Capitolo 5 Inciderò una tacca sul mio letto, col tuo nome!

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La grande professionalità di entrambi aveva fatto sì che la convivenza non portasse alla distruzione del proficuo rapporto di squadra che si era instaurato.

Steve le rivolgeva la parola, esclusivamente per lavoro; Rafflesia aveva provato a chiarire senza successo. Non che ci fosse tanto di cui scusarsi, a parer suo.

Aveva accennato a Bucky dei comportamenti del principe e lui stesso aveva ripreso l'argomento con Rogers, per difenderla e spiegare l'accaduto. Quello era stato chiaro, interrompendolo ed esprimendo un unico concetto 'Appena capita, me la scopo. E vedrai, Buck, un modo lo troverò! Del patto con Tony, me ne frego'. Era diventato un punto d'orgoglio. Soprattutto perché, per giorni, tv ed internet non avevano smesso di schernirlo...i cornetti di Capitan America...Era diventato lo zimbello dei social. Secondo Steve, la propria nomea era rovinata, le donne che aveva cercato di rimorchiare o invitare, a seguito di quell'evento, avevano rifiutato, sbeffeggiandolo. Era tornato ad essere il solito sfigato, per colpa del Tenente Tyler!

Ora che erano sul Quinjet, per la loro prima missione insieme, la squadrava, lo scudo stretto fra le mani e le nocche bianche per il nervoso.

'Il nemico è a tre minuti di distanza. Come stabilito, atterro e vi lascio limitrofi. Poi mi rialzo in volo e vi copro' la donna riepilogò i movimenti concordati.

'Ottimo, Tenente! Ragazzi, pronti?' Cap aveva sganciato la cintura di sicurezza e si era preparato a scendere. Come sempre, si era mosso per primo, i colleghi a seguire. Sul limitare della piattaforma si era voltato 'Rafflesia, occhi aperti. Fai attenzione, per piacere'.

'Sì, grazie, Steve, lo farò!' Le era parso apprensivo. Comunque, era stata l'unica frase gentile rivoltale in due settimane. Due lunghissime settimane...

Aveva decollato, immediata, per dar manforte agli Avengers, intervenuti a sedare una rivolta in un carcere di massima sicurezza. I detenuti avevano messo k.o. guardie carcerarie e sistemi di controllo, per prendere il sopravvento nella struttura in cui si erano asserragliati. Probabilmente, con un aiuto dall'esterno, erano riusciti ad introdurre ogni tipo di arma. Non solo armi da fuoco e da taglio comuni, anche armamenti militari di un certo livello. Dall'alto, le era parso di vedere fucili automatici e bazooka, alquanto pericolosi.

Bucky e Steve erano in testa al gruppo. Si era soffermata a vederli combattere. Favolosi. Coraggiosi. Rogers, splendido con la tuta blu, lanciava lo scudo ed affrontava il nemico fisicamente, come James, col suo braccio metallico. Thor sbaragliava gli avversari col martello. Banner, perduto l'aspetto da timido scienziato, si era trasformato in un inedito bestione verdognolo, i cui colpi erano di indescrivibile potenza.

Tentavano di aprirsi un varco per irrompere nell'edificio; notò che alcuni galeotti caricavano un lanciarazzi anticarro, contro il Capitano che, certo, non avrebbe potuto difendersi unicamente con il clipeo. Il jet era ben equipaggiato e si preparò; scelse dei missili di piccola portata, inquadrò i due tizi, nel mirino, e fece fuoco. Saltarono su come birilli!

Steve, resosi conto che gli aveva salvato il collo, alzò la mano sinistra, in segno di ringraziamento. Ebbe un'intuizione e le fece un cenno, che Rafflesia colse al volo.

Col doppio mitragliatore in dotazione delineò un percorso, verso l'entrata della prigione, in cui gli Avengers si incunearono, come fosse un tunnel, fino a giungere, incolumi, alla porta principale. Sparirono dalla sua vista, per completare l'opera.

Lei si dedicò a mettere fuori gioco le armi nel cortile, mentre, all'interno, i colleghi pensavano al resto. Qualche minuto dopo, vide Rogers che ne usciva: accanto, ammanettati mani e piedi i carcerati rivoltosi, al completo.

L'arrivo delle Forze Speciali concluse la vittoriosa operazione.

***

Si era fatta la doccia e si era vestita; in effetti, la sua prima missione era andata alla grande, non avrebbe potuto sperare di meglio. Gli Avengers erano rimasti entusiasti della sua performance, finanche Steve, che le aveva mormorato 'Ottimo lavoro, Tenente!' appena rimesso piede sull'aereo.

Aveva informato suo padre, prima di lavarsi, voleva condividere il suo piccolo successo, per confortarlo, dargli una notizia positiva in quei momenti di sofferenza; lui era certo che non avrebbe avuto problemi e l'aveva incoraggiata, fin dall'inizio, ad accettare, senza remore, l'incarico propostole da Stark. Aveva così fiducia nelle sue capacità! L'aveva dissuasa a passarlo a trovare - nonostante le fosse parso piuttosto giù di tono, nella conversazione - incitandola a partecipare al momento ludico che i colleghi organizzavano, al ritorno dall'operazione.

Barnes era stato particolarmente insistente, e si era ritrovata in auto con lui e Banner, diretta nel pub di Brooklyn, noto per le performance a biliardo sue e di Steve.

Lei stessa adorava giocare e vi riusciva piuttosto bene. Entrò, nel locale, riflettendo sulle innumerevoli cose in comune che aveva con Rogers. Quest'ultimo, già arrivato con Thor al seguito, era al tavolo verde e spiegava al principe qualche tiro, con scarsi risultati, il biondo pareva negato. Il biliardo non era solo un gioco di potenza, ma anche di tattica, finezza ed abilità.

Bruce aveva riempito i boccali di birra, mescendola da una brocca di vetro enorme, e proposto un brindisi. L'atmosfera era festaiola, piacevole, tranne per lo sguardo del Capitano...la soppesava, come fosse un squisito pezzo di carne da macello. Era così, oramai, dal giorno in cui aveva visto le foto su quella maledettissima rivista ed avevano discusso nello spogliatoio.

'Giochi a biliardo? Va per la maggiore nella basi militari, e tu ne hai frequentate diverse' si informò James. L'aveva spronata ad andare, augurandosi che si riappacificasse con il suo migliore amico. Nei minuti successivi, si rammaricò di essersi impicciato degli affari altrui.

'Sono bravina, dicono...' l'aveva mormorato, timidamente, vantarsi non faceva parte del suo carattere.

'Tesoro, ti sminuisci sempre...ti va di darci una dimostrazione? Una partita contro di me?' Steve la provocò, con un sorriso idiota sul volto.

Bucky sentì nell'aria odore di guai, seri...forse non ci sarebbe stato da fare a botte, quella sera...gli parve peggio, era sicuro che Rogers avesse in mente qualcosa.

La ragazza credette fosse un tentativo di riconciliazione e abboccò 'Certo! Volentieri!'.

'Non puntiamo mai soldi, fra noi, è squallido. Che ti vuoi giocare?' le chiese, con fare innocente.

Interdetta, provò a indagare 'Non saprei, idee?'.

'Sì, mi piace l'orologio che porti al polso. La mia posta è questo!' tolse il proprio, poggiandolo all'incrocio del legno del tavolo, dove c'era più spazio. Era un Rolex di pregio, il regalo che Stark aveva fatto a tutti gli Avengers tornati dalla battaglia con Thanos. Non c'era nemmeno paragone fra i due oggetti.

Rafflesia impallidì...cappero, il Breitling di suo padre, quello aveva soprattutto un valore affettivo, per lei. Glielo aveva proposto, proprio perché sapeva ci tenesse tanto o forse per scoraggiarla a partecipare? Era incerta.

'Lasciate stare, Steve, è una cretinata, puntate la solita birra, chi perde paga da bere!' Thor provò a consigliarlo.

'Banner ha già ordinato per tutti e la brocca ci basterà, per l'intera serata; sai, biondo, il Tenente si crede sempre la migliore, in ogni cosa, volevo capire se fosse un talento in altro, oltre che nel volo!' quello insistette, ironico.

La Tyler, colta sul vivo, sganciò l'orologio dal polso, mettendolo accanto a quello del Capitano, prese un'altra stecca dalla rastrelliera alle sue spalle e passò il gessetto azzurro sulla punta. Si posizionò accanto al collega, che aveva recuperato tutte le palle e le aveva inserite nel triangolo di plastica. Lo alzò e la invitò 'Spacca tu, bellezza!'.

Era talmente sicuro di sé che lo credette persino un gesto galante; Barnes capì che l'aveva fregata, per ciò che sarebbe venuto poi! Faceva sul serio!

Giocavano a palla 8...

Il Tenente sparse le bilie, in un colpo secco, ed aprì il gioco; nessuna andò in buca e, comunque, non sarebbe stata valida. Spettava ancora alla donna, che dichiarò la categoria ed un paio di palle, piazzandole nelle buche segnalate. Thor e Bruce applaudirono...i pochi avventori del pub si erano avvicinati, i match di Rogers erano leggendari e volevano assistere.

Le bocce erano poste in maniera insidiosa ed il tiro successivo, per la collega, fu di sponda.

Toccava ammetterlo – rifletté il Soldato d'Inverno – Rafflesia era molto in gamba, ed aveva un proprio stile, elegante...l'altro, però, in quel gioco era sempre stato una categoria superiore...a tutti!

Gli mandò un'occhiata assassina e Buck trattenne il fiato, in ansia: conosceva quello sguardo.

Steve dichiarò la palla da colpire e la spedì in buca; proseguì, velocissimo, e preciso, una carambola mirabolante appresso all'altra e terminò, imbucando tutte e sette le sue bilie, col pubblico in visibilio.

La sua avversaria fissava il tavolo di ardesia, affranta...il Capitano acchiappò il Breitling, regolò il cinturino metallico e lo indossò al polso sinistro, 'E' proprio la fine del mondo, questo orologio!'. Ripose il proprio nella tasca dei jeans ed alzò gli occhi sulla collega, sull'orlo delle lacrime. Ora veniva il meglio, ne era sicuro.

'Steve, dai, avete scherzato, ridaglielo!' Banner era dispiaciuto.

'Bruce, stanne fuori!' gli si rivoltò, come una serpe.

'Ha ragione, era una scommessa...le scommesse si pagano! Dammi la rivincita!' il Tenente gli propose.

Noooo! Gridò Barnes, dentro di sé. Tanto intelligente, tanto sciocca!

'Certo, piccola...non vedo niente che tu possa offrirmi...' le si avvicinò, facendola indietreggiare, fino al muro. La rimirò, lascivo, aggiungendo 'Sì, una cosa ci sarebbe...mi gioco il Breitling. Se vinci, te lo riprendi...se perdi, vieni a letto con me, fino all'alba di domattina...e farai tutto quello che ti chiederò! Tutto! Secondo me, tu vincerai comunque!'.

Aveva provato a parlare a bassa voce, per evitare che gli Avengers si impicciassero. Loro avevano, comunque, compreso il tenore della proposta e si guardavano, sbigottiti. Era chiaro che Rogers avesse ideato il piano, con molta perizia.

Bucky lo strinse, col braccio in vibranio 'Amico, non è il caso! Lo hai promesso a Tony!' lo pregò.

'Vale per te quello che ho detto a Banner, prima!' ribadì l'altro, perentorio ed incattivito.

Rafflesia bisbigliò 'Accetto!' e il Capitano le indicò il tavolo verde.

Lei rimise a posto le palle, e le preparò, perché l'avversario procedesse al break iniziale, che adesso gli spettava. Come nulla fosse, l'uomo si abbassò, diede una rapida occhiata alle sfere e le spaccò, magistralmente, puntando a quella centrale...a volte gli era riuscito, in precedenza e tentò la sorte, certo delle proprie possibilità e del proprio talento in quel gioco...imbucò la bilia n. 8, con incredibile destrezza!

Era la regola speciale del biliardo statunitense: si otteneva la vittoria, infilando in buca la suddetta bilia, durante la spaccata iniziale.

Passato un attimo di incredulità generale, il pub venne quasi giù, dalle grida di entusiasmo degli spettatori. Vendicatori a parte...loro erano sconvolti e non sapevano assolutamente cosa fare!

Senza perdere un secondo, Steve ordinò a Rafflesia 'Prendi la giacca e la borsa e seguimi, casa mia è a cinque minuti a piedi!' continuò, spavaldo e soddisfatto, voltandosi verso i suoi amici 'Vi auguro una buona notte...la mia... lo sarà di certo!'.

Il Tenente, ancora stupita dagli eventi, gli si accodò, gli occhi bassi.

***

Avevano camminato per meno di cinque minuti, in un silenzio tombale. Appena in casa, aprendo la porta, le aveva indicato la camera da letto. Lei era entrata ed era rimasta bloccata, a osservarlo spogliarsi di ogni indumento e gettare, a sfregio, sopra il comodino, una manciata di preservativi, recuperati da un cassetto.

Si voltò e le sovvennero, alla memoria, gli articoli che aveva letto, le interviste in cui l'Avenger raccontava dell'abitudine di incidere una tacca con il suo nome, sul legno della testiera del letto, per ogni donna con cui passava la notte, oltre che la minaccia rivoltale nello spogliatoio; ora l'aveva davanti e quasi non riusciva a crederci, era lì e piena di segni e nomi, in ogni dove.

Si rigirò, di nuovo: la fissava in modo lussurioso, era arrivato il momento 'Togliti i vestiti. Ti voglio guardare, spicciati' il tono deciso, aggressivo.

Aveva ubbidito, liberandosi dei jeans e della maglia. Era rimasta in completo intimo. Grigio perla, in seta e pizzo. Particolarmente femminile. Steve la contemplava, ammirato: l'aveva già vista così, ma la volta precedente era fuori di sé.

La ragazza tentennò. Desiderio e paura nel cuore.

'Via il resto...tutta nuda...dai!' Rogers insistette.

Sganciò il reggiseno, che cadde a terra, e si affrancò dagli slip. In fondo, sapeva di essere attraente. Si espose alla sua vista, senza remore, proprio di fronte.

Il Capitano trattenne il respiro, a metà petto. Ne aveva fantasticato molte volte, la realtà era meglio di qualsiasi immaginazione. La pelle candida, i seni rotondi e pieni, due capezzoli piccoli ma deliziosi. Rosei ed in rilievo, come fragoline mature. I fianchi armonici e, in mezzo alle gambe, un triangolino curatissimo. Depilato, con una piccola striscia di boschetto scuro e ricciolino nel mezzo. Un trasporto così per qualcuna, mai provato in vita sua. Non poteva smettere di scrutarla, attonito. Nelle parti basse, una tensione pazzesca ed evidente.

Rafflesia pensò la stessa cosa. Di quanto fosse splendido. Il fisico muscoloso e scolpito, spalle larghe, gambe possenti, gli occhi azzurri che spiccavano nel volto soave, la barba che donava un tocco in più.

Le si avvicinò, girandole intorno, per spizzarla meglio...quasi come aveva fatto lei con il jet. Lo fermò, trattenendolo per un braccio. Gli pose le mani all'altezza dell'ombelico e, lentamente, gli carezzò il torace, fino a incrociarle, dietro il suo collo, e sfiorare le sue labbra con le proprie. Avvertì un tremore, in lui, un lungo brivido...

Era dolce e delicata e, nel contempo, sensuale. Un eden personale, specialissimo...Troppo sentimentale! Steve, interrompendo la sequenza dei baci, la strinse, forte. Una mano sulla schiena e una sul sedere, per appiccicarla a sé. Irruento, strofinò il proprio corpo sul suo, inguine su inguine, per farle capire quanto la volesse, cosa volesse. Leziosità, in quel frangente, gli interessavano poco. Sesso nudo e crudo, era meglio.

'Stenditi sul letto!' le ordinò, spingendola in quella direzione.

Lei ubbidì, zero parole.

Rogers si avvicinò, pensieroso, toccandosi il mento.

Passato un attimo di indecisione, le si mise a fianco, le mani all'altezza del seno. Doveva approfittare del momento di dominio. Adorava quel tipo di preliminari e non era riuscito a tenersi.

Senza appoggiarsi a lei, giocò con le tenere e sode mammelline, utilizzando  i soli polpastrelli. La ragazza lo guardava, serena, forse in attesa. 'Fammi vedere se sei brava, Tenente!'. Quella acconsentì a contraccambiarlo
e Steve godette dell'abile e sinuoso ritmo dei suoi baci umidi sul torace.

La Tyler alzò verso il suo collo e lambi', con maestria, la parte  fra il petto e l'orecchio gestendo lei quella partita.
Il breve tratto di sensibile cute maschile era tormentato dalla lingua esperta ed inaspettatamente soddisfacente della collega; era una sensazione talmente lasciva e lui così preso che, dopo qualche minuto, fu colto da un desiderio primitivo e incontrollabile, stimolato dalla boccuccia della donna che gli carezzava ogni piega di pelle, con la sua mucosa.

Le si affiancò, stordito, spostandola leggermente, senza smettere di guardarla negli occhi che lo avevano stegato. Non era mai stato interessato a sollazzare le femmine con cui andava; si autoconvinse di farlo, per renderla più mansueta e disponibile e non per sé, non per la necessità irrefrenabile di conoscerne il corpo morbido e profumato. Era stato ammaliato dal suo fisico elegante, femminile e non volgare, tipico, invece, delle abituali amiche di ginnastica. E non si frenò.

Gusto' i suoi capezzolini, vorace. Ancora più induriti sotto la sua bocca, rigidi, celestiali. Prima si dedicò all'uno, poi tormentò l'altro. Scese in mezzo alle sue gambe. Era intrisa di umori zuccherini e profumati. Si galvanizzò, constatando che le fosse piaciuto molto ciò che avevano fatto finora!

Percorse, con la lingua, il perimetro dei suoi petali intimi, sentendola sussultare. Aveva un gusto inebriante, era un luogo di delizia, la casetta di Hansel e Gretel 'Mi sono sbagliato...è la più cosa bella che abbia mai visto, non è come quella delle altre...'. Lo pensava sul serio... sembrò scusarsi delle squallide parole nello spogliatoio, intanto che la contemplava, inebetito, quasi del tutto schiusa, per l'eccitazione. L'Avenger si dedicò al bocciolo color vermiglio, lo lambi' ed infine lo mordicchiò leggermente; immediato, percepì il suo violentissimo piacere, una scossa ed un tremito via l'altro, una serie pazzesca di singulti e spasmi.

Lo guardava, in preda all'estasi, facendone il nome, in un lieve sussurro, carico di erotismo 'Steve, ...oh...Steve...'. Lui si fomentò di più. Le passò la lingua, dappertutto, in ogni pezzo di carne bagnato di ambrosia, all'interno dell'intimità femminile e del canale della passione, fra la linea dei glutei sodi e teneri al tempo stesso. Il suo sapore lo stava facendo delirare...Riprese a torturarla, con foga, sulla sua farfallina...avvertì, di nuovo, la sequenza delle vibrazioni. Stavolta non poté resistere al desiderio, si rialzò...la voleva, la voleva subito e la prese, veemente, per goderne insieme. Lo sguardo andò ai profilattici sul comodino; ciò nondimeno, era troppo preso per qualsiasi altro ragionamento che non fosse continuare la cavalcata che aveva appena iniziato. Con la sua stupenda puledrina...

Con spinte massicce, la colpiva, nella sua grotta infuocata, talmente potente da sbattere contro la sua cervice, provocandole stilettate di beatitudine e di dolore uniti. Si sentiva bagnatissimo delle sue vischiosità, impregnato ovunque sul proprio bacino che si congiungeva al prezioso fiore della collega, maggiormente ad ogni movimento. Quando usciva e rientrava in lei, la sfiorava, di proposito, al centro del suo benessere, per compiacerla, scivolandole addosso. Il calore fra le sue cosce l'aveva fatto infiammare, doveva spegnere quell'incendio prima di vaneggiare.

La donna spostò, leggermente, i fianchi, per cingerlo con le gambe e congiungerglisi, nel modo più completo possibile. Erano incollati, un incrocio perfetto di materialità e struggimento.

Lo carezzò sul viso, fissandolo, con gli occhi del blu dell'oceano in tempesta, continuando a perdersi nel piacere che le stava donando, appena un attimo prima che il suo confluisse in sé.

Steve le si accasciò, addosso, con l'impulso di unire le loro lingue, in un bacio appassionato; la razionalità lo fece soprassedere. Lo baciò lei, teneramente. Colpito dal gesto affettuoso, lo controbilanciò. Arrendevole e tappetino, mai più con nessuna, lo aveva giurato.

Si staccò con durezza e le bisbigliò, facendole il verso 'Steve...oh...Steve...ti è piaciuto parecchio, ho notato!'.

Rafflesia, turbata, non rispose; erano stati talmente in sintonia che non si sarebbe aspettata né un tono siffatto né parole sgradevoli.

L'uomo continuò, su quella linea, osservandola fra le cosce, sporca di sé 'Vatti a lavare, ti voglio fino all'alba!' era un altro ordine.

Lei si gelò. A biliardo aveva perso, ed il patto era quello. Vissuto un breve coinvolgimento nei momenti precedenti, il Capitano era tornato intollerabile, come nell'ultimo periodo; forse non c'era da aspettarsi altro. Continuando sulla linea del silenzio, si mosse verso il bagno.

Era stato un vero bastardo, rifletté Rogers, vedendola, di spalle, recarsi alla toilette. Anni addietro, sarebbe morto per una donna simile, l'avrebbe idolatrata, avrebbe fatto carte false per accontentarla. Gli si sarebbe donato, anima, cuore e corpo. Gratis, a costo zero. L'avrebbe fatta diventare il centro del mondo per assistere, in seguito, alla distruzione di quello stesso mondo da parte della diretta interessata. Aveva sofferto le pene dell'inferno e non voleva più stare male, per nessuna. Certo, adesso che erano stati insieme, la vicenda si complicava. Non solo per i rapporti di lavoro. Quando era con lei, non riusciva a tenere, coerentemente, la linea di comportamento che si era prefissato. Sbandava. Come prima, quando facevano l'amore o all'inizio lo aveva baciato, e si era lasciato andare con spontaneità, almeno per qualche attimo...no, non facevano l'amore, facevano sesso, questo doveva tenere a mente, quando stringeva il suo corpo stupefacente, solo questo.

Guardò il soffitto, fantasticando su cosa potesse chiederle, quando fosse tornata nel suo letto. L'alba non era lontana, doveva profittare di tutti i momenti possibili. La squadrò, intanto che riappariva e gli si stendeva vicino...bellezza e sensualità estrema, la perfezione!

'Come mi vuoi, Capitano?' glielo chiese a bruciapelo, alla sua maniera, una leggera vibrazione nella voce, gli occhi lucidi.

Le donne facevano sempre così; due lacrimucce, per ottenere ciò che volevano, ti strumentalizzavano e ti lasciavano. Non doveva farsi prendere dalla pietà...tenne il punto.

'In ginocchio!' .

Rafflesia si mise carponi, la testa affondata nel cuscino e il sedere splendido esposto alla sua vista, lui dietro.

La rimirò, per qualche secondo, e le poggiò la mano aperta sulla linea delle natiche, sfiorandola, col pollice, sul nascosto anello muscolare, il punto più inviolato e nascosto del meraviglioso fisico femminile. La ragazza rabbrividì e, strinse i glutei, come reazione.

'Allarga le cosce!' un altro comando. Era rimasta ferma e la incitò, sgarbato 'Sei sorda?'.

La vide aprire le gambe, con lentezza. Stupefacente anche lì, quella donna, l'ottava meraviglia del mondo...

Steve, di nuovo attizzato, proseguì la sua fastidiosa esplorazione, nel bocciolo chiaramente integro e serrato della partner, che emise uno strano singulto.

Non ci fece caso, sulle prime ed, anzi, commentò, ironico 'Prima dell'alba, faremo un altro battesimo del volo, insieme, Tenente... qui dietro, dove sei tanto bella e, soprattutto, dove non ti ha mai avuto nessuno!'.

Rafflesia si rivoltò, mettendosi a sedere, gli occhi pieni di lacrime. Singhiozzava...quello era prima, un singhiozzo...'Steve, non trattarmi così, per favore!'.

Rimase a bocca aperta, incerto, su cosa fare. Fu salvato in corner, dal suono del cellulare di lei, che si alzò, veloce, per rispondere, tentando di mantenere la calma con l'interlocutore, vista la tensione del momento. Aveva perso i colori e era molto seria. La conversazione durò pochi secondi... era accaduto qualcosa a suo padre!

Quanto terminò, lo interloquì, una voce funerea e lo sguardo a terra 'Mio papà è al pronto soccorso del Policlinico...devo andare lì, immediatamente...facciamo conto che l'alba sia già arrivata e chiudiamola qui...'. Raccolse, man mano, i propri indumenti, sparpagliati nella stanza, per rivestirsi, in fretta.

'Che cos'ha il Colonello?' le chiese, sinceramente interessato.

'Non lo so, Rogers, al telefono non me lo hanno detto' era fredda, come un iceberg.

Era arrabbiata con lui e con sé stessa; tirando su la sua roba dal pavimento, si sentiva come una escort, forse peggio. Ricominciò a piangere, sommessamente.

'Perché hai accettato la scommessa? Lo sapevi, cosa sarebbe accaduto, se avessi perso...in fondo è solo un orologio' il Capitano era interdetto.

'Non è solo un orologio, per me! Ed ho accettato la sfida per lo stesso motivo per cui me l'hai proposta; è possibile che non ci arrivi, che non lo capisca?' glielo gridò.

Lui era basito...'Spiegamelo, allora!' se lo voleva sentir dire, a quel punto...non era certo di aver interpretato bene...possibile che...

'Ti volevo, come tu volevi me...il proverbio suona più o meno così: nessuno stupido si avvicinerebbe al fuoco, dopo aver scoperto che scotta, nessuno, Steve, tranne chi ha un valido motivo per scottarsi... io stupida, lo sono parecchio. Mi ero illusa fossi diverso, di aver visto i lati di te che vuoi far credere di non possedere più...mi sono sbagliata, è chiaro... devo scappare' fuggì, letteralmente.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro