9.1

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Genew finì di tagliare la gola anche all'ultimo merango, il cui corpo stramazzò sulla mensa senza vita; dopodiché l'uomo si allontanò dalle vittime sacrificali e si mise in ginocchio, imitato da tutti coloro che erano rimasti sulla piattaforma.
«Potente Zarkros,» cominciò con voce tonante, rompendo il silenzio che era persistito durante il sacrificio, «daimon e padrone del vento, figlio della sacra Isola e terrore per noi mortali, ti prego di accettare i nostri umili doni, che i nostri Cacciatori...»

"Una vera noia" sbadigliò Spiro, grattandosi il collo. Il capo del clan continuava a parlare e parlare e parlare... Era più divertente vedere le belle ballerine che prima avevano danzato e suonato. Certo, anche quella musica aveva avuto su di lui un effetto soporifero, ma a tenerlo sveglio erano stati i bei movimenti delle ragazze. Ma adesso che se ne erano andate non c'era più gusto a stare lì! E chissà quanto sarebbe continuato quel supplizio... Forse Genew avrebbe impiegato addirittura delle ore prima di elencare tutte le qualità di Zarkros.

Ma Spiro aveva sonno e tutto ciò che voleva era dormire! Iniziò a riflettere, per poter raggiungere il suo scopo: non poteva tornare all'oikarion, quei fifoni dei suoi compagni non glielo avrebbero permesso... Doveva rimanere per forza lì, su quel ramo minuscolo. Lo osservò bene - era tutto ciò che aveva a disposizione e doveva farselo bastare - e capì che bastava che si facesse piccolo piccolo, per poter sdraiarsi dietro gli altri. Mancava solo scegliere la posizione, e subito, notando che Bellatrix era seduta proprio sulla diramazione, sul suo volto si dipinse un sorriso marpione: se si fosse rivolto verso il fusto del ramo, la sua testa avrebbe trovato un posticino davvero ottimo.

Guardò di nuovo verso la cerimonia: Genew ora si era messo a parlare in quella lingua incomprensibile dei nomi. Non avrebbe finito più.
"Farò un sonnellino per ricaricare le energie e nessuno se ne accorgerà: ho tempo per schiacciarne addirittura dieci". Si sfregò le mani, tutto compiaciuto, e con un movimento veloce si posizionò come aveva architettato.

«Spiro!» sussurrò Bellatrix, dopo essere sobbalzata, avendo trovato la testa dell'uomo proprio dietro di lei: aveva ascoltato con tanta attenzione tutta la preghiera fino a quel momento, che nemmeno si era accorta che quel perverso del suo compagno di clan le si era appostato dietro. Tenendo Sofia in una presa salda, si scostò subito. «Cosa stai facendo?!»

«Ho sonno!» disse Spiro in risposta, il tono irritato e non certo basso e pacato, come gli era stato intimato.
Bellatrix sentì un leggero movimento venire da sopra e notò due uomini che si erano sporti dal loro ramo per osservarli. Se ne accorsero presto anche gli altri, poiché raggiunsero tutti in men che non si dica uno stato di assoluta immobilità.

La giovane continuò a monitorare la situazione di sopra con la coda dell'occhio, finché vide i due rivolger di nuovo lo sguardo verso la piattaforma. Fece un breve cenno anche agli altri, che poterono di nuovo rilassarsi, tirando un sospiro di sollievo.

Tutti lanciarono un'occhiata di rimprovero a Spiro, persino la piccola Sofia, che gli fece più e più volte segno di stare zitto.
«Io ti potrei ammazzare» scandì poi Em, fulminando con lo sguardo Spiro, che dovette spaventarsi per le parole della giovane, unite agli sguardi esasperati che gli erano stati rivolti: cercò di allontanarsi da tutti loro, appressandosi ancora al fusto della mangrovia, senza curarsi di fare movimenti piccoli, impercettibili e, soprattutto, leggeri.

«Spiro, finiscila immediatamente» sibilò Mijime, questa volta visibilmente preoccupato. Era seduto tra Bellatrix e Germanico e vedeva bene cosa stava accadendo nel punto della diramazione: una piccola crepa aveva iniziato a formarsi da quando Spiro aveva preso a muoversi e, continuando, non faceva che peggiorare. «Se non stiamo tutti fermi, il ramo potrebbe crollare».

I giovani si immobilizzarono stando esattamente nella posizione in cui erano. Anche se erano tutti, persino il morigerato Germanico, in procinto di acciuffare Spiro e riempirlo di botte, si trattennero. Forse se fossero rimasti in quello stato avrebbero evitato il crollo del ramo, almeno finché il rito non fosse finito e Genew li avesse chiamati per presentarsi. Se lo auguravano, ma la crepa aveva ormai iniziato a ingrandirsi da sola...

~

«Quindi ti preghiamo, potente e nobile Zarkros». Genew tornò a parlare nella loro lingua, pronto a concludere la preghiera e il rito, come al solito svoltosi senza nessun intoppo. Zarkros avrebbe gradito, come sempre. «Non flagellarci col tuo gelido vento divino ma sii clemente con noi, tuoi fedeli e timorati servitori».

Il rumore di un ramo che si staccava e cadeva lo raggiunse, subito seguito dal breve urlo di una bambina.
Genew uscì dall'estasi in cui era stato durante il rituale e sollevò repentinamente la testa, volgendosi nella direzione da cui era arrivato il trambusto. Il ramo dei neoteroi. Ma cos'era successo? Appena sceso dall'Oikìa li aveva visti tranquilli, nel rispetto delle norme che aveva trasmesso ai suoi figli perché gliele riportassero a loro volta. In teoria non avrebbero dovuto dare fastidio ai Gheneiou. Possibile che non fosse stato abbastanza utilizzare quella cautela e i suoi compagni più invasati avessero comunque agito contro i neoteroi?

Un'altra preoccupazione lo assalì: sua figlia. L'aveva vista sulle ginocchia di Bellatrix, era per forza caduta insieme a loro. Si precipitò sul bordo della piattaforma, assillato dallo stato di Sofia. Dov'era? Non la vedeva? E i neoteroi? Non riusciva a scorgere nemmeno loro...

Dietro di lui, sua figlia e gli Anziani erano furiosi, e un generale borbottio aveva iniziato a diffondersi tutt'intorno.
«Cosa ti avevo detto, Genew?! Cosa ti avevo detto?!»
«Zarkros si adirerà con noi. E perché?! Perché degli stupidi neoteroi sono venuti qui. Cosa potrebbe dire tua madre? Cosa potrebbe dire?!»

Le voci di suo padre e sua zia sovrastavano quelle di tutti gli altri e solo allora, sebbene la sua mente fosse soprattutto impegnata a scorgere la chioma ricciuta di Sofia in mezzo alle fronde, a Genew tornò in mente la cerimonia... Il dio non avrebbe certo apprezzato una simile interruzione.
«Potente Zarkros, potente Zarkros...» sentiva pregare Vinsenes.
«Cosa accadrà ora?» chiese retorica Paula, dando voce al pensiero principale che assillava ognuno di loro.

~

«Ohh!» esclamò Spiro. «Che botta!» Fortunatamente erano atterrati su un ramo non occupato da nessuno per la troppa vegetazione cresciuta sopra. Che colpo di fortuna! Avrebbero potuto continuare a cadere nel vuoto e invece si erano salvati. Uno dopo l'altro sbucarono fuori anche gli altri compagni, tutti vivi e senza alcuna lesione.

Da ogni parte però sentiva degli occhi puntati contro di lui, sia dai suoi compagni sia dagli altri rami; persino dalla piattaforma centrale lo stavano osservando tutti. Non ci poteva credere, non ci poteva credere!
«Sono diventato famoso!» esclamò alzando le braccia al cielo: soltanto le persone famose vengono guardate così tanto. Uno dei suoi sogni si era finalmente avverato! Chissà, magari poi lo avrebbero mandato in tv e la sua page Instagram avrebbe acquisito milioni di followers.

«No! Sei un idiota!» gridò Mijime mentre cercava di togliersi dalla bocca le foglie che aveva ingoiato durante la caduta.
«Un idiota è a dir poco!» lo seguì Em a voce ancora più alta, tirandosi su dal fogliame. «Un coglione! Ecco cosa sei!»
Anche Morag e Germanico si sollevarono in mezzo a mille imprecazioni contro Spiro.

Anche Bellatrix si alzò repentinamente, guardandosi intorno preoccupata non vedendo più dove fosse Sofia: durante la caduta l'aveva persa e l'angoscia che fosse scivolata di sotto le martellava il petto: piccola com'era, la fitta vegetazione che aveva salvato loro poteva non aver trattenuto lei. Ma presto vide tirarsi in piedi anche la sua figura minuta, che andò subito a stringere con tutte le sue forze. 

«Ehi, non ce n'è bisogno, sto bene» ribatté la bambina, cercando di sfuggire alla sua presa, e la giovane si sentì più sollevata. Ora che quella preoccupazione se n'era andata però la sua attenzione fu richiamata dagli sguardi che si sentiva puntati addosso da ogni parte. Menomale che non avrebbero dovuto dare nell'occhio... Persino una prova così semplice non erano riusciti a superare.

Ma qualcosa di ben più grave la distolse da quei pensieri.
Un vento gelido soffiò vigoroso sulla sua testa, così impetuoso che Sofia dovette tenersi ben stretta a lei per non essere sollevata dalla forza della bufera. La giovane avvertì il battito della piccola aumentare e persino lei iniziò a sentirsi inquieta da quella situazione. Non poteva essere...

Bellatrix sollevò lo sguardo, quantomeno per poter affermare che ciò che li stava colpendo era solo una raffica potentissima, che pareva composta da tanti piccoli aghi che si conficcavano nella carne, ma pur sempre solo un elemento della natura. E invece un volto evanescente dai lineamenti perfetti le stava rivolgendo uno sguardo gelido. Il tempo di pochi istanti e non c'era più. Era stata una visione o lo aveva visto davvero?

Il vento ululò più forte e a un tratto, confuse nella bufera, parve che fossero sillabate alcune parole. Bellatrix tese l'orecchio, rabbrividendo quando capì che stava davvero parlando, nella lingua mistica delle danzatrici che non comprendeva, ma con un tono così adirato che chiunque avrebbe capito la furia che stava esponendo nel suo lungo monologo.
«Inutili mortali» proruppe poi, abbandonando finalmente la lingua dell'isola, «ancora non avete appreso le leggi imposte dagli dei, basate sul timore che dovete avere di noi, che se solo volessimo potremmo cancellare per sempre la vostra infima presenza dalla nostra casa!» Altre parole confuse si persero nel soffio del ciclone, e alla fine un ultimo grido giunse chiaro e raggelante: «Tou Melitos, é soi menis Zarkrou, kyriou anemou!

Un'ultima raffica, ancora più potente delle altre, si abbatté su di loro. Poi tutto finì. Intorno a loro alcune foglie e liane erano volate via, ma in generale il vento non aveva portato alcun danno all'Oikìa. Sulla piattaforma i fiori, i frutti e le carcasse delle bestie erano scomparsi e della loro presenza non rimaneva nemmeno il sangue che Genew aveva versato in onore del dio.

La foresta rimase silente ancora per qualche lungo istante, mentre si provava a metabolizzare ciò che era successo; poi, tutto d'un tratto, i Gheneiou esplosero.

«Dopo questo non possono più stare qui!»
«Ci hanno lanciato addosso l'ira di Zarkros!»
«La nostra rovina! È la nostra rovina!»
«Devono essere puniti!»

I neoteroi rimasero impietriti a quelle parole, che continuavano a susseguirsi sempre più cariche di odio; gli occhi dei membri del clan erano tutti puntati su di loro, che speravano di scomparire pur di non restare ancora a lungo in quella situazione. Persino i cuori di Bellatrix e Mijime avevano iniziato a battere più forte al pensiero che la loro fine stava giungendo, inesorabile: non si sarebbero sorpresi se i Gheneiou, non a torto rabbiosi, considerando lo sciocco pretesto per cui avevano fatto infuriare lo spirito del vento, si fossero avventati contro di loro.

«Calmatevi, tutti quanti». A Genew non servì urlare perché tutti si zittissero e gli prestassero ascolto; anche la figlia maggiore e gli Anziani, sicuramente i più adirati per l'accaduto, chiusero la bocca e lo lasciarono parlare. «La sciagura non è calata su di noi: se guardate, i doni che abbiamo lasciato a Zarkros sono stati graditi e lui li ha portati con sé. Per quanto riguarda i neoteroi non spetta certo a me infliggere loro una punizione, non avendoci recato alcun danno. Il loro castigo è già stato scelto da Zarkros che ha lanciato loro la maledizione della sua ira».

Lo sguardo del capo del clan era estremamente serio, come non l'avevano mai visto, e i suoi occhi erano puntati sui neoteroi con una punta di commiserazione. I giovani si guardarono, specchiandosi vicendevolmente nei volti dei compagni, con gli occhi sbarrati e le gote impallidite; la stessa angoscia li affliggeva, lo stesso destino li accomunava. Di cosa si trattasse non potevano saperlo, ma erano certi che il futuro non portava con sé nulla di positivo.

I Gheneiou avevano smesso di urlare, ma il loro intenso vociare caratterizzava ancora quel tratto di foresta: sebbene non fossero direttamente coinvolti, era plausibile che temessero una ritorsione di Zarkros anche su di loro. Alcuni invece avevano iniziato ad ascoltare l'assidua discussione sulla piattaforma tra i membri di spicco del clan: la giovane Genew era incontenibile, si muoveva avanti e indietro irrequieta, talvolta sbottava ed erompeva in animati discorsi di biasimo, per poi pentirsi e iniziarne altrettanti per scusarsi nei confronti del padre. Ma di ciò che diceva poco e niente arrivava alle orecchie dei neoteroi, dentro cui rimbombavano ancora le parole del vento.

Dopo un ultimo sguardo vicendevole, la scelta fu unanime: andarsene da lì e tornare all'oikarion. Per quella sera avevano fatto abbastanza. Con cautela si alzarono in piedi e, individuato un gruppo di liane, si mossero per raggiungerle. Sofia fece loro un mesto cenno con la mano per salutarli, sul suo volto un'espressione preoccupata, forse provocata dalla paura per i suoi amici, forse per se stessa e il proprio clan. Il destino non era nelle loro mani, il futuro incerto, ancor più del solito: anche uno stolto avrebbe capito la gravità della situazione.

Da quando erano sull'isola l'avvenire era diventato oscuro e, sebbene alcuni sprazzi di luce e felicità talvolta si fossero fatti vedere, tutti gli elementi con cui erano venuti a contatto avevano portato nei loro animi solo inquietudine: un mezzo introvabile per poter scappare da questa loro prigione, l'incontro con un clan che li aveva quasi sterminati, l'odio generalizzato di un popolo per quelli come loro... E adesso l'ira di un dio, forse non onnipotente, ma senza dubbio superiore a tutti loro, semplici mortali. Ora che anche questo si mescolava alla già critica situazione, nessuno riusciva a figurarsi qualcosa di peggiore. Forse Zarkros aveva raggiunto uno dei suoi scopi: adesso Tou Melitos aveva paura.

~

Spazio autrici.
Hi, guys!
Come procediamo? MALE! Perché sì, non bastavano tutte le avversità che avevamo messo contro i nostri protagonisti, ma volevamo far provare loro anche l'ebbrezza che si prova quando un dio figo come Zarkros (solo per l'aspetto fisico eh: andate a vederlo nella storia con i prestavolto "Il mare dell'eternità: i personaggi", per chi non lo sapesse, e provate a contraddirmi) ti vuole gettare addosso tutta la sua furia!
Comunque, questo capitolo è stato più breve del solito solo perché era il continuo dello scorso capitolo, che abbiamo deciso di dividere solo per non farlo diventare di 8000 parole (dai, siamo clementi: quelli che superano le 7000 non li pubblichiamo). Proprio per questo non ho molto altro da dire, se non che ci si vede nel prossimo: vediamo se la situazione migliorerà, almeno un pochino...
Byeeeeee
~ 🐼🐢

* Tou Melitos, a te sia l'ira di Zarkros, signore del vento!
(Già, non promette niente di buono...)

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