Capitolo 4 La partita degli Yankees

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Steve era peggio che intrattabile. Immusonito. Depresso. Era voluto, a tutti i costi, andare a giocare a biliardo - ciò in cui riusciva meglio in assoluto - ma nevrotico, non aveva piazzato una palla in buca. Una che fosse una. Barnes, meno bravo al tavolo di ardesia, si stava annoiando a morte. Aveva tentato di pungolarlo, chiedendo cosa avesse. L'altro non si era sbottonato. Lo vedeva navigare, col cellulare, sui social network, alla ricerca di notizie o foto sull'uscita di quella sera di Black Panther e Rafflesia, e non ne aveva ancora trovate.

'E' assurdo, io finisco in prima pagina per ogni sciocchezza. Della cena galante del principe, nemmeno un trafiletto!' Si lamentava 'È solo curiosità, Buck, non farti strane idee!'.

'Ti piace la Tyler, Steve?'.

'Sì, come tacca da incidere sul letto...' minimizzò.

Tacca...certo...era cotto a puntino! Il Soldato d'Inverno volle approfondire l'argomento 'Secondo me, ha accettato la sua proposta, poco convinta. La cosa più antipatica è che il Pantera l'ha invitata davanti a noi...Si è sentita in dovere e lui ha fatto la figura dell'insicuro!'.

In effetti, glielo aveva chiesto alla mensa dell'Agenzia, durante un pranzo, alla presenza di tutti gli Avengers. Il Tenente aveva sgranato gli occhi e guardato di sottecchi Steve, che aveva trattenuto il fiato, fissando il piatto davanti a sé, con aria sconsolata. Solo allora la collega aveva acconsentito. James aveva intuito che lo avesse fatto, esclusivamente nel momento in cui aveva capito che il Capitano ne fosse assai infastidito.

'Affari loro, amico! Buon per lei, magari diventa principessa!'.

Dio, gli pareva di essere tornato ai tempi della scuola, quando Steve si innamorava della cheerleader di turno, la seguiva con sguardo adorante per mesi, per vederla fidanzata col capitano della squadra di football. Più insicuro del principe, per la miseria. Figurati se avrebbe ascoltato la sua opinione su chi Rafflesia preferisse! Nemmeno provò a spiegarglielo.

'Comunque, non voglio più pensarci...piuttosto, domani sera andiamo alla partita, sei pronto!? Ancora mi chiedo come mai la Tyler mi abbia fatto un regalo così!'.

Che ottusità! Barnes ebbe una folgorazione. A volte Steve andava guidato a sua insaputa 'Veramente, mi sono ricordato di avere un impegno, un cinema con la rossa che ho conosciuto alla tua festa. Te lo avevo detto! Vedrai che troverai un mio sostituto, con facilità! Tutti vogliono vedere quel match, è la finale dei playoff!' Ridacchiò, sornione, mentre il suo dirimpettaio alzava gli occhi al cielo. Era la prima volta che gli accennava alla tipa. Era certo che non glielo avesse raccontato, in precedenza...curioso! Non dimenticava mai nulla!

***

Si era ritrovato la collega che lo fissava, durante l'allenamento con Bucky, ed era stato un disastro.

Il mercoledì pomeriggio si buttavano nel corpo a corpo e data la prestanza fisica dovuta al potenziamento, erano sempre e solo loro due che lottavano insieme.

Quando era entrato in palestra, aveva visto il Tenente che, vestita in jeans e camicia azzurra, chiacchierava con James. Quest'ultimo indossava l'abituale canotta bianca da cui emergeva, brillante, il braccio metallico che la ragazza, ogni tanto, nel conversare, toccava, con la mano, come nulla fosse. Buck ridacchiava e si spostava i capelli lunghi dietro l'orecchio, in continuazione...ci mancava quello, che anche lui flirtasse con Rafflesia...aveva un nervoso addosso!

Si avvicinò, proprio nell'istante in cui arrivarono l'asgardiano e Bruce.

'Diventerai Sua Altezza Reale del Wakanda? Voglio un resoconto dettagliato' Banner, scioltissimo, era curioso di sapere come fosse andato l'appuntamento della sera precedente.

Lei sbattè le ciglia, perplessa: sperava evitassero una domanda tanto diretta 'No, non credo proprio!'.

Steve si sentì, inspiegabilmente, più leggero.

'Tony mi ha informato che T'Challa ha anticipato il rientro nel suo paese, sembra non passerà neanche a salutarci' James lo comunicò ai colleghi.

'Uhm! Tenente, questo vuol dire che gli hai spezzato il cuore e che sta scappando, per non rivederti!' aggiunse Thor.

La Tyler fece una battuta, in direzione del biondo 'Ho scelto di uscire con il principe sbagliato, temo!'.

L'asgardiano rise a crepapelle e così gli altri.

'Thor, scusa se cambio argomento, ti andrebbe di venire con me alla partita degli Yankees, stasera? Te lo dico all'ultimo momento e non è educato, però Buck si è ricordato di avere un impegno, a Stark non è il caso di chiederlo e Sam e Jim sono già occupati' Cap provò.

Il collega non si scompose, mandando un'occhiata complice al Soldato d'Inverno 'No, ho da fare pure io, mi spiace!'.

Rogers si girò verso Bruce, avvilito, quello detestava qualsiasi sport 'Sei la mia ultima speranza!'.

'Steve, lo sai, il baseball non mi piace e non l'ho mai nemmeno capito. Rischieresti di stare lì tutto il tempo a spiegarmi le azioni, invece che vedere l'incontro; se proprio vuoi, mi sacrifico, ma è una partita tanto importante! Perché non trovi qualcuno, appassionato come te? Certo, non una delle tue amiche cretine!' suggerì; era stato ben imboccato e non sbagliò una virgola.

'Accidenti, così su due piedi, non mi viene in mente nessuno; andare da solo sarebbe veramente triste!' sconfortato, incrociò gli occhi blu di Rafflesia, davanti a sé. Gli aveva detto che adorava il baseball ed era tifosa...era certo che avrebbe rifiutato 'Vieni tu, con me, per piacere?'.

Lei sussultò, contenta! I posti che gli aveva regalato erano fantastici...'Davvero? E il Direttore? La regola è che non esci con le colleghe, giusto!'.

'Mica è un appuntamento romantico, è solo un match di baseball, secondo me potete andare insieme tranquillamente!' Bucky si intromise.

'Vieni?' Steve ripeté la domanda, violaceo; cappero, ciò che era ipotetico si stava concretizzando.

'Molto volentieri! Vorrei ripassare da casa...ho un berretto ed una maglietta della squadra che portano fortuna ed indosso sempre, sono un pochino...scaramantica!'.

'Eh eh, il Capitano ha un cappellino speciale; quando lo vedrai, ti prenderà un colpo' ridacchiò James.

'Bando agli indugi, Barnes...mettiti al centro del quadrato' si stava stufando, dell'insolito atteggiamento dell'amico.

Cominciarono, andando avanti una decina di minuti. Rogers era così sudato che si liberò della maglietta, per continuare. Ad una sua mossa felina, con cui aveva quasi atterrato l'avversario, sentì le voci degli astanti che parlottavano, seduti lateralmente. Si voltò, e di nuovo si imbatté negli occhi blu della collega che lo cercavano, intensi, interessati. Perse, per un attimo, la lucidità e non vide arrivare il doloroso gancio di Buck che lo stese a terra, come un salame...peggio di un novellino alle prime armi. L'ennesima brutta figura.

***

Era passato a prenderla, con la moto, per evitare la folla della metropolitana ed il caos del parcheggio. Entrambi conciati come fan accaniti. Due maglie che avevano visto tempi migliori e moltissimi lavaggi. Il cappellino di lei parecchio datato: Steve riconobbe l'annata in cui gli Yankees avevano vinto il campionato per la ventesima volta. La Tyler gridò, euforica, alla vista del berretto del Capitano, quello della divisa della squadra del primo scudetto, degli anni Quaranta ed originale. Lo aveva pregato di farglielo provare ma incredibilmente non aveva ceduto: lo conservava come una reliquia!

Avevano parlato, per tutto il tragitto, e poi si erano seduti nei posti favolosi che la ragazza aveva reperito. Quasi bordo campo. Tutti e due tesi ed emozionati, tanto da prendersi per mano all'inno nazionale, cantato da una nota pop star. Dall'inizio del match, si erano trovati d'accordo praticamente su tutto...era gradevole avere vicino una persona che condividesse le stesse sensazioni, rifletté Rogers. Non gli succedeva neanche con Bucky e Rafflesia era molto più attraente del suo amico. L'avevano squadrata in molti. Quella sera, le occhiate erano solo per lei; nemmeno lo avevano riconosciuto, col berretto e la maglia erano simili agli altri tifosi, grazie a Dio.

La partita era stata molto avvincente e bilanciata.

All'ultimo inning, la Tyler non si tenette più...in piedi, gridava come un'ossessa, incitando i giocatori. Steve le si era ritrovato, accanto, a strillare a pieni polmoni. Al fuoricampo che segnava la vittoria definitiva, sia della partita, sia del campionato, da parte della loro squadra, gli aveva gettato le braccia al collo. Rideva, felice come una bambina, con le lacrime agli occhi per la felicità...erano usciti abbracciati, intonando a squarciagola cori e canzoncine varie.

'Steve! Grazie per avermi invitato! È il giorno più bello della mia vita!' aveva esordito, euforica, appena fuori dallo stadio.

'Pure il mio, mi sento su una nuvoletta!'.

'Continuiamo la serata? Ho una fame!' prima erano così nervosi, da aver preso solo una bibita.

'Certo, finite le partite vado nello stesso locale, da anni, a Brooklyn, servono pietanze appetitose!'.

'Capitano, ti seguirei in capo al mondo! Va benissimo!' scherzò, rimettendo il casco.

Non era stata un'idea originale: alla tavola calda c'era un pandemonio di gente, che festeggiava la vittoria. Poiché Rogers conosceva il proprietario, le chiese cosa volesse e si fece preparare i pasti da asporto.

La condusse proprio sotto il ponte, in un piccolo parco, che rimaneva aperto pure di notte, con tavolini e panche di legno per picnic, a cui sedettero, chiacchierando a lungo e mangiando, uno accanto all'altra.

'La torta al limone è squisita, per non parlare del resto' lei commentò.

'Non dirlo a me, mi ci ingozzo come un maiale...è il locale dove avevo fatto colazione, quando ho rimesso in aereo! Ancora mi vorrei sotterrare!'.

'Figurati, l'ho già scordato...Mi piace qui, è tranquillo...'.

'Frequento spesso il parco, da quando ero bambino. Lo scorrere dell'acqua del fiume mi aiuta a pensare, è come per le corse in moto...' aveva cambiato espressione nel volto e lei lo percepì.

'Stasera solo pensieri belli...'.

'Hai ragione. Quando ci sono venuto era perché avevo qualche problema o dovevo riflettere su una situazione spinosa...'.

'Tipo...donne?' rise, il Capitano era un libro aperto.

'Purtroppo, sì. Non sono mai stato molto fortunato, in quell'ambito'.

'Sei pieno di ragazze, ora, ti adorano. Non è ciò che vuoi?'.

'È più complicato di così. Mi sono sempre avvicinato alle persone sbagliate. Mi hanno fatto soffrire, usato. Una delusione dopo l'altra. Tornato dalla battaglia con Thanos, in cui ho visto la morte in faccia, mi sono chiesto se valesse la pena continuare a patire per chi non lo meritava. Ho voluto ribaltare la mia vita, cambiare il mio modo di fare e di pormi agli altri, soprattutto al genere femminile; credimi, da quel punto in avanti, mi sono angosciato molto meno'.

'Forse hai vissuto meno...'.

'Probabile. Non credo tu possa capirmi fino in fondo e che abbia mai avuto questo tipo di difficoltà sentimentali!'.

'Ti sbagli, invece. Sono stata fidanzata a lungo ed ero molto innamorata. Pensavo lo fossimo entrambi. Avevamo deciso di avere un bambino, che, però, non arrivava. Ho fatto innumerevoli accertamenti ed ho scoperto di avere una malattia all'utero. È quasi impossibile possa rimanere incinta, te lo accennavo al tuo compleanno. Il mio ex, appena saputo, mi ha lasciato. Voleva un figlio a tutti i costi e che fosse biologicamente suo...' lo raccontò, con mestizia.

'Un bel tipo...Mi dispiace. Non sono tutti così, esistono tanti ragazzi perbene, presenti esclusi, chiaramente' voleva tirarle su il morale e provò, con una battuta.

'Dici? Ieri sera è accaduta la medesima cosa, col principe...' lo stupì, con una mezza confessione.

'In che senso?' voleva sapere.

'Sembrava molto, molto serio, all'inizio, nel corteggiamento, quasi esagerato. Mi ha fatto degli strani discorsi...parlava del nostro futuro, di impegni a lungo termine e della nostra discendenza. Non mi aveva nemmeno invitato per un caffè prima, figurati. In breve, prima del dessert, ho chiarito che era meglio non vedersi in più e mi sono sentita in dovere di spiegargli che, con me, le sue possibilità di essere padre sarebbero state pari a zero. Mi ha guardato in un modo...Oddio, Steve, quasi schifato; ha chiesto il conto, immediatamente, e mi ha accompagnato a casa, senza una parola. Si è dimostrato poco principesco, anzi peggio, soprassiedo ai dettagli... e comunque mi ha fatto sentire, di nuovo, una donna a metà... non è stato il massimo...' Era immensamente triste e lo fissava, coi suoi occhioni blu.

'Non capisce nulla...È un idiota del terzo mondo, un troglodita...' le carezzò il viso 'Non ho mai conosciuto nessuna... donna quanto te...' Si abbassò per sfiorarle la bocca, preso dalla serata, dal momento e da una grandissima attrazione.

Lo contraccambiò, per un solo istante, le labbra umide, morbide, incantevoli, il gusto fresco della crema al limone...poi girò il volto dall'altra parte.

Lui si gelò 'Non avrei dovuto...muoviti, ti riporto a casa!'. Come cazzo gli era venuto in mente di baciarla? La carne è debole, è cosa nota. Quella nemmeno voleva, si era scansata, non un fiato. Era stato umiliante, diavolo. Lui era Steve Rogers, un Avenger e Capitan America. Pieno di femmine e perdeva tempo e pensieri con una che non gliela avrebbe mai data? Stava impazzendo? Tornava a fare il cavalier servente che pregava per un bacetto? Proprio no!

La mollò, davanti al portone, dopo una corsa in moto a velocità più che sostenuta, in cui era stato muto, ripromettendosi di non cascarci un'altra volta, di trattarla più freddamente possibile oppure, meglio ancora, eureka...di portarsela a letto, come una delle sue troiette. Mentre ci rimuginava, togliendosi il casco che lo stava soffocando, nero di rabbia, il Tenente lo spiazzò. Gli si avvicinò e lo baciò su una guancia, dolce e tenera, sopra la barba 'È stata la serata più bella che abbia trascorso, da molto tempo a questa parte. Prima ero seria quando te l'ho detto, non è solo per la partita. Mi spiace che per te non sia stato lo stesso...buonanotte, Steve...'.

Rogers rimase a fissare l'entrata di casa sua dieci minuti buoni, più confuso che mai.

***

Da quando era giunto alla base, aveva notato strani sguardi e risatine al suo passaggio. Era in ritardo; vista la nottata precedente, non aveva chiuso occhio e si era addormentato al mattino. Aveva spento la sveglia, per concedersi una mezz'ora di sonno...erano diventate due lunghe ore.

Si era recato in palestra; gli altri non c'erano e si era allenato da solo, fino al pomeriggio, saltando il pranzo. Aveva perso l'appetito e non faceva che analizzare tutti i momenti trascorsi con Rafflesia, tentando di trovarci un senso. Capire se e come approcciarsi di nuovo a lei. Terminati gli esercizi, dirigendosi verso gli spogliatoi, vide Buck venire nella sua direzione. Una rivista in mano ed il volto corrucciato. I colleghi alle sue spalle, pure loro straniti.

'Che succede?' Nemmeno li salutò.

'Non arrabbiarti...temo tu non abbia ancora letto questo...' gli passò, una rivista. Solito tabloid. In copertina due foto, limitrofe. In una, la Tyler che, sotto casa sua, baciava Black Panther, in quella vicina loro due, alla partita di baseball, nel momento in cui si tenevano per mano. Nella didascalia sottostante e nell'articolo all'interno, spiacevoli commenti sul tradimento dalla fidanzata di Capitan America. Su come, dopo decine di ragazze usate come fazzolettini, lo sciupafemmine degli Avengers fosse stato contraccambiato, con la peggiore moneta possibile. Cornuto, davanti agli occhi di tutti, con un altro Vendicatore. Ecco perché i dipendenti dello S.H.I.E.L.D. lo avevano deriso!

Gli parve di tornare ai momenti di bullismo subiti quando era adolescente. E quella donnetta...Non aveva voluto il suo bacio, ma la sera precedente si era fatta limonare dal principe. Che smacco! Si chiese, mestamente, se le cose tristi che gli aveva confidato al parco fossero vere... Gliela giurò...Glielo avrebbe fatto vedere, chi era Steve Rogers!

'Lei dov'è?' domandò, apparentemente tranquillo.

'A farsi la doccia, credo...che vuoi fare? Noooo, Cap!' Sam non riuscì a bloccarlo.

Entrò nello spogliatoio femminile e ammonì le presenti 'Devo parlare col Tenente Tyler! Fuori!' Tanto incazzato che le poverine scapparono, semivestite, portandosi dietro i propri oggetti personali.

Rafflesia gli si fece incontro, solo le mutandine ed il reggiseno indosso, i capelli bagnati. Gli occhi addolorati 'Mi ha baciato lui, non io, ieri stavo per raccontartelo...alla fine ho evitato, pensavo saresti rimasto male...ed è stato così'.

Era talmente angelica e sensuale che Steve si sentì le ginocchia di gelatina...le parve piuttosto sincera, doveva ammetterlo. Era già perduto, davanti a lei...maledizione! Le avrebbe perdonato qualsiasi peccato! In un lampo, ricordò le prese in giro che aveva subito, come lo avessero fatto sentire. La Tyler non era diversa, nonostante l'aria da cucciola smarrita.

'Ti credi migliore delle ragazze che frequento e te la tiri a tremila...ricordati bene' indicò, in mezzo alle sue cosce 'ce l'hai come le altre, credimi! Questa me la pagherai, Tenente! Inciderò una tacca col tuo nome, sul mio letto, fosse l'ultima cosa che faccio in questa vita!'

Senza permetterle di controbattere in alcun modo, si allontanò, furioso.

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