41 - Ammettere

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Brad

Hilary mi ha chiamato poco dopo averla lasciata sotto il suo appartamento.

Piangeva a dirotto, non capivo di cosa stesse parlando.
Ha menzionato una donna, il padre.
Ci ho messo poco a far coincidere i pezzi del suo racconto.

Il padre ha una nuova compagna e Hilary li ha sorpresi praticamente a letto insieme.

Mi sono infilato un paio di jeans e non ci ho pensato due volte.
Sono salito in macchina di corsa, ho acceso il motore e sono volato fino casa sua.

Dopo aver fatto a due a due gli scalini, sono sul suo pianerottolo accanto alla sua finestra.

Ho il fiatone, non ho più il fisico.

La vedo, è seduta su letto.
Tiene stretto al petto un porta fotografie e piange a dirotto, non l'ho mai vista così trafelata.

Non amo vedere piangere le persone, ma con Hilary mi sento addirittura peggio.

Sono imponente.

Busso piano alla finestra e Hilary prontamente si asciuga il viso con la manica della tuta.
Viene ad aprirmi e mi si getta al collo ancora prima che possa essere entrato nella stanza.

"Brad..." singhiozza, non riesce nemmeno a parlare.

La stringo forte e le rammento di parlare piano o saranno ulteriori guai con il padre se si accorgesse che un ragazzo è nella sua stanza.

Anche se non è nella posizione di farle ramanzine, comunque.

Mi siedo di fianco a lei sul suo letto e le tengo la mano.
Vorrei che capisse che gli sono vicino e che può sempre contare su di me.

"Mi dici cosa è successo?" le chiedo, ma sta davvero singhiozzando molto.
Sembra non essere in grado di parlare, ma sfogarsi le farà bene.

"Mio padre... Quella donna.. Nel letto di mia madre..."

È tutto ciò che è in grado di dirmi.

È abbastanza per comprendere.

"Hilary.. Tuo padre ha bisogno di rifarsi una vita.. Lo sai vero..."

Non voglio essere di parte, ma mi immagino di essere nei panni di quell'uomo solo da così tanto tempo e una morsa mi stringe il petto.
Deve essere devastante vivere ogni giorno la solitudine, non avere qualcuno da amare.

Hilary si allontana da me.

Quello che ho detto non l'è piaciuto affatto.

"Da che parte stai?" mi sta guardando davvero malissimo.

È facile fraintendere nella sua posizione.

"Dalla tua ovviamente, ma perché non provi a pensare alla vita di tuo padre? Lui ha certo sbagliato a non parlarti di questa donna...
Ma l'avrebbe fatto, solo non in una circostanza simile..."

Sono sicuro che il signor Jay glielo avrebbe comunicato presto, ma con i dovuti modi.
Non è per niente un uomo stupido.

Le riprendo la mano, questa volta non si scosta.
Probabilmente ci sta riflettendo.

"Poteva solo non farci sesso nel letto di mia madre..."

Le tappo la bocca, sta alzando la voce.
È davvero arrabbiata, la capisco ma deve essere ragionevole.
Non le servono altri guai.

"Non hai torto..prima o poi sarebbe successo. Tuo padre è giovane. Non puoi pretendere che rimanga solo tutta la vita..."

Sa che ho ragione, ma non è pronta ad accettare la nuova realtà.

Il ricordo della madre bussa alla sua porta di continuo.

Mi abbraccia stretto e piange sulla mia spalla.
La vedo così indifesa e così fragile, ho bisogno di proteggerla.

Voglio proteggerla.

Di colpo si stacca da me.
Mi osserva con gli occhi gonfi di lacrime, il volto rigato dal dolore, ma ha il fuoco nell'iride.

Mi butta una mano sul petto e mi bacia con passione, con una tale irruenza che non mi sarei mai aspettato.

Ricambio il suo bacio e le getto una mano sul seno, sono colto alla sprovvista, non riesco nemmeno a ragionare su quello che sta succedendo.

Hilary mi sfila la maglietta e rimango a nudo davanti a lei, indosso solo i pantaloni.

Mi accarezza la pelle, mi morde il collo.
Non capisco da dove venga tutta questa passione, un attimo prima sembrava un cucciolo indifeso, ora sembra una leonessa che caccia la sua preda.

La prendo per i fianchi e la getto sul letto, mi stendo su di lei non smettendo di baciarla.
Rimane senza maglia a sua volta,gliela sfilo e la getto sul pavimento.

Non sapevo che avesse un seno così bello.
Rimango per un po' incantato a guardarla, come mi trovassi di fronte ad una dea.

Continuo a baciarla, a stuzzicarle il petto con le mani.
Hilary ansima, sembra che abbia completamente dimenticato quello che è appena successo nella stanza a fianco.

Non vorrei essere usato come distrazione.

Vorrei fare l'amore con lei, vorrei sentirla mia.
Mi rendo conto però che non è il momento, sta soffrendo e potrebbe pentirsi di aver preso una scelta così importante in un momento tanto difficile.

Mi allontano da lei, sono visibilmente eccitato, ma ci rifletto.

Non è il momento adatto.

"Perché ti sposti?" Hilary sembra delusa.
Non voglio assecondarla, non ora.

"Non credere che non ti voglia, io ti desidero dal primo giorno che ti ho visto.. Ma non è questo il momento Hilary, non sei serena.. È un passo importante e io non voglio approfittare della tua debolezza adesso..."

Abbasso lo sguardo.
Non so come la prenderà.

Si siede sul letto.
Si copre il seno con il lenzuolo.
Abbassa la testa, forse ci ha riflettuto anche lei dopo le mie parole.

È accaldata, bellissima.
Se fosse stata una ragazza qualsiasi ora me ne sarei approfittato di sicuro.
Ma lei è Hilary e io non potrei mai farle questo, anche se fremo di averla mia.

"Hai ragione.. Non so cosa mi sia preso. Non stavo pensando.." mi dice, è dolcissima con i capelli spettinati e le guance arrossate.

Torno a sedermi accanto a lei, le prendo il viso tra le mani.

"Saprai quando è il momento giusto. Quando sarai pronta. Avrai la mente sgombra, il cuore gonfio di desiderio... Sarà un momento dove il dolore non farà parte della tua vita.
Saremo io e te, nessun altro..."

La bacio sulla fronte.
Mi rimetto la maglietta, credo che abbia bisogno di stare sola e riflettere.

"Dove vai?..." si alza in piedi e viene verso di me.

"A casa, devi riposare..." le dico cercando i miei scarponi per la stanza.
Non vorrei lasciarla, ma è la cosa migliore per lei.

"Hai detto che avremmo potuto dormire insieme senza fare altro..."

Mi prende in contropiede.
Sono stato io a dirle questo, non ha torto.

"Ma tuo padre è nella stanza accanto..." le ricordo, nel caso se ne fosse dimenticata.

"Non mi interessa, ti prego resta.. Non voglio stare da sola.." il suo è un grido di supplica.

Non la posso lasciare.

Mi tolgo le scarpe di nuovo e mi accoccolo al suo fianco.
Si stringe a me, mi accarezza il petto.
Ad ogni respiro la sento più rilassata, più tranquilla.

Una volta ero io quello che la rendeva nervosa.
Ora è il contrario.

"Grazie per essere rimasto.. Davvero" lo dice come mi pesasse.

Non è così.
Starei sempre con lei se potessi.

"Sono felice di essere qui con te, non vorrei essere altrove." sento il cuore pieno di gioia, nonostante la situazione sia un po' inusuale.

Qualche minuto dopo, appoggia la testa sul mio petto.
Il suo respiro si fa pesante.
Sta dormendo, finalmente.

Le parlo vicino all'orecchio, anche se so che non mi sentirà.
Il mio sussurro le produce un brivido.

"Hilary...

Io sono stato uno stronzo, un ragazzo cattivo, un delinquente.. Poi ho conosciuto te, mi hai cambiato la vita, l'hai resa migliore.

Mi hai reso una persona migliore.

Non ti prometto che andrà sempre tutto bene, ma mi impegno perché tu sei felice.
Lo farò ogni giorno..

Sono un ragazzo davvero fortunato perché non tutti hanno vicino una piccola grande donna come te...

E ho preso coscienza di una cosa...

Sono seriamente, letteralmente e profondamente innamorato di te"

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