Capitolo 31: Le chiavi

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Il gruppo continuò il cammino fino a oltre il tramonto, quando finalmente si trovarono al confine della terra dei draghi Shedir notò la scomparsa di Alexandra "Ma dov'è finita Alexandra?" chiese guardandosi intorno

Anche Delichon si guardò intorno ma non si allarmò più di tanto "E' stata trasporta sulla terra dal portale, ma non è più tornata. Accade ogni giorno, quando lei sulla terra si addormenta viene trasportata qui e quando si sveglia torna indietro. Generalmente non ci accorgiamo della sua assenza perché il tempo sulla terra scorre incredibilmente veloce rispetto al nostro, ma ora deve essere successo qualcosa di strano. Lei non è tornata"

"Dovremo aspettarla?" chiese ancora l'unicorno preoccupato

"Sì aspettiamola" disse sofferente e con un filo di voce Cathy, che aveva recuperato i sensi definitivamente "Non sappiamo come il portale funzioni, quindi potrebbe essere ritrasportata nel punto dove è stata prelevata"

"Accampiamoci qui. Riposiamoci fino a quando lei non torna" sentenziò Sebastian, provato per la difficile giornata appena trascorsa.


Dopo aver lasciato il gruppo, Senja riuscì a volare indisturbato fino al castello di Dianthus. Sapeva benissimo dove si trovasse e l'aveva già visto da lontano, ma non si era mai avvicinato così tanto da poterne vedere i particolari. Era un castello bellissimo, con tantissime torri a punta e costruito sul fianco di una montagna rocciosa, all'esterno era ricoperto da pietra magica che ne dava il tipico colore grigio scuro. Nessuno avrebbe potuto lanciare un incantesimo contro il castello perché la magia sarebbe stata assorbita dalle pietre senza lasciare il minimo segno, 'E' un'ottima strategia di difesa' pensò Senja, iniziando a spiare dalle piccole finestrelle cosa ci fosse all'interno. Localizzò quasi subito le torri che ospitavano le prigioni, erano quelle più alte e sottili, più lontane dal centro del castello. Guidò Yasur fino alla cella di Daffodil e quando l'ebbe trovata si posò sulla parte interna della piccola apertura nel muro. Scese dal drago e si stiracchiò guardando sotto di sé la fata che, al contrario di lui, era di dimensioni normali. Si soffermò a fissarle le mani chiare e delicate appoggiate sulle gambe, guardò con attenzione ogni singolo dito e si sentì attratto da tanta bellezza. Guardò le gambe della fata lunghe e slanciate rannicchiate al petto e notò subito le ferite che deturpavano la bella pelle luminosa. Cercò di guardarle il viso, ma era parzialmente coperto dai capelli mogano leggermente ondulati e si sporse un po' per riuscire almeno a vedere i suoi bellissimi occhi verdi. Le ali erano accartocciate sulla schiena, quasi in segno di resa e non aperte e libere nell'aria come sarebbero dovute essere. Lo stregone fu colto prima da un moto compassionevole e poi da tanta rabbia per il dolore che quella creatura doveva aver subìto nel rapimento. Daffodil non era come le altre fate, aveva un fascino unico, un fascino particolarmente femminile e delicato, una fragilità caratteriale che stimolava in lui uno sconosciuto senso di protezione. Non era la prima volta che la guardava con tutta quella attenzione, ma era stato ben attento a non lasciar trasparire nulla.

Yasur, appallottolata sull'apertura del muro, aspirò un po' della polvere lì presente e starnutì con forza perdendo l'equilibrio e cadendo all'interno della cella. Daffodil si ridestò dai propri pensieri e spostò l'attenzione su quella piccola creatura, la raccolse e la tenne nel palmo della mano accarezzandola, poi la riconobbe "Yasur..." disse sottovoce.

Il drago si rimise in posizione di volo e fece uscire un po' di fumo dalle narici, poi spiccò il volo fino al buco nel muro. Senja salì sul suo drago e scese a raggiungere la fata

"Senja..." disse la fata totalmente sorpresa

"Sssshhhhh..." le rispose lo stregone "Sono qui per salvarti, ma non devi fare rumore"

La fata sorrise e arrossì, guardò il piccolo stregone in ogni particolare e anche se così piccolo continuò a trovarlo perfetto e bellissimo

"Come funziona qui?" chiese lui

"C'è un corridoio sul quale danno tante celle, ma credo di essere l'unica prigioniera di quest'area. Queste pietre sono pietra magica, se fai incantesimi o magie... non funzionano. Qui non c'è un guardiano, è passata solo Dianthus una volta. Non so altro" rispose la fata cercando di essere il più particolareggiata possibile

"Accidenti, non sono molte queste informazioni. Andrò a perlustrare le prigioni e troverò il modo di liberarti" disse Senja ancora sulla groppa di Yasur. La fata li guardò e sorrise tristemente, poi una lacrima le nacque dagli occhi e le rigò la candida pelle della guancia, Yasur si avvicinò e Senja, con una mano, gliela asciugò accarezzandole la pelle bagnata "Non piangere, saremo presto fuori di qui" le sussurrò. Lei annuì sorridendogli tristemente e Yasur spiccò il volo.

Volarono fuori dalla cella, nel corridoio, e guardarono una a una tutte le celle che si susseguivano: erano effettivamente tutte vuote. C'era poi un portone di legno molto pesante a capo del corridoio, con una maniglia circolare di ferro arrugginito. Il portone era mezzo marcio e mancante di un pezzo di legno nella zona del battente, Yasur si infilò proprio lì. Si ritrovarono davanti una lunghissima scala a chiocciola che portava ad un altro portone, questa volta non vi erano fessure attraverso le quali passare. Yasur si accoccolò vicino all'ultimo gradino ed entrambi aspettarono che qualcuno aprisse il portone. Dall'altra parte si udivano forti rumori e schiamazzi, versi animaleschi e gutturali "Yasur, dobbiamo attirare l'attenzione" sussurrò il mago, ma con cosa? Non vi era nulla lì.

Il drago si avvicinò alla porta, molto molto vicino e iniziò a sprigionare fuoco dalle fauci. Ovviamente le ridotte dimensioni del drago non permisero di polverizzare il portone, ma riuscì ad incendiarne un angolo che creò molto fumo sia sulla scala che dall'altra parte.

"Ben fatto ragazza, ben fatto!" disse Senja orgoglioso della sua compagna e vide negli occhi di lei il compiacimento per quei complimenti. Il rumore dall'altra parte della porta si fece più intenso e in pochi secondi la porta si spalancò sbattendo con violenza, rivelando uno scenario d'orrore. Era un'enorme stanza del castello con pochissimi mobili rudimentali e un camino nel quale cuoceva della carne, il caos infernale e la sporcizia regnavano indisturbati

"Stupido cretino! Hai incendiato la porta" urlò un grossissimo troll contro un altro lanciandogli in testa un'enorme pentolone di rame che lo colpì con rumore sordo ed intenso

"Non sono stato io" piagnucolò questo, mentre si apprestava a spegnere il piccolo incendio con una mano e accarezzandosi il visibile bernoccolo con l'altra.

Due troll femmine iniziarono a urlare e litigare animatamente per non si sa quale motivo e piano piano Yasur e Senja riuscirono ad arrivare dalla parte opposta della stanza. Altri troll creavano un gruppetto e sembravano giocare dandosi sberle e pugni sulla faccia e ridendo a crepapelle qualche momento dopo. Yasur si fermò di colpo suscitando la curiosità dello stregone che dalla sua groppa la incitava ad andare avanti. Il drago si fermò e picchiò due volte la coda sul muro, cercava di comunicargli qualcosa "Yasur, sei un genio! Questa non è pietra magica, qui possiamo fare incantesimi. Mi sembra ovvio che la zona del castello dove abitano Troll non abbia pietra magica... altrimenti come farebbe Dianthus a soggiogarli?" rifletté a voce bassa Senja. Impugnò il proprio bastone e iniziò a dire le parole dell'incantesimo LOCATE, dal bastone si creò una piccola palla di luce che iniziò a fluttuare nell'aria, passando totalmente inosservata al gruppo di troll, e andò a posarsi su un mazzo di chiavi buttato sul tavolo in mezzo alla stanza.

"Guarda Yasur, le chiavi della cella sono là... farò un incantesimo di occultamento così potremo rubarle indisturbati" sussurrò Senja.

Yasur e Senja in forma trasparente rubarono le chiavi ed in tutta fretta uscirono dal portone che un grosso troll si stava apprestando a richiudere. Poco prima di uscire riuscirono ad annullare l'incantesimo di occultamento tornando così visibili. Risalirono le scale e tornarono alla cella di Daffodil che li stava aspettando piena di paura

"Eccoci, prendi le chiavi Daffodil" disse Senja con aria da sbruffone, ma faticando a reggere un mazzo di chiavi che era più grande e pesante di lui.

"Grazie... grazie di cuore" disse la fata lasciandosi scappare un'altra lacrima, prese le chiavi e provandole una ad una tentò di aprire la serratura. Il rumore di un portone sbattuto e schiamazzi provenienti dal fondo delle scale la spaventarono, ma constatato che non era nulla continuò a provare tutte le chiavi, vi riuscì con la penultima. Fece qualche passo fuori dalla cella e si sentì davvero molto impaurita e vulnerabile. Senja e Yasur le volarono sulla spalla accompagnandola in ogni azione "Devi aprire questo portone mezzo rotto e ti troverai davanti una lunghissima scala a chiocciola, alla fine della scala c'è un altro portone che finisce nella sala dei troll, dove vivono al riparo dalla luce i troll che lavorano per Dianthus. Non avere paura di loro, le pareti di quella sala non sono in pietra magica" Spiegò Senja

Quando finalmente arrivarono dietro al portone della sala dei troll Daffodil ebbe paura ad aprire il portone. Senja la incoraggiò "Coraggio Daffodil, sei una guerriera. Lotta per riottenere ciò che è tuo: la libertà"

La fata non si era mai sentita così forte, nessuna l'aveva mai incoraggiata così tanto a credere nei propri mezzi e nessuno aveva mai creduto in lei così tanto, come quel piccolo stregone che le si era appoggiato alla spalla. In un modo ti coraggio Daffodil spalancò la posta e venne vista immediatamente dagli abitanti di quell'ala. I troll iniziarono a fare baccano lanciando oggetti a destra e a manca e urlando "La prigioniera, non lasciamola scappare! Uccidiamola!"

Senza troppi problemi Daffodil creò un'onda di luce che li tramutò tutti in pietre.

Si fermò un attimo a respirare e imponendosi le mani sulle ferite le guarì poco a poco. 

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