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Regno Unito – Contea dell'Hertfordshire


8 settembre 1831


Fu il rumore degli zoccoli che proveniva dall'esterno a fargli riaprire gli occhi. Tuttavia, Thaddeus non mosse un muscolo.

Nella penombra della stanza illuminata solo da alcune candele, voltò appena il viso per scrutare il proprio riflesso in uno specchio dalla forma ovale. Nonostante la poltrona fosse alta e ampia, la sua notevole stazza la faceva apparire come se potesse appena contenerlo. Le mani penzolavano dai braccioli e le gambe erano allungate sul tappeto in una posa dimessa che un gentiluomo non avrebbe mai dovuto avere.

Non che qualcuno in quel momento potesse vederlo. Quell'ala della tenuta era stata vietata da mesi all'intera servitù, al punto da apparire come un luogo abbandonato dove la polvere copriva ogni cosa.

Del resto, in che modo avrebbero potuto spiegare le urla che provenivano dalle segrete poste al di sotto di quella stanza? Quale fantasiosa menzogna inventata da lui e da suo padre, il Duca Baker, avrebbe mai reso logico ciò che stava accadendo a suo fratello Tobias?

All'ennesimo grido, talmente animalesco e rabbioso da non avere quasi più nulla di "umano", Thaddeus si sollevò a sedere, appoggiò i gomiti sulle gambe ripiegate e chinò il capo, ponendo le mani a lato del viso come a volersi tappare le orecchie per non sentire.

Peccato che, con il fine udito da predatore tramandato ai vampiri della famiglia Baker, quelle urla lo avrebbero raggiunto e gli avrebbero dilaniato l'anima anche a chilometri di distanza.

«Charles Oliver Baker, sei ancora qui?»

A quelle parole, Thaddeus alzò la testa e osservò la figura di suo padre che si stagliava sulla porta. Avrebbe voluto replicare che odiava quello stupido nome, Charles Oliver, che era stato costretto a "indossare" come nuova identità da una decina d'anni, dopo essere scomparso dalla tenuta per un po' di tempo e tornandoci quando l'intera servitù era stata cambiata.

Thaddeus era nato nel 1770 proprio con il nome di Oliver, ma da quando nel 1805 aveva scelto di vivere da vampiro, piuttosto che morire durante una battaglia navale e finire in pasto ai pesci, tutto era cambiato al punto da non voler nemmeno ricordare chi era stato come umano.

Tuttavia, se da un lato invecchiare di soli due anni ogni cinquanta poteva essere un vantaggio, di certo continuare a tenersi stretto quel nome e l'aspetto sempre uguale sarebbe stato difficile da spiegare, anche in un'epoca dove i figli spesso ereditavano il nome dai padri o dai nonni. Avrebbe dovuto apparire come un sessantenne, ma il fisico massiccio, i capelli ancora rossi e il viso dai lineamenti squadrati raccontavano altro.

Per quel motivo, pur avendo dovuto cambiare identità, Thaddeus si era "chiuso" all'interno della tenuta, evitando qualsiasi contatto con il mondo esterno, anche in una giornata così importante come quella dell'incoronazione del nuovo re: Guglielmo IV.

«Sono sempre qui, padre. Sapete bene che preferisco restare nella nostra residenza.» Thaddeus si alzò dalla poltrona, portando le mani dietro la schiena nel tentativo di assumere una posa più dignitosa.

Peccato che non ci sia più nulla di vagamente dignitoso in questi giorni.

«Sai bene che non era ciò che intendevo.»

Thaddeus seguì con lo sguardo il Duca – colui che chiamava padre e che lo aveva generato come vampiro – richiudere la porta alle sue spalle, accertandosi poi che il chiavistello impedisse a chiunque di entrare. Per quanto i capelli bianchi non fossero cambiati di molto da quando lo conosceva, nei suoi occhi poté intravedere la stanchezza delle tante identità vissute. Il padre aveva già attraversato due secoli di vita, e non doveva essere stato così semplice ed esaltante come lui aveva invece immaginato ai suoi albori da vampiro.

Tobias ha reso tutto entusiasmante.

Era stato lui, il "fratello" maggiore, ad aiutarlo nei primi anni in cui Thaddeus aveva dovuto imparare a gestire il demone che dimorava nella sua anima. Senza Tobias, senza la sua allegria, le risate, la tranquillità che sempre gli aveva trasmesso, forse non sarebbe mai stato in grado di averla vinta sulla sete di sangue, o magari sarebbe impazzito del tutto per i troppi rumori, gli odori e quei poteri che soltanto un'enorme forza di volontà poteva tenere a bada.

«Com'è stata l'incoronazione?» domandò al genitore, nella speranza di sviare il discorso.

«Pomposa e sfarzosa come c'era da aspettarsi, anche se, dalle voci che mi sono arrivate, credo che questo Re sarà in grado di rompere qualche schema e attuare delle riforme che da troppo tempo attendono.»

Thaddeus non si mosse da dove si trovava, fingendo un interesse per la politica che non nutriva affatto. Al contrario del padre, al momento uno dei Lord della Camera, e del fratello che avrebbe ereditato titolo e posizione, lui preferiva trascorrere le giornate a leggere e le notti a caccia nei boschi circostanti, piuttosto che tra umani sin troppo chiassosi per i suoi gusti.

Leggere... non ricordo più quando ho letto un libro negli ultimi mesi. Oramai sono soltanto un inutile carceriere.

Le mani dietro la schiena si strinsero tra loro al punto da percepire le unghie allungarsi in artigli e perforare la pelle.

Non avevano avuto altra scelta che rinchiudere Tobias nelle segrete. La perdita di ogni residuo della sua umanità rimastagli, in seguito alla morte della donna che aveva amato e con la quale aveva stretto il legame, lo aveva reso apatico, impedendogli di nutrirsi di sangue umano come avrebbe dovuto fare almeno ogni ciclo lunare. A distanza di sei mesi, aveva perso del tutto il controllo. Se lo avessero lasciato libero, sarebbe stato in grado di sterminare l'intera servitù e poi continuare allo stesso modo fino al vicino villaggio.

Le urla di furore e dolore, bestiali e feroci, li fecero girare entrambi verso la spessa porta, attraverso la quale si accedeva alla parte sottostante della tenuta.

«Devi farlo. Non abbiamo altra scelta,» mormorò il padre.

«Non so se ne sono capace.»

«Se gli vuoi davvero bene, ne sarai in grado. Io... non posso. L'ho generato, ho un legame con lui che tu non hai e Tobias negli anni è divenuto molto più forte di me.»

Thaddeus si voltò a guardare l'uomo, il vampiro, che gli aveva donato una seconda vita. Aveva le spalle chine, come se non riuscisse più a sopportare il peso di quella situazione, e si chiese se si fosse mai accorto che anche lui aveva un cuore, dopotutto.

«Va bene, padre. Me ne occuperò io.»

Prima di perdere il coraggio per quella decisione che avevano già procrastinato per troppo tempo, Thaddeus si avvicinò alla porta, normalmente nascosta da un'ampia libreria. La aprì e la richiuse alle sue spalle, restando fermo al buio fino a che gli occhi non si abituarono.

Le scale in pietra erano antiche e polverose. Quando iniziò a percorrerle, il rumore di sassolini sotto le scarpe lo accompagnò in quella che gli sembrò una discesa verso gli Inferi.

Le urla, prima attutite dallo spesso legno dell'entrata e dalle mura, aumentarono a ogni passo. Più si avvicinava alla cella, più percepiva la propria anima sgretolarsi come il terriccio sotto i piedi.

Quando si fermò davanti alla segreta, Thaddeus osservò l'essere che gridava, cercando di spezzare le sbarre con la forza bruta, prendendo a pugni le pareti dove gli artigli avevano scavato nella roccia nuda solchi profondi, marchio indelebile della sua coscienza in frantumi che rappresentavano tutta la sua follia.

«Tobias,» sussurrò, nella speranza di vedere nello sguardo folle della belva che aveva davanti qualcosa del fratello che aveva sempre così tanto ammirato e amato.

Lo aveva fatto ogni giorno, era sceso all'Inferno e lo aveva chiamato, gli aveva parlato e ogni volta, come in quel momento, l'unica risposta ottenuta erano stati ringhi e urla che nulla avevano più di umano.

Thaddeus chiuse gli occhi, ricacciò indietro ogni sentimento fino a che non fu certo d'aver seppellito tutto ciò che provava nel più profondo della propria anima, e quando li riaprì non ebbe più esitazioni.

Aprì la cella, si fiondò su Tobias agguantandolo da dietro fino a imprigionarlo tra le braccia. Il fratello era un vampiro più antico di lui, ma Thaddeus era molto più massiccio e ben presto lo aveva superato in forza e velocità.

Lo strinse al proprio petto tenendolo bloccato con una sola mano, la sua schiena contro il proprio torace mentre Tobias scalciava e urlava e, come un soldato durante una battaglia, lasciò che il dovere prevalesse su tutte le altre emozioni.

«Ti voglio bene, Tobias. Te ne vorrò sempre.»

Thaddeus allungò gli artigli della mano destra, fissò le mura segnate dalla follia del fratello con occhi vacui, ascoltò le sue grida con orecchie "sorde" nel tentativo di estraniarsi da ciò che si accingeva a fare, da quello che era costretto, suo malgrado, a compiere.

Alzò il braccio e in pochi attimi, con un gesto veloce e potente, gli trapassò il torace, avvertì sotto il palmo la carne che veniva maciullata, le ossa che si frantumavano fino a che non raggiunse il nucleo della sua stessa vita.

Thaddeus tirò con tutta la sua forza, urlando insieme al fratello fino a strappargli il cuore dal petto.

Quando Tobias smise di muoversi e di ringhiare, lui lasciò che il suo corpo inerme cadesse sul pavimento e scrutò l'organo sanguinante che teneva nella mano, con la strana e assurda speranza di vederlo battere almeno per una volta ancora.

Il cuore del fratello si appassì tra le sue dita, e in un lampo di dolore acuto Thaddeus fu certo che, in quel momento, anche il proprio dovesse avere lo stesso orribile aspetto.

Febbraio 1854


«Non credevo che lo avreste fatto ancora.» Thaddeus osservò il giovane uomo disteso nel letto all'interno della cella nelle segrete della tenuta. Era probabile che non avesse più di trent'anni ed era immerso in un sonno ancora profondo.

«L'ho visto combattere con dei balordi armati di coltello per difendere se stesso e un amico,» replicò il padre. «Sono arrivato troppo tardi, quando l'altro ragazzo era scappato e lui giaceva moribondo in una pozza di sangue. Mi ero ripromesso di non generare altri vampiri dopo—»

«Già.» Thaddeus lo interruppe. Non aveva alcuna voglia di ricordare ciò che era accaduto a Tobias, quello che era stato costretto a fare. A distanza di più di vent'anni poteva ancora percepire l'odore del sangue che aveva imbrattato le mura di quella stessa prigione e le proprie mani. «Perché questo ragazzo sì, allora?»

«Non meritava di morire.»

«Capisco. Avete già pensato a un nome da dargli?»

«Gedeon. Si chiamerà Gedeon Baker.» Il padre si voltò a guardarlo. «Ho abdicato in tuo nome, in modo da permetterti di essere il nuovo Duca Baker e prendere il mio posto alla Camera dei Lord. Devo però allontanarmi, ho quest'identità da troppo tempo oramai e nemmeno il trucco basta a giustificare l'età avanzata che dovrei avere. Riuscirai a gestirlo, a occuparti di lui come di tutto il resto?»

Thaddeus scrutò il giovane dietro le sbarre. Indossava ancora gli abiti insanguinati, e dalla loro fattura immaginò che la sua estrazione dovesse essere di certo non nobile. Insegnargli a controllare poteri e istinti, oltre che introdurlo nel mondo dell'aristocrazia inglese non sarebbe stata una passeggiata.

Tobias non si era mai tirato indietro con me, e l'unica cosa che ho fatto per lui è stata ucciderlo per non farlo più soffrire.

«Ci riuscirò, padre. Mi occuperò io di Gedeon e non permetterò che gli accada nulla. È una promessa.»



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