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Passandosi la lingua sulle labbra per concentrarsi, Em intinse ancora la punta del suo pennino improvvisato all'interno del recipiente con il colore. Con qualche segno preciso andava a definire le foglie di un ramo e già pensava a cosa occuparsi in seguito: le due figure centrali erano ancora così anonime.

«Em, ma cos'è? È bellissimo!»

Un grido di stupore la sorprese alle spalle e, inevitabilmente, Em sobbalzò. "Il disegno!" si preoccupò innanzitutto, sbrigandosi a controllare che il pennino non avesse causato danni irreparabili, ma si era riversata qualche macchia solo sul legno della piattaforma. Sospirò, sollevata, anche se il ritmo del cuore non si era ancora stabilizzato.
«Raya!» esclamò, ancora in preda allo spavento. «Cosa ci fai già qui? E perché sei arrivata così di soppiatto?»

La giovane si passò una mano dietro la testa: un sorrisetto divertito andava a scolpirsi sul viso, mentre si sedeva con estrema cautela accanto all'amica.
«Veramente, è da un po' che ti stavo chiamando, da quando mi sono svegliata accorgendomi che non eri venuta di sopra a riposare dopo pranzo» specificò ed Em sbarrò gli occhi: aveva davvero disegnato per così tanto? Dormivano sempre almeno un'ora prima di ridiscendere a continuare il lavoro del mattino. E dire che aveva ripreso solo per scherzo, per ingannare il tempo... «Ma non importa». Raya si sporse appena, allungando le braccia per afferrare quel vaso decorato che aveva destato la sua meraviglia. «Allora, fammi vedere meglio. È la nostra foresta, è davvero identica! Ma come ci riesci?»

«Be', in realtà ho fatto diversi errori, tipo qui, che ho deformato il ramo» si affrettò a specificare Em, non così soddisfatta del proprio lavoro: una volta non avrebbe mai accettato un disegno tanto elementare e impreciso. Ma forse col tempo avrebbe riacquisito l'abilità che l'aveva caratterizzata. «Qualcosa per cancellare non sarebbe male...»

«Come vorresti cancellarlo?» si stupì Raya. «No no! Non se ne parla. Lo tengo io!» E strinse l'oggetto tra le braccia, suscitando una spontanea risata in Em.
«Ma non è nemmeno finito».
«E cosa manca?»
«Tantissimi particolari, poi-».

Raya non sembrava interessata ad ascoltarla: ancora con gli occhi sgranati, sfiorava con delicatezza le linee nere tracciate sull'argilla essiccata, percorrendole tutte e comparandole con il paesaggio che si stagliava dinanzi a lei.
«Ma come ti è venuta l'idea di portare la foresta su un vaso?» mormorò, piena di ammirazione per quella che le sembrava un'azione così straordinaria: Em sorrise, un po' intenerita.

«Così». Effettivamente non lo sapeva nemmeno lei. Lo aveva fatto e basta. E non avrebbe potuto compiere una scelta migliore. «Hermit e Sofia questa mattina hanno dimenticato di portare al loro oikarion i reperti delle basse mangrovie, tra cui quella terra polverosa, che ho bagnato per sbaglio. Mentre pulivo ho notato la consistenza che aveva assunto e, avendo tempo, mi sono detta: "perché no?"»

«E hai preferito questa attività anche al tuo sacro riposino pomeridiano
«Ho iniziato a disegnare e ho perso il senso del tempo. Era da anni che non prendevo in mano un pennello. O quello che è» aggiunse, osservando con aria giocosa il bastoncino che aveva usato a mo' di stilo.
«E perché, se sei così brava?» continuava a domandare Raya, sempre più interessata.
«Da piccola lo ero anche di più. Sognavo di diventare una pittrice».
«E perché non lo hai fatto, qualsiasi cosa sia?»

Em rifletté un istante, anche se la risposta già la conosceva. «Un artista, prima di ogni altra cosa, deve sapersi meravigliare di fronte al mondo e, come ben sai, quando ero un po' più piccola di te, ho perduto questa capacità. Ero solo il banale involucro di un'anima assopita». Aveva più e più volte pensato a una definizione per descrivere la vecchia se stessa, e non credeva ne esistesse una più azzeccata. «Ma ora non più» sorrise infine, ammirando il proprio operato, ora veramente soddisfatta: da lì poteva solo migliorare.

«Commovente, davvero toccante». Un commento sarcastico la raggiunse da sopra di lei. Alzò gli occhi, ponendoli su una Rose appesa a testa in giù, che le osservava con le sue luminose iridi azzurre. Em roteò le pupille: aveva dimenticato di essere in sua compagnia. «Ma... non è ora che vi rimettiate all'opera?»

«E tu che ci fai ancora qui?» ribatté Em, irritata dall'inattesa interruzione.
«A differenza vostra, non ho impegni» sorrise la ragazza, sorniona.
«Strano, di solito lavori sempre» commentò anche Raya, che già tratteneva le risate per le risposte che avrebbe sparato la cognata.

«Senti, ieri è stato sfiancante – e orribile – stare con Jack e i suoi a sventrare i meranghi. Un po' di riposo me lo meritavo».
«Non credo però che ti abbiano sollevato da tutte le mansioni solo perché eri stanca e stasera dovrai essere pronta e riposata per danzare in onore del daimon dell'acqua» continuò la giovane, provocante.

«Shh! Non menzionare neanche la festa di stasera» si spazientì subito Rose. «Comunque sì, il papà mi aveva detto di andare a trasportare il materiale necessario per il nuovo oikarion dei Guerrieri insieme a Ninni il costruttore».
«Ma ora sei qui» continuò a esortarla Em: chissà cosa aveva combinato questa volta.
«Infatti adesso vi racconto».

Si dondolò avanti e indietro, finché non afferrò una liana, con cui si staccò dal ramo per atterrare sulla piattaforma con una capriola.
«Rose, cosa ti salta in mente?!» Gli occhi allibiti di Raya riflettevano tutte le immagini catastrofiche che le erano passate per la testa. «Quante volte ti ho detto di non fare acrobazie vicino ai vasi!»

«Sei solo invidiosa perché tu, con il pancione che hai, non puoi farlo» ridacchiò l'altra, scoprendo un sorriso bianchissimo e perfetto, lucente quasi quanto gli occhi azzurri.

«Possiamo arrivare al dunque?» la stimolò ulteriormente Em, sempre più sollecita.
Sfregandosi le mani, Rose si decise a iniziare. «Stamattina che la mamma era fuori mi sono svegliata tardi...»
«Non mi dire» commentò Raya, esperta delle sue comode abitudini.

«Dicevo» scandì Rose, per poi scostarsi la massa di capelli arruffati e portarli dietro la schiena, in uno dei suoi soliti, involontari, movimenti sensuali. Era inutile chiedersi perché, quando era presente lei, ogni altro elemento risultasse oscurato. «Mi sono svegliata tardi e ho iniziato a pensare che non sarei mai riuscita a finire tutte le cose che il papà mi aveva ordinato. Vabbè, sono scesa e... indovinate chi era appostato a spiarmi, come al solito?»

«Pelia?» provò Raya.
«No, è in missione con i Guerrieri».
«Giampia?» si inserì anche Em.
«Ha dichiarato di essersi arreso per sempre. Per fortuna» aggiunse in fretta, emettendo un sospiro forzatamente ironico.
«Telegono?»
«È in missione...»
«Nekhen? Gabriel? Jay? Pico? Saul?»
«No, no, no, no e no».

«Teleo!» tentò infine Em, dopo un'accurata rassegna dei vari pretendeti. «Lui sì che è insistente».
«E brava Em! La donna più perspicace del clan!» esclamò la ragazza, tirandole una pacca sulla schiena.
«Bene, e quindi?»

«Quindi,» proseguì il racconto Rose, sempre più appagata, «grazie alle mie altissime doti di intelligenza – che, a dirla tutta, penso siano ben migliori delle mie forme – ho iniziato a fingermi disperata. Effettivamente lo ero, ma non è questo il punto». Si alzò di nuovo in piedi, mettendosi un braccio sulla fronte con un gesto teatrale. «Oh, come vorrei che qualcuno fosse qui con me ora! Nessuno mi vuole! Tutti sono così insensibili! E, come se fosse il richiamo degli uccelli che i Cacciatori conoscono bene, Teleo, tutto pimpante, ha spiegato le ali ed è venuto dalla povera fanciulla indifesa e bisognosa di aiuto, che gli ha lasciato tutto il suo lavoro. Penso che adesso sia ancora da Ninni».

Em non riuscì più a contenersi e le sfuggì una silenziosa risata: non poteva negare che quella situazione, nata tre lune prima, al repentino e sconvolgente sbocciare della bellezza di Rose, fosse esilarante.

«A me questo non sembra molto giusto» borbottò invece Raya, guardandola con un velo di biasimo.
«È giusto eccome!» intervenne Em, che non capiva perché in diversi provassero tanta avversione per il suo comportamento, tutto sommato innocente. Per alcuni, poi, era proprio godibile sapere come venissero sfruttati.
«Em, non assecondarla...»
«No no. Se lo merita, quel piccolo pervertito che chiede una palpatina a ogni essere femminile che gli passi davanti». Ricordava bene quella volta: mai nessuno le aveva mancato tanto di rispetto!

Raya sospirò. «A parte che stai esagerando, siccome è capitato solo a te ed era più ubriaco di quanto lo sia Rigel nei giorni peggiori, quell'episodio risale al Giorno di Erola. Non ci sei ancora passata sopra?»
«Io non dimentico» si limitò a scandire Em, l'aria corrucciata.
«Parole sante» si inserì di nuovo Rose.

«Va bene» si arrese Raya. «Teleo è un po' esuberante, però, Rose, molti di quelli che illudi sono davvero buoni, e ci stanno molto male. Se almeno li lasciassi stare...»

«Raya, non iniziare anche tu, che ne ho già piene le palle delle ramanzine di mio nonno» sbuffò Rose, aggrappandosi a una liana e iniziando a dondolarsi. Sospirava. «Stavo meglio quando non mi considerava nessuno, a parte la mia famiglia, te e i neoteroi. Adesso non c'è momento in cui non senta da qualche angolo della foresta dei commenti che ripetono, sempre, Rose la bella! Rose la bella! Rose la bella! Sempre mi osservano, sempre mi seguono, e solo perché sono bella, non perché abbia qualche qualità particolare. Prima o poi mi sveglierò nel mio oikarion e me ne troverò uno davanti che mi ha guardata dormire tutto il tempo. E come mi guardano, poi... Me ne accorgo che gli occhi di tutti sono sempre puntati contro il mio petto».

Involontariamente si portò una mano davanti alle forme generose che si era ritrovata. Em assunse un'espressione appena dispiaciuta: i ragazzi di Tou Gheneiou non erano davvero molesti, non avendola mai importunata o, men che meno, violata, ma per Rose doveva essere stato sconvolgente capitare da un momento all'altro al centro dell'attenzione dell'intero clan solo a causa del suo corpo, come se fosse stata ridotta a esso. Vi scherzava spesso e loro stavano al suo gioco, ma Em coglieva comunque una punta di disagio e non poteva che preoccuparsi un poco.

«Se fossi interessata ad avere un uomo, probabilmente sarei anche lusingata, ma, per tutti i daimona, ho appena quindici anni! Oltre al fatto che il solo pensiero mi fa venire la nausea. Quindi, siccome loro a parole capiscono meno dei meranghi, che intendano con le azioni: ogni volta che mi stanno vicini affibbio loro qualche mio lavoretto».

Il tono disinvolto e scanzonato aveva ripreso piede, ma Em conosceva abbastanza Rose per affermare che quello fosse solo il suo modo per celare le proprie debolezze, sconosciute a tutti loro: da chi si era mai fatta vedere senza quell'aria spavalda? Era anche inutile forzarla ad aprirsi e confidarsi con loro: prima o poi avrebbe capito quell'errore, forse l'unico che si poteva davvero attribuirle.

Raya intanto sembrava meditare qualcosa, appena pensierosa, come ogni volta che terminava una loro discussione sul tema: non si trovava d'accordo con le idee della cognata, ma al tempo stesso temeva di ferirla e così evitava di esternare le proprie fino in fondo. A ben pensarci, Em non credeva che avessero mai affrontato davvero seriamente la questione; ma in fondo era normale così: la bellezza di Rose era la novità del momento e, non appena fosse diventata scontata, tutto sarebbe tornato come prima.
«Attenta solo a non allontanarli tutti» la ammonì infine, con ironia, come a voler farsi perdonare per il rimprovero. «Ora non ne vuoi sapere, ma chissà... un giorno...»

Rose avvampò in un secondo. «Mai! Mai mai mai mai mai!» continuò a urlare, gettandosi a terra e rannicchiandosi su se stessa. Alle altre due bastò scambiarsi un'occhiata per scoppiare a ridere, ogni preoccupazione lasciata alle spalle: Rose era anche la donna più bella del clan, ma rimaneva la bambina ribelle e desiderosa di attenzioni che era sempre stata.

«Eccola!» Una voce maschile che proveniva da sotto le sorprese. Em la riconobbe all'istante e sentì le guance farsi più calde. «Rose, mi eri proprio mancata, con le tue urla che raggiungono l'Oikìa, e a tuo fratello anche di più» continuava, sempre più vicina. Em si sbrigò ad afferrare il vaso dell'acqua per rinfrescarsi il viso, sperando che il caratteristico colore rosato che le sue gote assumevano tanto facilmente si spegnesse prima dell'arrivo di lui.

«No, Morag,» si aggiunse un'altra voce, che fece sorridere Raya all'istante, «ricordi il buon proposito che ho fatto in viaggio? Non le darò più corda, d'ora in avanti».
Rose, sentendosi presa in causa, si alzò dalla sua posizione fetale e incrociò le braccia davanti al petto.
«E io ti ho detto che non ci riuscirai». Con queste parole fecero capolino dal bordo le due chiome ricciute, nera e rossiccia.

Aiutandosi con la liana, Morag salì sulla piattaforma: dopo due settimane, si sentiva finalmente a casa; e, dopo due settimane, poteva posare gli occhi su ciò che più gli era mancato durante quella spedizione troppo lunga.

«Intanto si può salutare» li accolse acida Rose, ma la sua affermazione fu sovrastata dal grido entusiasta di Raya.
«Kairos!»
Senza curarsi delle altre due, il giovane la raggiunse in una falcata, piegandosi su di lei per avvolgerla con le braccia possenti.

«Come stanno le mie due bellissime ragazze?» chiese, carezzandole avidamente il ventre e avvicinando sempre più il volto a quello di lei, come a reclamare un bacio, che non gli fu negato.
«Una è stanca ma sta bene, e l'altra...» rispose Raya, il tono scherzosamente contrariato, «dice che dovresti smettere di chiamarla come una lei, finché non ne sarai sicuro».

«Te l'ho già detto che ho la sensazione che sarà una bambina» ridacchiò Kairos, per poi mostrarsi tutto a un tratto preoccupato. «Un attimo, hai detto che sei stanca?»
«Kairos, è normale. E poi sto bene».
«Sicura?»
«Sì».
«Sai che se c'è qualcosa...»

«Siete tornati presto». Rose, in piedi e con le braccia conserte, non aveva smesso di fissarli con un'espressione di disgusto.
«Siamo via da due settimane» replicò il fratello, senza staccarsi dalla moglie.
«Ah, il tempo passa così in fretta quando si sta bene».
«E come è andata?» si aggiunse veloce Em, prima che tra i due sorgesse il solito battibecco.

Kairos e Morag si guardarono, allarmati. Tra loro Guerrieri si erano ripromessi di non rivelare nulla della scoperta, per dare la grande notizia solo durante i festeggiamenti. "Grandissima notizia..." si ritrovò a pensare Morag, con un cinico risentimento, che scacciò subito: intanto doveva impedire che rivelassero qualcosa. Fissando Kairos, indicò le due giovani e gli fece cenno di starsene zitto, ma quello piegò la testa da un lato, in segno di incomprensione. Morag sbuffò e ripeté il gesto più lentamente, ma dai risolini di Em e Raya capì che erano già stati scoperti.

«Bene, hanno degli annunci da fare» sentenziò la più giovane, alzando un sopracciglio per sollecitare il marito.
«Ehm... no!» esclamò lui, cercando lo sguardo di Morag, in difficoltà: già era pessimo a mentire, ma con Raya le sue capacità si annullavano totalmente.

«Invece sì» corse in suo aiuto Morag, cercando al più presto un'idea per tergiversare. Subito si illuminò. «Cosa ti ha detto Rigel prima che ripartissero?»
«Giusto!» Kairos riuscì a rimanere al gioco e con un sorrisetto beffardo si voltò verso Rose. «Sorellina cara, ho una notizia per te».

Quella rovesciò la testa all'indietro, in un sospiro tormentato. «Noo! Rigel era sicuramente con gli altri che sono ripartiti, per cui stasera non ci sarà, e quindi io sarò la Prima Danzatrice». Raddrizzò il capo e fissò Kairos, che continuava a sogghignare. «Dimmi che non è vero».
«Ti consiglio di andare a prepararti».
«Che palle!»
«Dillo in faccia a Rigel. O a Calpurnia».

Rose ormai non lo ascoltava più: continuava solo a percorrere avanti e indietro la piattaforma, senza smettere di borbottare.
«Ma era una giornata tanto bella...» Poi a un tratto si fermò davanti alla scala di corda che portava all'oikarion e con la stessa nenia salì fino a entrarvi. «Era una giornata così bella!»

Sbatté la botola e, dopo qualche istante di silenzio, nessuno riuscì più a trattenere le risate: chissà se, tutta fomentata dal suo lamentarsi, si era accorta che si era rinchiusa nella loro abitazione.

Quando il piccolo momento di ilarità iniziò a smorzarsi, Kairos si guardò intorno, un po' perplesso.
«E gli altri? Avevamo pensato di trovarli qui: prima siamo stati all'oikarion dei miei ma era vuoto».

«Iulius non si fa vedere da giorni» fece Raya, alzando le mani.
«Non che prima fosse diverso» sogghignò il marito, che Morag non capiva perché si divertisse tanto a venire a conoscenza della prima avventura del fratello minore con una ragazza. «Quella Fanny gli ha proprio dato alla testa».
«Sembrerebbe».

«Le pesti?»
«Stamattina e a pranzo sono stati con noi, dato che Anita è andata a raccogliere le sue erbe, ma quando mi sono svegliata non li ho rivisti» considerò, guardando Em, se sapeva qualcosa in più.
«Se ne sono andati poco prima: Genew è passato a prenderli» completò l'altra.
«Dai, ho deciso di non ripartire anche per vedere loro...» si lagnò un po' il giovane, avvicinandosi intanto a Raya con un velo di malizia sul suo sorriso. «Dovrò accontentarmi».

Stava per baciarla ancora, ma la moglie lo frenò prima, squadrandolo. «A proposito... Come sarebbe a dire che voi due non siete ripartiti?»
Kairos arrossì con forza, senza rispondere, e gli occhi delle due si spostarono su Morag, anch'egli in imbarazzo per la scelta fatta poco prima. Con la coda dell'occhio vedeva le iridi verdi di Em che lo scrutavano: chissà cosa avrebbe pensato di quella decisione.
«Genew ce ne ha dato la possibilità...» mormorò, evitando lo sguardo di entrambe.
«Che razza di pigroni» commentò Raya. Tirò un colpetto scherzoso sulla nuca del marito, che, non sapendola arrabbiata, rialzò la testa e l'avvicinò ancor di più a quella di lei. 

«Sarà, ma io avevo la necessità di rivederti». Raya non si scostò ancora, ma rispose con fervore al bacio di Kairos, gettandogli le braccia al collo e abbandonandosi alla passione. Morag distolse gli occhi, consapevole che avrebbero impiegato più tempo che per il solito bacetto veloce, incuranti che insieme a loro ci fossero anche lui ed Em. Al solo pensiero, il suo viso si illuminò. Seduta sulla piattaforma, anche lei aveva preso a fare altro, per lasciare la giusta intimità ai due innamorati: si era sistemata un vaso sulle gambe e lo stava dipingendo con del colore scuro: Morag non l'aveva mai vista impiegata in una simile attività.

Il giovane si avvicinò un poco, incuriosito, notando il lavoro magistrale che Em aveva eseguito sulla superficie essiccata. "Non sapevo avessi quest'abilità straordinaria!" le avrebbe voluto dire, ma quella era talmente concentrata da non accorgersi che qualcuno fosse arrivato alle sue spalle. Morag non voleva disturbarla.

Si limitò a studiare con attenzione ciò che aveva realizzato, finché non ravvisò il fulcro della scena rappresentata: due figure di schiena, un uomo e una donna, sedute su un ramo; lui le cingeva un fianco, lei era appoggiata alla sua spalla. Così stavano, immersi e partecipi del silenzio della foresta, dell'armonia della natura.

"Magari... io e lei..."

Improvvisamente si sentì a sua volta osservato: gli occhi di Em erano puntati su di lui, in uno sguardo indecifrabile. Morag balzò all'indietro. "Che figura! Che figura! Mi ha beccato mentre la stavo guardando. Che penserà mai? Che sono un maniaco?"

Raddrizzò la schiena e distolse lo sguardo, come se nulla fosse accaduto.
«Ehm... Em, ti trovo... bene» bofonchiò, gettandole un'occhiata di tanto in tanto per controllare che l'espressione del viso non fosse adirata o disgustata. Ma da lei non trapelava nulla: forse era anche peggio.
«Sì, qui è tutto come al solito» fece di rimando, con altrettanta indifferenza.
«Mi... fa piacere». E ora cosa poteva fare? Era chiaro che l'avesse infastidita e non poteva più rimediare: la sua risposta aveva troncato ogni possibile conversazione sul nascere.

Si grattò la testa, pensando a cosa dirle, senza sembrare stupido o strano, ma anche solo quel silenzio lo faceva sprofondare sempre più nell'imbarazzo. Buttò un occhio dall'altra parte: Kairos ora era piegato a riempire di baci il grembo prominente di Raya, che rideva a sentirlo blaterare ogni volta che riprendeva fiato.

«Te lo assicuro!» diceva, fermo nelle sue convinzioni. «Adesso sta dormendo, ma se faccio così si sveglierà e si farà sentire. Dai, piccolina, fai sentire un calcetto al papà?»

Morag fece una smorfia: gli dispiaceva interrompere quel momento, ma d'altra parte non era più in grado di sostenere la situazione disagiante che aveva creato; quei due avrebbero ancora avuto modo di fantasticare sul nascituro, in futuro. Continuò a fissare l'amico, lo sguardo supplicante, finché anche lui non se ne accorse, capendo al volo.

«È ora di andare, eh, Morag?»
«Mh» annuì il giovane, considerando quanto fosse codarda la sua scelta di fuggire da quella situazione scomoda. Se solo fosse stato più brillante, avrebbe potuto intavolare una conversazione con lei, magari anche dilettandola. Oppure l'avrebbe solo infastidita ulteriormente? Dopotutto, era meglio così.

«Genew ci ha ricordato che potevamo restare qui, ma dando una mano» spiegò Kairos alle due, mentre lasciava le ultime carezze sul volto di Raya. «Io andrò a caccia».
«Io dalle Sentinelle, a sentire se hanno bisogno» lo seguì lui, rianimandosi un poco al pensiero di ritornare al suo precedente ruolo nel clan, alla sua amata posizione.

«Ragazze, ci vediamo stasera!» salutò infine, raggiante come sempre. Morag fece un cenno con la mano a entrambe, per poi riservare un grande sorriso a Em. "Forse", pensava sempre, "anche se non reagisce mai, magari questa volta mi noterà, e in parte potrò trasmetterle la felicità che provo io solo a vederla". Ma nemmeno allora parve accorgersene.

Kairos baciò ancora Raya, per poi correre verso le liane e gettarsi nella foresta. Morag lo imitò, girandosi controvoglia: stava per lasciarla di nuovo, rimanendo in stallo. Sarebbe stato bello se il loro rapporto si fosse evoluto, fino a diventare come quello dei due loro amici. Sarebbe stato un sogno. Ma non era ciò che desiderava lei e Morag non avrebbe mai forzato qualcosa che non volesse: se era felice così, chi era lui per insistere? Abbracciarla dolcemente rimaneva soltanto un'idea astratta; una delle migliori che la sua mente riuscisse a formulare, ma pur sempre immaginaria.
Prese a sua volta una liana e partì, lasciandosi alle spalle la donna per cui batteva il suo cuore.

Se solo avesse saputo che per lei valeva lo stesso...

~

Ed ecco che ritroviamo Em, Morag e compagnia bella! È passato tanto tempo, ma le cose non sembrano cambiate più di tanto, se non che a Raya manca ormai un solo mese (circa) al parto, Rose è diventata di una bellezza sconvolgente ed Em ha riscoperto un'antica passione. È stato comunque piuttosto faticoso fare il resoconto di ciò che è successo, senza che i discorsi risultassero troppo artificiosi, senza creare degli spiegoni noiosi e senza che il capitolo fosse chilometrico (già ho dovuto dividerlo...) Ma eccolo finito, ditemi cosa ne pensate (se è ugualmente troppo pesante cercherò in ogni modo di far qualcosa!) e se avete qualche commento in merito al grande ritorno dei nostri amici 😏
A presto con la seconda parte!
~🐼🐢

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