Capitolo 10

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CONFESSIONE

La villa Cruise era avvolta dal silenzio della notte quando il telefono di Adriano iniziò a vibrare sul comò accanto al letto. Adriano, ancora in preda al torpore del sonno, lo afferrò con mano tremante e rispose con voce appena sveglia, «Pronto?».

Dall'altro capo della linea, una voce ansiosa sussurrò, «Ei, Adrhia, per caso sei sveglio?».

Adriano si irrigidì improvvisamente, riconoscendo la voce di suo fratello Tristan, «Sì, adesso sì, ma qualche secondo fa dormivo, sono appena le tre del mattino... che vuoi, Tristha?».

«Ricordi che volevi parlarmi in privato?», chiese Tristan.

Adriano alzò il sopracciglio bianco con incredulità, «E ti sembra l'ora di farlo?».

Tristan emise un sospiro nervoso dall'altro capo della linea, «Scusa, Adrhia, ma è importante, voglio farti vedere una cosa che si può contemplare solo a quest'ora, ti prego».

La richiesta di Tristan fece rabbrividire Adriano, «Cosa intendi, Tristha? È qualcosa di urgente?».

«Non posso dirtelo al telefono, devi vederlo con i tuoi occhi. Inviami la via dove alloggi, ho la macchina, ti verrò a prendere tra poco», sussurrò Tristan, poi chiuse la chiamata.

Adriano rimase per un istante immobile sul letto, scuotendo la testa per scacciare il sonno e focalizzarsi sulla situazione. La richiesta di Tristan lo preoccupava, ma sentiva anche l'impellente bisogno di capire cosa stesse succedendo.

Così inviò a Tristan l'indirizzo della villa Cruise e si voltò verso Vittorio, che dormiva ancora profondamente accanto a lui. Lo fissò per un secondo e sorrise, dopodiché si alzò dal letto con cautela e si vestì, uscendo poi dalla stanza in punta di piedi.

In seguito, dopo aver attraversato il corridoio, entrò nel salotto e uscì dalla villa, trovandosi di fronte l'auto parcheggiata di Tristan sul marciapiede: una Ford Fusion di colore blu scuro dall'aspetto lucido, come se fosse stata appena comprata.

All'interno, Tristan, seduto dalla parte del volante, fece il gesto ad Adriano di entrare.

Adriano si avvicinò all'auto di Tristan con passo incerto, ne aprì la portiera e salì a bordo, notando che Tristan sembrava teso, «Che succede? È grave?! Parla!».

«Sssh!», intervenne Tristan.

«Adesso andiamo a Ceniville, vicino i resti del palazzo dei de Lancaster, la nostra famiglia», mormorò dopo, avviando il motore dell'auto e uscendo dal parcheggio, imboccando la strada.

Adriano annuì, rispettando il desiderio di Tristan di mantenere il silenzio mentre l'auto si dirigeva verso Ceniville, e guardando fuori dal finestrino, osservando le strade silenziose e oscure che scorrevano accanto a loro, immerso nei propri pensieri.

Dopo alcuni minuti di viaggio, l'auto di Tristan si fermò davanti a un'imponente costruzione che Adriano riconobbe immediatamente come il palazzo dei de Lancaster, nonostante di esso non era rimasto molto se non solo le mura esterne e qualche colonna. La sua imponenza e la sua maestosità sembravano ancora più intense nella quiete della notte.

«Eccoci, ora puoi scendere dall'auto», disse Tristan, spegnendo il motore e uscendo a sua volta.

Adriano scese dall'auto, guardandosi intorno con un certo timore. Quel palazzo, anche se ridotto a pochi resti, gli fece ricordare una parte oscura del suo passato, eppure lo vedeva davanti agli occhi, una corte violenta mascherata da allegra e felice.

«Perché mi hai portato qui?», domandò con un filo di voce, abbassando il capo.

Tristan prese il fratello per mano e seguì il viale che portava ai resti del palazzo, dove il terreno era coperto di erba alta e l'aria era pervasa da un'atmosfera sinistra. Le ombre dei muri semidistrutti si allungavano minacciose nel chiarore della luna.

Dopo qualche minuto, i due si fermarono vicino a una crepa del muro, illuminata poco dalla luce della luna, ma abbastanza illuminato per mostrare un simbolo inciso su di esso, una S e una A che si intrecciavano armoniosamente racchiuse in un cuore.

«Lo vedi? Se ricordi questo era il nostro simbolo segreto, per indicare che da questa angolazione  era possibile vedere la luna e le stelle, un luogo dove venivamo spesso quando...».

«Eravamo tristi e ci davamo supporto a vicenda...», continuò Adriano, con gli occhi lucidi.

«Ed è stato qui che mi hai confessato della tua fuga, dicendomi della severità di nostro padre e la tua passione per la scienza. Poi sei corso via... e non sei più tornato...», concluse Tristan.

Adriano sospirò, cercando di trattenere le lacrime, «Mi dispiace, Tristha. A quanto pare anche io ho fatto delle scelte sbagliate, volevi che ti dessi ragione? Eccotela, contento?», sussurrò, con voce impregnata di rimorso.

Tristan posò una mano sulla sua spalla, guardandolo con compassione, «Pensi voglia avere predominio su di te? No, non me ne faccio nulla della ragione. Io volevo solo farti capire che alla fine sei stato tu... ad abbandonare me... e questo simbolo, questo luogo...».

Tristan scoppiò in un sottile pianto, abbracciando Adriano con forza.

«Sei scappato via dal Re e poi...».

«Basta, Tristha», lo interruppe Adriano, mentre le lacrime sgorgarono dalle sue guance.

«L'errore è stato di entrambi, alla fine... ora vorrei tornare alla villa», aggiunse.

«Siediti», ordinò Tristan, «Facciamo come ai vecchi tempi, ammiriamo la luna e parliamo...».

Adriano annuì, accettando la richiesta di Tristan e insieme a lui si sedette sulla terra vicino alla crepa nel muro del palazzo, con la luce pallida della luna che li avvolgeva.

«Quindi volevi solo farmi vedere questo?», domandò.

Tristan scosse la testa, «No, voglio sapere cosa è successo dopo che te ne sei andato. Io ho pensato a te giorno e notte subendo i rimproveri di nostro padre, che si pentì di averti rinnegato, ma ormai fu tardi e ai tempi nostri non c'erano i cellulari per comunicare, chissà come non ho voluto fare visita al signor Re Vittorio, per tante ragioni... e sapevo fossi con lui».

Adriano sospirò, arrossendo poco sul volto, «Mi sono voluto isolare io nel mio laboratorio, e poi... mi sono...».

«Innamorato del Re?», suggerì Tristan.

Adriano rimase in silenzio per un istante, sorpreso dalla franchezza di Tristan, poi annuì lentamente, «Sì», ammise, «Mi sono innamorato di Vittorio. Per questo motivo non sono più tornato, ma come fai a saperlo?».

«Intuito fraterno? E dimmi, il Re Vittorio ricambiava i sentimenti?», chiese Tristan, stupito.

Adriano ridacchiò nervosamente, «Non proprio, né allora, e nemmeno adesso...».

Tristan sembrava pensieroso, poi disse con dolcezza, «Capisco. L'amore può essere complicato, soprattutto quando non è corrisposto. Fammi solo pensare a Jennifer, una delle mie dipendenti e coetanea dalla rarissima bellezza... che respinge tutte le mie carinerie!».

Adriano rise, «Beh, è qualcosa di risolvibile, poi, in quest'epoca moderna tutto è concesso. Invece immagina i tempi passati, dove un uomo che amava un altro uomo era...».

«Non dire una parola di più! Lo so, lo so», interruppe Tristan. 

Adriano abbassò il capo, «È stato difficile accettare la realtà, ma alla fine ho capito che dovevo seguire il mio cuore, anche se significava sacrificare molto, come il siero... e la vita».

Tristan sorrise, «Beh, sei vivo adesso! Vuol dire che il destino ti ha dato una seconda opportunità di riscattarti, e magari un giorno Vittorio capirà davvero i tuoi sentimenti, non gettare la spugna!».

«Oh, Tristha, ti ringrazio tanto per il tuo sostegno e grazie per avermi portato qui. Però è tardi e vorrei dormire un po', mi riaccompagni alla villa Cruise?», disse Adriano, alzandosi da terra.

Tristan sorrise e si alzò anch'egli, stringendo fraternamente la spalla di Adriano. 

«Certo, Adrhia, ti riporterò a casa».

Tristan guidò Adriano di nuovo verso la villa Cruise in un silenzio comprensivo, fin quando fu lui stesso a spezzare la strana quiete, «Mi dispiace se ti ho svegliato così presto, Adrhia, ma volevo mostrarti che infine, ti ho sempre pensato e non ho mai voluto abbandonarti».

Adriano scosse leggermente la testa, «Non preoccuparti, Tristha. Sono contento di essere venuto con te e aver condiviso un segreto che tengo stretto a me ormai da secoli. Io lo amo ancora... Vittorio... ah, quanto lo amo».

Dopo qualche minuto, Tristan arrivò alla villa Cruise e lasciò Adriano vicino all'ingresso.

«Buonanotte, e mi raccomando con Sua Maestà!», stuzzicò, ammiccando.

Adriano arrossì di nuovo sul volto, «Notte, Tristha».

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