Spero ti piaccia la vita al villaggio, non sarà movimentata come la città ma ha un suo fascino»

«Mi auguro di adattarmi presto, se inizierò a lavorare sicuramente in poco tempo mi abituerò ai nuovi ritmi» appoggio i due caffè sul bancone sfoggiando il miglior sorriso esistente sul pianeta e mi dedico agli altri clienti lasciandoli soli a chiacchierare.

Invidio un po' Simone che è sempre sicura di sé in ogni situazione, in poche ore è riuscita ad inserirsi in questo nuovo contesto e ora ride e scherza con un collega come se si conoscessero da anni. Vorrei vivere con la sua stessa leggerezza e capacità di adattamento.

«Per oggi basta, sei assunta!» Elisabetta interrompe il flusso dei miei pensieri autodistruttivi «Domani hai il turno del mattino, cerca di essere qui per le sei. Ti darà il cambio Jemina alle due, poi ti farò avere il contratto da firmare. Rispetto a quanto ci siamo dette all'inizio hai recriminazioni da fare sullo stipendio o altro?»

«No assolutamente, grazie a domani» sorrido felice, è veramente incredibile che abbia già trovato lavoro in così poco tempo.

Devo smettere di concentrarmi sugli aspetti negativi della vita.

L'aria si è rinfrescata, il sole è calato dietro le colline pennellando il cielo di rosso e arancione. Socchiudo gli occhi per mettere a fuoco uno strano uccello che sorvola il villaggio, le piume della coda sono lunghe e ad ogni battito d'ali si aprono a ventaglio, potrebbe essere un pavone, sono in grado di volare così in alto? Esistono pavoni giallo evidenziatore? Forse il riflesso del sole gioca brutti scherzi alla mia vista.

«Lily!» la voce di Simone riporta la mia attenzione sulla terra ferma, è seduta su un muretto ai giardinetti con i ragazzi che avevamo intravisto nella mattinata. Purtroppo il motociclista Aragon non lo vedo tra loro, chissà se era qui solo di passaggio o abita in zona, vorrei approfondire quella sensazione di familiarità.

«Lei è la mia amica Lily. Loro sono Paul, Tiky, Alberto e Davide che conosci già»

Paul e Tiky sono stranieri, canadesi per la precisione, e parlano un italiano perfetto migliore del mio. Che vergogna.

«Ti trovi bene a lavorare al bar di Elisabetta?» chiede quello che, credo, si chiami Alberto sedendosi vicino a me sul muretto.

Troppo vicino. 

Mi sposto. 

Si riavvicina. 

Che fastidio!

A quanto pare è quel genere di persona che per parlarti deve per forza toccarti.

Biondo con gli occhi azzurri, capelli lunghi legati in una coda, lineamenti delicati, indubbiamente bello ma avrei preferito osservarlo da lontano.

Molto più lontano.

Inizia a darmi sui nervi.

«In verità lavoro lì solo da un paio d'ore, quindi non posso esprimermi a riguardo» mi sposto nuovamente aumentando lo spazio tra noi «Ha detto che anche lei era una modella dell'agenzia. Qui vivono solo modelli e modelle?»

«No» questa volta risponde uno dei due canadesi «Però è normale che ce ne siano tanti. Quest'agenzia fa parte di un gruppo che ha sedi in tutto il mondo. Il villaggio è il punto di partenza per diventare famosi, ha contatti con case cinematografiche e pubblicitarie. Appena avremo finito il tirocinio i nostri volti appariranno sulle riviste e in tv»

Lo ascolto rapita, non certo per le parole, osservandolo meglio noto che la linea dei suoi occhi è tipicamente asiatica e anche la sua corporatura è molto più snella rispetto al suo compagno. Probabilmente uno dei due genitori ha origini orientali, come a voler validare la mia supposizione inizia a gesticolare con movimenti e una grazia tale da ricordarmi una danza tradizionale giapponese. Sembra che tutto sia studiato ad arte per ammaliare e ci riesce veramente bene.

«Tirocinio? Pensavo che i modelli dovessero solo posare» sono perplessa, con l'aspetto che madre natura gli ha donato possono aprire qualsiasi porta, cos'altro potrebbero desiderare?

«Oh no, cara Lily, noi sogniamo in grande. Oltre che lavorare per l'agenzia seguiamo un corso di recitazione. Un domani potremmo diventare dei presentatori televisivi oppure degli attori famosi. Non solo, Paul ad esempio studia anche danza e canto e settimana prossima inizierà un master in America, Davide studia economia e questo lavoro per lui è solo un modo per pagarsi gli studi. La bellezza e la gioventù non sono eterne, bisogna impegnarsi se si vuole avere successo nella vita» risponde Alberto con un sorriso ammaliante.

Colpita e affondata. Credevo fossero persone abituate a puntare sul proprio aspetto per ottenere ciò che desiderano, senza alcuno sforzo, invece quella superficiale sono proprio io. Simone si è impegnata al massimo per raggiungere i propri obiettivi, anche questi ragazzi stanno facendo del loro meglio. E io? Cosa voglio fare nella vita?

«Sai Lily più ti osservo e più mi ricordi la mia sorellina» ci stiamo salutando e Alberto si avvicina nuovamente sfiorandomi la spalla col braccio «sei piccina come una bambolina, potresti finire sullo scaffale di un collezionista»

Non riesco a comprendere se mi stia facendo un complimento o insultando «ti piacerebbe vedere il mondo dalla mia prospettiva eh?» rispondo acida.

Alberto alza le mani in segno di resa «Scusa scusa non volevo mancarti di rispetto» poi sorride come chi è abituato ad esser sempre perdonato grazie ad un bel faccino «sai tirare fuori gli aculei quando vuoi»

Lo saluto alquanto stizzita voltandogli le spalle. 

Respiro a pieni polmoni l'aria fresca della sera cercando di rilassarmi, cammino verso la pensione a braccetto con Simone che canticchia un motivetto a labbra chiuse. Trovo surreale non incontrare persone che corrono a prendere la metro o il treno immerse in una discussione al telefono o concentrate a schivare auto per attraversare col rosso.

Qui il silenzio e la quiete regnano sovrani, sembra di essere in una città post apocalittica.

Osservo oltre la cancellata nera la strana villa, dicono che la curiosità sia una delle caratteristiche principali delle donne ma nel mio caso penso di essere stata plasmata in essa. Ora che è sera ha un aspetto tetro, cupo, le ortensie che ho notato al nostro arrivo in paese sono ormai appassite e seccate. Potrei facilmente scavalcare per dare un'occhiata furtiva e nessuno se ne accorgerebbe, magari la porta di casa è aperta e potrei intrufolarmi e...

Una luce illumina l'ingresso per una frazione di secondo, o forse è solo frutto della mia immaginazione alimentata dall'improvviso senso di colpa risvegliatosi a causa dei miei pensieri oscuri. Questa casa fa volare in alto la fantasia, sembra uscita dalla mente di Tim Burton, è difficile non cadere vittima del suo fascino gotico ma questo non è una scusa sufficiente per pensare ad un'infrazione. Cosa mi prende?

Nelle ombre del portico mi sembra di scorgere una figura imponente con due sporgenze sopra il capo, non riesco a distogliere lo sguardo. Due occhi luminosi, come quelli di un gatto, appaiono nel buio ad altezza uomo e stringo il braccio di Simone senza dire nulla per paura di esser presa nuovamente in giro a causa della mia fervida immaginazione.

Quegli occhi li sento puntati sulla mia schiena mentre procedo verso il residence.

Rabbrividisco.

Non vedo l'ora di rientrare a casa.

Esco dal bagno con ancora i capelli umidi e invece che dirigermi verso il letto mi accoccolo accanto a Simone godendomi il suo tepore «Penso che Davide sia esattamente il tuo tipo» le sussurro sbadigliando «è posato e serio e nonostante la sua figura imponente sembra molto dolce, un gigante buono insomma» fatico a tenere gli occhi aperti, ho l'impressione di aver vissuto un mese in un giorno solo eppure sento ancora il bisogno di parlare un po' prima di addormentarmi. 

Le emozioni devono trovare il giusto posto dentro il mio animo per acquietarsi.

Simone ridacchia e appoggia la rivista che stava leggendo sul comodino «In effetti si, hai ragione: mi piace sia fisicamente che mentalmente. Trovo che sia una persona interessante»

Dice qualcos'altro ma gli occhi si fanno pesanti e non riesco ad afferrare il senso delle parole, tutto si fa buio e mentre sprofondo nell'oblio percepisco le sua labbra posarsi sulla mia fronte ma forse sto già sognando.



ミ★ Note

Oggi conosciamo Alberto, un ragazzo sensibile, un po' troppo fisico nell'interallacciare rapporti e facilmente manipolabile (scoprirete cosa intendo col procedere della storia). Lo immagino con un aspetto androgino molto simile a lui:



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