Capitolo 34: Lo sconociuto

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La giornata era stata complessa, piena di scoperte, di verità celate, addirittura di scoperta di nuovi parenti. Lex si sentiva stanca ed esausta, anche a causa del non aver dormito a letto la notte precedente. Tom e la neo scoperta cugina Samar erano andati via e lei, da sola, si ritrovò a vagare per la casa della nonna. Quante cose c'erano già allora e lei non si ricordava, quante cose erano nuove e ancora lei non si ricordava. Vedeva tutto con occhi diversi, forse guardinghi, forse impauriti, ma certamente ora vedeva le cose per com'erano realmente. A quanto pare lei era l'ultima discendente di una lunghissima stirpe di streghe alla quale non era stata tolta la magia, non poteva crederci, non poteva essere lei l'unica strega sulla terra. Avrebbe continuato la ricerca di una strega che potesse spezzare l'incantesimo su Vio. L'avrebbe fatto per l'amica, l'avrebbe fatto per se stessa.

Solo in quell'istante si accorse di non essere andata su Miharo la notte precedente. Come mai? Cos'era cambiato rispetto alle notti precedenti?

Era solo pomeriggio ma a lei sembrava di essere sveglia da mesi. Le vibrò il telefono, un messaggio, finalmente un nome conosciuto Matteo. Lesse il messaggio "Lex come stai? Da oggi potremo passare molto più tempo assieme perché il mio primario mi ha detto che Paleari non mi vuole più nella sua equipe per quell'intervento innovativo che voleva tentare. Sono stato mesi a studiare e a prepararmi per questa collaborazione, ma ora nulla. Senza una spiegazione mi ha tagliato fuori"

Il tono del messaggio era chiaro, Matteo era incredulo e ferito nel proprio orgoglio professionale. La donna non si stupì, non c'era più nulla che potesse stupirla. Il dottor Paleari doveva averla seguita e individuato con chi lei uscisse, aveva iniziato a rovinare la vita anche a lui. Non poteva permetterlo. Doveva lasciarlo per proteggerlo. Ma non era quello il momento. Paleari stava cercando di farle terra bruciata intorno, ci stava riuscendo, lei glielo stava permettendo, non aveva più le forze per opporsi.

Rientrò in casa propria e notò come tutto fosse a posto, il mobiliere aveva fatto un ottimo lavoro, la cucina nuova rispettava completamente il suo gusto e non c'era nemmeno una scheggia di legno che raccontasse cosa fosse successo. Sorrise e finalmente si sentì a casa. Mangiò qualcosa di caldo e poi andò in bagno a cambiarsi per la notte, si sentiva esausta.

Entrò in camera da letto, accese la luce e vide un uomo seduto sul suo letto che la aspettava. Urlò a pieni polmoni e fece un salto all'indietro, guardò ancora l'uomo ma lui era rimasto nella stessa posizione di poco prima, non cercò di aggredirla e nemmeno di derubarla, la guardava soltanto.

"Chi sei?" gli chiese spaventata, con il cuore a mille

Lui si limitò a guardarla negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo, la guardava e basta.

"Cosa stai cercando?" chiese nuovamente con la voce rotta dalla paura

Ancora lui non le rispose, non disse niente, la guardò e basta.

Il cuore di Lex rallentò e anche il respiro si normalizzo, abbassò la mano che si era portata al petto e iniziò a guardare l'uomo per poter trovare nel suo aspetto o nelle sue espressioni le risposte alle domande appena postegli.

Era un uomo molto alto e sembrava ben piazzato pur non essendo grasso, aveva la pelle leggermente abbronzata ma luminosa e gli occhi erano di un azzurro chiarissimo tendente al grigio. Il naso era dritto e la bocca ben definita e carnosa, tenuta rilassata, senza espressione. Anche gli occhi non avevano espressioni, erano seri e fissi nei suoi, ma non lasciavano trasparire nessuna emozione. Quello che più colpiva di quell'uomo erano i suoi lunghissimi capelli candidi portati sciolti sulle spalle, con le luci al neon sembravano essere milioni di fili d'argento, posati delicatamente sulla spalla dell'uomo. Era vestito con una giacca in stile ottocentesco, ma con il suo abbigliamento non comunicava nulla di sé.

Alexandra lo fissò per lungo tempo e lui rispose allo sguardo, senza esitazione, solo una cosa deturpava il suo meraviglioso e perfetto viso: una profonda cicatrice sotto lo zigomo destro.

Lex si stava quasi abituando a quella presenza e senza una reale spiegazione si sentì stranamente tranquilla e al sicuro con la vicinanza di quell'uomo. Non aveva motivo di sentirsi tranquilla perché non sapeva nulla di lui, ma lui emanava un'aura di tranquillità e protezione.

"Mi puoi dire qualcosa per favore? Ad esempio chi sei? Cosa ci fai qui? Come sei entrato?"

Ancora lui non rispose, si alzò lentamente dal letto e camminando con passo leggero ma fermo uscì dalla porta e se ne andò. Lex aprì subito la finestra che dava sulla strada per vedere che strada avrebbe fatto quell'uomo, che macchina avesse, o quale direzione prendesse... ma nulla... non uscì mai dal portone. Allora la donna indossò una vestaglia e guardò giù per le scale, nel seminterrato e per le scale che portavano alle cantine... nulla

Quell'uomo misterioso che stranamente la attraeva e le comunicava protezione, semplicemente scomparve

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