Capitolo 12: L'amicizia

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"Lex, io ti credo. Quello che mi hai raccontato ora è sempre più chiaro, sempre più particolareggiato e questa storia sta andando avanti da una settimana. Non ti sei mai contraddetta e non hai mai avuto dubbi su quello che mi stavi raccontando. Ti credo amica e sarò la tua più grande alleata nella ricerca alla verità. Dimmi solo cosa vuoi che faccia"

Ad Alexandra si riempirono gli occhi di lacrime ad ascoltare le parole di Vio, della sua amica, la sua confidente, la persona più importante sulla terra per lei. Finalmente le credeva, finalmente aveva qualcuno con cui parlare di quello che le succedeva nell'altra dimensione e che la aiutasse a cercare soluzioni.

Finalmente un punto fermo sulla terra, dopo aver trovato diversi punti fermi su Miharo Heimi.

"Grazie amica. Grazie per tutto quello che in questi anni hai fatto per me. Per non avermi abbandonata quando ero una mezza pazza, per avermi accompagnata nelle decisioni che non condividevi, per la tua onestà che non è mai mancata, per la tua presenza che ho sempre sentito forte ma mai invadente e ora... per la tua fiducia davanti ad una cosa così inspiegabile sull'orlo dell'impossibile. Grazie perché credermi adesso era insperato, non ti ho dato prove, hai dovuto fidarti solo e soltanto delle mie parole e se all'inizio hai titubato è solo perché volevi riportarmi sulla strada giusta. E' importante per me" e la abbracciò in uno dei suoi rarissimi slanci di affetto verso terze persone.

La loro amicizia iniziò in terza elementare quando Viola si trasferì da un piccolo paese nelle Marche, a Milano. Fece fatica adattarsi al passaggio da una piccola realtà contadina alla vita nella metropoli, i compagni la prendevano in giro perché non era abbastanza alla moda, perché i suoi vestiti non erano di marca e perché nel parlare aveva quella buffissima cadenza che sembrava accentare la fine di tutte le parole. Divenne lo zimbello di tutta la classe e si chiuse in sé fino a quando una delle ragazzine più in vista della classe non si avvicinò a lei: era una ragazzina con lunghi capelli castani ed ondulati portati sciolti, sembrava una piccola principessa da quanto era elegante ed altolocata, si chiamava Alexandra. Lex sentì subito una forte empatia verso la nuova arrivata e si schierò subito dalla sua parte cercando di difenderla dalle prese in giro dei compagni, la infastidivano i soprusi e ancora di più l'inuguaglianza. Si scontrò con gli altri perché tutti, in quella classe, avessero pari diritti e pari opportunità, era già un avvocato in miniatura. La loro amicizia continuò anche alle scuole medie ma le parti si invertirono: in seconda media, infatti, la mamma di Lex morì in un brutto incidente stradale e da quel momento la ragazza cadde in uno stato emotivo alterato: si chiuse totalmente in sé e allontanò tutte le persone che cercavano di darle una mano, non manifestava sentimenti positivi o sentimenti di debolezza, solo aggressività e l'aggressività era il suo scudo per difendersi dai dolori della vita. L'aggressività la aiutava a far fronte alle paure che giorno dopo giorno sentiva crescere dentro di sé, la aiutava anche a mantenere le distanze dalle persone, non voleva più affezionarsi e amare qualcuno, non voleva più che quel qualcuno le fosse tolto, sottratto con violenza e non voleva più vivere quell'inumana sensazione di abbandono. La solitudine era la sua migliore amica e la appagava totalmente, non le serviva altro. Amava anche stare in silenzio perché l'urlo del proprio dolore era già fin troppo assordante.

Il padre, anch'egli lacerato dal dolore per la perdita della giovane moglie, non si accorse del cambiamento della figlia e non se ne accorse anche perché Lex teneva tutte le emozioni chiuse ermeticamente dentro e non lasciava trasparire niente, lo faceva anche per non far pesare il proprio dolore sul padre che già stava evidentemente molto male. Vio cercò di rimanerle vicino e venne allontanata spesso da Lex con modi sgarbati, ma in un modo o nell'altra cercava sempre un riavvicinamento, non voleva mollare, la sua amica doveva restare la sua amica anche se in uno stato emotivo alterato. Le fece sentire la propria presenza senza essere invadente, le passava gli appunti e molto delicatamente la invogliava a studiare. Nei momenti peggiori Lex la aggrediva verbalmente ma Viola sapeva che non era la sua amica a parlare, ma il suo dolore che tentava di uscire, e la lasciava fare senza arrabbiarsi a sua volta. Questa crisi emotiva durò parecchi anni e in tutti quegli anni Viola non la abbandonò.

"Non c'è nulla che possiamo fare da qui" proseguì Lex "La verità la devo trovare nell'altra dimensione, è di là che stiamo indagando per dare risposta a tutte le domande che ci siamo posti. Le risposte sono tutte di là. L'unica cosa che posso fare di qua è impegnarmi nel mio lavoro e nella vita quotidiana per fare in modo che rimanga stabile il più possibile nonostante tutto. Se da un momento con l'altro tutta l'altra dimensione sparisse e io avessi impiegato il mio tempo per risolvere questi misteri mi ritroverei senza una vita di là e con i miei equilibri compromessi di qua. Devo impegnarmi il più possibile per fare in modo che le cose non cambino minimamente qui, dove la magia non esiste, e restare razionale mantenendo il giusto distacco. La mia vita è qui, anche qui ci sono persone che hanno bisogno di me per essere salvaguardate e qui ci sei anche tu"

"Hai ragione" Rispose Viola "Fai bene a tenere le due vite separate, ma ti conosco e non vedi l'ora di aiutare le persone. Hai portato un libro di là ed era Cathy, hai portato altri oggetti e sono rimasti oggetti, hai portato un pugnale ed è diventato Pier. L'unica cosa che puoi fare è far attraversare il portale a più oggetti possibile per liberare le vittime dell'incantesimo"

"Sì, è quello che farò. Sono però preoccupata, gli oggetti contenti le persone potrebbero essere ovunque, come faccio a sapere quali sono le vittime dell'incantesimo e quali no?"

"Non puoi amica, puoi solo intuirlo o impararlo facendo sempre avanti e indietro. Magari con l'esperienza riuscirai a capirlo, magari questi oggetti hanno tutti qualcosa in comune. Per ora sceglili a caso fino a quando non troverai un metodo"

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