Capitolo 33: Il tunnel

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Senja e Daffodil si guardarono intorno nella stanza dei troll, videro solo due portoni: uno era quello da cui erano venuti. Decisero di non tornare indietro ma di proseguire al fine di raccogliere più informazioni possibili sul castello. Aprirono l'altro portone e anch'esso dava su una scala a chiocciola perfettamente identica alla prima. All'insaputa della fata, Senja, le fece l'incantesimo di rimpicciolimento e anche lei poté montare sulla groppa di Yasur. Volarono per le scale ed arrivarono ad un portone che dava su un corridoio con altre prigioni "Dobbiamo essere in due torri gemelle" affermò Senja

"Sì, è esattamente identico a dove ero rinchiusa io" confermò Daffodil.

Si avventurarono nel corridoio e a differenza delle celle precedenti, lì le celle erano piccolissime, grosse poco più di un frigorifero e si sviluppavano in lunghezza, erano dotate di alberelli, fiori, lettini e oggetti luminosi. Guardarono con più attenzione e si accorsero che ogni celletta ospitava un folletto che viveva in una ricostruzione del proprio habitat. Non sembravano felici, erano semplicemente soggiogati da ninnoli dorati che avevano sparsi. Non cercavano nemmeno di parlare l'uno con l'altro, non cercavano di fuggire, stavano tutto il tempo a contare i propri averi.

"Non ti fanno pena?" chiese sussurrando Daffodil a Senja, lui scosse la testa e distolse lo sguardo da quelle creature "No, per nulla. Sono avidi e corruttibili. Essere usati come animaletti in gabbia è ciò che si meritano"

"Secondo te perché Dianthus li tiene qui?" chiese ancora la fata

"Perché sono piccoli, veloci e conoscono perfettamente il territorio, sono delle ottime spie... come lo siamo noi in questo momento. Possono guardare e riferire senza attirare la minima attenzione. Hanno anche poteri magici ed essere qui nelle cellette impedisce loro di usarli. Mi sembra di vedere degli animaletti. Non mi piacciono per niente" rispose lui riprendendo il suo solito tono tranchante.

Sentirono un forte trambusto nella sala dei troll, sentirono urla e schiamazzi, l'effetto della luce doveva essere svanito. Sentirono perfettamente un troll chiamare tutti gli altri e mandarli a cercare la prigioniera che era evasa. Due corsero anche sulle scale che portavano alle prigioni dei folletti. Yasur spiccò il volo sperando di trovare una finestrella, un buco nel muro o qualcosa che comunicasse con l'esterno, ma questa volta senza fortuna. Stavano per essere visti quando notarono una celletta aperta e senza il folletto che vi abitava. Volarono dentro e si nascosero tra le piante, mimetizzandosi perfettamente.

Sentirono i pesanti passi dei troll susseguirsi nel corridoio e li sentirono lamentarsi per non aver trovato nulla. Senja sorrise a Daffodil che per tutta risposta arrossì visibilmente e rispose al sorriso con timidezza, anche lui arrossì ed entrambi si ritrovarono a vergognarsi dei propri sentimenti. Yasur aveva trovato un'apertura in un alberello e lì stava mordicchiando un ramo secco. I troll se ne andarono sconsolati e Daffodil e Senja poterono finalmente muoversi. Curiosarono con attenzione tutto attorno e notarono che c'era un simbolo che si ripeteva spesso nella cella, che era inciso e disegnato ovunque: il quadrifoglio. Trovarono una scatolina che sembrava contenere un gioiello, la aprirono ma era vuota e dalla forma del tessuto che la imbottiva doveva aver contenuto proprio un ciondolo con quella forma.

"Secondo te dov'è l'abitante di questa cella?" chiese Daffodil

"Secondo me è fuori, da qualche parte, in missione. Starà cercando di fregare qualcuno per poi riportare tutte le informazione a Dianthus, che creature stupide!" rispose Senja che richiamò Yasur e le salì in groppa invitando anche Daffodil a fare lo stesso "Andiamocene da qui, mi sembra che di troll non ne siano rimasti"

Ridiscesero alla sala dei troll ed ebbero conferma che di quelle creature inette non ne era rimasta nemmeno una, era rimasto solo il vergognoso disordine nella loro sala. Fecero ancora un giro intorno ma non notarono altri portoni oltre ai due che portavano alle celle.

"Ma com'è possibile" disse Daffodil

"Ci deve essere per forza un passaggio che collega questa sala con l'esterno, altrimenti dove sarebbero finiti tutti i troll?" perlustrarono ancora con attenzione tutt'intorno e finalmente notarono una grossa botola nel pavimento, chiusa da un pesante coperchio metallico, dalla quale si accedeva ad un lungo e profondo tunnel. Senja tornò della sua dimensiona normale solo per il tempo di aprire la botola, poi si rimpicciolì di nuovo.

Tutti e tre entrarono nel tunnel e si accorsero che era veramente molto stretto e buio, sarebbe passato un solo troll alla volta. Seguirono il tunnel e si ritrovarono ad un bivio, la strada di sinistra faceva una grande curva e sembrava tornare indietro nel castello, mentre la strada di destra proseguiva dritto, seguirono la strada di destra e in breve tempo tornarono in superficie. Il tunnel portava in mezzo ad un piccolissimo ma fitto bosco proprio alle spalle del castello. I tre tornarono finalmente della dimensione normale e Daffodil fu felice di essere tornata alla luce del sole e lasciò che quei pochi raggi che riuscivano a penetrare nel bosco le riscaldassero la pelle. I raggi del sole le fecero brillare la pelle come un diamante e le sue ali finalmente si spiegarono lasciando intravedere tutta l'iride di colori che le componeva. Si girò verso Senja "Grazie" gli sussurrò e lo abbracciò forte con immensa gratitudine. Anche lui fece un sospiro per essere riuscito ad uscire dal castello sano e salvo e rispose all'abbraccio con grande trasporto. I cuori di entrambi iniziarono a palpitare velocemente e tra di loro si creò una stranissima tensione. Se ne accorsero entrambi e lasciarono andare un po' l'abbraccio, si fissarono negli occhi sorridendo, le loro labbra si avvicinarono lentamente, sempre di più, poi Daffodil abbassò lo sguardo tristemente "Non posso" sussurrò slegandosi dall'abbraccio e voltando le spalle allo stregone. Lui le posò una mano sulla spalla e sussurrò dolcemente "Lo so, andiamo".

Uscirono dal bosco in groppa al drago e senza accorgersi di nulla vennero travolti da una forza potentissima. Agrigan si era avventato su Yasur che inconsapevole cadde rovinosamente a terra, durante la caduta lo stregone e la fata vennero sbalzati a diversi metri di distanza. Yasur si dimenò, tentando di difendersi e difendere Senja, ma Agrigan le morse dapprima la base del collo, lacerandole la pelle e successivamente le morse un'ala spezzandogliela rumorosamente. Yasur emise un urlo gutturale di disperazione e dolore ma continuò a combattere. Gli artigli affilatissimi di Agrigan penetravano con forza le carni della draghessa, che continuò invano a divincolarsi e contrattaccare. Senja cercò di intervenire, ma non seppe come, era totalmente annichilito dalla paura e dal dolore di ciò che stava vedendo "Yasur noooo!!!" urlò mentre la sua compagna cercava di rialzarsi e difendersi dagli artigli di Agrigan che l'avevano ormai resa una maschera di sangue. Le lacrime di Senja iniziarono a scendere copiosamente ed in preda ad una furia disperata estrasse il suo bastone, lo alzò al cielo e iniziò ad invocare l'incantesimo EXITIUM. Si formò un'immensa bolla di energia che al segnale dello stregone si sprigionò colpendo il drago. In quell'istante Agrigan emise una lingua di fuoco dalle fauci esplodendo in milioni di frammenti di carne che si dispersero sul terreno per diverse centinaia di metri. Senja rimase immobile per qualche istante, con il fiatone e si guardò intorno. Non aveva mai usato quell'incantesimo, era un incantesimo troppo potente per il suo livello di consapevolezza raggiunto, ma non poteva fare altro, voleva vendicare la sua compagna. Corse da Yasur e la vide agonizzante, respirava a fatica "Ti prego amica mia non morire, ti prego compagna..." e si sciolse in un pianto liberatorio. Yasur comprese ed emise un rantolo prima di chiudere gli occhi.

Daffodil si avvicinò in silenzio, alcune lacrime rigarono anche le sue guance, non aveva mai visto lo stregone esternare così tanto i propri sentimenti. Toccò Yasur, lei rispose con un rantolo di gratitudine e poi richiuse gli occhi. Daffodil si concentrò e una calda luce si sprigionò dalle sue mani, le ferite più profonde di Yasur iniziarono a guarire molto lentamente e riuscì a fermare l'emorragia alla base del collo. Senja si spostò di qualche metro e assistette a quella scena che irradiava luce ed energia positiva. Solo in quel momento si accorse di quanto fosse immenso e meraviglioso il potere delle fate. Si sentì solo uno stupido, uno sciocco a sperare che anche Daffodil potesse amarlo come lui pensava di amare lei, si sentì ancora più stupido nello sperare che lei rinunciasse a tutto quel potere e al suo essere solo per un sentimento così labile come l'amore nei suoi confronti. Si sentì in colpa per aver tentato di baciarla, ma non si pentì nemmeno un istante di aver corso dei rischi per salvarla. Decise in quel momento che non le avrebbe più dimostrato i propri sentimenti, non voleva che la fata rinunciasse a tutto solo per lui.

Yasur riaprì gli occhi e poi si rilassò di nuovo.

Una voce femminile ma graffiante arrivò dalle loro spalle "Avete ucciso il mio drago!" urlò Dianthus impugnando il proprio scettro. "Avete ucciso Agrgigan! Stupidi vigliacchi" disse in tono ancora più malefico

Senja, ancora sconvolto e con ancora odio in corpo, invocò un l'incantesimo ACUTUS che apparentemente non sortì effetto. Un istante dopo, quando Dianthus parlò di nuovo, si capì di cosa si trattasse "Adesso vi farò del male!" disse Dianthus con un vocina flebile ed estremamente acuta. La sua voce si era trasformata nella voce sottile di un bambino, ancora più sottile che se la strega avesse respirato l'elio. Si stupì in prima persona della propria voce e ancora più arrabbiata urlò altre frasi, ma ne uscirono con una vocina così buffa che Daffodil esplose in una risata fragorosa e Senja la derise pubblicamente. Anche Yasur soffiò fuori del fumo dalle narici in gesto di scherno.

La strega si portò le mani alla gola e qualsiasi parola dicesse, la sua voce non cambiava. Non sapeva come interrompere quella magia e se ne andò incredibilmente infastidita.

Senja avrebbe voluto attaccarla, vendicarsi del torto subito ma temeva che la strega si sarebbe vendicata su Daffodil o su Yasur.

Durante tutto quel tempo Daffodil riuscì a guarire totalmente la draghessa che si rialzò sulle quattro zampe e guardò con riconoscenza Senja.

Il sole era calato del tutto e sarebbe diventato buio di lì a poco, Senja salì su Yasur e aiutò Daffodil "Forza, torniamo dagli altri" disse seriamente senza più guardare la fata negli occhi.

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