18 - Chiarimenti

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Hilary

Riflessioni

Ho buttato tutte le sue lettere nel cestino, tutte.

Ma prima le ho frantumate in tanti piccoli pezzettini, infimi.
Insulsi.

Mi ha mentito, mi ha presa in giro e per di più ha anche una ragazza, questa Catwoman con le gambe che le arrivano fino alla gola praticamente.

Li odio.
Sono perfetti insieme e li detesto ancora di più.

Sto mangiando chili di cioccolata, mi distrae.
So che finirò per ingrassare, ma non m'importa.

Ancora sto ringraziando il cielo che mio padre non si sia accorto che sono evasa quella notte.
Solo dio sa cosa sarebbe successo se mi avesse scoperto.

Sono stata fuori pochissimo, comunque.

Giusto il tempo di farmi calpestare un po' il cuore, sputarmi sull'orgoglio, lavarmi con la candeggina i sentimenti.

Sto diventando una gran cinica, ma non ci posso fare niente.
La prima volta che qualcuno mi da attenzioni e mi va a finire così.
Mi convinco che sono davvero sfortunata.

Potrei forse definirla una delusione d'amore? Forse, se avessi continuato a scrivere e me ne fossi invaghita per bene...

Brad, così si chiama il mio scrittore non più così segreto è un tipo molto cocciuto comunque.

Ogni giorno mi lascia qualcosa di diverso sul davanzale, un fiore, delle lettere, qualcosa da mangiare, della musica.
Lo ignoro, prima o poi spero molto che la smetta.
Non ho più voglia di questo gioco, non ora che ho visto in cosa mi stavo andando ad immischiare.

Sono tutti tentativi inutili.
Non c'è più speranza per lui.

La delusione che mi ha procurato è troppo grande ed io non ho bisogno di altre bugie.

__________________________

Sono sul mio letto.
Sto leggendo distrattamente un libro che ho preso in prestito in biblioteca, però mi piace.
È una storia leggera, parla di una ragazza tipo me, ma senza tutte queste sfighe.

Lei è solo un po' bruttina.

Io sono anche una attira guai.

D'un tratto sento picchettare alla finestra.
Mi volto, mi spavento immediatamente.

Poi lo stupore lascia spazio alla rabbia.

È Brad e sta bussando alla mia finestra con insistenza.
Tiene in mano l'ennesima busta di Starbucks.

Assurdo tentativo di convincermi.

Mi avvicino alla finestra, ma solo perché Sta facendo troppo casino.

<<Se continui qualcuno ti sentirà e ti troverai quella famosa pallottola nel sedere! >> gli sussurro, mentre lui alza la sportina in segno di resa.
È carino ugualmente anche se ha fatto davvero una figuraccia. Sono i suoi occhi che mi fregano.

<<Allora fammi entrare o esci tu, ho bisogno di parlarti Hilary Joy e mi devi stare a sentire! >> è come che me lo stia ordinando, ma non è nella posizione giusta per impormi qualcosa.

<<Entra, ma fai piano. Mio padre rientrerà a minuti, quindi hai poco tempo>> gli faccio un cenno in segno di resa. È troppo insistente.

Apro la finestra e mi sposto per farlo entrare.
Con gli scarponi un po' zuppi di malta atterra sul parquet della mia stanza, facendo rimbombare tutto violentemente con un tonfo sordo.

<<Ti ho detto di fare piano! Porca miseria!>>  mi sto veramente infervorando.

<<Ci lavorerò, promesso >>Brad mi sorride appoggiando il sacchetto sulla mia scrivania, ma poco dopo torna ad essere serio. Pare che sia pronto al gran discorso.

<<Ok, ora sei qui e parla. Sbrigati... Non ho tempo, devo studiare domani ho un test e il mio capo mi ha lasciato il pomeriggio libero apposta.>>

Brad si siede sul mio letto come fosse sempre stato qui, come fosse a casa sua. È così sfacciato che mi fa arrabbiare, ma allo stesso tempo mi stuzzica ancora di più.

<<Dunque, la storia è questa. Ti ho veramente visto al market, non ti ho mentito. Non ti ho mentito nemmeno quando ti ho detto che non ho i genitori. Non è una bugia che lavoro in città, solo il mio lavoro è un po'..... particolare.>>  si ferma un momento per prendere fiato.

Non riesco a smettere di fissarlo.

<<Sono stato sincero sotto molti punti di vista e sopratutto quando ti ho detto che non voglio farti del male. Non ho la tua età, è vero. Ho vent'anni, ma la differenza non è così grande tra noi. C'è qualcosa che vuoi sapere?>> mi domanda mentre io rimango appoggiata alla scrivania, abbastanza lontana da lui.

Stai lontana.... Lontana!

<<Si, tanto per cominciare come sai che vivo qui...>> lo Esorto. È la cosa più importante.

<<Clint.... Il tipo del pub in fondo alla via.>>  lo dice come fosse normale pedinare la gente e sapere dove vive.

<<Sei stato tu a colpire il tipo di fronte alla mia scuola con un sasso?>>

Ridacchia, deduco di sì.
Ora ho i brividi.

<<Di chi è il vestito che mi hai dato?>> questa è una domanda molto più scottante.

Brad si acciglia, ma è giusto ed è doveroso che io sappia.

<<Era di mia madre. E se te l'ho dato è perché l'ho reputata una cosa importante>>

Lo fisso.
Mi sembra sincero.

Mi manca un battito, ma continuo.
Qualche volta mi perdo nei suoi occhi verdi.
Sono veramente bellissimi, intensi.
Delle volte sembrano quasi grigio, ma sarà frutto della mia immaginazione.

<<Ok, chi è quella tipa a cui hai detto che ti stavo importunando?>> arrivata a questo punto sto alzando la voce io.
Sono certa che mio padre non è tornato e Josh è all'allenamento di calcio, posso ancora permettermi di fare la dura.

Posso permettermi di urlare.
Sono arrabbiata e lui deve vederlo.

<<È Deb e se lo vuoi proprio sapere sarò onesto. Da circa due anni è la mia scopa amica.>>

Sbammm!
Mi pento immediatamente di essere così curiosa per natura.
Mannaggia a me!

<<Perfetto, almeno lo so e un altro punto è chiarito. Ok, ora che ti sei spiegato puoi anche andare via.>> gli ordino, a metà tra l'imbarazzo e il dolore.
Mi sento svuotata delle emozioni più belle, sento solo rabbia e risentimento.

<<Hai finito?>> mi domanda un po' imbarazzato, come se possa esserlo davvero con quella faccia da schiaffi che si ritrova.

Affascinante faccia da schiaffi!

<<Senti ormai sai chi sono. Sai che non sono un coglione.
Ok forse un po', ma potrei rimediare.
Accetta il mio invito, vieni con me al luna park questa domenica. Giuro, se ti trovi male, sarà l'ultima volta che mi vedrai.... Niente scopa amica. >>

Mi sta guardando come un cagnolino bastonato, sono quasi tentata di accettare il suo ennesimo invito.

<<Ci saranno i tuoi amici?>> sono abbastanza terrorizzata, non li sopporto.
Se saranno presenti di certo non andrò. Non glielo dico, ma me lo si legge sul volto.

<<Certo che no, esci con me e basta. Mangiamo un gelato, facciamo due passi... Te l'ho detto, se non ti piace sarà l'unica uscita. Dammi una possibilità per rimediare! >>

D'un tratto sento la porta di casa aprirsi e la voce di mio padre farsi spazio lungo il corridoio.

<<Ok ok, ci vengo ok! Ma adesso vattene, è tornato mio padre! Se ti trova qui sono guai e io sono alla fine della punizione, quindi voglio liberarmene senza intoppi!>> lo spingo verso la finestra.

Brad si gira a guardarmi e prima di iniziare a scendere le scale, mi sorride.
Mezzo secondo dopo mio padre irrompe nella stanza.

<<Ehi, come va? Che ci fai a casa, non sei al market?>> mio padre ha cattiva memoria evidentemente.

<<No, ricordi? Domani ho la simulazione del test per medicina! Sto a casa a ripassare.>>

Mio padre si picchia sulla fronte, come per pentirsi di non essersi ricordato.

<<È vero, me lo avevi detto.
Ma quel sacchetto di Starbucks?>>

Cavolo.
Ho scordato di nasconderlo.
Mi ha beccata.

Mi invento la prima cosa che mi viene in mente e spero solo sia abbastanza credibile

<<È passata Maggie, sai a studiare.... Abbiamo fatto merenda.>> mio padre sembra crederci, ma non è mai detta l'ultima parola.

Poco dopo mio padre esce dalla stanza soddisfatto e io mi rimetto sui libri.
Prima di andarsene però, mi accerto che la mia punizione sia giunta al termine.

Ebbene sì, è finita finalmente.

____________________________

Sto studiando da un paio d'ore quando mi rendo conto che ho una fame nera.
Afferrò il sacchetto che mi ha lasciato Brad qualche ora prima e con grande sorpresa tra una ciambella e un croissant al cioccolato, c'è un biglietto.

Lo apro, non c'è scritto molto, ma resto comunque a bocca aperta.

<tanto lo sapevo che avresti accettato. Ci vediamo domenica. Buon appetito.

Brad >

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