Capitolo 9: il balestruccio

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Tutti in quella stanza mi guardano ma io ho solo paura e mi nascondo per difendermi. Le persone mi fanno male, quella strega mi fa male, perché l'hanno chiamata? Hanno visto benissimo che voleva uccidermi. Perché? Cathy, mi fidavo di te.

La luce è soffusa, proviene solo da una lampada a olio e dal camino, non riesco a mettere bene a fuoco i volti delle persone sia perché senza occhiali faccio fatica, sia perché loro sono in controluce, vedo una persona avvicinarsi lentamente, è Cathy e ha un'aria preoccupata e la voce dolce, mi porge la mano "Vieni Lex, non è la strega, è Daffodil, vieni alla luce che puoi vederla meglio"

Le altre donne mi sorridono e riconosco Roger che tranquillamente si strofina alle gambe della signora che deve essere entrata per prima. Mi rialzo dal mio angolo e mi metto in favore di luce, Cathy aveva ragione, quella creatura meravigliosa non era Dianthus. Era una donna bellissima, alta, magra e leggiadra, con i capelli di mille colori ma in prevalenza rossi. Dianthus li aveva in prevalenza lilla chiaro. Ha la pelle diafana e gli occhi grandi ma leggermente a mandorla, non ho mai visto un taglio di occhi così particolare e bello, le sue ali di farfalla sono più alte di lei e la sovrastano per alcune decine di centimetri, è vestita con un vestito a veli verde. Accidenti è bellissima, ha i piedi scalzi e sembra quasi non sia appoggiata a terra, mi sorride e io le sorrido a mia volta, poi mi porge la mano e io le porgo la mia "Sono Daffodil, piacere" mi sussurra con voce soave

"Sono Lex" le rispondo con voce tremolante

Mi tiene la mano con entrambe le sue "So che sei spaventata Lex, ma io non ti farò alcun male, sono una fata e noi fate non possiamo fare del male, altrimenti la nostra vita finisce. So che sei una terrestre, non avere paura, ti spiegherò tutto, ma prima voglio farti un regalo" mi appoggia entrambe le mani sul capo e con i pollici mi massaggia le palpebre, dice qualcosa sottovoce che non capisco e sento ancora nel corpo quel tepore meraviglioso che avevo sentito poco prima, sul letto, percepisco una luce giallastra ma con gli occhi chiusi mi è impossibile vederla. Dopo pochi istanti mi toglie le mani e io riapro gli occhi lentamente. Ci vedo. Ci vedo bene! Vedo tutto a fuoco e finalmente riesco a vedere anche i visi delle persone lì presenti, la mamma di Cathy mi sorride e anche l'altra donna lo fa ma ha ancora gli occhi rossi per il pianto. Sorrido anch'io di risposta e mi sento bene.

Grazie.

Sono felice e mi sento protetta.

A terra qualcosa si muove velocemente e subito vedo Roger correre dove ho visto il movimento, la mamma di Cathy lo richiama ma lui è troppo attivo a prendere quella cosa, allunga le zampe dietro ad un mobile e disperato miagola perché non riesce a raggiungere quel qualcosa. Penso ad un topo. Mi sbaglio, la vocina sottile e vivace che avevo sentito mentre ero priva di sensi si rifà viva: "Toglimi questo stupido gatto dalle calcagna"

"Roger!" lo richiamo subito ma non mi ascolta "Roger!!" lo chiamo una seconda volta, cerca ancora di raggiungere disperatamente quel qualcosa e io mi avvento su di lui, lo prendo in braccio ma cerca di divincolarsi, poi finalmente tengo la presa salda e lui si ferma.

"Ecco l'ho preso" dico ad alta voce e le donne intorno a me mi guardano come fossi pazza.

Da dietro il mobile esce un esserino alto due spanne, piccolo e sottile che indossa un cappello che dalla nuca finisce a punta in avanti, indossa anche delle scarpe con la punta rivolta verso l'alto e legate sulle caviglie con rami di salice piangente, ha il naso all'insù, le orecchie a punta e delle piccolissime manine che tengono un fagotto di pelle marrone. Non ho mai visto nulla del genere, è un esserino piccolo ma uguale in tutto e per tutto agli esseri umani, ha i lineamenti delicati e gli occhi turchesi. Lo scruto nei particolari ed è di una bellezza rara e soprannaturale, i capelli chiarissimi gli scendono scalati davanti agli occhi e dietro sono tenuti fermi da un pezzo di corteccia ripiegato. Le donne nella stanza si mettono a ridere, ma poco dopo si accorgono che non solo io vedo quell'essere minuscolo, ma gli rispondo.

La donna che non conosco mi chiede "Ma tu lo vedi? E senti anche quello che dice?"

"Sì, certo" rispondo con naturalezza, poi sussurra alla mamma di Cathy:

"Gli umani non possono vedere gli elfi e sebbene qualcuno giurasse di averli visti... non possono comunicare con loro" poi si rivolge ancora a me "Sei sicura di essere una terrestre?"

La sua domanda mi lascia di stucco, sì, certo che sono sicura! Che domande sono! Non sono mai stata qui prima d'ora e non so nemmeno come ho fatto ad arrivarci! Non mi piace il modo in cui mi guarda, mi fa sentire diversa. Poi Daffodil prende la parola "Lex ti presento una creatura tutta nuova per te, è un elfo e si chiama Delichon. Gli elfi sono creature pacifiche, che vivono a stretto contatto con la terra e con la natura. I loro animali totem sono gli uccelli coi quali possono comunicare tramite il piccolo flauto d'argento che hanno attaccato al collo... tutti gli elfi hanno nomi d'uccello, il delichon è quello che voi sulla terra chiamate balestruccio. Posseggono il dono di comandare gli elementi naturali e possono creare il fuoco dal nulla. Gli elfi vivono in simbiosi con gli esseri umani e in cambio di un po' di cibo forniscono a loro il fuoco per riscaldare le case. Vedi il camino? Non è alimentato da nulla"

Mi giro e osservo il camino, in effetti avevo già notato che non vi era legna arsa e ora riesco anche a darmi una spiegazione razion... no, razionale proprio no! Ora riesco semplicemente a comprendere. Alzo lo sguardo e sussulto, sul piano del camino ci sono il mio cane d'argento e il cubo di vetro di Londra.

Roger mi scappa e corre incontro a Delichon che estrae dal fagotto una polverina colorata e la soffia in direzione del gatto, Roger la annusa e starnutendo scappa indietro spaventato andando a fare le fusa alla donna che non conosco. Questi Elfi sono davvero furbi. Mi metto a ridere e vedo Delichon che salta agilmente su una sedia e subito dopo su un tavolo e mi allunga una manina, la prendo con la punta delle dita e si presenta:

"Sono Delichon e finalmente ci conosciamo"

Dice tutto senza aprire bocca e mi sorprendo di come io sia riuscita a sentirlo chiaramente nella mia mente, gli rispondo ad alta voce: "Io sono Lex, ma non hai mosso la bocca per parlare?"

"No, noi elfi non parliamo, ci limitiamo a fare qualche verso della natura come canti di uccelli o squittii. Noi comunichiamo con la mente tra di noi e con le altre creature, è molto più comodo no?"

Interviene la signora che non conosco, che scopro chiamarsi Maria: "E' davvero strana questa cosa, i terrestri non possono più venire qui e lei è venuta. I terrestri non possono né vedere né tantomeno comunicare con gli elfi e lei lo fa, i nostri equilibri si sono spezzati e non capisco in che modo, le cose stanno cambiando, forse Sebastian..." vedo che singhiozza, si porta una mano sul viso ed interviene Cathy: "Lex devi sapere che quando mio nonno mi ha portato nella vostra dimensione per salvarmi dalla guerra che stava scoppiando qui, ha portato anche Sebastian. Sebastian era il mio vicino di casa, della mia stessa età, siamo cresciuti assieme ed era il fratello che non ho mai avuto, eravamo legatissimi e lui era il figlio di Maria, quando siamo venuti nella vostra dimensione ci siamo persi e poi è accaduto quello che sai"

annuisco, questa donna ha perso il figlio e sta cercando in me risposte che purtroppo non posso darle, sta cercando in me la speranza che credeva di aver perso, voglio darle ancora speranza, voglio fare qualcosa di serio, di concreto!

"Dobbiamo scoprire di più. Guardate sul camino, quelli sono miei oggetti. C'è un portale ma non so dove e non so come trovarlo. Daffodil ci puoi aiutare?"

La fata mi guardò perplessa: "Purtroppo no Lex. Noi fate possiamo aprire un passaggio e possiamo anche chiuderlo se necessario, ma un incantesimo fatto in questo mondo ormai ce lo impedisce"

"Dianthus" intervenne Delichon nella mia mente

"Oltretutto non posso nemmeno dirti dove si trovi questo portale, non ho il potere di localizzare i passaggi" continua la fata

"Ma le streghe possono fare degli incantesimi di localizzazione" interviene Maria

Cathy sussulta: "Sì, ma parlare con loro è pericoloso, non sono creature molto ospitali e non c'è modo di sapere se sono streghe bianche o streghe nere, potrebbero ucciderci tutti senza nemmeno preavviso. E' rischioso"

Beh, io voglio correrlo questo rischio! Sono divisa tra due mondi e mi sento paralizzata, impotente, oltretutto quello che accade qui si ripercuote sulla mia vita quotidiana e non poterlo controllare mi fa paura, loro credono in me e adesso è il momento in cui anche io inizi a credere in me. Sono la diversa della situazione, ma non è detto che la mia diversità non possa diventare la mia più grande arma: "Dove si trovano queste streghe?" chiedo senza esitazione. Mi guardano tutti, mi credono scema, ma sono risoluta, voglio trovare una soluzione!

"A Bölvaður Skógur c'è un accampamento di streghe" intervenne Maria speranzosa, ma fu subito interrotta da Cathy:

"E' troppo lontano, ci vorranno giorni e giorni di cammino e dobbiamo passare per Puia A Ahi... da lì uscire vivi è quasi impossibile, i draghi ci mangeranno"

Draghi? Oddio draghi! Non consideravo i draghi... non credevo nemmeno che esistessero, in realtà non credevo nemmeno che esistessero tutte queste creature che vedo qui, non ne ho mai visto uno, di drago. Forse sono piccoli come Delichon

"Ahahah!!!" risuonò la sua vocina nella mia testa "I Draghi sono grandi come 100 uomini e mangiano carne, la carne dei terrestri è la loro preferita. Se vai da sola non ne uscirai mai viva"

"Per questo non andrà da sola" interviene Daffodil "Io verrò con te, la mia magia ti servirà per proteggerti e soprattutto voglio fare qualcosa di utile per questa gente che ha perso i loro cari. Magari con questo nuovo portale potremo finalmente mettere fine alla tirannia di Dianthus"

Vedo Cathy decisa afferrare l'arco, abbraccia forte la madre e poco dopo anche Maria: "Sebastian tornerà" le sussurra nell'orecchio e la donna scoppia di nuovo in lacrime, ma questa volta con il sorriso della speranza e della gratitudine.

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