Capitolo 3: Il cinema

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Dopo circa una settimana, e dopo aver sognato e risognato il sesso che abbiamo fatto io e Desmond, insicura su cosa dirgli, scrivergli o altro, prendo coraggio e gli scrivo.

"Ciao, come va? Ti andrebbe di andare al cinema? C'è un film che vorrei vedere."

A essere sincera sono un po' insicura se delle persone cosiddette "scopa-amici" possono andare al cinema. Però tentar non nuoce. In più, mi piacerebbe fare qualcosa di sconcio. Solo che non ho il coraggio di chiederglielo. Non so se è perché è stato il primo o perché non ho ancora preso confidenza con lui o altro, ma quando ha parlato di sculacciarmi per un po' ho avuto paura. Poi, quando ho chiuso gli occhi per godermi il piacere che mi dava, quel pensiero si faceva sempre più pregnante, soprattutto dopo aver letto "Un Indomabile Accordo": donna vergine, che sa il fatto suo e che non è poi così innocente, si fa sedurre dal suo capo che, ovviamente, è un dominatore. E il resto è da leggere...

Nel frattempo, mentre penso, occupo la mente e il corpo cucinando, giusto per distrarmi. Dopo 15 minuti circa vedo un suo messaggio che dice: "Va bene. A che ora?" Gli rispondo subito: "Pensavo 21/22:30."

"Perché le 22:30?"

"Perché c'è meno gente."

"Stasera alle 21:00 è perfetto. Ti vengo a prendere, non fare tardi."

Stupita ribatto: "Ma hai letto cosa ho scritto?"

"Alle 21:00 o niente."

"Ok."

"Non indossare né le mutandine né il reggiseno."

"Il reggiseno me lo tengo. I capezzoli si vedono."

Stranita dalla risposta mi scrive: "Ok."

Ma naturalmente quell'"ok" mi è costato caro...

Una volta pronta, indosso un vestitino colorato, abbastanza attillato dai seni alla vita e morbido dai fianchi in giù. Seguo gli ordini imposti da Desmond, ovvero di non indossare le mutandine. Voleva che non indossassi anche il reggiseno, ma mi rifiuto perché mi vergogno ad andare in giro con i capezzoli eretti, sapendo che tutti noterebbero che non ho il reggiseno.

Comunque, andare in giro senza mutandine non era la prima volta, perciò è liberatorio.

Alle 21:00 arriva sotto casa e dice: "Ti spiace se salgo? Devo andare in bagno." Io naturalmente lo faccio salire, ma quando chiude la porta il suo sguardo non è "devo andare in bagno", bensì qualcosa di più vicino a "hai disobbedito." Faccio un passo indietro.

"Hai le mutandine?" Scuoto la testa. "Posso controllare?" Non attende il mio consenso e si avvicina lentamente, infilando una mano in mezzo alle cosce e l'altra sul mio fianco. "Perfetto." Mi avvolge con entrambe le mani, baciando il mio collo, succhiando, leccando e mordicchiando il mio orecchio, prima uno e poi l'altro, e per ultimo mi sussurra sulle labbra: "Togli il reggiseno o uscirai da qui col sedere che brucia." Io spalanco gli occhi impaurita. Letteralmente.

"Mi si vedono i capezzoli, non voglio." Lui mi bacia, senza usare la lingua, poi posa le labbra sul mio orecchio e pronuncia: "Io voglio vedere i tuoi capezzoli. Scegli. Quando torno dal bagno voglio una risposta." Mi lascia andare, e dopo avergli indicato dove si trova il bagno, mi lascia sola, eccitata e con la voglia di essere leccata, ma anche terrorizzata dalla risposta che dovrò dargli.

Dopo qualche minuto torna e vede che ho ancora il reggiseno. "Non voglio che le persone mi reputino una puttana senza pudore." Lui si avvicina lentamente: "Non ci sarà alcuna gentilezza, Isy." Io sussurro un "non importa."

Annuisce, si dirige verso una sedia nel soggiorno: "Spegni le luci e apri quella finestra."

Mi chiedo se voglia sculacciarmi con le finestre aperte. Prende la sedia, la avvicina il più possibile e aspetta che obbedisca. Mi metto sulle sue gambe, col culo rivolto verso la finestra. Solleva la gonna e in silenzio accarezza il mio culo. Mi dà un'ultima possibilità per cambiare idea, ma io non la colgo.

Una manata forte si abbatte sui miei glutei, e ci resta fin quando il calore e il dolore iniziano a pizzicare e fanno scorrere i miei umori. Mi accende. Un'altra manata, e poi un'altra ancora, finché mi sculaccia ripetutamente, alternando i colpi tra un gluteo e l'altro. Non cambia lato finché non sento bruciare. "Vuoi cambiare idea?" Tra fastidio e dolore, dico di no.

"Tenace." Schiaffeggia ancora, poi si ferma. "Alzati."

Eseguo l'ordine. "In ginocchio e succhia." Tira fuori il membro, io mi inginocchio e lui mi afferra per i capelli, infilandolo nella mia bocca.

"Succhia e ingoia."

Gli faccio un pompino, e mentre si solleva, mi obbliga a continuare, usando la mia testa per penetrare più a fondo. "Sei proprio una puritana, Isy. Avrei voluto vederti senza reggiseno," pronuncia queste parole, in preda al piacere e alla frustrazione. **Dalla foga della penetrazione, inizio a piangere e il trucco cola. Continua senza darmi tregua, finché non mi schizza dentro la bocca, infilandolo tutto fino in fondo. Quando è soddisfatto, esce dalla mia bocca, sistema il pene nei pantaloni e dice: "Sporgiti dalla finestra, non ho finito di sculacciarti." Io, nel panico, mi blocco. Si avvicina e mi sussurra: "Vuoi disobbedire?" Faccio di no con la testa e, silenziosamente, faccio ciò che mi chiede. Mi mette a 90°, poi riprende a colpire il mio culo già rosso.

"Dovevi toglierti il reggiseno." Mi tiene fermo il bacino e mi sculaccia forte. Lo supplico, ma peggioro le cose. Mi afferra per i capelli, spostandomi, chiude la finestra e, una volta seduto, mi trascina sulle sue gambe e riprende a sculacciarmi con più forza.

Lo supplico, ma peggioro le cose. Mi afferra per i capelli, mi sposta, chiude la finestra e, una volta seduto, con me sopra di lui, con il sedere per aria, si dà alla pazza gioia. Mi dimeno con forza, ma gli schiaffi si fanno più lenti e potenti. "Cosa dovevi fare?" domanda.

"Togliermi il reggiseno," piagnucolo. "E l'hai fatto?" Scuoto la testa, ma una sculacciata mi incita a parlare: "Non ho sentito la risposta."

"No, non l'ho tolto."

"Quanto brucia da 1 a 10?" Io gli dico un 7.

"Bene, arriviamo a 9." Mi dimeno, ma non funziona. "Ti supplico, Des," continuo a pregare. Ma lui non ne vuole sapere, così per fermarlo urlo: "Va bene, lo tolgo! Lo tolgo!"

Desmond mi lascia andare. "Sistemati, e poi andiamo al cinema."

Mi chiudo in bagno, cercando di calmarmi e di non piangere. Mi tolgo il trucco e me lo rimetto con un po' più di fondotinta. Una volta pronta, senza reggiseno, esco dal bagno.

In silenzio lo vedo che mi aspetta, e quando mi vede gli si illuminano gli occhi. Dire che sono in soggezione è dire poco. Il culo brucia, e ho provato a sedermi, ma è difficile farlo senza avere le lacrime agli occhi. Non lo guardo, ma una volta vicino a lui, mi solleva il mento e sorride: "Splendida." Io non so se dargli un calcio nei genitali, insultarlo, stare al gioco o dire qualcosa, così non faccio nulla.

"Andiamo." Mi prende per mano, e quando mi fa sedere in macchina, mi sfiora le labbra e con le mani prima un seno e poi l'altro. "Sei meravigliosa." Stuzzica i capezzoli fino a farli stare sull'attenti, e quando guida verso il cinema, i finestrini sono aperti, e l'aria fresca li tiene costantemente in allerta.

Una volta arrivati, viene ad aprirmi la portiera e mi invita con la mano a uscire dall'auto. Io non so cosa pensare! Ho gli ormoni eccitati, la mia vagina freme, e il mio sedere brucia, ma più mi muovo e più mi bagno tra le gambe. Dopo aver chiuso la portiera, mi bacia con voracità, osserva se c'è qualcuno e infila una mano sotto il vestito. Io sospiro, allontanandomi.

"Ferma," pronuncia. Le sue parole non sono dure, né il tono perentorio, perciò sono confusa.

"Cosa vuoi fare?" Le sue dita, però, non chiedono permesso e mi sfiorano fino a quando un gemito forte non disturba il silenzio del parcheggio del cinema. Continua fino a farmi quasi raggiungere l'orgasmo, e poi si interrompe. Le infila dentro di me e sussurra: "Disobbedire porta delle conseguenze." Sfila la mano da sotto il mio vestito, lecca la mia eccitazione e continua: "Stasera, nel bagno, ti scoperò, ma non verrai." Mi prende per mano, e dopo pochi minuti arriviamo al cinema. Compriamo i biglietti per un film di cui non ricordo il nome.

Sovrappensiero, mi siedo sulla poltrona VIP in pelle e lui mi sussurra: "Resta solo con il vestito e scopri il culo, così ti senti più fresca. Almeno per ora," ghigna.

Faccio ciò che mi dice senza controbattere.

Durante il primo tempo del film, mi dice di concentrarmi sul piacere che mi ha inflitto con le sculacciate, di focalizzarmi sull'eccitazione che sento tra le cosce, che sto sporcando la poltrona, anzi, mi obbliga a farlo. Mi obbliga a non andare in bagno, e nel secondo tempo, per la prima mezz'ora, rifletto sul fatto che devo ammettere a me stessa che a volte mi piace quando si comporta così.

O almeno, a volte sì, altre no.

Quindi mi chiedo: è davvero quello che voglio o è solo una scena per eccitarmi?

A un certo punto decide che dobbiamo alzarci, e ci dirigiamo verso il bagno delle signore. Ci chiudiamo in uno di essi, si china e si riappropria della mia vagina e di tutta l'eccitazione che mi ha bagnato il sedere, l'ano, e ogni altro angolo nascosto.

"Queste sculacciate ti hanno fatto proprio bene." Eh?

"Scherzi?" dico dopo più di due ore.

"Per niente," sorride.

"Mi brucia il sedere," sussurro, mentre la sua bocca e lingua sono intente a farmi gemere.

Si solleva, viso contro viso, e dice: "Voglio che bruci." Rimango a bocca aperta, e quando sto per dire qualcosa, continua: "E anche a te piace il sedere rovente. Altrimenti non saresti così bagnata e supplicante di essere soddisfatta." Mi fa voltare, mette il mio viso contro il muro e le mani sopra la testa. Nonostante volessi ribattere, non ci riesco, perché quando si infila dentro di me, un gemito sfugge forte dalla mia bocca.

Inizia a spingere, a ruotare il bacino, poi spinge di nuovo, prima piano, poi piano ma profondo, poi veloce, poi feroce. Viene dentro di me e non mi porta all'orgasmo.

"Ben ti sta," pronuncia ancora in preda al piacere. Solleva ancora una volta il vestito, e le mani si schiantano più volte sul mio culo. "Stai gemendo, te ne rendi conto?"

In quel momento ero inebriata dal piacere-dolore, dolore-piacere, tant'è che i miei ormoni mi fanno dire: "Ancora."

Lui sorride. "Domani." Si sistema la patta dei pantaloni e sussurra: "Stasera dormi da me. Non voglio che ti masturbi. Se domani obbedirai, allora ne riparleremo." Sono basita e sto per dire qualcosa, ma in quel momento entrano delle donne nel bagno.

Con voce flebile gli chiedo: "Ti comporterai sempre così?"

Desmond si avvicina al mio orecchio. "Mi vuoi sempre così?" Scuoto la testa in segno di no. Annuisce. "Bene. Ma stasera farò il bastardo."

Si inginocchia di nuovo e inizia a leccarmi. Io chiudo gli occhi, gli accarezzo la testa e mi prendo tutto ciò che vuole darmi. Non mi trattengo, non resto in silenzio, non smetto di dirgli "continua", "Sì, così", e altre parole simili. Non so perché, ma mi fa venire, e quando si solleva, infilando una mano dentro di me e l'altra sulla mia bocca, continua finché non squirto.

"Pulisci." Io lo faccio ancora maledettamente eccitata, e lui mi fissa.

Mi solleva per i capelli. "Arrivati a casa, ti scoperò ancora e poi ti schiaffeggerò per farti tremare dal piacere."


Nota Autrice:
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