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[Può contenere scene violente]

«Fallo alzare, Laio».

La mente di Morag aveva perso la propria lucidità. Percepiva una mano che continuava a premergli sul collo ma non vi badava, come al resto del mondo circostante. Intorno a lui, solo delle ombre che si muovevano in modo confuso, come confuso era diventato tutto: dove si trovava, chi aveva davanti, cosa stava succedendo...

La mano si spostò, afferrandogli indelicatamente il braccio destro e portandolo in alto. Non oppose resistenza e, una volta in piedi, si sentì vacillare, sbilanciandosi in avanti. Intorno rumori vaghi. Forse risate.

Vedeva a tratti dei fasci di luce e poco altro. Il solo terrore alla vista di ciò che si era ritrovato davanti aveva inibito ogni sua forza.

Voci, esclamazioni, risate continuavano ad assillarlo, aumentando lo stato di angoscia per l'occlusione della sua mente. Provò a concentrarsi su queste, soprattutto per cercare di uscire da quello stato* quasi di paralisi. Intorno risate... Sicuramente stava avvenendo qualcosa di divertente se tutti stavano ridendo.

«E questo dovrebbe essere il Figlio del Sole? Questo dovrebbe uccidere il grande Mortino?»
Il Figlio del Sole... Sì, sapeva chi era il Figlio del Sole: era Germanico, il suo compagno di clan. Era per caso lì anche lui? E Mortino? Cosa c'entrava?
«Così basso e smilzo com'è? Le maghe si sono date da fare, questa volta, per inventare qualcosa di tanto ridicolo». Germanico basso e smilzo? No, dovevano star parlando di qualcun altro. L'avevano mai visto, Germanico? Grosso e possente com'era metteva paura a chiunque.

Le risate erano sempre più forti, come il suo disagio: ma chi era che sghignazzava e perché lo faceva? Provò ad alzarsi in piedi, ma, vedendo una vasta folla nebulosa, tremò per la seconda volta, quasi cadendo.

«Dai, non riesce neanche a reggersi sulle gambe».
«Non sarà capace neanche di maneggiare una spada».
«Scommetto che-».

«Silenzio». Una voce più potente delle altre proruppe a un tratto, tanto da far rabbrividire persino Morag. Alzò involontariamente la testa, verso il punto da cui era giunto il suono, proprio sopra di lui; era in piedi ma l'uomo che aveva parlato lo sovrastava comunque di almeno una spanna. La vista iniziava appena a riprendersi e il giovane non distinse più solo i colori, ma anche i lineamenti duri, i muscoli prominenti e, soprattutto, l'aura malvagia che emanava. Si sentì vacillare di nuovo e distolse lo sguardo: altre maschere crudeli lo osservavano, sghignazzando. Deglutì: avrebbe preferito continuare ad arrancare e non essere più capace di discernere le singole figure, piuttosto che rendersi conto di ciò che gli stava attorno.

«L'ho fatto alzare per parlargli, non per sentire parlare voi» continuò, piuttosto infastidito, rivolto ai suoi, squadrandoli dall'alto della sua imponenza con sprezzo. «A differenza di come pensate, ho l'impressione che sarà un tipo molto interessante». Si voltò di nuovo, puntando i suoi occhi in quelli di Morag; la sua espressione mutò immediatamente, mentre le labbra si piegavano all'insù, senza perdere la loro aria perfida. Si mosse in silenzio, esaminando il giovane. «Non penso servano presentazioni. Dunque, ben trovato, Figlio del Sole, lieto di mostrarti la parte migliore dell'esercito di Mortino».

Alcune risate seguirono l'affermazione. Morag si guardò intorno: la foresta in quel punto era talmente fitta che i rami si sovrapponevano gli uni sugli altri, aggrovigliandosi su se stessi, mentre tutte le piante sovrastanti erano state appositamente tagliate perché si potesse stare in piedi; Mortino, pur con la sua mole imponente, non faticava a muoversi al loro interno. Quello doveva essere un punto di ritrovo, organizzato da tempo.

Tutti si erano disposti sui bordi del reticolo, in modo da tenere al centro solo Mortino e lui, minuscolo, disarmato e ancora intontito dall'inquietudine che persisteva nel suo animo.

Di nuovo davanti a lui...

Un grido. Un clamore. Quattro o cinque corrono nella sua direzione. Calci, pugni, sangue. Tanto sangue. Tanto dolore. La morte, con l'espressione di scherno scolpita sul volto scarnificato, cammina intorno a lui. Aspetta il colpo fatale.

Morag ansimava. Aveva già rischiato di morire, imbattendosi nel clan di Mortino. E allora non li avevano trovati nel pieno delle loro forze: pochi, poco armati e reduci da una sbornia. Ma ora nessuno di questi difetti li qualificava.

Rimaneva nel suo stato di inerzia, mentre il suo corpo agiva da solo, rendendo manifesti tutti i tipici sintomi di chi è impaurito. Altre risate dalla folla intorno a lui, il sorrisetto si allargava sul volto di Mortino.

Doveva rispondere in un qualche modo, così riconsiderò il breve discorso del capo del clan nemico: di quelle poche parole qualcosa non gli tornava. «Io non sono il Figlio del Sole» disse, incerto e tentennante, non solo per la paura, ma anche per la stranezza di quell'affermazione. Perché lo aveva chiamato così? Che senso aveva?

«Sì, certo. Allora spiegami perché il tuo amico qui dietro mi ha invece assicurato che sei tu "il flagello di colui che ha vissuto, vive e vivrà"». L'uomo si esibì in una smorfia annoiata recitando la profezia delle maghe e indicando con un cenno un altro ometto dietro di lui, a cui ancora non aveva fatto caso. Spiro. Tutto ciò che la mente di Morag aveva momentaneamente accantonato riemerse potente. Un'ira mai sperimentata lo assalì di colpo e si scagliò contro il compagno di clan.

«Tu, bastardo!» gridò, cercando la spada che di solito teneva legata alla cintola. Non fece nemmeno in tempo a ricordare che gli era stata sottratta la sua preziosa arma, che qualcuno lo afferrò saldamente per le braccia, bloccandolo. Il giovane non si voltò neanche a vedere chi lo avesse di nuovo imprigionato, ma iniziò subito a dimenarsi, assestandogli un calcio prima su una gamba e poi all'inguine. Non gli importava più nulla, se non mettere le mani addosso allo sporco traditore che si trovava davanti.

Ma una seconda volta gli fu impedito: un altro uomo gli prese le braccia, e un altro ancora, dopo averlo costretto a inginocchiarsi, gli schiacciò le gambe con tutto il suo peso. Non avrebbe potuto far nulla per liberarsi e si limitò a fissare Spiro con uno sguardo inceneritore.

«Cosa hai fatto? Dimmi che cosa cazzo hai fatto! Perché Mortino è qui e perché tu sei con lui? Rispondimi, idiota!» Gridava, come posseduto, mentre i due aguzzini impiegavano sempre più forza perché non si liberasse.

Guardava Spiro, gli occhi carichi di odio. Forse il suo compagno aveva avuto buone intenzioni, forse non aveva avuto altra scelta, ma non riusciva a crederlo. Ora tutto tornava: i racconti strampalati alla fine della guerra, le sue improvvise sparizioni al clan, giustificate dalle visite alle fantomatiche scimmie. Riconsiderava ogni sua parola e rabbrividiva: v'era sempre stata una logica dietro le sue storie, una logica disgustosa. Le scimmie erano reali.

L'ometto sobbalzò alla vista dello sguardo indemoniato di Morag e fece qualche passo indietro. Tremava e Morag per un attimo ne ebbe pietà: in quali modi efferati Mortino aveva potuto minacciarlo? Poteva davvero giudicarlo?

«Io...» biascicò Spiro, ma le parole gli si bloccarono in gola e Mortino gli pose una mano sulla spalla, fraternamente.
«Non c'è bisogno che tu gli risponda» sogghignò. «Lo farò io per te. Vedi, Figlio del Sole, il tuo amico è più intelligente di quanto tu creda, poiché sa accettare la natura delle cose, senza comprometterla e andare a deturparla con sterili ribellioni. Durante la vostra battaglia contro i miei alleati Gheisas, alcuni di loro, certamente i più svegli, vedendo come le sorti dello scontro si stessero piegando a favore dei nemici, hanno ben deciso di ritirarsi, per non subire l'umiliazione di perdere le proprie radici, e sono venuti da me, con qualche prigioniero per mostrarmi che non erano semplicemente fuggiti come pusillanimi ma che desideravano una vendetta. Il caso volle che tra costoro ci fosse anche Spiro, che intelligentemente ha capito che nulla avrebbe potuto contro di me: si è piegato alla mia potenza e ha obbedito a ogni mio ordine, e per questo è anche stato riccamente ripagato».

Sorrise amichevolmente a Spiro. «Se i Gheisas hanno insegnato a me e ai miei uomini l'arte delle liane, che da tempo bramavo di apprendere, lui mi ha trovato questo posticino tranquillo dove rimanere appostati, e mi ha riportato l'esatta posizione di Tou Gheneiou e delle sue parti salienti, i momenti più propizi per i miei scopi, come stasera, vari cambiamenti all'interno del clan e, non da ultimo, l'identità del Figlio del Sole».

Si staccò dall'ometto e mosse qualche passo verso Morag, che mai aveva provato un tale sbigottimento. Ogni rivelazione di Mortino era stata una pugnalata al cuore: Spiro, il loro compagno, il loro amico, aveva mentito per tutto quel tempo, aveva celato che, a poche liane da dove dormivano, i nemici attendevano con pazienza. Ma non si era limitato a questo: lui stesso li aveva portati lì, complice attivo di ciò che quella notte si sarebbe compiuto!

«Spiro...»

E perché? Mortino non l'aveva specificato, ma bastava poco per comprendere che Spiro aveva agito solo per salvarsi la vita: una volta giunto al cospetto del gigante, terrore di ogni abitante dell'isola, forse senza nemmeno che egli avesse minacciato qualche terribile tortura, Spiro aveva scelto la propria vita, barattandola con quella di tutti coloro che lo consideravano un amico.

«Io ti credevo...» A stento tratteneva le lacrime. E adesso? Cosa sarebbe successo? Al clan erano ignari. Ma come avrebbero reagito? La parte migliore dei Guerrieri era tornata in missione, le Sentinelle erano troppo lontane per sentirli ed era ancora lontano il cambio di guardia perché potessero accorrere al nucleo centrale. La gente era in fermento per la festa di Calpurnia ed era impossibile che avessero avuto l'avvedutezza di tenere con sé delle armi serie con cui proteggersi. Gli scenari che andavano proiettandosi nella sua testa erano dei peggiori mai pensati.

Morag rialzò la testa e rivide la figura di Spiro, non potendo che provare ribrezzo.
«Maledetto...» Ma non poteva gettare la colpa su lui solo: Morag stesso ne aveva una parte. Si era distratto ed era caduto nella loro trappola. Se solo non avesse ceduto alla bellezza di Em e al desiderio di passare del tempo con lei, forse avrebbe notato qualcosa di strano provenire dalle mangrovie o, almeno, se ne sarebbe accorto in tempo da avvisare gli altri e provare a scappare. Ma ora, bloccato com'era, non poteva fare nulla di tutto ciò. Ed era solo colpa del piacere che non riusciva a reprimere, dovuto al semplice stare accanto alla donna che amava.

Em. Morag inorridì: ora che i Mortinou avevano via libera avrebbero intercettato anche lei. E allora...

«Dai, signore, mi sono rotto i coglioni a sentirlo blaterare» sbottò l'uomo che gli teneva ferme le gambe, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Sentì il rumore di una lama che veniva sfoderata e si ritrovò di nuovo un coltello a sfiorargli la pelle del collo. «Posso farlo fuori adesso, così la minaccia del Figlio del Sole non c'è più e noi passiamo alla parte divertente?»

Le voci che avevano ripreso a commentare, dopo l'accesso d'ira del giovane, ammutolirono di nuovo. Tutti gli uomini si sporgevano in avanti, trepidanti di sapere il verdetto del capo. Ma Mortino pareva quasi annoiato dalla vicenda.
«No».

«Come no?»
«Non ha intenzione di ammazzarlo?»
«E allora...»
Ma la reazione del capo non tardò ad arrivare: improvvisamente agitato si diresse a grandi falcate verso il gruppetto più acceso e in particolare l'ultimo uomo che aveva aperto bocca. Non gli permise neanche di terminare la frase, e subito lo afferrò per i capelli sollevandolo da terra, mentre l'altro cercava di reprimere le urla di dolore che, se non fosse stato per la presenza del suo signore, non avrebbero tardato a far sentire. Morag, pur non toccato in prima persona, si sentì invadere da una profonda inquietudine: se questo era il comportamento di Mortino per una simile inezia fino a dove era solito spingersi?

«Vi vedo agitati, oggi» affermò, squadrando i suoi uomini dal primo all'ultimo, glaciale. Subito abbassarono la testa e smisero di parlare, finché non furono udibili solo i flebili gemiti del povero malcapitato. Mortino lo tenne in bilico ancora per diversi interminabili secondi, per poi avvicinarlo di più al suo sguardo. «E allora adesso te lo spiego».

Aprì la mano, lasciando precipitare l'altro sul ramo. Si appoggiò comodamente a un tronco e tornò a sorridere crudele, come se già si fosse calmato dopo lo scatto furioso.
Rintracciò lo sguardo di Morag e ricominciò, pacato. «All'inizio, sì, come prima cosa dovevamo ucciderlo, per poi passare al vero divertimento. Ma ho cambiato idea».

«Perché, se posso chiedere, mio signore?»
«Perché il caro Spiro» continuò Mortino, sorridendogli, «mi ha rivelato una cosa che renderà anche questa prima parte piuttosto divertente».
Si interruppe, lasciando il fiato sospeso ai suoi uomini e a Morag, che sperava con tutto se stesso che non stesse per avverarsi ciò che temeva.

«Oggi il Figlio del Sole non era solo a sorvegliare i confini».

Sotto gli occhi di Morag, sgranati in una smorfia di orrore, aveva concretamente iniziato a dispiegarsi la tragedia, cominciando nel peggiore dei modi.

Non fece in tempo a elaborare quell'informazione che sentì un ramo vicino ondeggiare: qualcuno era appena sopraggiunto. E, purtroppo, sapeva bene chi. Due figure predominavano la scena: un adolescente giovanissimo, con appena un accenno di barba sul volto, ma con già lo sguardo spento, portava in spalla una donna tutta tremolante.

Morag vide il verde smeraldo che tanto amava, circondato da un insolito arrossamento. Null'altro poteva osservare, dal momento che il volto era completamente coperto dalla mano del ragazzo, ma era abbastanza per poterla riconoscere. Il cuore batteva più veloce, proporzionalmente all'accelerarsi del suo respiro per l'estrema preoccupazione. La sua bocca articolò l'unica sillaba che costituiva il nome di lei, ma nessun suono fu in grado di uscire.

~

Benvenuti, lettori, nella sezione della storia che ho soprannominato "la tragedia". So che da adesso mi odierete tutti: per favore, non detestatemi troppo 🥲. Brevemente, alcune considerazioni su questa prima parte, poi vi lascio proseguire con la seconda, che vi anticipo già sarà ben peggiore: in realtà tutta questa sezione è strutturata secondo un climax di atrocità che vedrà l'apice tra qualche capitolo; ma lo vedrete da voi *va già a rifugiarsi dentro a un bunker*.

Allora, ecco che si scopre soltanto ora quale sia l'utilità di Spiro in tutta la vicenda: essere l'innesco della tragedia. Se non ci fosse stato Spiro, che ha dato a Mortino tutte le informazioni principali, probabilmente il tutto non si sarebbe mai compiuto, o lo avrebbe fatto diversamente. Intanto vi dico subito di diffidare da quello che dice Mortino: in parte sì, è vero, ma ha tralasciato davvero molti elementi, senza ricostruire bene la verità. Questo lo dico non per difendere Spiro, ma soltanto perché non vi fermiate alle apparenze. In seguito, potrebbero esservi sorte alcune domande dopo il monologo di Mortino, che sono qui per sciogliere:

1) Se i Mortinou e i Gheisas erano alleati, allora perché i primi non avevano imparato a destreggiarsi sulle liane già da prima?
L'interesse che un esercito intero non invadesse la foresta era di tutti: intanto avrebbe avuto la strada spianata per giungere ai territori anche oltre la foresta, secondo avrebbe esercitato, sui Gheisas in questo caso, un potere ancora maggiore. Tuttavia, il famoso gruppetto che non era stato ritrovato dopo la battaglia non aveva più alcun interesse che la foresta fosse un luogo sicuro, per cui di propria iniziativa decise di insegnare ai Mortinou come muoversi sulle liane.

2) Mortino ha deciso di invadere Tou Gheneiou solo per vendicare la Geisha e i Gheisas feriti nell'orgoglio?
A questa domanda cercherò di rispondere direttamente nei prossimi capitoli, quando vedremo un po' più da vicino Mortino (nel senso che ne indagheremo il pov... sì, purtroppo dovrò immedesimarmi in quell'essere orrendo -.-)

3) Spiro... Perché lo ha fatto? Mortino non lo dice chiaramente, Morag si dà una risposta frettolosa, ma la verità dove sta? Anche per questo punto vale la risposta della seconda domanda.

Intanto però se volete provare a darvi qualche risposta da soli, sarò ben contenta di ascoltarvi! Oppure se volete fare un totoschiatto qua sotto 👇.

Ps: cerco di dissimulare, ma in realtà mi sto struggendo dal dolore per quello che sta per succedere.

~🐼🐢

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