BIANCONIGLIO(pov Lily)

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Anche tu percepisci i messaggi che ti porta il vento.

(Michiru - Sailormoon)

Lily's POV

«Lily» riconosco questa voce, profuma di biscotti appena sfornati, eppure non ricordo a chi appartiene. 

«mmm...» sono io che emetto questo suono? 

Non ho intenzione di tornare alla realtà. Cammino lungo un sentiero che assomiglia vagamente alla via d'oro del Regno di Oz, un segreto di vitale importanza per la mia esistenza mi attende alla fine del percorso. Sono così emozionata. Ci sono quasi, allungo la mano per afferrarlo e farlo mio... se solo potessi muovermi più velocemente. Una luce calda pulsa proprio davanti a me.

«Vado al lavoro. Stasera non aspettarmi perché esco a cena con Davide. Stai ascoltando?»

Le palpebre sono cucite da fili invisibili, stropiccio gli occhi nel vano tentativo di aprirli per guardare Simone.

«Hai capito?» scorgo la sua ombra ai piedi del letto.

«Sì, notte» devo tornare al sogno, quella luce mi chiama.

«Ehi! Hai il turno del pomeriggio, vedi di svegliarti almeno per l'una!» la porta si apre e si richiude sbattendo.

Fisso il soffitto bianco «uffa! Ora sono sveglia» mi alzo con la sensazione di dover ricordare un evento importante del mio passato.

Il caffè non è d'aiuto, la mente è così offuscata che i primi due cucchiaini di zucchero li verso sul piattino. Ho l'intera mattinata libera e nulla da fare, potrei girovagare per negozi e fare qualche acquisto per la casa. 

Provo una forte nostalgia, forse per qualche ricordo lasciato nel mondo onirico, per quanto cerchi di sforzarmi non riesco a focalizzare nemmeno un'immagine.

Il corpo è ancora intorpidito come se non avessi abbandonato del tutto quel sogno o forse sono ancora lì e non mi sono mai alzata dal letto. Il paesaggio intorno sembra sbiadito, ha perso sia i colori che le ombre, cerco la mia sul marciapiede e non la trovo. Possibile? Non sono Peter Pan, non può esser fuggita. Le orecchie fischiano a causa del silenzio assordante, appartengo ancora a questo mondo o sono caduta nella tana del Bianconiglio? 

Attraverso la strada continuando a cercare la mia ombra sull'asfalto.

Uno stridio di freni. 

Una moto si è fermata a pochi centimetri da me.

«Sei impazzita!» una voce furente grida dal casco.

«Mi dispiace, ero addormentata e...» provo a chiedere scusa a quei due occhi color nocciola che mi fulminano dalla visiera ma le parole restano attaccate alla lingua, si rifiutano di uscire.

«Stai attenta la prossima volta» risponde ora con tono più gentile, così dicendo riparte piantandomi lì in mezzo alla strada.

Cerco di ritrovare un battito del cuore normale e la forza nelle gambe per proseguire, tremo come una foglia. Inspiro ed espiro.

Dieci.

Nove.

Otto.

Sette.

Sei.

Cinque.

Quattro.

Ok ora va tutto bene, respiro regolarmente. Inspiro ed espiro. È tutto passato.

Che stupida che sono, in questo paese c'è così poco traffico che dimentico di dover stare attenta, il rombo della moto però avrei dovuto sentirlo.

La mia ombra beffarda è nuovamente al suo posto, o forse lo è sempre stata e ho immaginato tutto quanto. 

Quel ragazzo era Aragon? Sono passate due settimane da quando l'ho scorto per la prima volta e non ho più avuto modo di incontrarlo, cosa strana visto che lavoro nell'unico bar del paese. Forse non abita qui.

Sono soddisfatta dei gerani acquistati, li metterò sul balconcino per dare un po' di colore all'appartamento tristemente bianco, la prossima volta che passerò dal fiorista opterò per una Begonia maculata che coi pois bianchi rende tutto più allegro. 

Passeggio sotto i portici canticchiando a bassa voce la nuova hit dell'estate, di cui non conosco né il titolo né il cantante ma ormai la passano così tanto alla radio che ho imparato il motivo senza volerlo. Mi fermo a guardare la vetrina attratta dai ciondoli che imitano le collane egizie e simboli celtici, adoro il triskele in argento ma il prezzo non si vede chiaramente. Provo a mettermi in punta di piedi per migliorare la visuale e noto riflessa nella vetrina la moto di prima. 

La curiosità vince sul desiderio di possedere il ciondolo, mi volto per osservarla meglio: si, è la stessa ed è parcheggiata davanti ad un portone, cerco di avvicinarmi per leggere la targa esposta sul muro e in quel momento esce Elisabetta in compagnia di un uomo dai capelli brizzolati, i loro visi sono scuri e preoccupati. Sono nascosta da una colonna così ne approfitto per spiarli: si fermano guardandosi attorno nervosi, dopo pochi secondi vedo giungere Jemina in compagnia di un ragazzo dai capelli castani che assomiglia proprio ad Aragon! Cammina a grandi falcate e in poco tempo raggiunge il gruppo, Jemina deve correre per stargli dietro. Si fermano a parlare tutti e quattro e rientrano nel portone.

Ma se Elisabetta e Jemina sono lì chi tiene aperto il bar? Giro su me stessa per controllare se la serranda è alzata ma sbatto il naso contro una maglietta azzurra. Indietreggio di colpo e urlo un «Ciao!» con voce stridula appena riconosco il proprietario, proprio non lo avevo sentito arrivare alle mie spalle. Inizio a pensare di avere seri problemi d'udito, forse è il caso di prenotare un visita di controllo.

«Ciao» Alberto sorride raggiante «Fatto spese?»

A quanto pare preferisce ignorare la mia espressione contrariata «Tu non lavori mai?» già me lo ritrovo alle ore più impensabili al bar, adesso pure in giro a passeggiare.

«Abbiamo molto tempo libero» fa l'occhiolino.

Rabbrividisco.

«No, scherzo. Il fotografo è stato richiamato per un servizio urgente e ora si trova alla vecchia redazione del giornale» e indica proprio il portone che stavo osservando.

«C'è una redazione qui?»

«Una volta. Adesso è rimasta solo quella principale di Pisa e il nostro fotografo lavora anche per loro e invia foto ed articoli, ovviamente solo se succede qualcosa di interessante. Credo che utilizzi ancora la redazione come ufficio anche se il suo studio non si trova lì» sorride e mi scompiglia i capelli.

Detesto essere toccata da una persona che conosco appena.

Detesto che mi si tocchino i capelli.

Detesto essere spettinata.

«Altre spese in programma?» sorride nuovamente ignorando il mio sguardo assassino.

«No, non direi»

«Allora ti aiuto a portare questi a casa e che ne dici di pranzare con me?» sorride entusiasta indicando i due sacchetti che ormai mi hanno segnato di rosso le dita.

In effetti gradirei un aiuto e onestamente mi piacerebbe allargare le mie conoscenze, frequento solo Simone, devo aprirmi di più e non erigere muri insormontabili solamente perché alcuni atteggiamenti mi urtano. L'approccio di Alberto nei miei confronti ricorda quello di un fratello maggiore, non vi è malizia nel suo tocco, e io dovrei imparare ad essere meno malmostosa. 

Cerco di impostare un sorriso finto socievole «accetto volentieri, però inizio presto a lavorare» brava Lily il primo passo verso l'upgrade 2.0 è stato fatto!

«Perfetto, allora propongo una pizza veloce» prende le borse dalle mie  mani.

Annuisco pienamente d'accordo, alla pizza non si dice mai di no.

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