Capitolo 24 - La città più felice del Paese

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Jacob non si era mai trovato a suo agio con i cavalli.

Gli mettevano addosso un senso d'inquietudine inspiegabile e non riusciva mai a sentirsi del tutto tranquillo mentre si trovava in sella.

Per i viaggi lunghi si era sempre affidato al treno, malgrado il costo quasi proibitivo. Non che avesse viaggiato così tanto, dopotutto: a parte il viaggio di nozze nelle montagne del nord, aveva visitato ben poco del territorio nazionale, spesso muovendosi soltanto per motivi lavorativi.

Quel lavoro che gli aveva chiesto così tanto dalla vita... gli sembrava impossibile non potersi più affidare al fedele tesserino del Bureau; nelle giornate più difficili era riuscito ad arrivare a sera soltanto aggrappandosi a quel pezzo di cartoncino plastificato e alla sua pistola. Dove sarebbe andato a cercare conforto adesso che era un reietto e che sua moglie era chissà dove lontana da lui? Sperava soltanto che fosse in salvo e che la Kennedy non fosse arrivata prima degli uomini di Annabelle.

I giorni precedenti, comunque, gli avevano dato una scossa di ottimismo insperato.

Stringendo le redini e tenendo i polpacci ben adesi alla sella del baio che stava andando al passo sotto di lui, Jacob si girò per lanciare un'occhiata fugace ai compagni dietri di lui.

Theresa non era la stessa ragazza che aveva conosciuto qualche settimana prima: dopo il giorno della commemorazione era cambiata, ma come biasimarla? Era andato tutto storto quel pomeriggio ed erano riusciti a uscirne vivi soltanto grazie a lei e... a qualunque cosa avesse fatto per abbattere quel mostro con una spada non affilata. La cosa, però, doveva esserle costata molto. I suoi occhi non brillavano più come una volta e sembrava sempre triste.

La prima vittima non si scorda mai. Chissà se anche lui aveva quella faccia da cane cattivo il giorno in cui aveva ucciso Decker? No, poco probabile: quell'uomo di merda era stato il primo che Jacob aveva giustiziato a sangue freddo, ma non il primo a cadere sotto la sua arma. La prima vittima non si scorda mai, ma lui non riusciva a ricordarsela più; il pensiero di Decker lo tormentava da così tanto che aveva spazzato via il ricordo di ogni altro essere vivente che era passato sulla strada dell'ex agente del Federal Bureau of Investigation.

Alex cavalcava a pochi metri dalla sorella e osservava sognante il limitare del sentiero sterrato che stavano percorrendo.

Dietro di loro venivano Darren e la presidentessa, imbacuccata nel pesante mantello che era solito portare il cacciatore di taglie. Malgrado stessero percorrendo strade poco battute, quasi sentieri dimenticati in mezzo ai boschi, la prudenza non era mai abbastanza e tutti quanti volevano raggiungere Richmond senza incidenti.

Il problema grosso era che dopo gli eventi di Elizabeth City la voce aveva iniziato a girare per la regione: il sindaco della città era in realtà una orrenda bestia proveniente dall'inferno e una donna identica alla presidentessa Lawson l'aveva ucciso insieme a un gruppo di fuorilegge.

La storia era un po' gonfiata, ma aveva comunque avuto il fastidioso effetto di scatenare una caccia alla donna nel territorio intorno a Elizabeth City. Si erano liberati del FBI e ora si ritrovavano a scappare da giornalisti, civili curiosi e mercenari che volevano proporre i loro servigi a quello che molti chiamavano il clone di Amanda Lawson.

Dopo l'uccisione pubblica di Andrew Cropfield, le forze di polizia locale della cittadina si erano rivoltate all'improvviso contro gli agenti federali presenti. Era probabile che Evelyn Rayne c'entrasse qualcosa in quel veloce cambio di marcia, ma gli uomini del Bureau non erano pronti a quella svolta: la lotta intestina che si era avviata si era conclusa in una rapida ritirata degli agenti che nel giro di poche ore scomparirono senza lasciare traccia dalle strade di Elizabeth City. Era come se la città avesse ritrovato la sua indipendenza dopo aver scacciato un tiranno invasore.

Il capo della polizia aveva chiesto l'assistenza dell'università arcana della città e insieme a Sullivan aveva instaurato una sorta di amministrazione provvisoria che riempisse la il vuoto lasciato da Cropfield. Da lui e da tutti i suoi più stretti collaborati, che si erano dati alla macchia subito dopo la conclusione della giornata della commemorazione.

Jacob districò i piedi dalle staffe e allungò la gamba verso il bassa per stirarsi i muscoli, ma proprio in quell'istante il cavallo sbuffò e scrollò il lungo il collo. Sibilando un'imprecazione, il federale si chinò in avanti e si afferrò al pomolo della sella, iniziando a scalciare come un neonato per tornare a infilare la punta delle scarpe nelle staffe e ritrovare la stabilità. Quell'animale infame aveva agito nel momento meno opportuno... lo sapeva, non stava aspettando altro per farlo cadere! L'unico equino buono era un equino macellato, senza dubbio!

«Non ti ci sei ancora abituato?»

La risatina canzonatoria di Darren arrivò da qualche metro più indietro e Jacob si morse il labbro per evitare di mandarlo a cagare. Avrebbe tanto voluto vedere lui cavarsela in una situazione scomoda! Oh, che risate che si sarebbe fatto!

«Non ti puoi abituare a qualcosa che non ti piace,» replicò, continuando a guardare fisso in avanti.

Il fruscio del vento tra le fronde degli alberi che circondavano il sentiero coprì l'ultima parola.

«Non dovrebbe mancare molto,» disse Darren.

Richmond era a poche ore più a nord; sarebbero già arrivati da un pezzo se non avessero deciso di muoversi evitando le strade principali, fin troppo trafficate per le loro esigenze. Non potevano permettersi che qualcuno notasse Amanda nella sua scampagnata verso nord e, per sfortuna, non avevano con loro un nano abile negli incantesimi di camuffamento.

Dopotutto quella grande stronza della donna in rosso era stata chiara: li avrebbe aiutati soltanto nel piano per far confessare il sindaco di Elizabeth City, ma per tutto il resto avrebbero dovuto cavarsela con le loro forze. Nessuno poteva dire quando sarebbe giunto il momento in cui Annabelle avrebbe deciso di fare la sua mossa. Come se quella situazione non fosse già abbastanza incasinata così.

Pur non avendo ottenuto né la confessione da Andrew Cropfield né ulteriori informazioni sul progetto, la presidentessa Lawson poteva comunque dire di aver guadagnato degli alleati. Evelyn Rayne, Sullivan e tutto il resto del corpo docenti dell'università si era dimostrato solidale nei confronti di Amanda e avevano giurato pieno appoggio nei suoi confronti. Era qualcosa, ma non era certo sufficiente per fare ciò la testarda donna si era prefissata. Washington era molto lontano e non sarebbe andata da nessuna parte con il misero sostegno di una cittadina del North Carolina.

A maggior ragione se si pensava di dover combattere ancora contro dei demoni. A detta di Sullivan, era un miracolo che non ci fossero state vittime.

«Pensate di rimanere a lungo a Richmond?» chiese Amanda, dopo essersi abbassata il cappuccio per godersi l'alito di vento rinfrescante che aveva smosso la patina di caldo umido che aleggiava intorno a loro.

«Quanto basta per trovare il nostro uomo,» rispose Jacob, girandosi per incrociare gli occhi della presidentessa.

«La città è grande, non sarà facile rintracciarlo,» commentò Darren. «Anche partendo dalla chiesa di Ilimroth, possiamo soltanto sperare in una botta di culo.»

Michael Hemsworth, capitano dei paladini della chiesa di Ilimroth e rinomato esorcista e investigatore dell'occulto. A dirla così poteva sembrare un personaggio di un romanzo, ma dopo aver visto un sindaco obeso trasformarsi in un demonio dagli occhi scarlatti Jacob aveva convenuto senza indugio che il supporto di un uomo con un curriculum del genere potesse essere essenziale.

Oltretutto il capitano dei paladini di Ilimroth era una figura potente e influente, e assicurarsi il suo supporto poteva essere un tassello importante per portare alla luce il segreto che si nascondeva dietro alla figura della finta presidentessa di Washington.

«Dite che sarà affidabile?» chiese Alex. La sua voce sommessa sormontava a fatica il suono degli zoccoli dei cavalli che battevano contro il terreno duro. «Dopotutto è un amico di Tracy, potrebbe lavorare per Annabelle anche lui.»

«Anche tu sei amico di Tracy,» sbottò Theresa, alzando il mento, ma senza incrociare gli occhi del fratello. «Eppure non sei una loro spia. Lo spero, almeno.»

«Non esagerare, Thera,» la rimproverò Darren.

«Il Signor Hemsworth è un nobile capitano dei paladini di una delle chiese più rinomate del paese,» incalzò la ragazza, piccata. «Una persona simile non potrebbe mai agire nell'ombra, ancora meno potrebbe farlo insieme a una... persona come Annabelle.»

Jacob, per la seconda volta in pochi minuti, si morse il labbro per zittirsi. Theresa sarebbe rimasta di merda nello scoprire quanti lati oscuri si celavano dietro alla facciata pura della chiesa, a prescindere dal dio che veniva venerato; che fossero sacerdoti di Galadar, Ilimroth o persino di Deladan, la corruzione esisteva ovunque. Prima o poi avrebbe dovuto scontrarsi con quella verità, crescere a lasciarsi alle spalle quel candore quasi puerile; un'anima come la sua non era fatta per vivere nel loro mondo.

«Annabelle era una brava donna,» commentò Amanda con voce asciutta. «Era fedele al suo Paese e all'Agenzia. Non ho dubbi che anche ora la muova la medesima fedeltà di un tempo, ma...»

Esitò, forse alla ricerca delle parole giuste.

«Ma quello che vuole fare è sbagliato comunque,» completò il cacciatore di taglie, categorico. «Non risolverà la guerra con un'altra guerra.»

Ecco da dove Theresa aveva preso la sua vena ottimista. Anche se non erano davvero parenti biologici, l'educazione che il mezzelfo aveva impartito ai suoi figli adottivi si faceva sentire. Era strano, però, che un mercenario, un uomo di mondo pratico e talvolta cinico come Darren potesse ancora credere a un'ideologia come quella. Non avrebbero risolto la guerra che stava per cominciare, ma l'antica tecnologia che la donna in rosso voleva sfruttare avrebbe rimesso Amanda al suo posto a Washington in poco meno di una settimana. Ci sarebbero state vittime? Sì, ovvio, ma quante persone sarebbero morte in una guerra contro l'Europa? Era questione di scegliere il male minore, il privilegio di fare ciò che era giusto era svanito già da un bel pezzo.

Proseguirono in silenzio per una manciata di minuti. Arrivati in vista di un albero dal tronco ampio e dall'aspetto antico, il sentiero curvava a sinistra scomparendo oltre alcuni arbusti. Oltre la svolta e più avanti di qualche centinaio di metri, gli alberi sembravano diradarsi e il sentiero si immetteva in quella che sembrava una strada più ampia.

«È finita l'ora d'aria,» disse Darren, indicando alla presidentessa il cappuccio. «La città non è lontana, non possiamo più evitare le strade principali.»

Amanda annuì con aria afflitta, ma non protestò: tornò ad alzarsi il cappuccio sulla testa e lasciò ricadere la sommità oltre la fronte, nascondendo la parte superiore della faccia.

«Copritevi anche voi,» ordinò il mezzelfo, ruotando il busto per estrarre un mantello marrone da una delle sacche appese alla sella.

«Dici che ci stanno cercando ancora?» chiese Alex, dubbioso.

«Hanno i nostri nomi e i nostri ritratti,» rispose Jacob. «Sanno chi siamo e dove viviamo e, soprattutto, sanno che la presidentessa era con noi a Elizabeth City. Il fatto che non siano state emanate informazioni ufficiali non vuol dire che non ci stiano cercando su tutto il territorio nazionale.»

«Anzi: se vuoi il mio parere, è molto probabile che ci sia un bello spiegamento di stronzi federali a cercarci in tutta la regione,» borbottò Darren. «Non sono emerse notizie ufficiali su settimana scorsa ed è ovvio che vogliano tenere tutto nascosto e provare a risolvere il problema lontano dal pubblico.»

Jacob annuì lentamente. Conosceva la Kennedy molto bene: non si sarebbe arresa. Elizabeth City era stato un modesto fallimento per lei, ma non era il tipo di donna che si lasciava frenare dagli intoppi. Li avrebbe inseguiti e avrebbe portato a termine il suo progetto.

Non si era ancora fermato a chiedersi a mente lucida come la Direttrice del FBI fosse finita a cospirare con un demone, né come uno di quegli esseri potesse essere stato eletto sindaco di una città. C'era qualcosa di davvero orrendo in quella faccenda, nel progetto, come lo chiamavano in quei documenti cifrati. Era qualcosa che andava oltre un colpo di stato ben orchestrato.

Sbucarono dagli alberi in una strada asfaltata in buone condizioni; la manutenzione delle strade intorno alle città più grandi veniva eseguita in modo regolare e con perizia, al contrario di quello che accadeva nelle piccole cittadine meno frequentate. Richmond era un agglomerato urbano abbastanza popoloso da potersi permettere strade asfaltate e persino una pattuglia a cavallo del corpo di polizia locale.

Non erano neanche entrati nei confini della città e giù dovevano pensare alla polizia. Non era un buon inizio.

Jacob si girò e incrociò gli occhi socchiusi di Darren: anche lui aveva visto la coppia di uomini in uniforme che conduceva i cavalli in un passo placido lungo il bordo della carreggiata che avrebbero dovuto percorrere a momenti. Di positivo c'era che i due agenti stavano percorrendo il loro medesimo senso di marcia e la strada era percorsa da altri viaggiatori diretti verso i sobborghi di Richmond.

Non era certo una folla; c'era giusto qualche carro con le insegne pubblicitarie di un'attività commerciale appese all'esterno e una manciata di pellegrini a piedi e a cavallo. Jacob notò addirittura una coppia di giovani Golunnar che gli scoccarono un'occhiata astiosa oltrepassandolo, mentre le loro lunghe code affusolate sferzavano l'aria. Non ne aveva visti tanti nel resto della sua vita, dopotutto gli esponenti di quella curiosa razza umanoide preferivano starsene in disparte e formare comunità tutte loro all'interno delle città principali, quasi come fossero dei ghetti auto imposti.

E come dar loro torto? Durante le guerre religiose i Golunnar erano stati perseguitati perché considerati progenie dell'inferno. Ne erano arrivati molti dall'altro lato dei portali, ma gran parte della loro razza era stata barbaramente uccisa nei decenni successivi alla fine dell'ultima grande guerra.

Malgrado l'educazione che gli avevano impartito sua madre e, soprattutto, suo nonno, Jacob era venuto su con una mentalità aperta. Si poteva dire tutto di lui, ma non che fosse razzista! Però, osservando la pelle dalle tonalità ramate e la lunga coda squamata del Golunnar che gli camminava davanti, non riuscì a trattenere un brivido anomalo. Non era così diverso dal demone che Theresa aveva ucciso la settimana prima. Dopo quello che aveva visto a Elizabeht City, Jacob non se la sentiva proprio di dar torto a quelle persone che, come sua madre, esalavano sospiri di terrore quando vedevano passare per la strada un Golunnar. Le stesse leggende che erano arrivate dall'altro mondo oltre i portali non erano certo lusinghiere nei loro confronti: progenie di Meg'Golun, il dio del caos e della distruzione. Quanto di vero poteva esserci in quelle storie?

Proseguirono lungo la strada tenendo i cavalli a un'andatura fin troppo lenta. Nessuno voleva rischiare di attirare l'attenzione dei poliziotti a qualche metro da loro.

E poi non avevano proprio fretta: trovare Michael Hemsworth sarebbe stato un compito lungo e difficile, qualche ora in più non avrebbe fatto alcuna differenza.

La carreggiata si lasciò alle spalle la macchia boscosa che si estendeva dalle rive del fiume James e delle piccole casupole a schiera fecero capolino attraverso la boscaglia: la città era più a nord, ma la periferia si estendeva ben oltre l'area recintata che chiudeva il centro nevralgico della metropoli.

Come accadeva a Washington, anche a Richmond la maggior parte dei locali viveva all'esterno del perimetro centrale, destinato agli uffici governativi e alle residenze più facoltose.

Anche la chiesa di Ilimroth si trovava in quell'area, non troppo distante dal parco del Campidoglio dello Stato della Virginia. E quello era un problema grosso, perché chiunque voleva accedere al centro città avrebbe dovuto sottoporsi a dei controlli. Era un intoppo che Jacob e i suoi compagni aveva deciso di non considerare fino al momento in cui non ci avessero sbattuto il naso contro, ma l'ora stava arrivare.

La strada che stavano seguendo si tuffò all'interno di un quartiere residenziale composto da piccole abitazioni di due piani in legno, pitturate tutte del medesimo color crema.

Con un sospiro di sollievo, Jacob seguì i due poliziotto virare a destra in un incrocio e allontanarsi seguendo una via più piccola, diretti forse verso quello che sembrava un bar.

«Cerchiamo un hotel,» disse Darren, spronando il cavallo per affiancarlo a quello di Jacob.

Continuarono lungo la strada per qualche minuto, oltrepassando abitazioni, qualche negozio di quartiere, un paio di locali dall'insegna sgangherata e un grosso edificio che sembrava una scuola pubblica. Williamsburg Avenue continuava verso nord, ma Darren tirò le redini del cavallo e fece fermare tutti quanti dopo soltanto una decina di minuti: a una decina di metri da loro, la carreggiata si interrompeva davanti a una palizzata di legno alta poco più di un metro. Davanti a una sbarra alzata si era formata una colonna di una mezza dozzina di persone, in attesa di passare i controlli costituiti da un drappello di poliziotti.

«Fine della corsa,» commentò il cacciatore di taglie.

«Perché non proviamo a passare e non ci togliamo il pensiero?» propose Amanda, sempre coperta dal cappuccio.

«Hai voglia di andare a mostrare la tua carta d'identità a quei signori laggiù?» le chiese Darren, canzonatorio.

Lei alzò la testa e lo fulminò con un'occhiata polare.

«Dovrò smetterla prima o poi di sgattaiolare come una ladra.»

«Certo, ma non è questo il momento giusto per farlo,» ribatté il mezzelfo, sostenendo lo sguardo della presidentessa.

I due si fissarono per qualche istante e Jacob si sistemò sulla sella, a disagio. Avrebbe dovuto dire qualcosa, o intervenire in qualche modo, ma si sentiva stranamente fuori luogo; un po' come quando due fidanzati litigano e l'amico si ritrova a non sapere chi spalleggiare.

«Presidentessa Lawson, è più sicuro trovare un posto dove alloggiare e poi pensare a come superare i controlli.» Fu Theresa a intervenire, protendendosi dalla sella e sfiorando la spalla di Amanda per richiamare la sua attenzione. «Non abbiamo fretta.»

«In realtà—»

Alex provò a intromettersi, ma la sorella gli fece un cenno imperioso con la mano per zittirlo.

«No, Alex ha ragione,» disse Amanda, scuotendo la testa. «Più tempo passiamo a zonzo, più la situazione degenera. Quando l'esercito europeo avrà invaso le nostre città, rimpiangeremo di non esserci mossi prima!»

«Un'invasione non è una cosa semplice da organizzare,» disse Jacob, dopo essersi schiarito la voce. «A maggior ragione se hai un oceano a separarti dal tuo nemico.»

Lei non rispose, si limitò ad annuire con aria mesta.

«Torniamo indietro e ci fermiamo nel primo hotel che vediamo,» disse Darren, facendo voltare il cavallo per tornare sui suoi passi.

Non dovettero allontanarsi troppo dall'accesso al centro di Richmond, perché gli attenti occhi del cacciatore di taglie individuarono l'insegna di un piccolo Bed & Breakfast che sporgeva da un edificio in muratura in una stradina perpendicolare a Williamsburg Road.

L'esterno aveva un aspetto decoroso, la porta d'ingresso era dipinta di un accogliente color verde bottiglia e alcune piante rigogliose spuntavano da due grossi vasi bianchi posti ai lati dell'entrata. Non sembrava una bettola da quattro soldi, ma neanche un albergo fuori dalla loro portata.

L'ingresso era piccolo ma accogliente: ai lati del piccolo banco della reception si aprivano due corridoio e le pareti erano coperti da graziosi quadretti che incorniciavano fotografia d'epoca, finestre su una Richmond di un passato ormai lontano.

«Buongiorno!»

Un ragazzo sulla trentina li salutò sfoggiando un sorriso caloroso. Doveva essere una bella giornata per lui, perché aveva il viso sinceramente allegro, tanto che persino Jacob si lasciò contagiare per un istante dalla sua allegria e ricambiò il saluto con un sorriso. Il primo impatto con Richmond non era stato affatto male!

«Ci servono due camere,» disse Darren, sbrigativo, appoggiando il gomito al bordo del bancone liscio.

«Per quante notti?»

Darren scosse il capo.

«Non lo so, ti facciamo sapere.»

Il ragazzo si grattò il cespuglio di capelli scuri che aveva in testa, ma non perse il sorriso neanche un istante.

«D'accordo, non c'è problema. Non c'è mai alcun problema a Richmond!»

Jacob guardò Alex al suo fianco: aveva corrugato la fronte e stava fissando il receptionist con espressione turbata.

«Mi fa piacere,» commentò Darren, circospetto. «Le camere?»

«Sono trecentoventi dollari a notte per ciascuna camera,» rispose lui, aprendo sul bancone un grosso libro dalla copertina cartonata.

Il mezzelfo soffocò un'imprecazione e iniziò a cercare all'interno della sua borsa.

«Lo aggiungo alla nota spese,» sibilò, scoccando uno sguardo fugace alla presidentessa.

Lei rimase chiusa in uno stoico silenzio, ma l'ex federale la notò stringere le mani a pugno e irrigidire le spalle.

Non doveva essere semplice per lei. Soprattutto per lei. Darren esagerava a stuzzicarla in quel modo, quella sera avrebbe dovuto fargli un bel discorso. Quella donna dipendeva da loro, ma non dovevano dimenticarsi di avere di fronte la presidentessa degli Stati Uniti! Un minimo di rispetto era d'obbligo.

«Siete cari da queste parti,» mugugnò il cacciatore di taglie, appoggiando sul bancone una risma di banconote spiegazzate.

«Si paga la sicurezza e l'armonia,» replicò il ragazzo, afferrando i soldi e iniziando a contarli rapidamente. «Richmond si è attestata negli ultimi anni come la città più sicura degli Stati Uniti. I residenti hanno dichiarato di essere soddisfatti sotto ogni punto di vista dall'amministrazione della città e che non desidererebbero vivere in nessun altro posto.»

Snocciolò quelle nozioni come se avesse avuto davanti un foglio da consultare.

«Dopotutto Richmond è la città più felice del Paese, e la Virginia è lo stato più ordinato di tutti,» continuò.

Sorrise, i denti sfregarono tra di loro e Jacob rabbrividì.

No, quella non era felicità.

«Il tasso di criminalità si è praticamente azzerato, l'occupazione è alle stelle e tutti sono soddisfatti.»

Per gli dei, che qualcuno lo fermasse!

Theresa tirò su con il naso e Alex tossì.

La gamba sinistra di Amanda venne percorsa da un tremito fugace.

Il receptionist nascose i soldi in un cassetto del mobile alle sue spalle ed estrasse da un alloggiamento sulla parete due chiavi.

«Ecco a voi, signori!» esclamò, felice. «Vi auguro una buona permanenza a Richmond, dove tutti sono felici e non succede mai nulla di strano!»

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