17 - Momento sbagliato

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Brad

Ho fatto un casino.
Sono un gran coglione.
Sono un grandissimo.
Coglione.

Eravamo lì, abbracciati e molto vicini a baciarci.

Lo so, ne sono certo.

Lo volevo davvero tantissimo, non avevo mai desiderato così tanto baciare qualcuno.
Era di una bellezza mozzafiato con quel vestito, era stupenda.

Gli altri possono pensare ciò che vogliono.
Che sia una sfigata, che sia una cozza, che sia una bambina...
Ma io l'ho conosciuta in modo completamente diverso.
Io ho visto la vera Hilary.

Quella romantica.
Quella sognatrice.
Quella che soffre.
La guerriera che studia e lavora.
Quella che prova sentimenti.

Non ci si può basare sulle apparenze e i miei amici dovrebbero saperlo ormai a vent'anni suonati.

Dovrebbe saperlo anche Deb, che invece preferisce urlarmi in un orecchio.

Lei non ci voleva.
Sapevo che avrebbe rovinato tutto.

<<Chi era quella mezza sposina? Me lo vuoi dire? Mi sembrava la conoscessi bene! >>fa la gelosa, ma non ne ha diritto.

Deb sará anche bellissima, ma delle volte non ci arriva.
Non capisce quando è ora di lasciare perdere.

<<Ti ho detto che non la conosco. E con la maschera ancora di meno. Smettila di insistere!>>  mi sta venendo voglia di darle uno schiaffo, ma non lo farei mai.

Non picchio le femmine, non l'ho mai fatto a meno che non siano femmine ma con un temperamento da maschio.
Deb sta iniziando a preoccuparmi per questo nell'ultimo periodo.

Forse è per questo che non mi piace abbastanza.

_____________________________

Deb continua a baciarmi e trascinarmi in mezzo alla pista, ma stasera non ho voglia di lei.

Ho visto Hilary allontanarsi con grazia dalla festa nello stesso modo in cui è arrivata,ma con la bocca serrata in una smorfia.
La maschera mi ha impedito di vedere i suoi occhi, ma sono sicuro che stesse piangendo.

Eh ci credo, ho detto a Deb che non sapevo chi fosse e che ci stava provando con me senza successo.

È per questo che sono un cretino senza speranza.
Non so nemmeno come ci si comporta in certi casi.
Mi piace quella tipa, forse è la prima che mi colpisce in un certo modo.
Prima o poi le avrei rivelato la mia identità, ma l'avrei fatto con calma.
Non così e non con Deb avvinghiata al collo.

<<Ci vieni di là con me?>> Deb è assatanata.

Al collo ha il ciondolo a cuore di Hilary, spero almeno non se ne sia accorta poco fa, mentre Deb stava mettendo in scena il suo teatrino.

Non credo dal momento che non ha detto nulla.
Se l'avesse visto, me lo meriterei.

<<Cosa dobbiamo fare di là?>>  sono curioso, ma non al punto di seguirla.

<<C'è Marshall... E ha portato roba buona. Vieni.Ti sballi un po'...Questa festa fa schifo.>>

Per un momento sto pensando di non andare, poi qualcosa mi spinge a seguire Deb.

Ma si ,chi se ne frega!
Vado di là, me la godo un po' e poi vado a dormire.
Domani non sarà capitato nulla.

Non sarà capitato nulla....

Seguo Deb in quello che sembra essere stato allestito tipo un privé.
Una decina di ragazzi e ragazze che conosco sono in cerchio ad un tavolo.
Ridono e scherzano, ma non fanno parte della festa.
Nessuno di loro è travestito o indossa maschere.

<<Ehi amico, ma come diavolo sei vestito?>> Zed sta abbracciando una bionda che non ho mai visto. Che stranezza.

Un'altra conquista del grande Marshall.

Mi invento una scusa, tipo quelle da "ma mi avete visto, ero già vestito così quando sono uscito... Mi volevo confondere con la massa per attirare qualche ragazza."
Non ci crede nessuno, ma almeno smettono di chiedere altro.

Marshall butta sul tavolo delle bustine.

<<Tenete amici, questa è la nostra festa. Con gli omaggi di JJ!>>

Grammi e grammi di cocaina vengono stesi sul tavolo e circa dieci nasi sono pronti a fare baldoria.

Deb al mio fianco da la prima tirata potente.
Si alza dal tavolo pulendosi il naso soddisfatta.
Mi guarda, ammicca.
Ne ha voglia e io lo vedo.
Marshall è il secondo, continua a ripetere che è roba di altissima qualità.

Stiamo facendo l'ennesima cazzata.

Tocca a me, mi sembra che tutti mi stiano guardando.
Preparo la mia cannuccia e tiro forte.
Subito una botta al cervello, erano ormai giorni che non ne usavo.
Il cuore inizia a martellare nel petto, mi sento euforico, leggero.

Ma non perderò il controllo.

Marshall prende Deb per mano.
È eccitatissima, lui pure.
Entrambi mi guardano, so dove vogliono arrivare.
Non è la prima volta che Deb si fa scopare da entrambi.
Li seguo in bagno.
Deb si china su Marshall, questa volta ha deciso che lui è il primo.

Continuo a pensare a Hilary, il mio cervello è staccato, non riesco a concentrarmi su Deb che alterna la sua bocca ora su me ora su Marshall.
Sono duro, ma sono altrove.

<<Tesoro, che hai? Non sei come al solito...>> mi chiede lei, intenta a compiacermi. Non ne è capace.

<<Nulla, continua!>> le ordino, in preda ai sensi di colpa. Il mio tono è quasi malvagio, la tratto come una puttana.

Pensare a Hilary sarà la mia tortura e me lo merito.

È una serata davvero di schifo che non poteva finire peggio che in compagnia di una facile in un bagno di un vecchio teatro, a farmi succhiare con il mio migliore amico.
E per di più, in botta con la cocaina che ci fa essere meno lucidi.

Mi alzo le braghe intenzionato ad andarmene.
Mi fa schifo stare qui.

Qualche mese fa ne sarei stato entusiasta, ma non ora.
Non è più il mio posto questo, non con lei.

<<Dove vai!>>  Marshall e Deb mi chiamano in coro, ma io sto già abbandonando la festa.
Devo risolvere questo casino.

Non posso perderla così.

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Il giorno successivo dopo una notte assurda e insonne, decido di lasciare un biglietto sul davanzale di Hilary.

Sono scuse, richieste di perdono.
Lo lascio pregando.

Niente, non ho risposta.

Il giorno successivo le lascio un testo di una canzone e un muffin.
Alla sera, ripassando di là noto che il sacchetto è ancora lì.
Lo rimuovo il giorno dopo ancora  le lascio un CD un altra lettera e una ciambella rosa.
Ma qualche ora dopo è tutto a terra schiacciato dalle auto che passano sulla strada.

L'ultimo giorno sono avvilito.
Non mi resta nient'altro da fare che essere coraggioso e affrontarla a viso aperto.

È il momento di metterci la faccia.

Salgo di corsa le scale, con un sacchetto di Starbucks tra le mani.
La trovo lì, sta leggendo un libro seduta sul letto.

Non la merito, lo so.

Busso alla finestra, alza lo sguardo.
È sorpresa, ma non ha un'espressione felice.

Non mi gradisce qui.

Ma non me ne vado, deve sapere tutto.

Ora o mai più, coglione.

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