Chapter 9

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Jace, praticamente, trascinò Vindy lungo i corridoi dell'enorme Istituto. Marciava impaziente e scalpitante di far conoscere la ragazza a quelli che, oramai, erano diventati suo fratello e sua sorella: Alexander e Isabelle Lightwood.

Il primo era il suo parabatai, ovvero la persona su cui il biondo avrebbe potuto contare anche in casi più estremi.

Alexander, chiamato da tutti Alec, era praticamente non solo il suo migliore amico, ma la metà della sua anima, colui per cui sarebbe morto o avrebbe fatto qualsiasi cosa, sicuro che il sentimento fosse reciproco.

La testimonianza del legame indissolubile e forte che li legavano insieme era una Runa che possedevano entrambi, di cui Jace era consapevole non avrebbe mai potuto fare a meno.

C'era solo una regola: non ci si poteva innamorare.

Se l'erano vista molto brutta quando Alec aveva rischiato d'infrangerla a causa dei suoi potenti sentimenti nei confronti dell'amico. Per fortuna, nelle loro vite era entrato lo sfavillante e pieno di glitter stregone Magnus Bane, ora marito del fratello di Jace.

Isabelle, chiamata da tutti con il soprannome di Izzy o Iz, era come una sorella per il ragazzo dagli occhi dorati, nonostante non ci fosse nessuna Runa a testimoniare il forte rapporto di fratellanza che li univa insieme.

Quando finalmente raggiunsero i due membri della famiglia Lightwood, Vindy scrutò bene entrambi: tutti e due avevano i capelli scuri come la notte, le ricordavano le medesime tonalità nere delle piume dei corvi.

Solo una cosa li distingueva: gli occhi.

Quelli di lei erano altrettanto profondi come il colore della folta e lunga chioma, ma le iridi del fratello erano talmente chiare e cristalline da sembrare quasi trasparenti, illuminati dalla ormai fioca luce del sole al crepuscolo.

«Dove cavolo eri finito! Ti abbiamo cercato ovunque» lo rimproverò Isabelle.

Tuttavia, smorzò subito il suo tono accusatorio, sostituendolo con un sorriso divertito che le increspava le labbra rosse e piene, dipinte di scarlatto.

«Alec stava impazzendo, per un attimo credevo avrei dovuto fargli una Runa per calmarlo» aggiunse alla fine la giovane, accompagnando il tutto con una piccola risata e un'occhiata provocatoria, quest'ultima rivolta al fratello.

Tuttavia, l'attenzione di quest'ultimo non era concentrata su qualcuno della famiglia, ma bensì sulla ragazza sconosciuta dietro il corpo mascolino di Jace.

Il suo parabatai se ne accorse subito, per questo sì affrettò ad aprire bocca, nel tentativo di eliminare il campanello d'allarme presente sul viso dell'altro.

«Lei è Vindy, l'ho aiutata a scappare da un lupo mannaro e, dato che era svenuta, ho deciso di portarla qua e darle una mano» spiegò brevemente il biondo, lanciando un'occhiata fugace alla giovane leggermente impaurita alle sue spalle.

«Riusciva a vedermi anche con la Runa dell'Invisibilità, per questo mi sono fidato a portarla qui» specificò subito dopo.

Conosceva bene il fratello e la ramanzina che ne sarebbe conseguita, nel caso non avesse avuto la certezza sulla non mondanità dell'altra.

«Forse dovresti perdere il vizio di portare all'Istituto le ragazze che trovi per strada, l'ultima volta siamo arrivati a una guerra» disse all'inizio Alec, apparendo freddo e serio.

Tuttavia, si sciolse dopo qualche secondo, avvicinandosi alla nuova arrivata con un sorriso, nel contempo che le porgeva la mano e si presentava: «Piacere, io sono Alec Lightwood e lei è mia sorella,» indicò la ragazza dietro di lui. «Isabelle Lightwood.»

«Il piacere è tutto mio, io sono Vindy Campbell» ricambiò la diretta interessata, stringendo a entrambi i Lightwood la mano.

«Purtroppo, Alec, credo che anche questa volta ci stiamo cacciando in un brutto guaio» intervenne Jace, poggiando una mano sulla schiena di Vindy e spingendola delicatamente avanti, sistemandola al suo livello.

«Vedi, lei non è una Shadowhunter e non è venuta qua a caso» iniziò il ragazzo, rivolgendo poi uno sguardo eloquente alla giovane al suo fianco, invitandola a proseguire.

Il cuore le batteva perfino nelle orecchie: come si sarebbe dovuta comportare?

Doveva avvisare anche loro del pericolo imminente, eppure qualcosa pareva bloccarla dal suo intento.

Il mal di testa tornò e la costrinse a chiudere gli occhi per poter resistere, nel frattempo che la gola le si asciugava, come a impedirle di parlare.

Non sapeva come avrebbero reagito a quella notizia e, da come aveva parlato Alec, sembravano certamente non così ben disposti nel cominciare una nuova guerra.

Di quest'ultima, Vindy ne aveva sentito parlare attraverso le notizie dei giornalisti angelici in televisione, rimanendo a bocca aperta nel sentire l'enorme impronta che aveva lasciato una tale situazione.

Non avevano intenzione di rivivere nulla del genere e, in fondo, come darli torto?

Nessuno, che fosse del mondo mondano o dei Nephilim, avrebbe mai voluto subire di nuovo una situazione di dolore, se solo ne avesse avuto la possibilità.

Tuttavia, non poteva tirarsi indietro in quell'istante, sia che quella notizia potesse o meno causare malcontento nei due Lightwood.

Si passò la lingua sulle labbra e osservò di nuovo i due giovani di fronte a sé: entrambi le trasmettevano un po' d'inquietudine e superiorità, le davano proprio l'idea di essere due guerrieri.

L'invidia si fece spazio nei suoi pensieri: da sempre aveva desiderato diventare una Shadowhunter.

Sognava da tempo di condurre in prima linea il compito che l'angelo Raziel, anni or sono, aveva conferito al primo Nephilim della storia: Sebastian Shadowhunter.

Sua madre, però, le aveva sempre tarpato le ali, definendo il loro mondo sporco e corrotto, pigro e privo dei veri valori che, invece, gli Angelic Guardians perseguivano da secoli, oramai.

Li considerava feccia, anche se su una cosa non aveva del tutto torto: in parte si sentivano superiori, figli di una grande dinastia in cui risiedeva il sangue angelico più forte e puro che potesse esistere.

Nonostante questa loro superbia, Vindy voleva farne parte con tutta se stessa, sentendo come un peso quella parte demoniaca che regnava dentro le sue vene, a contatto diretto con quella angelica.

Se solo fosse stata certa del completo mutamento, avrebbe potuto chiedere a Jace in che modo avrebbe potuto subire il processo in trasformazione, passare da Angelic Guardian a Shadohunter attraverso la bevuta dalla Coppa Mortale.

Il fatto che non avesse la massima percentuale di successo, unito al sangue demoniaco, il quale spesso e volentieri l'aveva fatta sentire sporca, la rendevano il peggior soggetto di passaggio da uno stato all'altro.

Non odiava i Nascosti, su questo fatto non c'era alcuna obiezione.

Il vero problema era che, risiedendo dentro di lei ciò che alimentava le loro caratteristiche peculiari e magiche, non c'era alcuna possibilità che il rituale potesse avere effetti benevoli su di lei.

Era certa che il suo corpo non avrebbe mai retto.

Scosse la testa e tentò di eliminare quei pensieri, cercando di concentrarsi sulla cosa più importante in quel momento.

«Sapete che cosa sono gli Angelic Guardians?» Esordì alla fine, capendo già dalle facce dei nuovi arrivati che avrebbe dovuto spiegare di nuovo tutto da capo.

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